Nell'articolo «
Separazione e divorzio dalla prospettiva dei figli» accennavo a quanto
segue. Avevo scritto a un giovane, che conosco da tanti anni, per chiedere delle
informazioni. Sapevo che c’erano problemi fra i suoi genitori, nel passato ero
stato anche chiamato per aiutarli; si erano così arenati che ognuno vedeva il
problema solo nell’altro. Perciò ho chiesto a tale giovane anche quanto segue:
«Non so come vada la tua famiglia, di cui ho buoni ricordi, ma so anche che
l’opera del diavolo è di distruggere persone consacrate al Signore». Egli mi ha
risposto: «Ti ringrazio per il tuo interessamento a noi, ma sono spiacente di
doverti comunicare che della mia famiglia ormai non rimane che un piacevole
ricordo, ognuno di noi figli ha preso una strada diversa… i miei genitori sono
in procinto di separarsi legalmente e ne siamo tutti addolorati. La fine d’un
matrimonio è come la morte d’una persona...».
Le domande che ho rivolto a questo giovane, le rivolgo a ognuno che si trova da
figlio in tale situazione: Che diresti a tua madre? Che diresti a tuo padre? Che
diresti a tuo fratello e a tua sorella? Che diresti ai tuoi parenti stretti? Che
diresti ai credenti che più hanno avuto a che fare con tutti voi? Che diresti a
Dio stesso?
Non vogliamo parlare qui tanto del divorzio in sé quanto di come lo vivono i
figli e quali conseguenze esso ha per loro.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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sottostante
1.
{Domenico Falbo e altri}
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Dopo aver letto il tuo articolo, siamo diventati nervosi, nell’apprendere la notizia d’un pastore che ha divorziato, e non
abbiamo pensato al quesito chiesto. [►
Tesi a confronto sul divorzio] Ora, ecco cosa sappiamo noi dei figli dei divorziati, tra i nostri conoscenti.
Noi grazie al Signore non abbiamo divorziati tra famigliari e parenti, sono
tutti sposi felici, con qualcuno che si trova in stato di vedovanza.
Poveri figli dei divorziati, non sorridono mai, perfino
rifiutando la baldoria con gli amici di sempre, si rifugiano nella loro triste
solitudine. Peggio molti di questi ragazzi sfortunati diventano schiavi
dell’alcol e della droga. La separazione dei genitori fa molto male ai
bambini, poverini così piccoli vedono un mondo crudele di fronte a loro, i
piccini amano mamma e papà e li vogliono uniti, felici e innamorati, e vogliono
partecipare a questa felicità. Si, l’armonia della famiglia cristiana, vero nido
d’amore è questa, i genitori s’amano e amano i loro figlioletti frutto del loro
amore, e i figlioletti s’amano tra loro e amano profondamente i loro genitori. Quando c’è la separazione, se i figli della coppia che
divorzia sono adulti e già sposati o fidanzati, soffrono di meno, perché
sono più maturi e anche un po’ staccati dai genitori, sono passerotti che hanno
imparato a volare, e che cercano di costruire il proprio nido, ma i bambini e
anche gli adolescenti di fronte alla separazione dei genitori si traumatizzano,
si rompe quel nido d’amore, e diventano pessimisti, nervosi, irritabili. Quindi possiamo dire che chi paga di più
per la separazione sono spesso proprio i figli, specie quelli più piccoli e più
bisognosi d’affetto e cure; ma anche i ragazzi soffrono molto e, vedendo fallito
il matrimonio dei loro genitori, non vogliono sposarsi, cercano l’amore libero e
la convivenza, e diventano sbandati. I bambini non capiscono le faccende
giudiziarie, ma i ragazzi soffrono molto anche per la parte giudiziaria, specie
quando vengono affidati al genitore meno gradito. Il divorzio è negativo sia per i coniugi, sia per i
figli; quindi i genitori per il bene dei figli, devono prendersi le proprie
responsabilità, e cercare con il dialogo e in ogni altro modo d’evitare
questo passo.
{16-03-2008}
Nota redazionale: Riguardo al gruppo cripto-cattolico, di cui Domenico
Falbo fa parte, rimandiamo al seguente articolo:
►
Centro antiblasfemia alias Ebrei per Gesù {Nicola Martella - Argentino Quintavalle}.
2.
{Rachele I. }
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Caro Nicola,
ti do il titolo di questo libro che io ho
trovato molto utile: Eva-Maria Zurhorst, La coppia che funziona. Ama te
stesso, non importa chi sposerai. Prima di permettere ai miei genitori di
separarsi, li obbligherei a leggerlo! {16-03-2008}
Nota editoriale: Peccato che la lettrice non ha indicato il suo cognome
né i motivi perché consiglierebbe di leggere tale tale libro. Quali sono alcune
tesi di base? E poi non è una contraddizione il sottotitolo provocativo (Ama
te stesso, non importa chi sposerai), visto che alla base di un rapporto di
coppia sta proprio l'amore ablativo, disinteressato e altruista verso
l'altro coniuge? È proprio vero che una persona da sposare vale l'altra?
Molti matrimoni non falliscono proprio perché si ama più se stessi che l'altro
coniuge?
3.
{Guido Rigutini}
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Caro Nicola, a
proposito di quanto ho letto, mi sembra interessante portarti ancora una volta
la mia esperienza di padre separato e vessato da una legge che è tutta a favore
delle donne e che mette letteralmente in ginocchio noi uomini, padri e mariti.
All’inizio della mia separazione lavoravo come impiegato presso una nota ditta
d’elettronica di Napoli, per la quale svolgevo il ruolo di capo del reparto
informatico. Nel giugno 2002 il giudice mi condannò in fase d’udienza
presidenziale di separazione a versare alla mia ex-moglie la cifra di 450 euro
al mese (da uno stipendio netto di circa 1.100 euro al mese). Dopo 3 anni un
altro giudice elevò questa cifra a 480 euro; io nel frattempo avevo perso il
lavoro e ormai da circa 18 mesi non riuscivo a riciclarmi in un lavoro
dignitoso, data la mia età anagrafica (48 anni). La mia ex-moglie convive in
casa della madre: lei, il suo convivente, nostro figlio, la badante ucraina e il
figlio del convivente, tutti allegramente disoccupati. A distanza di 7 anni
dalla prima udienza, non si riesce ancora a ottenere il divorzio, fra udienze e
i relativi rinvii.
Non vorrei sembrati sconclusionato. Mio figlio vive con la madre in un mare di
benessere che di certo non gli giova, basato su cose assolutamente effimere
quali ristoranti, playstation e quanto di più stupido ci possa essere al mondo.
Mi chiedo: ma esiste la giustizia in questo mondo, basato sul consumismo…
Io non ho perso i miei sentimenti verso mio figlio e soprattutto verso il sacro
istituto della famiglia. Ho anche io una persona al fianco, che insieme a me
lotta con tutte le sue forze per cercare di farci avere una vita dignitosa.
Qualunque lavoro riesco a trovare, non inquadrano, non assumono normalmente e
soprattutto non ti pagano per quello che fai, lasciamo stare quello che sai
fare…
Lascio a
te le conclusioni… Fraternamente, Guido. {24-03-2008}
4.
{Nicola Martella}
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Comprendo la
situazione di un uomo la cui famiglia si è sfasciata, lasciando cocci e
frantumi, sia esterni che interni, e in tutte le persone in causa, sia genitori
che figlio. Famiglie che si sfasciano sono, tra altre cose, il frutto del
degrado morale di questa società, dedita com’è al consumismo e al materialismo.
Figli che crescono su tali rovine di matrimonio spesso perpetuano gli stessi
atteggiamenti e gli stessi stili di vita.
Il risultato sono alienazione, solitudine, rabbia, angoscia, desiderio di
tornare indietro ai tempi migliori e speranza di ritrovare in futuro un’oasi di
pace e tranquillità.
Siamo alle famiglie patchwork, a mosaico, a collage, a combinazione variabile.
C’è solo una parte dei genitori biologici, poi i figli del primo matrimonio,
della seconda convivenza, quelli dell’altro nuovo coniuge (o convivente), un
genitore dell’uno e forse quello dell’altro… una tribù sempre nuova e diversa.
Da una parte, tutto ciò è il frutto del peccato insito in ogni persona e della
corruzione morale, a cui oggigiorno si dà facile corso. Dall’altra parte, entra
in giogo lo spirito di sopravvivenza e d’aggregazione. Inoltre, si dà al
benessere, al materialismo e al consumismo un posto di rilievo nelle scelte.
Termini come onore, rispetto, moralità, dovere, sacrificio, amore per la
famiglia, eccetera, sono caduti in disuso. I genitori non sono più guide morali.
Oggigiorno nel mondo vale di più «la bramosia della carne, la bramosia degli
occhi e la superbia della vita» (1 Giovanni 2,16). E questi non-valori
vengono trasmessi anche i figli con parole, abitudini e atti. Poi ci si
meraviglia che figli sbandati si diano allo «sballo».
Non giudico Guido per la sua situazione, anzi sento tanta misericordia per lui e
la sua condizione. Capisco che chi ha fallito come marito e padre (come
l’ex-moglie ha fallito come moglie e madre), voglia ricostruirsi una nuova
esistenza con una donna che lo ama; non sarò certo io a giudicarlo. Faccio
l’analisi complessiva di una società, in cui si vive. Molti sono alla ricerca di
un piacere che non raggiungeranno mai veramente, ma questo è il senso della loro
vita. Vogliono riempire il vuoto morale consumando di più e godendo di più.
Intanto si sfasciano e inculcano nei figli dei modelli che li porteranno a
sfasciarsi.
In tali situazione di divorzio nascono le ingiustizie: non di rado, ognuno dei
coniugi tira i figli dalla sua parte e li aizza contro l’ex coniuge. Invece di
essere guida morale dei figli, non di rado, ognuno dei genitori divorziati
diventa colui che esaudisce i desideri dei figli, per attirare la loro
attenzione, per carpire il loro affetto, perché abbiano piacere a stare con lui
e, a volte, per attirarli dalla propria parte o per colmare i propri sensi di
colpa. Sì, i figli sono le vittime maggiori di un matrimonio che si sfascia. Chi
rompe paga, ma a rompersi sono anche i figli, che rimangono con un mucchio di
cocci.
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Divorzio-figli_S&A.htm
13-03-2008; Aggiornamento:
06-07-2010
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