1. DIVORZIO QUALE FUNERALE DI VIVI: Ho scritto per informazioni a
un giovane, che qui di seguito chiamiamo Libero. Sapevo che c’erano problemi fra
i suoi genitori, nel passato ero stato anche chiamato per aiutarli, ma ognuno
vedeva il problema solo nell’altro. Perciò gli ho chiesto, tra altre cose: «Non
so come vada la tua famiglia, di cui ho buoni ricordi, ma so anche che l’opera
del diavolo è di distruggere persone consacrate al Signore». Il giovane mi ha
risposto: «Ti ringrazio per il tuo interessamento a noi, ma sono spiacente di
doverti comunicare che della mia famiglia ormai non rimane che un piacevole
ricordo, ognuno di noi figli ha preso una strada diversa… i miei genitori sono
in procinto di separarsi legalmente e ne siamo tutti addolorati. La fine d’un
matrimonio è come la morte d’una persona...».
Ora Libero, suo fratello e sua sorella sono tutti maggiorenni. Li conosco fin da
piccoli, visto che la loro chiesa mi invitava ogni tanto ma regolarmente a
portare studi e specialmente loro come famiglia mi ospitavano. Erano per me un
esempio di consacrazione e di zelo per i sacrifici che facevano come famiglia
per l’opera di Dio; portavano avanti l’opera della chiesa locale, sebbene
dovessero fare tanti chilometri ogni volta.
Colpito dalle sue parole, ho scritto a Libero, tra altre cose,quanto segue: «Non
posso che darti ragione per il tuo paragone del divorzio con la morte. E non
posso che sentire tanto dolore insieme a te, visto com’erano un tempo i tuoi
genitori e quanto bene hanno fatto agli altri...». Poi gli ho lanciato la
seguente sfida: «Scrivimi una specie d’articolo, d’analisi, di testimonianza, di
lettera aperta ai tuoi genitori o come vorrai, in cui tu m’esponi il tuo punto
di vista di figlio in questa “via crucis”. Puoi illustrare la “via dolorosa” e
la dinamica del tutto. Il tutto può servire a te per rielaborare la questione da
vari punti di vista (umano, filiale, morale, esistenziale, di fede, ecc.) e
avviare un processo di guarigione interiore. Ciò può servire ai tuoi genitori,
caso mai lo leggeranno; poi può servire a tanti altri per confrontarsi col
problema, sia che lo abbiano già, sia che l’avranno, sia che vorranno aiutare
altre persone in tali circostanze. Che diresti a tua madre? Che diresti a tuo
padre? Che diresti a tuo fratello e a tua sorella? Che diresti ai tuoi parenti
stretti? Che diresti ai credenti che più hanno avuto a che fare con tutti voi?
Che diresti a Dio stesso?».
2. TESTIMONIANZA FRA RIMPIANTI E SPERANZE: Era una giornata di
primavera; il sole caldo si rifletteva sulle onde del mare e iniziava lentamente
la sua discesa dall’apice; la spiaggia non era affollata, c’era solo qualche
coppietta che passeggiava sulla battigia e qualche famigliola che era andata lì
per passare un pomeriggio all’aperto e respirare aria pura: ricca di iodio e con
una soave fragranza d’oleandro. Lo sciabordio delle onde armonizzava
perfettamente con il gioioso vociare dei bambini controllati a distanza dai
genitori che, compiaciuti, s’abbracciavano seduti su una stuoia di vimini.
L’umidità salmastra rendeva la pelle secca e appiccicosa, ma nessuno ci faceva
caso.
C’ero anche io, e quel clima così piacevole mi nascondeva un futuro arduo e
impervio. Fu così che dopo 20 anni di matrimonio quei genitori cominciarono a
intiepidirsi e, come la vita d’un malato di cancro si spegne giorno dopo giorno,
così la loro vita coniugale s’estingueva. I miei genitori si stanno separando.
Sì, si stanno separando. Ecco, l’ho detto.
Sono un ragazzo cresciuto in una famiglia di credenti, figlio d’un pastore
evangelico, ho un fratello e una sorella entrambe più piccoli di me. Non sono in
grado d’accettare che i miei genitori si stiano separando, loro che mi hanno
sempre insegnato a credere all’amore eterno, loro, i miei genitori... Non
capisco perché proprio loro che avevano deciso di fondare una casa per orfani,
si siano allontanati così tanto l’uno dall’altro.
Ricordo che quando litigavano, io cercavo di non sentirli, andavo nella stanza
opposta della casa, o addirittura, andavo lì su quella spiaggia per sentire
l’armonia che m’aveva dato in passato quel luogo e pregavo, e piangevo, e
chiedevo a Dio di darmi conforto e pace, la stessa che cercavo di trasmettere
alla mia sorellina, di cui mi sentivo responsabile.
Ho attraversato un periodo molto buio, ma è stato in quel periodo che ho
imparato cosa significa l’amore di Dio per me. Mi ricordo che alla scuola
domenicale mi dicevano che Dio non m’avrebbe mai lasciato, m’avrebbe sempre
amato anche nei momenti più difficili, anche se i miei genitori non m’avessero
più voluto bene, Lui sarebbe stato sempre il mio conforto.
Ora vivo lontano dai miei genitori e non vado a trovarli spesso perché mi riesce
difficile vederli così... Io continuo a pregare per loro e, anche se ho perso
qualsiasi speranza, so che Dio farà il meglio. Tutte le cose cooperano al bene
di quelli che amano Dio. {Libero Junto, ps.; 07-03-2008}
3. FIGLI NELLA MACINA DEI GENITORI: La «testimonianza» di Libero
mi ha commosso. Non posso che esprimere una grande empatia con ciò che ha
scritto. La cosa positiva in tutta questa triste faccenda è il fatto che Libero
ha scritto che la sua fede nel Signore si è rafforzata in queste vicende
dolorose. Dio è stato certamente il suo consolatore. Egli mi ha scritto inoltre:
«È stato insieme triste e piacevole rivangare nel passato e mi sono dovuto
sforzare per ricordare le cose che cerco di lasciare a marcire nell’angolo più
remoto del mio cervello».
Una separazione e un divorzio non lacerano solo i cuori e le menti dei due
coniugi, ma rappresentano una «via dolorosa» per i figli, che ne hanno il danno
maggiore. Ognuno dei genitori cerca spesso di farsi alleati i figli contro
l’altro coniuge, per convincerli che lui è la vittima e l’altro il carnefice.
Invece di essere guida dei figli, tali genitori li vorrebbero complici. I danni
che arrecano in loro sono enormi. Tali figli pendolano continuamente fra
speranza e disperazione, fra amore per i genitori e disprezzo per loro, fra
l’uno e l’altro come palline di ferro fra magneti impazziti.
I figli che dovrebbero essere i guidati, spesso vengono presi a giudice dai
genitori stessi per situazioni che non sempre i ragazzi possono ( e vogliono)
comprendere fin in fondo e non hanno la capacità di analizzare con oggettività e
competenza. In tali casi, ognuno dei genitori riversa il proprio fango morale
sui figli, a cui cerca di spiegare il male che gli ha fatto l’altro coniuge. Qui
si gioca sull’autorità di genitore, lì si cerca di guadagnare i figli con
smancerie, regali e permissioni.
Poi ci sono le scenate, i diverbi, le grida, le accuse… mentre i figli sono
spettatori inermi, o si dileguano per non sentirli ancora una volta.
Intanto i modelli di riferimento crollano, si rimane senza guida e senza
bussola. Quando come figlio non ci si svia moralmente parlando, si cercano a
fatica altri punti di riferimento, altri fari nella nebbia o nella tempesta.
Non è un caso che tali figli, appena possono, cambiano aria e se ne vanno
lontano. Lì si leccano le ferite, attaccano alla bene e meglio i cocci della
loro esistenza e cercano di ricostruirsi ciò che è stato loro rubato. Spesso
succede che, almeno per diversi anni, rimuovono dal loro cuore tali genitori e
fanno di tutto per vederli il meno possibile.
Forse poi, magari un giorno, quando sono riusciti a ingranare nella vita
e le ferite hanno trovato un certo grado di guarigione, allora, solo allora,
sentiranno
stranamente una certa compassione per i loro genitori falliti…
Per l’approfondimento
si veda in Nicola Martella,
Tenerezza e fedeltà, Sesso & Affini 2 (Punto°A°Croce, Roma 1998), gli articoli:
«Divorzio e seconde nozze», pp. 138-151; «Il matrimonio dei conduttori», pp. 152-157; cfr. inoltre «Matrimonio e patto», pp. 121-129. |
►
Il divorzio: come lo vivono i figli? {Nicola Martella}(T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Separazione-figli_S&A.htm
08-03-2008; Aggiornamento: 12-03-2008
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