■ Nota introduttiva: I contributi messi in rete devono
essere originali, ossia scritti da chi li manda. Se un contributo non proviene
dalla «penna» di chi lo manda, deve procurarsi il permesso dell’autore,
citandolo poi insieme alla fonte. Le opere di altri sono protette dalla legge
del copyright e necessitano sempre il consenso esplicito.
■ I temi proposti: Chi
propone un tema e desidera che gli altri interagiscano, lo deve «impacchettare»
necessariamente in un modo provocante. Esso non vuole però irritare o
ferire, ma è — oltre a pro
riflessione (molto necessaria oggi!) — a «pro
vocazione»: si intende mettersi insieme sul sentiero biblico e riflettere
sulle vere radici e sulla genuina identità di cristiani.
■ Altre convinzioni: Puoi
avere altre opinioni: è nella tua libertà e responsabilità dinanzi a Dio. Se
tutto fosse chiaramente e pienamente rivelato, non ci sarebbero differenze di
opinioni. La differenza d’opinione non riguarda in genere cose principali, che
sono chiare e ripetute, ma cose secondarie, dove la cultura d’appartenenza e la
tradizione, che si segue, danno risposte differenti.
■
Evangelo e culture: Dio non ha imposto, insieme all’Evangelo, una cultura
dominante da esportare e con cui «colonizzare» i convertiti (cfr. At 15): né
quella giudaica, né quella greca, né quella occidentale. L’Evangelo è un
messaggio semplice e potente, che come luce e lievito vuole trasformare (non
soppiantare) la cultura in cui mette le radici. Molte questioni organizzative e
amministrative delle chiese del primo secolo rimangono a posta inespresse dal NT
per non condizionare l’opera di Dio nei secoli e le chiese future.
■
Persone e opinioni: Se non sei d’accordo su qualcosa, formula con precisione
il tuo punto di vista, argomentando esegeticamente e razionalmente. Non
attaccare la persona dell’altro e non insinuare ciò che lui non ha chiaramente
espresso. Quando respingi l’opinione di un altro, accertati quindi di respingere
veramente solo l’opinione e non la persona.
■
Principale e secondario: Le questioni principali sono chiaramente espresse
nella Bibbia. Esse sono, in genere, comandate con un imperativo. Oppure viene
espresso il rammarico verso coloro che insegnano diversamente o addirittura
viene lanciato l’anatema o la maledizione. In Dt 27,15-26 sono espresse alcune
di tali maledizioni. Nel NT l’anatema è lanciato solo contro coloro che
predicano un altro Cristo o un altro Evangelo (Gal 1,8s), oppure che non amano
il Signore (1 Cor 16,22). Su altre cose Paolo insiste sulla libertà di opinione:
chi fa o non fa una cosa, agisce secondo coscienza e per piacere a Dio, sapendo
pure che renderà conto a Lui (Rm 14).
■
Ingiuntivo e descrittivo: Ci sono cose che gli apostoli insegnarono con
chiarezza e le comandarono alle chiese con un imperativo («Va’, e fa’
similmente» Lc 10,37) o un’esortazione, ad esempio: «Infatti, anche la
nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata. Celebriamo dunque la festa» (1
Cor 5,7s). Altre cose sono descrittive, ossia gli autori narrano come i fatti si
sono sviluppati (specialmente nel cristianesimo giudaico), senza pretendere che
si faccia così. Ad esempio: «Paolo volle che egli [Timoteo] partisse con lui;
e presolo, lo circoncise a motivo dei Giudei» (At 16,3). Si tenga anche
presente che non tutto ciò che viene comandato vale per tutti, ciò dipende dal
tempo (AT, NT), dal genere (maschio, femmina), dal grado (AT: sommo sacerdote,
sacerdote, levita, popolo; NT: conduttore, diacono, credente) e dalla
circostanza. Paolo ingiunse a Timoteo: «Quando verrai porta il mantello che
ho lasciato a Troas da Carpo, e i libri, specialmente le pergamene» (1 Tm
4,13). Tale comando non vale per me.
■ La miniera e la discarica:
Chi pratica l’esegesi (ex- = fuori) del testo biblico, fa come un
minatore che porta in superficie ciò che veramente c’è nella miniera (=
testo biblico). Chi pratica l’eisegesi (eis- = dentro), proietta nel
testo qualcosa che poi con molta acribia cerca di dimostrare come presente nella
Bibbia. L’esegesi si basa sull’analisi del testo nel suo contesto (letterario,
storico, culturale). L’eisegesi si basa sulla convenzione: ripetendo qualcosa di
soggettivo all’interno di una stretta cerchia, ci si convince che sia la verità.
L’esegesi tollera l’analisi critica altrui sulla base del testo biblico,
l’eisegesi considera ciò come un affronto (alla verità, a Dio, allo Spirito).
■
Alcuni «vizi mentali»: Facciamo anche notare questo inconsapevole
atteggiamento riscontrabile, a volte in alcuni partecipanti:
●
1) Si proietta in un breve scritto di un'altra persona un'immagine che si vuol
combattere a prescindere dalla circostanza specifica;
●
2) Si legge la molteplicità degli eventi solo dal proprio punto di vista,
formato spesso all'ombra di esperienze pur limitate e soggettive;
●
3) Si interpreta la sacra Scrittura alla luce (o all'ombra) della propria
esperienza personale e del proprio vissuto, assurti in qualche modo a «totalità»
e ad «assoluto»;
●
4) Ci si schiera in modo semplificativo e semplicistico per l'una o l'altra
alternativa presentata, quando la realtà è più complessa.
■
Alcuni consigli: Oltre a quanto detto, tieni presente quanto segue. ● Hai il
diritto di difendere la tua opinione. Thomas Jefferson ha detto: «Ogni errore
di opinione può essere tollerato, quando si dà alla ragione la libertà di
combatterlo». ● Non pensare che solo tu hai il copyright dell’opinione
giusta. Alexander Pope ha detto: «Con le opinioni è come con gli orologi: Non
vanno mai d’accordo e ognuno fa affidamento solo sul proprio». ● Rispondi alla
cosa concreta, argomentando in modo chiaro, esegeticamente corretto, rispettando
la persona altrui. ● Non diffamare chi ha un’opinione differente dalla tua. «La
diffamazione è veloce e la verità lenta» (Voltaire). ● Non sospettare il male,
se non hai concrete prove, né comportati in modo sconveniente (1 Cor 13,4). ● I
«per esempio, non sono argomenti per avvalorare la propria opinione o per
confutare quella altrui. ● La citazione di qualche autore non è di per sé una
dimostrazione dell’argomento ma solo un supporto, poiché anche l’altro può
rispondere con un’altra serie di citazioni esterne. Ci vogliono argomenti
calzanti e convincenti (propri o altrui), non basta che qualche persona
conosciuta abbia detto qualcosa. ● Il contrario di una cosa sbagliata non è di
per se una cosa corretta, ma può essere un’altra cosa sbagliata. ● Non partire
dalle convinzioni e dalle convenzioni odierne su un argomento: le opinioni o le
pratiche odierne su qualcosa non sono garanzia che al tempo in cui furono
formulate nella Bibbia intendessero proprio ciò. ● Si leale verso chi non ha la
tua stessa opinione. Se le cose non riguardano l’apice della piramide dottrinale
(p.es. Dio, Cristo, salvezza), ma altri aspetti, concedigli di avere un’altra
opinione. A volte possiamo imparare la correttezza proprio dai non credenti.
Il filosofo francese
Voltaire ha detto: «Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il
vostro diritto di dirlo».
● Tieni presente che le
opinioni opposte alle tue, le chiariscono. ● Per il resto valga questo: «Esaminate
ogni cosa e ritenete il bene» (1 Ts 5,21). «Del rimanente, fratelli,
tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose
pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è
qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri» (Fil 4,8).
«Posso dissentire dalla
tua opinione, ma hai il diritto di esporla... se permetterai a un altro di
controbatterla. Il confronto ci aiuterà a chiarirci e a maturare, anche laddove
non saremo d'accordo» (Nicola Martella).
►
Consigli utili per chi vuole essere efficace
{Nicola Martella}
► URL di origine: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/0-fair-play-UnV.htm
26-04-2007; Aggiornamento: 16-05-2010
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