Prima di convertirsi a Cristo, Stefano Frascaro aveva perso sua moglie era morta
per un tumore al colon. A nulla servirono le numerose cure cliniche,
sperimentali e alternative, e neppure i suoi metodi magico-esoterici (reiki,
fluidi, imposizione di mani, ecc.) impedirono la morte della consorte. Rimase
con due piccoli figli.
Poi conobbe e accetto Gesù come Messia promesso, ossia come
Salvatore e Signore della propria vita. Si risposò con un'altra cristiana
biblica, Carmela. Tutto sembrava andare bene. In Davide, il figlio minore,
cominciarono singolari fenomeni di assenza della coscienza che andarono sempre
più a intensificarsi. Nell'articolo «Suo figlio ha un tumore al cervello» Stefano Frascaro mostra il cammino
umano e di fede d’un padre, al cui figlio diagnosticarono un tumore al cervello. Qui di seguito riportiamo alcune reazioni dei lettori.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi
al Webmaster
(E-mail)
Attenzione! Non si
accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e
cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno
pseudonimo, se richiesto.
I contributi sul
tema
▲
(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I contributi attivi hanno uno
sfondo bianco)
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica
sottostante
1.
{Enzo Corsini} ▲
Una testimonianza toccante. Sono rimasto
colpito e ho ricevuto anche una lezione. Stavo pensando ad alcuni miei problemi
e mi sembravano grandi e ora capisco che erano piccoli. Grazie per averla
pubblicata. {15 settembre 2009}
2.
{Nicola Martella} ▲
Dinanzi a tragedie del genere e alla meravigliosa risposta del Signore il resto
dovrebbe apparirci come «noccioline»... ma non sempre è così: ci dimeniamo sia
che il pantano è grande, sia che è piccolo. Riportarci alla mente fatti del
genere potrebbe effettivamente agire da farmaco per tanti dolori psicosomatici
della vita e da estintore per tanti fuocherelli che ci appaiono incendi.
A volte Dio ci fa fare un giro più lungo del solito, e di ciò
ci sfugge la ragione, ci porta per vie desolate e ci pone dinanzi ostacoli
umanamente insormontabili e senza via d'uscita, per mostrarci la sua grandezza,
per provare la nostra fede e farla radicare in Lui soltanto, cosicché non
torniamo indietro, per fare cose grandi dinanzi agli occhi nostri e degli altri
e per darci una vittoria insperata, che nessuno potrà mai mettere in dubbio.
Tale misteriosa e imperscrutabile pedagogia divina Dio la usò anche con Israele,
quando evitò di portarlo direttamente nella Terra promessa. «E quando Faraone
ebbe lasciato andare il popolo, Dio non lo condusse per la via del paese dei
Filistei, perché troppo vicina; poiché Dio disse: "Bisogna evitare che il
popolo, di fronte a una guerra, si penta e torni in Egitto"; ma Dio fece fare al
popolo un giro per la via del deserto, verso il mar Rosso...» (Es 13,17s).
Poi Israele si trovò intrappolato tra l'acqua e l'esercito egiziano, senza
alcuno scampo; non fu un caso, ma era stato Dio a metterlo in tale situazione di
proposito. La liberazione, che seguì, entrò nella storia d'Israele e preparò il
popolo a diventare il «popolo del patto» (Es 24).
A volte sembra che le strade più lunghe e con maggiori ostacoli per via siano
quelle che portano più efficacemente e sicuri alla meta, premesso che il
conduttore sia Dio.
3. {Vincenzo Russillo} ▲
Ho letto tutto d’un
fiato il racconto di Stefano. Ricordo ancora la sua testimonianza penetrante del
dolore causato dalla morte di sua moglie, ma ancora più forte è stato questo.
Nella minuziosità dei dettagli, si può captare la forza di Cristo. Devo
ammettere che mi ha strappato più d’una lacrima. Mi sembrava d’essere lì e
vivere le loro emozioni, ho provato dolore a pensare quello che ha dovuto
soffrire il piccolo Davide e angoscia nel pensare un padre preoccupato per suo
figlio. Continuando a leggere quelle lacrime si sono trasformate in un sorriso e
in tranquillità. Forse non ci sono molte parole da aggiungere, perché la
grandezza di Dio si può intravedere dalla caparbietà che ha avuto Davide e dalla
forza dimostrata da Stefano nel momento di dolore. Le tribolazioni nella vita
d’un cristiano servono ad accrescere la nostra fede in nostro Signore: «Perciò
siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po’ afflitti da varie
prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell’oro, che, pur
destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e
onore nella manifestazione di Gesù Cristo» (1 Pietro 1,6-7).
Solo perseverando nelle vie del Dio vivente possiamo ottenere il premio che ci
spetta: «Beato l’uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata
la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che
lo amano» (Giacomo 1,12). Questo «spezzone» di vita di Stefano e della sua
famiglia serve da monito ad aver speranza in Dio poiché secondo quanto c’è
scritto nelle Sacre Scritture: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio
tutto è possibile» (Matteo 19,26). Un abbraccio fraterno a Stefano e al
«piccolo» ma grande Davide. {16 settembre 2009}
4. {Alessandro Vani} ▲
Dio non si compiace
dei dolori o dei lutti; chiunque dice queste cose afferma di credere in un
Dio sadico, che non è il Gesù che
io conosco. Non so chi vi predica queste cose, ma se siete rimasti al dente per
dente, non conoscete il Dio che salva benedice e guarisce, Gesù è buono e come
un padre vuole il bene dei suoi figli!! Dio è buono!!!!!!!!!!!!!!!! Ciao… {16
settembre 2009}
5. {Nicola Martella} ▲
Ho il presentimento
che questo lettore non abbia letto l’intera testimonianza di Stefano. Da
quel che scrive mi sembra di no. Anche il tono è fuori luogo (Non so chi vi
predica queste cose… non conoscete…) e non è tipico di chi vuole dialogare con
pacatezza. Gli consiglio di leggere l’intera testimonianza, se non l’ha già
fatto, e rispondere nel merito e con pacatezza, se ne è capace. Inoltre, non si
tratta qui di parlare di un «Dio sadico», poiché i guai della vita fanno parte
di quest’ultima, ossia di una creazione che è «stata sottoposta alla nullità»
da Dio e «alla servitù della corruzione», fino al giorno in cui egli la
libererà (Rm 8,20s).
Il Signore «salva, benedice e guarisce»? Sì, se e quando Egli vuole, essendo il
Dio sovrano. Oppure Alessandro ha garanzie speciali che non si ammalerà mai
seriamente? E se Dio, invece di guarirlo, come si aspetta, gli dirà come a
Paolo: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta
nella debolezza» (2 Cor 12,9)?
Se tutto è roseo per i figli di Dio, come afferma il lettore, e la bontà di Dio
si manifesterebbe sempre nel fare la volontà dei suoi figli, perché direbbe Egli
mai proprio a un Paolo: «La mia grazia ti basta»?. Come mai
consiglierebbe l’apostolo a Timoteo quanto segue: «Non continuare a bere
acqua soltanto, ma prendi un poco di vino a motivo del tuo stomaco e delle tue
frequenti infermità» (1 Tm
5,23)? Si vede che Dio non l’aveva guarito.
Se si preferisce un «Gesù buono» (cosa che Gesù stesso rifiutò; Mc 10,18), che
cosa dire di quando egli esprime giudizi nella chiesa? Ad esempio, dei credenti
di Corinto Paolo affermava che «molti
fra voi sono infermi e malati, e parecchi
muoiono» (1 Cor 11,30). Era per questo un Dio sadico? Oppure sbagliò Paolo a
mettere dei credenti «in man di Satana, a perdizione della carne, affinché lo
spirito sia salvo nel giorno del Signore Gesù» (1 Cor 5,5, cfr. 1 Tm 1,20).
Mi fermo qui, perché la lista potrebbe continuare alquanto, non solo per l’AT
(Am 3,6: «Una sciagura piomba ella sopra una città, senza che l’Eterno ne sia
l’autore?») anche nel NT (cfr. Mt 7,22s). Possiamo avere una
rappresentazione romantica di Dio, creandocela a nostra immagine e somiglianza,
ma ciò non significa che sia quella biblica e corretta. Dio usa anche per i
suoi figli la verga della disciplina, del dolore e della prova (Eb 12,4-11).
Ciò non ha nulla di sadico, ma fa parte della pedagogia paterna di Dio. A volte
tale disciplina può contemplare prove o sanzioni come la malattia e anche la
morte (1 Cor 11,30).
6. {Sara Iadaresta Esposito} ▲
Il Signore è
grande. M’è venuta la pelle d’oca leggendo questa testimonianza, e mi sono
commossa pensando ai miei 2 figli… Spesso mi chiedo se do troppa importanza a
loro più del dovuto, cioè al dono più che al Donatore… e allora la domanda sorge
spontanea: «E se il Signore decidesse di prendermeli via, come reagirei?». E
questa testimonianza è capitata proprio a pennello... però quello che mi fa
sperare è che per il Signore nulla è lasciato al caso… che Egli sia lodato! {17
settembre 2009}
7. {Gianni Siena} ▲
Gesù guarisce e lo fa in risposta alla fede, ma
l’azione di Dio nel creato non è del tutto libera. L’ostacolo è dato dal peccato
umano che deve essere debellato, dal bisogno di santificazione del credente:
l’autore di questa toccante testimonianza scrive che Dio lo ha visitato e
«affinato... nel crogiolo della sofferenza». È una storia vera ed è per questo
che tocca le corde sensibili del cuore d’ogni uomo che vi si può rispecchiare.
Anche mia moglie fu costretta a passare per la «valle di Baca», a causa d’un
tumore alla mammella. Chiedemmo, incoraggiati da una guarigione per fede
avvenuta quello stesso anno nella nostra chiesa, al Signore un identico
risultato. Avvenne, ma dovette passare per le mani d’un bravo chirurgo e per le
incertezze d’un decorso postoperatorio, che gli scampati al tumore conoscono
molto bene, ognuno nella specificità personale d’esso. A quei tempi di tumore
mammario si moriva ancora e 19 anni fa mio figlio aveva solo 7 anni... «anche»
questo! Ringrazio Dio per le vittorie che dà a ognuno ma, soprattutto, sapere
che tutto (!) è nelle sue mani amorevoli. {17
settembre 2009}
8. {Gaetano Nunnari} ▲
La testimonianza
del fratello Stefano, è stata veramente sconvolgente. È quasi inutile dover dire
che a tratti la lettura di questa toccante storia è stata offuscata dalle
lacrime. Come padre e marito, ho potuto immedesimarmi e in qualche modo capire
ciò che ha affrontato Stefano.
Molte volte i piccoli problemi della vita ci appaiono come insormontabili
montagne, tante volte le consuete scocciature della vita, ci portano ad
irritarci e farci perdere di vista molti principi biblici. La testimonianza di
Stefano e di suo figlio Davide, mi hanno aiutato a ricordare le cose che contano
di più, e come Dio abbia sempre tutto sotto il suo controllo. Che Dio benedica
la vostra famiglia. {17 settembre 2009}
9. {Sandro Carini} ▲
Caro fratellone
Stefano, nonostante conoscevo quello che avevi passato con tua moglie e con tuo
figlio, sei riuscito a farmi ripercorrere con te tutte le prove, tutte le
scalpellate, che il Signore ti ha dato, per farti arrendere a Lui. Mi hai fatto
rivivere emozioni forti miste tra sofferenze e gioie. Tuttavia la cosa che mi ha
colpito di più e che mi ha fatto riflettere molto è: perché l’episodio con la
nascita travagliata di tuo figlio e il suo tumore con operazione lo racconti nei
minimi dettagli con tutti i tipi d’emozioni, dubbi, rancori eccetera... mentre
il miracolo della sparizione della «nuova macchia» la liquidi con poche righe?
Penso che dipenda dal cammino che hai intrapreso accettando Gesù nel tuo cuore,
dal seguire gli insegnamenti e la guida e la consolazione dello Spirito Santo
che ti hanno dato una crescita spirituale.
Mi spiego meglio, cosa è che rimane più impresso nella mente d’un bambino un
forte dolore o un bel regalo? Dopo 5 minuti il bel regalo è già nel
dimenticatoio, ma provate a riavvicinargli la fiamma della candela dove s’era
scottato un mese prima.
Caro fratellone, per questo ricordi per filo e per segno tutte le dolorosissime
mazzate che hai subito (per il tuo bene); i forti dolori non si dimenticano (è
stato buono per te tirarli fuori, ed è stata una stupenda testimonianza con
molti insegnamenti per noi). Tuttavia, quando hai raggiunto la consapevolezza
che il Signore era al tuo fianco e che aveva operato in modo inequivocabile
nella vostra vita, allora la fede e la pace hanno preso il posto del dolore,
quindi ricordi l’immensa gioia che hai provato quando i medici ti hanno
comunicato la bella notizia, ma non si poteva riuscire a descriverla su un
foglio.
Che il Nostro Signore Gesù guidi e benedica le vostre e le nostre vite affinché
possiamo crescere nella fede e nell’obbedienza alla sua Parola in modo che ci
possa dire «Bene, buono e fedele servo... entra nella gioia del tuo Signore»
(Mt 25,23). {19-09-2009}
10. {Stefano Frascaro} ▲
Caro fratello, non
posso nasconderti che in alcuni esempi che hai riportato, mi ci riconosco
perfettamente, e forse nel proprio intimo si ricorda di più il dolore che il
piacere, ma… Ci sono una serie di «ma» grandi come case, caro fratello. Una
madre «dimentica» il dolore del parto, altrimenti penso che ci sarebbero
solo figli unici. Un soldato «dimentica» il dolore d’una ferita presa per
difendere la patria, altrimenti ci sarebbero solo disertori. Un credente si
dimentica delle umiliazioni ricevute per la propria fede, altrimenti non ci
sarebbero più missionari.
Sì, il dolore lo si ricorda nei minimi particolari, ma l’amore di Dio è
così immenso che non è trascrivibile a parole, e il suo intervento lo ricordo
ancora di più! È vero, il «secondo» miracolo l’ho solo riportato così…
superficialmente, ma sai perché? Semplicemente perché «sapevo» che Dio era
all’opera e non sono rimasto «stupefatto» dal miracolo avvenuto. Vuoi che ti
descriva i pianti di gioia di quando l’ho saputo? Vuoi che ti descriva i canti
cantati, gli abbracci tra me e mia moglie? Vuoi che ti descriva le preghiere di
lode mie e della chiesa? E come potrei, caro fratello? Queste cose le lascio a
trasmissioni come quelle della De Filippi.
Caro Sandro, tu eri partecipe, perché hai pregato e hai aiutato quando, per
oltre sei o sette mesi non ho avuto un lavoro stabile. Ma
mai un giorno è mancato il
cibo ai miei figli e a me. Mai una volta ci hanno staccato la luce, il telefono,
il gas… Un giorno il Signore si manifestò mediante un fratello, che
«casualmente» s’era sbagliato e aveva fatto una spesa troppo abbondante.
Un’altra volta si manifestò mediante una busta anonima trovata dentro la
cassetta delle offerte. Oppure si presentò mediante un fratello che, quasi con
vergogna, mi disse: «Con me il Signore è stato benigno questo mese, divido con
te il mio fabbisogno». Inoltre si manifestò mediante la partecipazione attiva
della chiesa locale, oppure ancora anche si manifestò il tuo aiuto…
Il Signore provvede al più piccolo degli uccelli,
vuoi che non provveda a noi?
Caro fratello, la mia «tranquillità» nell’esposizione del fatto risiedeva nella
certezza che
qualunque cosa fosse accaduta,
ero consapevole che Dio aveva tutto sotto controllo. Tuttavia
certo che ho temuto! Tuttavia certo che ho avuto paura e ho pregato… ma la
serenità che Dio era all’opera, era radicata nel mio cuore.
Con questo non voglio dire che non piangerò più per il dolore. Sono fatto
di carne. Tuttavia so che le mie lacrime e le mie preghiere giungeranno «come
un profumo soave» al Signore perché lo Spirito Santo trasforma i nostri
balbettii e timori e il «Buon Avvocato» perorerà la mia causa.
Sono consapevole che soffrirò ancora, come soffrirà chiunque altro. Sono
certo che urlerò di nuovo al Signore la mia paura, perché «penserò» che non mi
stia ascoltando, ma sono certo che la pace del Signore,
in un
tempo che dipenderà solo dalla mia fede, calmerà nuovamente
il mio cuore. {21-09-2009}
11. {} ▲
12. {} ▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Tumore_cervello_figlio_EnB.htm
16-09-2009; Aggiornamento: 20-09-2009
|