Nell'articolo «Come
ben riuscire di anno in anno» sono partito dal Decalogo per
desumere principi universali che permettono a ognuno, ovunque e in qualunque
fase storica di ben riuscire nella vita, indipendentemente dalla contingenza e
dalle circostanze. Ricordo che il Decalogo (o Testimonianza) era la Costituzione
dello Stato teocratico d'Israele e, come tale, non può essere ingiunta al popolo
del nuovo patto, che non vive in un unico Stato né è una teocrazia e che ha la
«Legge di Cristo» come «Carta Magna» morale (Rm 8,2; 1 Cor 9,21; Gal 6,2). [►
Il Decalogo] Da tale testo, come da altri
dell'antico patto, è possibile trarre principi (Rm 15,4; 1 Cor 10,11) che
possono aiutarci a vivere, prosperare ed essere efficaci e felici come gente del
nuovo patto.
Il terzo principio ha suscitato una domanda di un lettore e lo affrontiamo a
parte:
►
Non nominare il nome di Dio invano e l’umorismo.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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sottostante
1.
{Clara Cristalli} ▲
La parola che più mi colpisce in questo elenco è «stabilità morale». Essa è la
chiave per una vita riuscita, poiché basata sull’Essere morale per eccellenza:
Dio stesso, il quale nutre esclusivamente pensieri buoni per i suoi figli. Lo
considero una specie di «traduzione» del Decalogo della Bibbia che si presenta
adeguato in rapporto al linguaggio moderno. Ma lo considero di più: sembra la
ricetta della felicità! Grazie per questa traduzione e auguri di buon anno a
tutti! {28 dicembre 2008}
2.
{Tonino Mele} ▲
Anche quest’anno
volge al termine tra luci e ombre e il futuro non si presenta in modo
particolarmente lucente... Almeno per chi ha ridotto il livello della propria
speranza solo alle cose di quaggiù. Ma non è solo la speranza che può riempire
la nostra vita d’ora, c’è anche l’amore. L’apostolo Giovanni fa risaltare la
natura dell’amore cristiano citando Caino come prototipo del suo contrario, cioè
l’odio (1 Gv 3,12). L’odio è ciò che ruba, defrauda e sminuisce la vita
dell’altro, sia essa fisica, che morale e spirituale e nasce dal tragico calcolo
che così possiamo arricchire la nostra. L’amore ha invece il suo prototipo in
Cristo e si caratterizza per il fatto che cerca d’arricchire la vita altrui in
tutti i sensi (1 Gv 3,16). È pronto a sacrificare la propria vita per arricchire
quella del fratello. È attento al bisogno dell’altro. Fa quello che dev’essere
fatto e dice quello che dev’essere detto. Tempo fa mi è stata inviata la
seguente e-mail, che illustra molto bene questo concetto [N.d.R.: vedi il
prossimo contributo]. Ve la giro con l’augurio che possa riempire il vostro
cuore e dirigere le vostre azioni. Così facendo avremo stappato la miglior
bottiglia di spumante e saremo entrati nel modo migliore nell’anno nuovo. Dio vi
benedica.
{30 dicembre 2008}
3. {Autore anonimo} ▲
Nota editoriale: Del seguente testo ci è sconosciuto l'autore originario.
Sappiamo solo che Antonio Tuccillo lo ha inviato ai suoi conoscenti. Ho redatto
e adattato il testo opportunamente.
Quello che metti nella vita degli altri tornerà a riempire la tua
Un giorno
un’insegnante chiese ai suoi studenti di fare una lista dei nomi degli altri
studenti nella stanza su dei fogli di carta, lasciando un po’ di spazio sotto
ogni nome. Poi disse loro di pensare la cosa più bella che potevano dire su
ciascuno dei loro compagni di classe e scriverla. Ci volle tutto il resto
dell’ora per finire il lavoro, ma all’uscita ciascuno degli studenti consegnò il
suo foglio.
Quel sabato l’insegnante scrisse il nome d’ognuno su un foglio separato, e
v’aggiunse la lista di tutto ciò che gli altri avevano detto su di lui / lei. Il
lunedì successivo diede a ogni studente la propria lista. Poco dopo, l’intera
classe stava sorridendo. «Davvero?», sentì sussurrare, «Non sapevo di contare
così tanto per qualcuno!»; e: «Non pensavo di piacere tanto agli altri», erano
le frasi più pronunciate. Nessuno parlò più di quei fogli in classe, e la
professoressa non seppe se i ragazzi l’avessero discussa dopo le lezioni o con i
genitori, ma non aveva importanza: l’esercizio era servito al suo scopo. Gli
studenti erano felici di se stessi e divennero sempre più uniti.
Molti anni più tardi, uno degli studenti venne ucciso in Vietnam e la sua
insegnante partecipò al funerale. Non aveva mai visto un soldato nella bara
prima di quel momento: sembrava così bello e così maturo... La chiesa era
riempita dai suoi amici. Uno a uno quelli, che lo amavano s’avvicinarono alla
bara, e l’insegnante fu l’ultima a salutare la salma. Mentre stava lì, uno dei
soldati presenti le domandò: «Lei era l’insegnante di matematica di Mark?». Lei
annuì, dopodiché lui le disse: «Mark parlava di lei spessissimo». Dopo il
funerale, molti degli ex compagni di classe di Mark andarono insieme al
rinfresco. I genitori di Mark stavano lì, ovviamente in attesa di parlare con la
sua insegnante. «Vogliamo mostrarle una cosa», disse il padre, estraendo un
portafoglio dalla sua tasca: «Lo hanno trovato nella sua giacca quando venne
ucciso. Pensiamo che possa riconoscerlo». Aprendo il portafoglio, estrasse con
attenzione due pezzi di carta che erano stati ovviamente piegati, aperti e
ripiegati molte volte. L’insegnante seppe ancora prima di guardare che quei
fogli erano quelli in cui lei aveva scritto tutti i complimenti che i compagni
di classe di Mark avevano scritto su di lui. «Grazie mille per averlo fatto»,
disse la madre di Mark, «Come può vedere, Mark lo conservò come un tesoro».
Tutti gli ex compagni di classe di Mark iniziarono ad avvicinarsi. Charly
sorrise timidamente e disse: «Io ho ancora la mia lista. È nel primo cassetto
della mia scrivania a casa». La moglie di Chuck disse che il marito le aveva
chiesto di metterla nell’album di nozze, e Marilyn aggiunse che la sua era
conservata nel suo diario. Poi Vicky, un’altra compagna, aprì la sua agenda e
tirò fuori la sua lista un po’ consumata, mostrandola al gruppo: «La porto
sempre con me, penso che tutti l’abbiamo conservata». In quel momento
l’insegnante si sedette e pianse. Pianse per Mark e per tutti i suoi amici che
non l’avrebbero più rivisto.
Ci sono così tante persone al mondo che spesso dimentichiamo che la vita finirà
un giorno o l’altro. E non sappiamo quando accadrà. Perciò dite alle persone che
le amate e che v’importa di loro, che sono speciali e importanti. Diteglielo
prima che sia troppo tardi. […] Ricorda: «Chi semina raccoglie». Quello che
metti nella vita degli altri tornerà a riempire la tua.
Possa il tuo giorno essere fantastico e speciale quanto te!
4. {Nicola Martella} ▲
Qui mi
riferisco a quanto detto da Tonino Mele sopra e, in parte, a tale bella storia,
probabilmente vera. Vedo il l’animo sensibile di Tonino e ciò è un pregio.
Coniugare amore e verità, misericordia e giustizia è sempre un compito
difficile; la tendenza è d’ingigantire l’una parte a discapito dell’altra,
creando disarmonia e addirittura malattie psichiche e sociali. Amore senza
verità o misericordia senza giustizia possono creare un pericoloso
sentimentalismo e una mal riposta tolleranza, in cui alcuni diventano (a volte
inconsapevolmente) carnefici e altri martiri, oppure in cui si gettano le basi
per prossime dittature o rivoluzioni, quando la misura sarà considerata piena
verso chi ha tratto indebito profitto dalla situazione. Verità senza amore o
giustizia senza misericordia possono creare un pericoloso fanatismo e un
intransigente massimalismo, in cui si vede l’altro non come persona, ma come
avversario da abbattere.
C’è quindi bisogno di grazia divina e d’amore per il prossimo, coniugate con
l’amore della verità (2 Tessalonicesi 2,10; v. 13 fede nella verità) e col «pacifico
frutto della giustizia» (Ebrei 12,11). Per questo viene ingiunto: «Amate
dunque la verità e la pace» (Zaccaria 8,19). Solo coloro che sono «stati
rigenerati da seme... incorruttibile, mediante la parola di Dio vivente e
permanente» e hanno purificato le loro anime (= persone) con «l’ubbidienza
alla verità», che possono «arrivare a un amore fraterno non finto»,
per così amarsi «l’un l’altro di cuore, intensamente» (1 Pietro 1,22s;
cfr. 1 Gv 3,18; 2 Gv 1,1; 3 Gv 1,1). Dio ci dia mediante la sua Parola e il suo
Spirito di mantenere un tale equilibrio ed essere persone mature nella fede e
nel carattere, i quali sappiano investire nella vita degli altri ed essere
strumenti di benedizione d’anno in anno, di giorno in giorno.
5. {Valmir Farinelli} ▲
Il tempo che dedichiamo
a Dio e alla
Sua opera,
Non c’è niente che paghi;
Dio scelse l’eternità
per il rendiconto
Che l’anno che s’inizia fra poco, sia
l’anno che i tuoi sogni saranno
Pensati da Dio, il Signore,
uno ad uno.
Benedizioni
{www.admissionaria.com; 31-12-2008}
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Riuscire_bene_anno_Esc.htm
30-12-2008; Aggiornamento: 31-12-2008
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