Il link, inviatomi da un lettore, mi ha permesso di visionare e analizzare un video, in cui Gianni
Geraci, esponente di spicco del movimento gay cosiddetto cristiano (il «Guado»),
è stato intervistato dalle «Iene». Questo tema di discussione si basa
sull'articolo «La
fede secondo Gianni Geraci, militante gay». Chi interviene
qui, legga dapprima l'intero articolo.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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sottostante
1.
{Silvio Fontanini}
▲
Il mio pensiero sugli omosessuali cattolici è semplicemente che non sono
cattolici. Non farei loro pubblicità. Da medico psicoterapeuta, quale sono, curo
quelle persone che lo chiedono esplicitamente, perché sentono l’omosessualità
come un problema per loro. Capita spesso che siano cattolici, ma non pretendono
di mantenere entrambe le «qualifiche»: cattolico e omosessuale. La Bibbia e il
Magistero della Chiesa sono molto chiari in proposito. Ciao. {23 novembre 2008}
2.
{Mario Torino}
▲
■
Contributo:
L’omosessualità è una malattia e l’omosessuale deve vivere in castità la
sua situazione, pregando il Signore di liberarlo da questo male.
{24 novembre 2008}
▬
Osservazioni: Questo vale comunque per tutti i tipi di
deviazione morale, quindi per tutte le forme di fornicazione, eterosessuale od
omosessuale che sia. La Bibbia non fa differenze. {Nicola Martella}
3.
{Lucio Martino}
▲
■
Contributo: Secondo me Gianni è un cattolico non un cristiano. Mi sembra
strana la pubblicazione di questo scritto. Saluti. E che Dio ci benedica {24
novembre 2008}
▬
Osservazioni: Non so se Lucio abbia letto l’intero
articolo, a me sembra di no. Non entro in merito nella polemica riguardo ai
concetti «cattolico» e «cristiano» (sebbene il cattolicesimo reclami ambedue per
sé come semplici sinoni-mi). Faccio comunque notare che di militanti
omosessuali, che affermano di essere «cristiani», ce ne sono anche in altre
denominazioni, anche fra protestanti, come mostrano i vari siti (p.es.
«Gionata», basato su un falso assunto storico e teologico). Quanto
all’opportunità di parlare di omosessualità, essa è dovuta alla richiesta di un
lettore. Inoltre, la Scrittura non ci ingiunge di tacere sulle menzogne e sulle
tenebre, ma di parlarne e di de-nunciarle (Gv 3,19; Rm 13,12). Così facevano i
profeti (Is 58,1) e così o-peravano gli apostoli (Ef 5,11.13). Inoltre ci sono
molte persone che su tali scottanti problemi cercano in rete risposte per la
propria vita e quella dei loro amici e cari. Solo facendo luce mediante la sacra
Scrittura, si allonta-nano le ombre mentali, religiose, morali ed esistenziali.
{Nicola Martella}
4.
{Caterina Pennestrì}
▲
Ciao e grazie dell’e-mail. Secondo me queste persone non si possono de-finire
dei veri «credenti». Vuol dire che non hanno capito niente della Pa-rola di Dio.
C’è un versetto in Levitico dove dice che l’omosessualità è cosa
abominevole davanti agli occhi di Dio. E poi come fa a definirsi un cre-dente, se uno ha
commesso anche fornicazioni e non li ha abbandonati? Quest’uomo è tutto tranne
che un credente. Dovrebbe abbandonare tutte queste abitudini e ravvedersi come
dice il versetto in Marco «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino:
ravvedetevi e credete all’evangelo». {24 novembre 2008}
5.
{Emilio Spedicato}
▲
Caro Martella,
quando era ragazzo ero socio della società entomologica italiana, dove gli
articoli erano spesso in latino, motivo per cui anch’io ne scrivo in latino... E
ricordo un articolo su come popolazioni di carabi potessero comportarsi da
omosessuali. Articolo che curiosamente ho scoperto giorni fa essere ricordato
dal nipote del grande direttore Gino Marinuzzi, ucciso dai comunisti, anche lui
da ragazzo con la passione dell’entomologia.
La sessualità è definita a vari livelli, anatomico e funzionale del cervello, e
questo è certo dominante! E solo Dio conosce a fondo come siamo fatti. Ergo
non giudicare e non sarai giudicato.
Ho conosciuto il nipote d’Achille Starace, che è bene ricordare come fondatore
del Carro di Tespi, oltre che per altri motivi, persona che ha recitato nella
Dolce Vita e che poi ha voluto essere donna anche anatomicamente, divenendo il
primo italiano a cambiare sesso a Casablanca. Ora contessa Stajano volle anche
farsi suora ma gli fu detto non possibile, essendo nato uomo...
Sui giudizi di Paolo, massacratore di cristiani, uomo di potere e di prepotenza,
violatore delle leggi bibliche (non cadrà neanche uno iota?), meglio sorvolare.
Delle sue lettere è per me importante solo quella agli Ebrei, per la luce che
getta sugli «angeli».
E poi non è Gesù che ha scritto le
prostitute entreranno nel regno dei cieli prima dei dottori della legge?
Saluti. {24 novembre 2008}
6.
{Nicola Martella}
▲
Qui di seguito rispondo a
Emilio Spedicato. Ha proprio ragione lui, «solo Dio
conosce a fondo come siamo fatti». Proprio questo Dio, il Dio vivente, ha
dichiarato che la pratica omosessuale è «abominio»: «E non ti giacerai con un
maschio così come uno si giace con una donna: è cosa abominevole» (Lv
22,18). Nella teocrazia d’Israele era pratica degna di morte come ogni altro
tipo di fornicazione.
Lo stesso Dio ha fatto scrivere nel nuovo patto che le pratiche omosessuali sono
la conseguenza di un allontanamento del genere umano da Dio e di un processo di
corruzione e deviazione morale prima all’interno della società e cultura e poi a
livello individuale (Rm 1,18-23). «Per questo, Dio li ha abbandonati, nelle
concupiscenze dei loro cuori, alla impurità, perché vituperassero fra loro i
loro corpi. […] Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: poiché le loro
femmine hanno mutato l’uso naturale in quello che è contro natura, e similmente
anche i maschi, lasciando l’uso naturale della donna, si sono infiammati nella
loro libidine gli uni per gli altri, commettendo uomini con uomini cose turpi, e
ricevendo in loro stessi il condegno salario del proprio traviamento. E siccome
non si sono curati di ritenere la conoscenza di Dio, Iddio li ha abbandonati ad
una mente reproba, perché facessero le cose che sono sconvenienti, […] i quali,
pur conoscendo che secondo il giudizio di Dio quelli che fanno codeste cose son
degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le commette»
(vv. 24.26ss.32).
Lo stesso Dio vivente ha fatto scrivere che ogni tipo di fornicazione, quindi
anche quella omosessuale, esclude dal regno di Dio e destina, se non c’è un
sincero ravvedimento, alla perdizione eterna (1 Cor 6,9ss fornicatori, adulteri,
effeminati, sodomiti; v. 11 cambiamento radicale; Ef 5,5ss; Ap 21,8). Riguardo
ai credenti, chiamati santi, è scritto però: «Fornicazione però e ogni
impurità o avarizia non siano neppure nominate fra voi, così come si conviene a
dei santi; neanche volgarità né chiacchiere sciocche né scurrilità, che sono
cose sconvenienti, ma piuttosto rendimento di grazie» (Ef 5,3s). Non a caso,
viene ingiunto: «Nessuno vi seduca con
vani ragionamenti; poiché è per queste cose che
l’ira di Dio viene sugli uomini
ribelli. Non siate dunque loro compagni; perché già
eravate tenebre,
ma ora siete luce nel Signore» (Ef 5,6ss). Questo è il
cristianesimo biblico istituito da Cristo per i suoi seguaci; il resto è uno
scimmiottamento.
Quanto al «non giudicare e non sarai giudicato», è la solita frase che
cita chi non capisce che cosa essa significhi. Gesù intimò ai suoi discepoli di
non sancire un verdetto finale di giudizio sugli altri (Lc 6,37), cosa che
spetta a Dio, né di gettare ipocritamente un giudizio gratuito sugli altri
credendosi giusto (Mt 7,1-5). Gesù steso giudicò e come le situazioni morali,
basandosi sulla Parola di Dio, e apostrofò in male modo i trasgressori incalliti
e gli ipocriti.
Chiaramente mostrò anche la via per uscire dal peccato.
Gesù disse all’adultera, colta in flagranza di reato: «“Donna, dove sono quei
tuoi accusatori? Nessuno t’ha condannata?”. Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”.
E Gesù le disse: “Neppure io ti condanno;
va’ e non peccar più”» (Giovanni 8,10s). Ciò vale per ogni tipo
di trasgressione sessuale, senza esclusione.
Egli insegnò ai suoi
discepoli di riconoscere gli alberi dai loro frutti e di mantenere un
atteggiamento vigile verso le opere del maligno e verso i falsi profeti (Mt
7,15-20). Gesù sfidò anche i suoi contemporanei a giudicare le cose secondo la
Parola di Dio e il buon senso: «E perché non giudicate da voi stessi ciò che
è giusto?» (Lc 12,57). Egli ingiunse anche ai suoi avversari: «Non
giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate con giusto giudizio» (Gv 7,24).
Senza un giudizio morale e senza una difesa si diviene, quindi, preda di falsi
profeti e di lupi rapaci, come ha detto lo stesso Gesù.
Anche l’apostolo Paolo argomentò come Gesù, in merito al verdetto sulle
intenzioni intime delle persone, come segue: «Non giudicate di nulla
prima del tempo, finché sia venuto
il Signore, il quale metterà in luce le
cose occulte delle tenebre, e manifesterà i
consigli dei cuori» (1 Cor
4,5). Proprio in un episodio di fornicazione, invece, Paolo ingiunse la chiesa
di Corinto a giudicare «quelli di dentro» e di «togliete il malvagio di mezzo
a voi stessi» (1 Cor 5,1-12). Egli stesso ingiunse ai credenti di giudicare
le sue parole (1 Cor 10,15), ossia se erano conformi alla Parola di Dio. Nelle
riunioni delle chiese del primo secolo si usava che 2-3 «profetavano», ossia
parlavano sui testi biblici letti e li applicavano, mentre poi la comunità aveva
il dovere di giudicare le loro parole (1 Cor 14,29-32). Per il resto rimando
all’articolo «Apologetica
e giudizio».
Su Paolo
è invece meglio non sorvolare. Prima della conversione era certo un
«massacratore di cristiani», ma poi divenne spesso un perseguitato a causa della
predicazione dell’Evangelo. Su di Lui Emilio ha molti pregiudizi e questo non
onorano un ricercatore. In che cosa è un «violatore delle leggi bibliche»? Ad
aver detto che «non cadrà neanche uno iota» è stato Gesù Cristo non Paolo (Mt
5,18). Strano che delle epistole paoline interessi a Emilio solo quella agli
Ebrei, proprio quella quindi che non è attribuita a Paolo; e strano che
l’interesse sia per la luce che tale epistola getta sugli «angeli», visto che
essa parla principalmente della salvezza in Cristo e della sua eccellenza in
assoluto. Ma a un «misteriosofo» interessano solo gli «angeli», interpretati
chiaramente da tanto esoterismo come «extraterrestri» provenienti da altre
galassie.
Quanto alle
prostitute che entreranno nel regno dei cieli prima dei dottori della legge,
egli ci aggiunse anche i pubblicani, che i Giudei odiavano a morte perché erano
esattori delle tasse per conto dei Romani ed erano ladri. Che intendeva però
Gesù? Presso il tempio, Gesù aveva appena raccontato la parabola dei due figli e
alla fine chiese ai capi sacerdoti e gli anziani del popolo: «Quale dei due fece
la volontà del padre? Essi gli dissero: L’ultimo». E solo dopo ciò Gesù a loro:
«Io vi dico in verità: I pubblicani e le meretrici vanno davanti a voi nel
regno di Dio» (Mt 21,31). Che cosa intendeva Gesù, che si poteva rimanere a
fare le prostitute e seguire il Maestro? Ecco la sua stessa spiegazione: «Poiché
Giovanni è venuto a voi per la via della giustizia, e voi non gli avete creduto;
ma i pubblicani e le meretrici gli hanno
creduto; e voi, che avete veduto questo, neppure poi vi siete
pentiti per credere a lui» (v.
32). È quindi un credere che porta al pentimento e che non lascia più le persone
come sono. Esempi eloquenti sono la «peccatrice», ex prostituta ravveduta (Lc
7,37ss), e Zaccheo, il pubblicano che Gesù chiamò a salvezza (Lc 19,2-10), oltre
allo stesso Matteo che, lasciata la gabella, seguì Gesù (Mt 9,9).
Come si vede le approssimazioni portano sempre a pregiudizi e questi
alimentano la distorsione della realtà. Chi si costruisce una realtà distorta
delle cose di Dio, non riconoscerà la verità che solo può renderlo libero. «Se
perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; e conoscerete la
verità, e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31s).
7.
{Marco Soranno}
▲
Una certa teologia ha aperto le porte dell’accoglienza e dell’approvazione agli
omosessuali, ma credo che si debba ribadire quanto segue. Io non posso negare al
gay il diritto di «credere», ma allo stesso tempo debbo riaffermare che la sola
vera espressione di fede cristiana condurrà alla novità di vita, all’abbandono
d’una condotta sessuale disordinata (sia essa etero o omosex). Dio ama tutti, ma
non approva tutti! Accogliere non vuol dire approvare; accogliere vuol dire
predicare l’amore di Dio e aiutare con l’aiuto dello Spirito Santo le persone al
rinnovamento interiore e questo le associazioni dei cosiddetti cristiani
omosessuali non riescono o non vo-gliono capirlo. Chi cerca di spiegare la
condanna della Bibbia dell’omosessualità con motivazioni storiche indebolisce la
propria fede, rendendo la Bibbia un libro qualunque, si crea un dio a propria
immagine e somiglianza e nega l’azione dello Spirito Santo. {25 novembre 2008}
8.
{Gianni Siena}
▲
L’omosessualità è come la perdita d’un tubo dell’impianto idraulico di ca-sa,
essa ha delle analogie con la fuoriuscita dell’acqua dal rubinetto; solo che il
rubinetto può essere comandato, la perdita no. Siamo in un’epoca in cui la sete
di valori veri porta le persone a «bere» da qualunque fuoriusci-ta d’acqua e
porre a costoro l’esigenza di riparare la perdita e dissetarsi dal rubinetto può
non essere capita o accettata. Da ciò deriva il loro ap-pellarsi a qualsiasi
esperienza, dove la gente attinge o ha attinto a fonti discutibili per placare
la loro sete e l’impossibilità conseguente di risolvere determinate
contraddizioni personali. Omosessuale e cristiano? Non c’è possibilità
d’armonia. Chi beve l’acqua inquinata dei pozzi nel terzo mondo muore di
malattie infettive... così come esiste un «terzo mondo» economico (determinato
dall’ingiusto sistema economico), dobbiamo purtroppo rassegnarci a coabitare con
un «terzo mondo religioso», nel quale convivono (con una contaminazione
indecente) valori cristiani e disvalori (= peccati) chiaramente condannati dalla
Parola di Dio. D’altra parte non c’è da farsene meraviglia, a Sodoma era già
così, a Babilonia la coabitazione del sacro e del profano, della mo-ralità e
dell’indecenza, tutto stava nello stesso consesso umano. Faccia-moci l’abitudine
e preserviamoci da ciò, non senza avvertire del pericolo che corrono i
propugnatori di simili pervertimenti. Dovremo rassegnarci a vedere i nostri
culti frequentati anche da simili personaggi? Il giudizio co-mincerà dalla «casa
di Dio»!
9.
{Stefano Luigi Fedrigo}
▲
■
Contributo:
Non ho parole...!!!
{26 novembre 2008}
Nota editoriale: Qui il lettore si riferisce al contributo di Emilio
Spedicato, che egli ha riportato interamente nella sua missiva.
▬
Osservazioni: È meglio averle le parole... secondo la
Parola di Dio, e rispondere biblicamente! Non pensi? È quello che ho fatto nel
contributo, che segue a quello di tale lettore. L’approccio di questo professore
universitario alla realtà, sebbene il suo vasto sapere, mi conferma il discorso
di Paolo riguardo alla saggezza di questo mondo e all’uomo psichico che non
riceve le cose di Dio perché gli sono pazzia (1 Cor 1,20ss; 2,12ss; 3,18ss). In
ogni modo, è meglio dare risposte bibliche che scuotere la testa con incredulità
e perplessità, non trovi? Paolo, sebbene avesse lo spirito inacerbito per quello
che vedeva in Atene, con i filosofi epicurei e stoici ci parlò e testimoniò loro
la verità biblica, quindi l’Evangelo, e non senza alcuni risultati (At
17,18-34). Questo è il nostro compito: «Siate irreprensibili e schietti, figli
di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale
voi risplendete come luminari nel mondo, tenendo alta la Parola della vita» (Fil
2,15). {Nicola Martella}
■ Replica:
Hai ragione... ma è
facile trovarsi così disarmati davanti che a chi pensa di conoscere la Parola e
poi... ma è vero, possiamo solo rispondere con la Parola a chi ne fa un uso
improprio. {Stefano Luigi Fedrigo; 28 novembre 2008}
10.
{Mauro Borghesi}
▲
Ciao, ho letto la
tua posizione sull’intervista delle Iene a Gianni Geraci e vorrei esprimerti il
mio dissenso.
Quell’intervista a mio parere è preziosa perché è la prima volta che sento
parlare un gay da cristiano e non da contestatore e provocatore. Non conosco
Geraci ma condivido tutto quello che ha detto, soprattutto il fatto che non si è
messo al di sopra della chiesa come un giudice che la condanna, ma come un
figlio che non si sente compreso.
Ha parlato del desiderio dei gay d’essere cristiani e santi. Ha parlato
di voler essere partecipe non d’una chiesa diversa, ma di questa chiesa
cattolica che fatica a comprendere la loro condizione
Cosa altro doveva dire, in fondo? Che è un peccatore incallito e che andrà
all’inferno?
Il giudizio molto severo nei confronti dell’omosessualità che lei desume dal
testo biblico, contestando la preparazione biblica di Geraci, rivela una
modalità di lettura assolutamente superata persino dalla stessa chiesa
che nella «Dei Verbum» — ma non solo — ha mostrato come il testo biblico non
vada letto in modo decontestualizzato e letterale. Di questo passo infatti
dovremmo pure dire ancor oggi con san Paolo che le donne non hanno
diritto di parola... E questo per il semplice fatto d’essere donne. «Come
in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è
loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se
vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è
sconveniente per una donna parlare in assemblea»
(1 Corinzi 14,34-35).
Si può dire oggi questo? È così che si legge la Bibbia?
Voglio solo aggiungere che personalmente non mi piacciono i Gay Pride,
almeno per quel che vedo dalla televisione (che però non è poco). Finché i gay
reclameranno i loro diritti con atti osceni in luogo pubblico resteranno nella
mentalità dei più poveri «culattoni», sarebbe più utile invece che prendessero
posizioni serie e coraggiose come ha fatto appunto Gianni Geraci. {30 novembre
2008}
11.
{Nicola Martella}
▲
Qui di seguito
rispondo al contributo precedente. Chiaramente persone che dialogano sono da
preferire a coloro che gettano inutili anatemi e poi si sottraggono a ogni
confronto. Io personalmente ho cominciato a dialogare con Gianni Geraci da tempo
e aspetto una sua risposta, da lui promessa ma a tutt’oggi non ancora arrivata,
per continuare.
■ Andando nello specifico, bisogna mettersi d’accordo sui termini «cristiani
e santi». Per me che non parto da una base dogmatica, ma esegetica, e che
riconosco la sacra Scrittura come unica autorità in campo teologico ed etico,
non posso che attingere da essa per tale definizione e per poi applicarla a
tutti, omosessuali ed eterosessuali. Nella Parola di Dio troviamo queste
descrizioni.
Essere «cristiano» significa portare il «nome di Cristo», ossia
onorandolo mediante l’ubbidienza alla sua Parola e glorificando Dio anche
mediante le vessazioni degli altri che conseguono al fatto di voler onorare
Cristo (1 Pt 4,14.16). [►
Cristiano]
Ogni vero seguace del Signor Gesù Cristo è «santo», ossia appartato per
Lui in vista della salvezza eterna ed è sua proprietà. È scritto: «Fornicazione
però e ogni impurità o avarizia non siano neppure nominate fra voi, così come si
conviene a dei santi» (Ef 5,3). Quindi i fornicatori e gli impuri
(eterosessuali o omosessuali che siano) non possono essere «santi». [►
Santo]
■ «Cosa altro doveva dire, in fondo?». Non basta ammettere di essere un
«peccatore incallito», ma bisogna ravvedersi, qualunque sia il proprio peccato.
Gesù disse all’adultera: «Va’ e non peccare più» (Gv 8,11). Un vero
seguace di Cristo, ubbidisce, qualunque sia il problema sessuale in cui si
trova. Nella loro vita c’è un prima e un poi («E tali eravate alcuni; ma…»,
1 Cor 6,9ss).
■ Il lettore parla di «modalità di lettura assolutamente superata» e così
via. Poi ci si appella all’enciclica «Dei Verbum». La questione è qual è
l’autorità in campo di dottrine e di morale, la chiesa, i teologi o la Parola di
Dio. Gesù affermò: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non
passeranno» (Mt 24,35). E ripetutamente si viene messi in guardia
dall’aggiungere e togliere dalla sacra Scrittura, menzionando pure le pene per
chi lo fa (Ap 22,18s). Pietro parlando degli scritti di Paolo, affermò che «gli
uomini ignoranti e instabili [li] torcono, come anche le altre Scritture,
a loro propria perdizione» (2
Pt 3,16). Mi ricordo le parole di Gesù rivolte ai teologi farisei: «E avete
annullata la parola di Dio a causa della vostra tradizione» (Mt 15,6; Mc
7,13). O prendiamo sul serio la Parola di Dio, o sarà essa a giudicarci dinanzi
al trono di Dio (Gv 12,48ss; cfr. invece Gv 5,24; Gv 8,31s).
Quanto a 1 Corinzi 14,34s, è bene non fare relativismi per fini
ideologici e , quindi, per sminuire la Parola di Dio. Si noti che la proibizione
di Paolo alle donne non era totale, ma si riferiva a quanto appena detto da lui,
ossia a interpretare il parlare profetico (1 Cor 14,29-32). Infatti è scritto
anche per gli uomini: «Parlino due o tre profeti, e gli altri giudichino; e
se una rivelazione è data a uno di quelli che stanno seduti,
il precedente si taccia» (vv.
29s). Invece sia agli uomini, sia alle donne era permesso di pregare e profetare
(1 Cor 11,4ss). Quindi, capendo il vero pensiero dell’autore (senza i propri
pregiudizi), se si vuole essere cristiani, si deve ubbidire alla Parola di Dio
in ciò che piace e in ciò che non piace. Paolo ricordò che così si faceva «in
tutte le chiese dei santi» (1 Cor 14,34) e aggiunse che «le cose che io
vi scrivo sono comandamenti del Signore» (v. 37). Quindi, niente alibi!
Se si hanno problemi con i Gay Pride, in cui «avvengono atti osceni in
luogo pubblico», bisogna sapere che Gianni Geraci, non solo ci va a tali
manifestazioni (nel passato anche per rimorchiare), ma li difende come atto di
«testimonianza». Coloro che hanno tendenze omofile e vogliono essere cristiani,
farebbero meglio che si sottomettessero alla Parola di Cristo e dei suoi
apostoli e «prendessero posizioni serie e coraggiose» contro il peccato
sessuale. Ciò vale chiaramente anche per i fornicatori eterosessuali.
►
La fede secondo Gianni Geraci, militante gay? Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-G-Geraci_fede-gay_parla_Mds.htm
24-11-2008; Aggiornamento: 01-12-2008
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