Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Motti di spirito

 

Etica

Vai ai contributi sul tema

Norme di fair-play

 

 

Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
■ Vita di comunità
■ Abbecedario riflessivo
■ Ad acta
■ Dietro il velo
■ Casella postale biblica
■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA FEDE SECONDO GIANNI GERACI, MILITANTE GAY?

PARLIAMONE 1

 

 a cura di Nicola Martella

 

Il link, inviatomi da un lettore, mi ha permesso di visionare e analizzare un video, in cui Gianni Geraci, esponente di spicco del movimento gay cosiddetto cristiano (il «Guado»), è stato intervistato dalle «Iene». Questo tema di discussione si basa sull'articolo «La fede secondo Gianni Geraci, militante gay». Chi interviene qui, legga dapprima l'intero articolo.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Silvio Fontanini

2. Mario Torino

3. Lucio Martino

4. Caterina Pennestrì

5. Emilio Spedicato

6. Nicola Martella

7. Marco Soranno

8. Gianni Siena

9. Stefano L. Fedrigo

10. Mauro Borghesi

11. Nicola Martella

 → Continua

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Silvio Fontanini}

 

 Il mio pensiero sugli omosessuali cattolici è semplicemente che non sono cattolici. Non farei loro pubblicità. Da medico psicoterapeuta, quale sono, curo quelle persone che lo chiedono esplicitamente, perché sentono l’omosessualità come un problema per loro. Capita spesso che siano cattolici, ma non pretendono di mantenere entrambe le «qualifiche»: cattolico e omosessuale. La Bibbia e il Magistero della Chiesa sono molto chiari in proposito. Ciao. {23 novembre 2008}

 

 

2. {Mario Torino}

 

Contributo: L’omosessualità è una malattia e l’omosessuale deve vivere in castità la sua situazione, pregando il Signore di liberarlo da questo male. {24 novembre 2008}

 

Osservazioni: Questo vale comunque per tutti i tipi di deviazione morale, quindi per tutte le forme di fornicazione, eterosessuale od omosessuale che sia. La Bibbia non fa differenze. {Nicola Martella}

 

 

 

3. {Lucio Martino}

 

Contributo: Secondo me Gianni è un cattolico non un cristiano. Mi sembra strana la pubblicazione di questo scritto. Saluti. E che Dio ci benedica {24 novembre 2008}

 

Osservazioni: Non so se Lucio abbia letto l’intero articolo, a me sembra di no. Non entro in merito nella polemica riguardo ai concetti «cattolico» e «cristiano» (sebbene il cattolicesimo reclami ambedue per sé come semplici sinoni-mi). Faccio comunque notare che di militanti omosessuali, che affermano di essere «cristiani», ce ne sono anche in altre denominazioni, anche fra protestanti, come mostrano i vari siti (p.es. «Gionata», basato su un falso assunto storico e teologico). Quanto all’opportunità di parlare di omosessualità, essa è dovuta alla richiesta di un lettore. Inoltre, la Scrittura non ci ingiunge di tacere sulle menzogne e sulle tenebre, ma di parlarne e di de-nunciarle (Gv 3,19; Rm 13,12). Così facevano i profeti (Is 58,1) e così o-peravano gli apostoli (Ef 5,11.13). Inoltre ci sono molte persone che su tali scottanti problemi cercano in rete risposte per la propria vita e quella dei loro amici e cari. Solo facendo luce mediante la sacra Scrittura, si allonta-nano le ombre mentali, religiose, morali ed esistenziali. {Nicola Martella}

 

 

4. {Caterina Pennestrì}

 

 Ciao e grazie dell’e-mail. Secondo me queste persone non si possono de-finire dei veri «credenti». Vuol dire che non hanno capito niente della Pa-rola di Dio. C’è un versetto in Levitico dove dice che l’omosessualità è cosa abominevole  davanti agli occhi di Dio. E poi come fa a definirsi un cre-dente, se uno ha commesso anche fornicazioni e non li ha abbandonati? Quest’uomo è tutto tranne che un credente. Dovrebbe abbandonare tutte queste abitudini e ravvedersi come dice il versetto in Marco «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: ravvedetevi e credete all’evangelo». {24 novembre 2008}

 

 

5. {Emilio Spedicato}

 

Caro Martella, quando era ragazzo ero socio della società entomologica italiana, dove gli articoli erano spesso in latino, motivo per cui anch’io ne scrivo in latino... E ricordo un articolo su come popolazioni di carabi potessero comportarsi da omosessuali. Articolo che curiosamente ho scoperto giorni fa essere ricordato dal nipote del grande direttore Gino Marinuzzi, ucciso dai comunisti, anche lui da ragazzo con la passione dell’entomologia.

     La sessualità è definita a vari livelli, anatomico e funzionale del cervello, e questo è certo dominante! E solo Dio conosce a fondo come siamo fatti. Ergo non giudicare e non sarai giudicato.

     Ho conosciuto il nipote d’Achille Starace, che è bene ricordare come fondatore del Carro di Tespi, oltre che per altri motivi, persona che ha recitato nella Dolce Vita e che poi ha voluto essere donna anche anatomicamente, divenendo il primo italiano a cambiare sesso a Casablanca. Ora contessa Stajano volle anche farsi suora ma gli fu detto non possibile, essendo nato uomo...

     Sui giudizi di Paolo, massacratore di cristiani, uomo di potere e di prepotenza, violatore delle leggi bibliche (non cadrà neanche uno iota?), meglio sorvolare. Delle sue lettere è per me importante solo quella agli Ebrei, per la luce che getta sugli «angeli».

     E poi non è Gesù che ha scritto le prostitute entreranno nel regno dei cieli prima dei dottori della legge? Saluti. {24 novembre 2008}

 

 

6. {Nicola Martella}

 

Qui di seguito rispondo a Emilio Spedicato. Ha proprio ragione lui, «solo Dio conosce a fondo come siamo fatti». Proprio questo Dio, il Dio vivente, ha dichiarato che la pratica omosessuale è «abominio»: «E non ti giacerai con un maschio così come uno si giace con una donna: è cosa abominevole» (Lv 22,18). Nella teocrazia d’Israele era pratica degna di morte come ogni altro tipo di fornicazione.

     Lo stesso Dio ha fatto scrivere nel nuovo patto che le pratiche omosessuali sono la conseguenza di un allontanamento del genere umano da Dio e di un processo di corruzione e deviazione morale prima all’interno della società e cultura e poi a livello individuale (Rm 1,18-23). «Per questo, Dio li ha abbandonati, nelle concupiscenze dei loro cuori, alla impurità, perché vituperassero fra loro i loro corpi. […] Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: poiché le loro femmine hanno mutato l’uso naturale in quello che è contro natura, e similmente anche i maschi, lasciando l’uso naturale della donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri, commettendo uomini con uomini cose turpi, e ricevendo in loro stessi il condegno salario del proprio traviamento. E siccome non si sono curati di ritenere la conoscenza di Dio, Iddio li ha abbandonati ad una mente reproba, perché facessero le cose che sono sconvenienti, […] i quali, pur conoscendo che secondo il giudizio di Dio quelli che fanno codeste cose son degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le commette» (vv. 24.26ss.32).

     Lo stesso Dio vivente ha fatto scrivere che ogni tipo di fornicazione, quindi anche quella omosessuale, esclude dal regno di Dio e destina, se non c’è un sincero ravvedimento, alla perdizione eterna (1 Cor 6,9ss fornicatori, adulteri, effeminati, sodomiti; v. 11 cambiamento radicale; Ef 5,5ss; Ap 21,8). Riguardo ai credenti, chiamati santi, è scritto però: «Fornicazione però e ogni impurità o avarizia non siano neppure nominate fra voi, così come si conviene a dei santi; neanche volgarità né chiacchiere sciocche né scurrilità, che sono cose sconvenienti, ma piuttosto rendimento di grazie» (Ef 5,3s). Non a caso, viene ingiunto: «Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; poiché è per queste cose che l’ira di Dio viene sugli uomini ribelli. Non siate dunque loro compagni; perché già eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore» (Ef 5,6ss). Questo è il cristianesimo biblico istituito da Cristo per i suoi seguaci; il resto è uno scimmiottamento.

     Quanto al «non giudicare e non sarai giudicato», è la solita frase che cita chi non capisce che cosa essa significhi. Gesù intimò ai suoi discepoli di non sancire un verdetto finale di giudizio sugli altri (Lc 6,37), cosa che spetta a Dio, né di gettare ipocritamente un giudizio gratuito sugli altri credendosi giusto (Mt 7,1-5). Gesù steso giudicò e come le situazioni morali, basandosi sulla Parola di Dio, e apostrofò in male modo i trasgressori incalliti e gli ipocriti.

     Chiaramente mostrò anche la via per uscire dal peccato. Gesù disse all’adultera, colta in flagranza di reato: «“Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno t’ha condannata?”. Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neppure io ti condanno; va’ e non peccar più» (Giovanni 8,10s). Ciò vale per ogni tipo di trasgressione sessuale, senza esclusione.

     Egli insegnò ai suoi discepoli di riconoscere gli alberi dai loro frutti e di mantenere un atteggiamento vigile verso le opere del maligno e verso i falsi profeti (Mt 7,15-20). Gesù sfidò anche i suoi contemporanei a giudicare le cose secondo la Parola di Dio e il buon senso: «E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?» (Lc 12,57). Egli ingiunse anche ai suoi avversari: «Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate con giusto giudizio» (Gv 7,24). Senza un giudizio morale e senza una difesa si diviene, quindi, preda di falsi profeti e di lupi rapaci, come ha detto lo stesso Gesù.

     Anche l’apostolo Paolo argomentò come Gesù, in merito al verdetto sulle intenzioni intime delle persone, come segue: «Non giudicate di nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce le cose occulte delle tenebre, e manifesterà i consigli dei cuori» (1 Cor 4,5). Proprio in un episodio di fornicazione, invece, Paolo ingiunse la chiesa di Corinto a giudicare «quelli di dentro» e di «togliete il malvagio di mezzo a voi stessi» (1 Cor 5,1-12). Egli stesso ingiunse ai credenti di giudicare le sue parole (1 Cor 10,15), ossia se erano conformi alla Parola di Dio. Nelle riunioni delle chiese del primo secolo si usava che 2-3 «profetavano», ossia parlavano sui testi biblici letti e li applicavano, mentre poi la comunità aveva il dovere di giudicare le loro parole (1 Cor 14,29-32). Per il resto rimando all’articolo «Apologetica e giudizio».

     Su Paolo è invece meglio non sorvolare. Prima della conversione era certo un «massacratore di cristiani», ma poi divenne spesso un perseguitato a causa della predicazione dell’Evangelo. Su di Lui Emilio ha molti pregiudizi e questo non onorano un ricercatore. In che cosa è un «violatore delle leggi bibliche»? Ad aver detto che «non cadrà neanche uno iota» è stato Gesù Cristo non Paolo (Mt 5,18). Strano che delle epistole paoline interessi a Emilio solo quella agli Ebrei, proprio quella quindi che non è attribuita a Paolo; e strano che l’interesse sia per la luce che tale epistola getta sugli «angeli», visto che essa parla principalmente della salvezza in Cristo e della sua eccellenza in assoluto. Ma a un «misteriosofo» interessano solo gli «angeli», interpretati chiaramente da tanto esoterismo come «extraterrestri» provenienti da altre galassie.

     Quanto alle prostitute che entreranno nel regno dei cieli prima dei dottori della legge, egli ci aggiunse anche i pubblicani, che i Giudei odiavano a morte perché erano esattori delle tasse per conto dei Romani ed erano ladri. Che intendeva però Gesù? Presso il tempio, Gesù aveva appena raccontato la parabola dei due figli e alla fine chiese ai capi sacerdoti e gli anziani del popolo: «Quale dei due fece la volontà del padre? Essi gli dissero: L’ultimo». E solo dopo ciò Gesù a loro: «Io vi dico in verità: I pubblicani e le meretrici vanno davanti a voi nel regno di Dio» (Mt 21,31). Che cosa intendeva Gesù, che si poteva rimanere a fare le prostitute e seguire il Maestro? Ecco la sua stessa spiegazione: «Poiché Giovanni è venuto a voi per la via della giustizia, e voi non gli avete creduto; ma i pubblicani e le meretrici gli hanno creduto; e voi, che avete veduto questo, neppure poi vi siete pentiti per credere a lui» (v. 32). È quindi un credere che porta al pentimento e che non lascia più le persone come sono. Esempi eloquenti sono la «peccatrice», ex prostituta ravveduta (Lc 7,37ss), e Zaccheo, il pubblicano che Gesù chiamò a salvezza (Lc 19,2-10), oltre allo stesso Matteo che, lasciata la gabella, seguì Gesù (Mt 9,9).

     Come si vede le approssimazioni portano sempre a pregiudizi e questi alimentano la distorsione della realtà. Chi si costruisce una realtà distorta delle cose di Dio, non riconoscerà la verità che solo può renderlo libero. «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31s).

 

 

7. {Marco Soranno}

 

 Una certa teologia ha aperto le porte dell’accoglienza e dell’approvazione agli omosessuali, ma credo che si debba ribadire quanto segue. Io non posso negare al gay il diritto di «credere», ma allo stesso tempo debbo riaffermare che la sola vera espressione di fede cristiana condurrà alla novità di vita, all’abbandono d’una condotta sessuale disordinata (sia essa etero o omosex). Dio ama tutti, ma non approva tutti! Accogliere non vuol dire approvare; accogliere vuol dire predicare l’amore di Dio e aiutare con l’aiuto dello Spirito Santo le persone al rinnovamento interiore e questo le associazioni dei cosiddetti cristiani omosessuali non riescono o non vo-gliono capirlo. Chi cerca di spiegare la condanna della Bibbia dell’omosessualità con motivazioni storiche indebolisce la propria fede, rendendo la Bibbia un libro qualunque, si crea un dio a propria immagine e somiglianza e nega l’azione dello Spirito Santo. {25 novembre 2008}

 

 

8. {Gianni Siena}

 

 L’omosessualità è come la perdita d’un tubo dell’impianto idraulico di ca-sa, essa ha delle analogie con la fuoriuscita dell’acqua dal rubinetto; solo che il rubinetto può essere comandato, la perdita no. Siamo in un’epoca in cui la sete di valori veri porta le persone a «bere» da qualunque fuoriusci-ta d’acqua e porre a costoro l’esigenza di riparare la perdita e dissetarsi dal rubinetto può non essere capita o accettata. Da ciò deriva il loro ap-pellarsi a qualsiasi esperienza, dove la gente attinge o ha attinto a fonti discutibili per placare la loro sete e l’impossibilità conseguente di risolvere determinate contraddizioni personali. Omosessuale e cristiano? Non c’è possibilità d’armonia. Chi beve l’acqua inquinata dei pozzi nel terzo mondo muore di malattie infettive... così come esiste un «terzo mondo» economico (determinato dall’ingiusto sistema economico), dobbiamo purtroppo rassegnarci a coabitare con un «terzo mondo religioso», nel quale convivono (con una contaminazione indecente) valori cristiani e disvalori (= peccati) chiaramente condannati dalla Parola di Dio. D’altra parte non c’è da farsene meraviglia, a Sodoma era già così, a Babilonia la coabitazione del sacro e del profano, della mo-ralità e dell’indecenza, tutto stava nello stesso consesso umano. Faccia-moci l’abitudine e preserviamoci da ciò, non senza avvertire del pericolo che corrono i propugnatori di simili pervertimenti. Dovremo rassegnarci a vedere i nostri culti frequentati anche da simili personaggi? Il giudizio co-mincerà dalla «casa di Dio»!

 

 

9. {Stefano Luigi Fedrigo}

 

Contributo: Non ho parole...!!! {26 novembre 2008}

 

Nota editoriale: Qui il lettore si riferisce al contributo di Emilio Spedicato, che egli ha riportato interamente nella sua missiva.

 

Osservazioni: È meglio averle le parole... secondo la Parola di Dio, e rispondere biblicamente! Non pensi? È quello che ho fatto nel contributo, che segue a quello di tale lettore. L’approccio di questo professore universitario alla realtà, sebbene il suo vasto sapere, mi conferma il discorso di Paolo riguardo alla saggezza di questo mondo e all’uomo psichico che non riceve le cose di Dio perché gli sono pazzia (1 Cor 1,20ss; 2,12ss; 3,18ss). In ogni modo, è meglio dare risposte bibliche che scuotere la testa con incredulità e perplessità, non trovi? Paolo, sebbene avesse lo spirito inacerbito per quello che vedeva in Atene, con i filosofi epicurei e stoici ci parlò e testimoniò loro la verità biblica, quindi l’Evangelo, e non senza alcuni risultati (At 17,18-34). Questo è il nostro compito: «Siate irreprensibili e schietti, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale voi risplendete come luminari nel mondo, tenendo alta la Parola della vita» (Fil 2,15). {Nicola Martella}

 

Replica: Hai ragione... ma è facile trovarsi così disarmati davanti che a chi pensa di conoscere la Parola e poi... ma è vero, possiamo solo rispondere con la Parola a chi ne fa un uso improprio. {Stefano Luigi Fedrigo; 28 novembre 2008}

 

 

10. {Mauro Borghesi}

 

Ciao, ho letto la tua posizione sull’intervista delle Iene a Gianni Geraci e vorrei esprimerti il mio dissenso.

     Quell’intervista a mio parere è preziosa perché è la prima volta che sento parlare un gay da cristiano e non da contestatore e provocatore. Non conosco Geraci ma condivido tutto quello che ha detto, soprattutto il fatto che non si è messo al di sopra della chiesa come un giudice che la condanna, ma come un figlio che non si sente compreso.

     Ha parlato del desiderio dei gay d’essere cristiani e santi. Ha parlato di voler essere partecipe non d’una chiesa diversa, ma di questa chiesa cattolica che fatica a comprendere la loro condizione

     Cosa altro doveva dire, in fondo? Che è un peccatore incallito e che andrà all’inferno?

     Il giudizio molto severo nei confronti dell’omosessualità che lei desume dal testo biblico, contestando la preparazione biblica di Geraci, rivela una modalità di lettura assolutamente superata persino dalla stessa chiesa che nella «Dei Verbum» — ma non solo — ha mostrato come il testo biblico non vada letto in modo decontestualizzato e letterale. Di questo passo infatti dovremmo pure dire ancor oggi con san Paolo che le donne non hanno diritto di parola... E questo per il semplice fatto d’essere donne. «Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea» (1 Corinzi 14,34-35).

     Si può dire oggi questo? È così che si legge la Bibbia?

     Voglio solo aggiungere che personalmente non mi piacciono i Gay Pride, almeno per quel che vedo dalla televisione (che però non è poco). Finché i gay reclameranno i loro diritti con atti osceni in luogo pubblico resteranno nella mentalità dei più poveri «culattoni», sarebbe più utile invece che prendessero posizioni serie e coraggiose come ha fatto appunto Gianni Geraci. {30 novembre 2008}

 

 

11. {Nicola Martella}

 

Qui di seguito rispondo al contributo precedente. Chiaramente persone che dialogano sono da preferire a coloro che gettano inutili anatemi e poi si sottraggono a ogni confronto. Io personalmente ho cominciato a dialogare con Gianni Geraci da tempo e aspetto una sua risposta, da lui promessa ma a tutt’oggi non ancora arrivata, per continuare.

     ■ Andando nello specifico, bisogna mettersi d’accordo sui termini «cristiani e santi». Per me che non parto da una base dogmatica, ma esegetica, e che riconosco la sacra Scrittura come unica autorità in campo teologico ed etico, non posso che attingere da essa per tale definizione e per poi applicarla a tutti, omosessuali ed eterosessuali. Nella Parola di Dio troviamo queste descrizioni.

     Essere «cristiano» significa portare il «nome di Cristo», ossia onorandolo mediante l’ubbidienza alla sua Parola e glorificando Dio anche mediante le vessazioni degli altri che conseguono al fatto di voler onorare Cristo (1 Pt 4,14.16). [► Cristiano]

     Ogni vero seguace del Signor Gesù Cristo è «santo», ossia appartato per Lui in vista della salvezza eterna ed è sua proprietà. È scritto: «Fornicazione però e ogni impurità o avarizia non siano neppure nominate fra voi, così come si conviene a dei santi» (Ef 5,3). Quindi i fornicatori e gli impuri (eterosessuali o omosessuali che siano) non possono essere «santi». [► Santo]

     ■ «Cosa altro doveva dire, in fondo?». Non basta ammettere di essere un «peccatore incallito», ma bisogna ravvedersi, qualunque sia il proprio peccato. Gesù disse all’adultera: «Va’ e non peccare più» (Gv 8,11). Un vero seguace di Cristo, ubbidisce, qualunque sia il problema sessuale in cui si trova. Nella loro vita c’è un prima e un poi («E tali eravate alcuni; ma…», 1 Cor 6,9ss).

     ■ Il lettore parla di «modalità di lettura assolutamente superata» e così via. Poi ci si appella all’enciclica «Dei Verbum». La questione è qual è l’autorità in campo di dottrine e di morale, la chiesa, i teologi o la Parola di Dio. Gesù affermò: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mt 24,35). E ripetutamente si viene messi in guardia dall’aggiungere e togliere dalla sacra Scrittura, menzionando pure le pene per chi lo fa (Ap 22,18s). Pietro parlando degli scritti di Paolo, affermò che «gli uomini ignoranti e instabili [li] torcono, come anche le altre Scritture, a loro propria perdizione» (2 Pt 3,16). Mi ricordo le parole di Gesù rivolte ai teologi farisei: «E avete annullata la parola di Dio a causa della vostra tradizione» (Mt 15,6; Mc 7,13). O prendiamo sul serio la Parola di Dio, o sarà essa a giudicarci dinanzi al trono di Dio (Gv 12,48ss; cfr. invece Gv 5,24; Gv 8,31s).

     Quanto a 1 Corinzi 14,34s, è bene non fare relativismi per fini ideologici e , quindi, per sminuire la Parola di Dio. Si noti che la proibizione di Paolo alle donne non era totale, ma si riferiva a quanto appena detto da lui, ossia a interpretare il parlare profetico (1 Cor 14,29-32). Infatti è scritto anche per gli uomini: «Parlino due o tre profeti, e gli altri giudichino; e se una rivelazione è data a uno di quelli che stanno seduti, il precedente si taccia» (vv. 29s). Invece sia agli uomini, sia alle donne era permesso di pregare e profetare (1 Cor 11,4ss). Quindi, capendo il vero pensiero dell’autore (senza i propri pregiudizi), se si vuole essere cristiani, si deve ubbidire alla Parola di Dio in ciò che piace e in ciò che non piace. Paolo ricordò che così si faceva «in tutte le chiese dei santi» (1 Cor 14,34) e aggiunse che «le cose che io vi scrivo sono comandamenti del Signore» (v. 37). Quindi, niente alibi!

     Se si hanno problemi con i Gay Pride, in cui «avvengono atti osceni in luogo pubblico», bisogna sapere che Gianni Geraci, non solo ci va a tali manifestazioni (nel passato anche per rimorchiare), ma li difende come atto di «testimonianza». Coloro che hanno tendenze omofile e vogliono essere cristiani, farebbero meglio che si sottomettessero alla Parola di Cristo e dei suoi apostoli e «prendessero posizioni serie e coraggiose» contro il peccato sessuale. Ciò vale chiaramente anche per i fornicatori eterosessuali.

 

La fede secondo Gianni Geraci, militante gay? Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-G-Geraci_fede-gay_parla_Mds.htm

24-11-2008; Aggiornamento: 01-12-2008

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce