Un lettore
ha sentito il bisogno di parlarmi e di presentarmi la sua triste
situazione, scaturita dalla disoccupazione. Egli presenta il suo dramma sociale
e umano senza velature e mascheramenti. A tutto ciò risponde Nicola Martella con
varie osservazioni di tipo biblico. Siano i lettori ad approfondire
ulteriormente le questioni, a intervenire con la loro personale esperienza e a
tracciare eventuali conclusioni.
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La questione del lettore
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Ciao, ho 36 anni,
ho una laurea e da 4 mesi sono senza lavoro e mi trovo ad affrontare questo
momento in un’età diversa da quando l’affrontai in passato e purtroppo con
diversi problemi in un contesto di insicurezze crescenti dove il ventaglio di
opportunità si è stretto e sembri non avere la forza di reagire.
Mi sto chiudendo e questo mi complica la vita. Premetto che sono sposato da 1
anno e 6 mesi con una splendida donna, non arrivano ancora figli, forse anche
per un nostro scarso impegno, seppur è presente in entrambi un forte desiderio
di accudire una nuova vita. Vivo nelle vicinanze di una grande città del sud,
anche se ci siamo stabiliti per lavoro da queste parti essendo originari di
province interne della regione. Quindi vivo e viviamo in una città non nostra,
perfettamente integrati formalmente, ma senza rapporti veri esterni alla coppia.
Passo le giornate da solo a tormentarmi, mia moglie per fortuna lavora, e quando
torna faccio di tutto per farmi trovare vivo, non è una parola forte purtroppo è
la semplice verità. Talmente lancinante la sofferenza legata ad una profonda
insoddisfazione, alla percezione di un fallimento ed alla paura legata a quello
che verrà. Basta che lei mi volga lo sguardo per percepire il mio stato d’animo
e la messa in scena, e la sua innata gioia sparisce. In quel momento la sua
sofferenza acuisce la mia e sanguino, dopo aver trascorso ore a sentirmi spiato
ora nella sua sofferenza prende il via il processo contro di me, io impotente a
difendermi, e come potrei. Veder soffrire la mia compagna e sapere di essere
solo perché io voglio essere un peso per lei, perché non sono capace di
approfittare di questo periodo per essere più felice, più entusiasta della vita.
Allora buoni propositi dell’animo, domani mattina mi sveglio, guardo su internet
le offerte di lavoro, e quando le apri e ti accorgi che hai sbagliato tutto, ti
sei preso una laurea con tanti sacrifici non 110 e lode ma 96, avendo perso mio
padre a 6 anni credo di aver fatto bene, volendo a tutti i costi studiare ho
dovuto lavorare e correre a fare gli esami per mantenere la borsa di studio
mantenendo la media richiesta, e di cosa ti accorgi che le offerte di lavoro
cercano profili bassi e laddove cercano profili un po’ più alti ti vedi scritto
come per i concorsi nelle banche... laureati età massima 28 anni. A 36 anni ti
senti vecchio, e credi che dovrai accettare il primo lavoro che ti capita e
quindi rinunciare ad essere utile realmente nella società, vivere di
insoddisfazione e incupirti sempre di più fino a scoppiare del mal di vivere.
Cosa posso fare, io non lo so davvero, se mi guardo dietro trovo una persona con
tanti sogni, che studiava non solo per se ma desiderando di essere utile agli
altri componenti della società, preferibilmente i più bisognosi, altruista per
natura, ora chiuso, depresso e brutto, sì, nell’anima brutto proprio così, anche
se esteticamente sono una persona piacevole mi vedo assurdamente fuori luogo in
qualunque situazione e quindi interiorizzo le emozioni e le implodo e con esse
io stesso faccio la stessa fine. Non sono un cattolico praticante anche se credo
ma vivo il mio credo secondo la mia assurda vita interiore, la mia speranza è un
implorazione come quando uno cerca qualche cosa che ha smarrito o che vorrebbe
trovare ed implora il Signore perché esaudisco tale richiesta. Sono triste ed ho
paura che la mia vita vada completamente a rotoli e nell’animo che soffro e da
lì da quel nero profondo in cui latito che nascono le mie cattive azioni
quotidiane, il mio non riuscire a ritrovarmi.
Ora basta. Vi saluto e vi ringrazio, ci risentiamo. {Giacinto Massa, ps.;
22-02-2008}
La risposta ▲
LE PROPORZIONI
DELLE COSE
Non posso che simpatizzare con la situazione dell’amico che mi ha scritto. Per
un uomo il lavoro non è solo un’occupazione per guadagnare soldi, ma è parte
integrante della sua vita, essendo che l’attività lavorativa gli permette di
misurarsi con se stesso, col mondo e con gli altri, di applicarsi, di crescere,
di svilupparsi in carattere e competenze. In origine il lavoro è stato pensato
dal Creatore come un mandato creazionale per conservare il buon mondo di Dio: «E
l’Eterno Dio piantò un giardino in Eden, in oriente, e qui pose l’uomo che aveva
formato… L’Eterno Dio prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino d’Eden perché
lo lavorasse e lo custodisse» (Genesi 2,8.15).
L’uomo quindi valuta il proprio valore in base all’opera che svolge. La sua
autostima cresce o decresce secondo che la sua opera va bene o va male.
Detto questo, però, la vocazione più grande dell’uomo è però quella di vivere
in sintonia col proprio Creatore; il lavoro che svolge è secondario a ciò,
un efflusso di ciò. Ciò che dà all’uomo primariamente dignità, valore e
autostima è il fatto che è stato creato secondo la specie di Dio: «Poi Dio
disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza… E Dio creò
l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina»
(Genesi 1,26s). Poi venne il compito creazionale ed esistenziale. Perciò i
comandamenti di Dio sono un richiamo a mettersi in sintonia col proprio Dio. Il
saggio Salomone termina così il suo libro l’Ecclesiaste (o Qohelet): «Temi
Dio e osserva i suoi comandamenti, perché
questo è tutto l’uomo» (Ec 12,15), ossia ciò che gli dà dignità. A
ciò fa eco la sfida di Gesù per i suoi seguaci: «Non siate dunque con ansietà
solleciti, dicendo: “Che mangeremo? che berremo? o di che ci vestiremo?”. Poiché
sono i pagani che ricercano tutte queste cose; e il Padre vostro celeste sa che
avete bisogno di tutte queste cose. Ma
cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno
sopraggiunte. Non siate dunque con ansietà solleciti del domani; perché
il domani sarà sollecito di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno»
(Matteo 6,31-34).
UNA BREVE
TESTIMONIANZA
Quando anni fa fui costretto a licenziarmi, dopo due decenni d’insegnamento e
anni di insofferenza, dapprima sentii una certa liberazione, poi però
cominciarono i problemi con l’autostima, eccetera. Sentivo in quel momento con
la mia coscienza d’aver fatto la cosa giusta, ma c’era un prezzo da pagare.
Certo, mi ha aiutato il mio legame costante col Signore e la mia fiducia in Lui.
Che non sia caduto nella completa autocommiserazione è dipeso dal fatto che nel
passato ho dovuto reinventare diverse volte la mia funzione e il mio ministero,
quando le vicende della vita mi hanno disarcionato e lì per lì mi hanno fatto
perdere di significato e di autostima. Avendo sempre coltivato molti interessi e
avendo camminato sempre su diversi binari, ho dovuto solo (certo con sacrificio)
riaggiustare il tiro e mettere altre priorità. Ho sperimentato che laddove Dio
chiude una certa porta, apre altrove un portone. Inutile cercare di sfondare una
certa porta chiusa, se Dio ne ha aperta un’altra. Se l’obiettivo principale è di
servire Dio, i modi possono cambiare durante il percorso, ma non la meta.
PRINCIPI PER
DARE SOLIDITÀ ALL’ESISTENZA
Non ho la soluzione per la vita del lettore. Mi guardo dal giudicarlo né vorrei
attaccare «cerotti consolatori» sulla sua piaga esistenziale ben seria e
drammatica per lui. Quello che mi sono sentito di fare è analizzare la Parola di
Dio per trarre dei principi morali e pratici che possano servire a me, a lui e a
chiunque teme Dio e vuole riuscire nella vita.
Un limite di alcune persone e un incentivo alla loro infelicità sono
rappresentati dal fatto di camminare su un solo binario. Quando poi quella cosa
va a male, si sentono frustrati e perduti. Cominciano a odiare il mondo e se
stessi. Il loro motto diventa: «Fermate il mondo, voglio scendere». Il segreto è
differenziazione: operare su piattaforme multiple, camminare su più binari,
curare interessi variegati. Ecco alcuni consigli che derivano da questa visione
della vita. Ecco qui di seguito alcuni principi che traggo dalla sacra Scrittura
per riuscire nella vita.
■ Il granello di senape: Tutte le cose grandi cominciano con poca cosa.
Penso che la parabola di Gesù riguardo al regno di Dio si possa applicare anche
a certi aspetti dell’esistenza di chi teme e ama il Signore. «Esso è simile a
un granello di senape che un uomo ha preso e gettato nel suo orto; ed è
cresciuto ed è divenuto albero; e gli uccelli del cielo si sono riparati sui
suoi rami» (Luca 13,18s). Ciò significa che bisogna avere il coraggio di
cominciare con le cose piccole e inappariscenti per raggiungere sommi traguardi.
Se si è nella volontà di Dio, si può avere una «fede quant’è un granello di
senape» per riuscire in grandi imprese (Luca 17,6), se si ripone tale
fiducia nel Signore.
■
Industriosi e umili: Chi confida in Dio sa che non saranno solo i propri
sforzi a decidere sulla sua riuscita nella vita. Il saggio Salomone che aveva
costruito tante case e il tempio del Signore, sapeva per esperienza questo: «Se
l’Eterno non edifica la casa, invano
vi si affaticano gli edificatori; se l’Eterno non guarda la città, invano
vegliano le guardie.
Invano vi levate di buon’ora e tardi andate a riposare e mangiate il pane
di doglie; egli dà altrettanto ai suoi diletti, mentr’essi dormono» (Sal
127,1s). Nel salmo del cantore Asaf Dio lancia questa sfida: «Offri a Dio il
sacrificio della lode e paga all’Altissimo i tuoi voti; e invocami nel giorno
dell’angoscia: io te ne trarrò fuori, e tu mi glorificherai» (Sal 50,14s;
cfr. Ger 33,3). I «voti» di cui si parla qui, erano gli impegni che l’Israelita
prendeva quando entrava nel patto del Signore, ossia di ubbidire ai sui
comandamenti.
■ Chi non risica, non rosica: Ecco il consiglio che dava il saggio
Salomone a chi temeva Dio: «Getta il tuo pane sulle acque, perché dopo molto
tempo tu lo ritroverai… Chi bada al vento non seminerà; chi guarda alle nuvole
non mieterà» (Ecclesiaste 11,1.4). A volte bisogna osare, sebbene con
saggezza, e avere il coraggio di investire per il futuro. Chi si mangia tutto il
grano, non ne avrà di che seminare e presto avrà difficoltà a sopravvivere.
L’esperienza della saggezza fu espressa così in un salmo: «Quelli che
seminano con lacrime, mieteranno con canti di gioia. Ben va piangendo colui che
porta il seme da spargere, ma tornerà con canti di gioia quando porterà i suoi
covoni» (Sal 126,5).
■ Piani multipli: Sempre l’industrioso Salomone diede il seguente
consiglio: «Fin dal mattino semina la tua semenza, e la sera non dare posa
alle tue mani. Infatti tu non sai quale dei due lavori riuscirà meglio: se
questo o quello, o se ambedue saranno ugualmente buoni» (Ecclesiaste 11,6;
cfr. 9,10). Chi opera su vari fronti, non dispererà se uno d’essi non va così
bene come si aspettava. Chi si concentra su un solo progetto, se esso non
decolla o va a male, tutta la sua vita rischierà di cadere nel baratro.
■
Collaborare: Ciò che Gesù disse in senso morale, si può applicare anche in
senso pratico: «Il mietitore riceve premio e raccoglie frutto per la vita
eterna, affinché il seminatore ed il mietitore si rallegrino assieme. Poiché in
questo è vero il detto: “L’uno semina e l’altro miete”» (Giovanni 4,36s). In
molti brani biblici si evidenzia la collaborazione e la sinergia fra più
competenze allo stesso progetto. Sebbene l’apostolo Paolo parlasse di missione,
da ciò si può trarre un principio generale per le cose della vita: «Io ho
piantato, Apollo ha annaffiato, ma è Dio che ha fatto crescere.[…] Ora, colui
che pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il
proprio premio secondo la propria fatica» (1 Corinzi 3,6.8).
■ I mezzi e il fine: Questi non sono da confondere. Chi non mette Dio al
primo posto, diventerà materialista e così non sarà mai veramente appagato.
Allora metterà come obiettivo primario della sua vita il tentativo di
arricchirsi e d’accumulare. Il profeta Aggeo così disse ai materialisti del suo
tempo che avevano trascurato Dio: «Voi avete seminato molto, e avete raccolto
poco; voi mangiate, ma non fino ad esser sazi; bevete, ma non fino a soddisfare
la sete; vi vestite, ma non v’è chi si riscaldi; chi guadagna un salario mette
il suo salario in una borsa forata» (Ag 1,6). La sapienza d’Israele
affermava: «L’uomo fedele sarà colmato di benedizioni, ma chi ha fretta
d’arricchire non rimarrà impunito» (Proverbi 28,20). A chi fa progetti senza
Dio, Egli dirà: «Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata;
e quel che hai preparato, di chi sarà?». E Gesù commentò: «Così è di chi
tesoreggia per sé, e non è ricco in vista di Dio» (Luca 12,20s).
■ Chi s’accontenta gode: Il saggio Salomone che di esperienza di vita ne
aveva da vendere, consigliava quanto segue a chi temeva Dio: «Godi la vita
con la moglie che ami, durante tutti i giorni della vita della tua nullità, che
Dio t’ha data sotto il sole per tutto il tempo della tua nullità; poiché questa
è la tua parte nella vita, in mezzo a tutta la fatica che duri sotto il sole»
(Ecclesiaste 9,9). E l’apostolo Paolo istruiva il suo discepolo e collaboratore
Timoteo come segue: «Ora la devozione con animo contento del proprio stato, è
un grande guadagno; poiché non abbiamo portato nulla nel mondo, perché non ne
possiamo neanche portare via nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci,
saremo di questo contenti» (1 Timoteo 6,6ss). Certamente questo vale per chi
mette la sua fiducia nel Signore e vive in una stretta relazione con lui.
ALTRI PRINCIPI
SU CUI RIFLETTERE
Inoltre si vedano i seguenti consigli della sapienza e dell’esperienza.
■ Pigrizia o diligenza?: Per chi teme Dio vale questa massima
sapienziale: «Chi lavora con mano pigra impoverisce, ma la mano dei diligenti
fa arricchire» (Proverbi 10,4).
■ Furbizia o progressione: «La ricchezza male acquistata va scemando,
ma chi accumula a poco a poco l’aumenta» (Pr 13,11).
■ Un male chiama l’altro: «Quelli che vogliono arricchire cadono in
tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste brame, che affondano gli
uomini nella distruzione e nella perdizione. Poiché l’amore del danaro è radice
d’ogni sorta di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e
si son trafitti di molti dolori» (1 Tm 6,9s).
■ Non essere un uomo da nulla: La sapienza d’Israele ne ha fatto il
seguente ritratto: «L’uomo da nulla, l’uomo iniquo cammina con la falsità
sulle labbra; ammicca cogli occhi, parla coi piedi, fa segni con le dita; ha la
perversità nel cuore, macchina del male in ogni tempo, semina discordie; perciò
la sua rovina verrà a un tratto, in un attimo sarà distrutto, senza rimedio»
(Pr 6,12-15).
■ Non confidare nei tuoi beni: «I beni del ricco sono la sua città
forte; son come un’alta muraglia... nella sua immaginazione» (Pr 18,11).
■ Non rimanere solo un sognatore: «L’anima del pigro desidera e non ha
nulla, ma l’anima dei diligenti sarà soddisfatta appieno» (Pr 13,4). «I
desideri del pigro l’uccidono perché le sue mani rifiutano di lavorare» (Pr
21,25).
■ Datti da fare: Un proverbio che ascoltavo da ragazzo era questo: «Non
c’è povertà senza ignoranza». Ecco una parodia del pigro fatto dalla sapienza
d’Israele: «Va’, pigro, alla formica; considera il suo fare, e diventa
saggio! Essa non ha né capo, né sorvegliante, né padrone; prepara il suo cibo
nell’estate, e raduna il suo mangiare durante la raccolta. Fino a quando, o
pigro, giacerai? quando ti desterai dal tuo sonno? Dormire un po’, sonnecchiare
un po’, incrociare un po’ le mani per riposare... e la tua povertà verrà come un
ladro, e la tua indigenza, come un uomo armato» (Pr 6,6-11). «Per la
pigrizia sprofonda il soffitto; per la rilassatezza delle mani piove in casa»
(Ec 10,18). Il libro dei proverbi è pieno di consigli per non impigrirsi e per
diventare diligente: Pr 10,4.26; 12,24.27; 13,4; 15,19; 19,15.24; 20,4; 21,25;
24,30ss; 26,13-16; 27,31.
■ La scala dei valori: Se si dimentica che c’è nella vita una scala di
valori, si diventa presto infelici. Umanamente parlando, il bene supremo è
sempre la vita. Poi vengono le altre cose. Gesù disse: «La vita è più dei
nutrimento, e il corpo è più del vestito» (Lc 12,23).
►
Dramma di essere disoccupato
{Nicola Martella} (T)
►
Sono rimasto disoccupato. E
Ora? {Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Valore_autostima_EnB.htm
28-02-2008; Aggiornamento: 08-03-2008
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