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Qui di seguito discutiamo gli articoli «Polisantismo e papolatria in crescita»
e «Polisantismo
e papolatria: un cattolico s’interroga». Come è noto, il 27 Aprile 2014, il culto della chiesa di Roma si è esteso a
due nuovi «santi», poiché il gesuita Jorge Mario Bergoglio, alias papa Francesco I, ha
canonizzato due suoi predecessori, Angelo Giuseppe Roncalli (alias
Giovanni XXIII) e Karol Józef Wojtyla (alias Giovanni Paolo II). In tal modo, il
polisantismo (il politeismo fatto di «santi») ha ampliato il
panaghion cattolico-romano (il pantheon fatto di «santi»),
aumentando la corrispondente idolatria.
Tale fenomeno non è nuovo e si trova già al tempo dell’Antico Testamento.
Gli Ebrei affiancarono all’Eterno, il loro Dio, altri protettori e patroni
locali, chiamati allora singolarmente Ba`al (♂) e Astarte (♀;
tradotta anche con ; cfr. Gdc 2,13; 8,33; 1 Re 18,26). Mentre a Jahwè gli
Israeliti riservavano il culto centralizzato, essi rendevano ai «patroni»
(ba`alîm) un culto locale sugli «alti luoghi» (altarini,
tempietti, ecc.), posti in genere su una collina. A protezione della casa,
mettevano dei pali sacri, che rappresentavano Astarte, le dèa dell’eros, della
fecondità, ecc.; in casa potevano avere un altarino con le riproduzioni di tali
loro «protettori» locali. Con tempo tali culti locali si trasformarono in veri e
propri culti sincretistici.
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Intorno a tali alti luoghi nacquero agglomerati
urbani, che portavano il nome del «patrono» locale, secondo la nomenclatura
«Baal-X» (p.es. Baal-Peor; Nu 25,3.5; Dt 4,3) o «Baalath-X» (cfr. Baalath-Beer;
Gs 19,8; solo Baalath Gs 19,44; 1 Re 9,18; 2 Cr 8,6), che intende in italiano
«Baal[ath] di X» (p.es. Baalé di Giuda; 2 Sm 6,2).
Si veda in italiano i tanti comuni e contrade, che portano una toponomastica
tratta dalla mariologia (cfr. Santa Maria Capua Vetere; Madonna di
Campiglio) e dall’agiografia (Sanremo; San Giuseppe Vesuviano).
Per l’Eterno tale culto minore era un abominio. I profeti del Signore
proclamavano continuamente contro il culto dei Ba`al e delle Ascere. «E hanno
edificato gli alti luoghi di Baal, che sono nella valle dei figli di
Hinnom, per far passare per il fuoco i loro figli e le loro figlie, offrendoli a
Moloc; una cosa siffatta io non l’ho comandata loro; e non m’è venuto mai in
mente che si dovesse commettere una tale abominazione, facendo peccare
Giuda» (Gr 32,25).
I re timorati di Dio
avversarono tali culti dei Baali e delle Ascere, distruggendo tale idolatria.
Giosia, ad esempio, «cominciò a purificare Giuda e
Gerusalemme dagli alti luoghi, dagl’idoli di Astarte, dalle immagini scolpite e
dalle immagini fuse. E in sua presenza furono
demoliti gli altari dei Baali e abbattute le colonne solari che c’erano
sopra; e frantumò gl’idoli di Astarte, le immagini scolpite e le statue;
e le ridusse in polvere, che sparse sui sepolcri di quelli che avevano offerto
loro dei sacrifici; e bruciò le ossa dei sacerdoti sui loro altari, e
così purificò Giuda e Gerusalemme» (2 Cr 34,3ss;
cfr. vv. 6s). In seguito, alla morte di ognuno di tali re di risveglio, gli
Israeliti ritornavano a fare come prima. E per questo venne il
giudizio storico di Dio, prima su Efraim e poi su Giuda (2 Re 17,16).
Annunciando il giudizio, la cattività e la dispersione del popolo ribelle, ecco
l’analisi che fece l’Eterno: «Costoro hanno abbandonato la mia
legge, che io avevo loro posta dinanzi, e non hanno dato ascolto alla mia
voce, e non l’hanno seguita nella loro condotta, ma hanno seguito la caparbietà
del cuor loro, e sono andati dietro ai Baali, come i loro padri
insegnarono loro» (Gr 9,14-16). Offrendo
profumi a Baal, essi provocavano l’ira dell’Eterno, che alla fine li
abbandonò al giudizio (Gr 11,16s). Essi introdussero anche altre pratiche
religiose abominevoli e cruenti, con cui speravano di avere benessere e
prosperità (Gr 19,4s). Astarte fu chiamata anche «regina del cielo» (Gr
7,18); ad essa erano particolarmente devote le donne, da cui si aspettavano
fecondità e prosperità (Gr 44,17ss), perciò le facevano dei voti (v. 25). Il
culto dell’Eterno era oramai diventato solamente simbolico, poiché nella pratica
il culto dei Baali lo aveva soppiantato (cfr. Gr 23,27). Il giudizio storico
di Dio su Israele e Giuda aveva proprio lo scopo di togliere da loro tale culto
abominevole dei Baali (cfr. Os 2,13.17) e di quello delle Ascere, che era a esso
connesso.
Una simile configurazione religiosa si trova anche nel mondo greco e latino.
Ogni
aspetto della vita era soggetto a un altro «patrono», a cui bisognava
assolutamente rivolgersi per il problema specifico (2 Re 1,2s).
La chiesa di Roma ha riprodotto nel tempo la stessa logica religiosa del
mondo pagano, cristianizzandone gli elementi. Nella pratica, come aveva già
fatto Israele, il monoteismo ideale o dottrinale è stato trasformato in un
politeismo devozionale e funzionale.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema ▲
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1. {Pietro Calenzo}
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Generalmente, i
cattolici più indottrinati sono soliti svicolare dal confrontarsi con
l’abominio, che essi praticano; preferiscono rifugiarsi nella spiegazione,
secondo cui non adorano Maria e gli altri c.d. santi (autentici o
presunti), ma li venerano, rendendo loro un culto differente da quello
riservato alla Trinità (latria). Nei confronti di Maria dicono di praticare un
culto particolare, chiamato «iperdulia», ma nei confronti dei «santi»
sarebbe solo «dulia».
Personalmente ho potuto constatare che è molto utile annunciare loro, oltre a
tutti i passi da te citati, anche passi, che indicano che ogni forma di culto
deve essere indirizzato a Dio; devono essere passi del NT, poiché la madre di
Gesù non esisteva prima di questo periodo. In particolar modo trovo molto
fruttuoso citare Matteo 4,10, dove è scritto: «Va via Satana, poiché è
scritto: “Adora il Signore Dio e solo a Lui rendi il tuo culto”».
Immediatamente dopo si deve domandare loro, se il romanesimo diffonde altre
forme di culto; i cattolici non possono che rispondere di sì. In tale fase
della questione noto molti cattolici barcollare. Immediatamente dopo, si deve
invitarli a trovare nelle Scritture «l’iperdulia». Chiaramente non la
troveranno mai.
In tal caso ho visto molti interlocutori cattolici barcollare ancor di più, e
cambiare discorso, o dire che essi si affidano al magistero della chiesa
romana. Bisogna domandare, a questo punto, se credono più al magistero o al
Magister, Maestro per eccellenza, ossia a esseri umani, che compongono il
magistero romano, o a Gesù Messia. In questa particolare fase, generalmente
incominciano a
salire di temperatura; o cominciano ad affermare che noi siamo seguaci di
Lutero. Rispondo loro che Lutero era un uomo come noi, e che in molti
punti sbagliò (aggiungo, comprensibilmente, dopo secoli e secoli di oscurantismo
tenebroso e teologico). Dopo aver affermato ciò, non sanno più che rispondere;
allora o cambiano nuovamente discorso, o dimenticano in qualche caso anche la
buona creanza. Intanto, la Parola di Dio è penetrata nelle loro menti.
Conosco un ex-cattolico che, su Facebook, ha trovato la fede in Cristo.
Ci sono e ci saranno altri approcci o metodologie altrettanto efficaci.
Personalmente trovo quello descritto, un metodo che ha dato qualche frutto, e
che in ogni caso permette di annunciare loro la Verità, che dovranno
ascoltare o meditare, poiché la loro coscienza parlerà e li accuserà.
{25-04-2014}
2. {Gianni Siena}
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Contributo:
Nel giudaismo attuale c’è la convinzione di alcuni, secondo la quale pregare
sulla tomba
di un personaggio del passato potrebbe rendere più efficace la richiesta. Il
compianto rabbino Elio Toaff aveva detto (in «Sorgente di Vita») che nel
giudaismo esiste la pratica di pregare sulle tombe di personaggi illustri del
giudaismo. Si ritiene che la preghiera ivi fatta sia più efficace. Non ricordo
se l’anima del defunto interceda o se è la sacralità (la chiamo così) del luogo;
questa è una tradizione giudaica che s’è riversata nel cattolicesimo, insieme ad
altre pratiche, che la Bibbia non sostiene. Elio Toaff disse esplicitamente che
quella pratica non c’è nella Torah.
La pratica di trasformare personaggi
«eccellenti» del cristianesimo in «eroi» è dunque vecchia. Va osservato
che «san» Samuele non fece nulla per Saul e gli ricordò le sue
responsabilità e la condanna del Signore, senza pentimento del re israelita.
«San» Abrahamo non fece nulla per esaudire le richieste del ricco nei
tormenti dell’Ades: le respinse tutte. Questa evidenza nel NT non è sufficiente
per la chiesa cattolica per evitare tutto questo. Continuiamo a protestare e
indicare l’Unico, che fa bene il mestiere d’Intercessore: Gesù
risorto. {27-04-2014}
▬ Nicola Martella: Chiaramente questa è
superstizione religiosa alla giudaica. Simili cose si trovano in alcune
frange del carismaticismo. [►
Benny Hinn e la sua «unzione sepolcrale»] Dio non si fa incantare da simili esoterismi cristianizzati. Per questo tutti
ciò, che ha a che fare con la morte, la persona morta, il cadavere, la
tomba e quant’altro, è dichiarato nella Bibbia come «impuro». Nella
devozione della legge mosaica, chi si rende impuro con un morto, non può rendere
a Dio un culto.
3. {Luigi Avella}
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I cattolici non
leggono la Bibbia: questo è il problema. Spesso si parla di «noi
cattolici, voi evangelici» e cose simili; invece di rifarsi a denominazioni,
tiriamo in ballo il filtro principale, che è la Parola di Dio (la Bibbia). Chi
lo fa, scoprirebbe subito quanto marcio c’è alla base del cattolicesimo; e non
voglio andare indietro nel tempo, per parlare di quante povera gente è stata
arrostita nei roghi. Si scoprirebbe subito da persona onesta e sincera che il
Vaticano usa Dio per un proprio tornaconto. Il dichiarare santo un altro
uomo non è in potere degli uomini. Leggendo la Bibbia, si scoprirebbe che una
persona è santificata in Cristo, dal momento in cui si converte. Si dice
«non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire». Dal momento in cui l’uomo è
stato separato da Dio, aveva e ha un mezzo, con cui capire la volontà di Dio,
cioè La Bibbia; ci è stato lasciato nero su bianco, ma la maggioranza non vuole
sentirsi rimproverare dalle Scritture e, quindi, si coccola abbracciandosi a una
delle tante religioni, sai quelle che ti fanno fare quello, che ti pare.
Fate una ricerca su un certo «Alessandro il ramaio» (Nuovo Testamento), per poi
riflettere sul commercio enorme dei calchi, statue e immagini che trovate in
giro. Con i nuovi due papi [dichiarati santi, N.d.R.], entreranno nelle casse
vaticane altri bei soldini, presi dalle tasche degli ignari, che
s’inginocchieranno davanti a esse. Il comandamento recita: «Non ti fare
scultura alcuna, né immagine alcuna delle cose, che sono nei cieli e sulla terra
o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare dinanzi a tali cose e
non servire loro» (Esodo 20,4-5). {27-04-2014}
4. {Rinaldo Diprose}
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Che tipo di «santo»?
Seguendo la formula
cattolica, i due papi Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli, 1881-1963) e
Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyla, 1920-2005), hanno dovuto aspettare
rispettiva mente 51 e 9 anni dopo la morte per essere riconosciuti «santi». Tra
l’altro nel secondo caso il pro cesso è stato ritenuto particolarmente rapido!
Per essere riconosciuti «santi» secondo questa formula, bisogna di aver compiuto
almeno un miracolo e di aver manifestato altri meriti personali.
Qui vedo due problemi, uno formale e l’altro sostanziale.
Il problema formale è l’uso palesemente errato di un termine biblico: «santi»;
mentre il problema sostanziale è che a fare questo errore è un’istituzione che
si reputa «apostolica». Nel Nuovo Testamento l’appellativo «santo» si applica a
persone ancora in vita sulla terra. Si tratta delle persone che, come scrive
l’apostolo Pietro, sono state «santificate», ossia «appartate a Dio» mediante lo
Spirito Santo (1 Pietro 1,2). Di conseguenza, mentre per la chiesa cattolica i
«santi» sono una categoria speciale di cristiani, secondo gli apostoli i santi
sono tanti quante sono le persone che pongo no la loro fede in Cristo per essere
salvate.
Così l’apostolo Paolo indirizza le sue Lettere ai santi che «sono in
Roma» (Romani 1,7), o «alla chiesa che è in Corinto, ai santificati in Cristo
Gesù, chiamati santi» (1 Corinzi 1,2), e così via. Questi che sono
santi secondo il pensiero di Dio, non lo sono per miracoli compiuti o per
loro me rito, bensì per grazia! Per grazia sono «in Cristo Gesù, che da Dio è
stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; affinché
“Chi si vanta, si vanti nel Signore”» (1 Corinzi 1,30-31). La loro santità si
basa sull’opera compiuta da Cristo sulla croce, «Colui che non ha conosciuto
peccato, [Dio] lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo
giustizia di Dio in lui» (2 Corinzi 5,21).
Quindi, per diventare santi secondo Dio, bisogna convertirsi dalle tenebre
alla luce e dal potere di Satana a Dio, per ricevere, per la fede in
Cristo
il perdono dei peccati e la propria parte di eredità tra i santificati
(Atti 26,18). Dopodiché, come scrive l’apostolo Pietro, bisogna «consacrare il
tempo che resta da vivere nella carne, non più alle passioni degli uomini, ma
alla volontà di Dio» (1 Pietro 4,2).
Una delle città dove molte persone erano diventate santi «per la fede in
Cristo» era Efeso. A queste persone, che chiama «santi», l’apostolo Paolo
scrisse: «Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò
non viene da voi: è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se
ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare
le opere buone» (Efesini 1,1; 2,8-10). Dio chiama «buone opere» quelle fatte da
persone che credono in Gesù, il Salvatore. {28-04-2014}
N.d.R.:
Questo contributo non mi è stato mandato dall’autore, ma da Nicola Scorsone,
chiedendomi di usarlo per il sito. Lo inserisco qui con la convinzione che chi
me lo ha mandato, abbia avuto il relativo permesso dell’autore.
5. {Pietro Calenzo}
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Sono molto felice
nel Signore, che l’amico Fabrizio Martin, stia ricercando con tutto il suo
essere la Verità. Chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Noi tutti, in
grandissima parte, proveniamo da un retroterra religioso, nel quale ha fatto da
padrone la religione ufficiale, che del cristianesimo apostolico conserva
poco, o poco più del nulla.
Il diavolo
sa come far allontanare l’uomo dalla Verità, ma se viviamo e citiamo la
Scrittura, la Parola di Dio, essa ha turato e turerà sempre la bocca al nemico.
Lo stesso apostolo Paolo, c’insegna a resistere al diavolo con la
completa armatura, che Dio ci fornisce nella Parola di Dio; non devo scappare
via io, ma lui. Anche il nemico cita le Scritture, in modo quasi
perfetto, lo ha fatto in Eden, ha tentato di farlo anche con Gesù, il Signore;
il nostro avversario gioca sul dettaglio, per questa ragione è ancora più
pericoloso. Porto un piccolo esempio, tutti conosciamo la Didaché, uno
scritto di pochi anni posteriore al periodo apostolico e all’Apocalisse di
Giovanni, molto edificante, quasi totalmente, eppure la sua natura o la sua
matrice umana si palpa, si capta subito. Allorquando lo scrittore parla del
digiuno, lo intende non in modo scritturale, ma invita i lettori a non
digiunare come i Giudei, che erano soliti praticarlo, a dire dello
scrittore, in particolari giorni della settimana, ma esorta i cristiani a
digiunare in giorni settimanali alternativi, devastando in tal modo, il vero
senso del digiuno che ci hanno insegnato il Signore Gesù, Paolo apostolo, o Luca
nel libro degli Atti.
La
papolatria, intesa come devozione verso i papi, quali persone viventi o
defunte, non è altro che una maniera deviata e deviante di racchiudere la
spiritualità in ambiti umani o confini carnali, dove tutti possano soddisfare il
sentore dell’uomo mondano, secolarizzato, agnostico non rigenerato, ma
religioso. È insito nel paganesimo, il forte, insano e anti-scritturale
desiderio di vedere, di toccare, d’ideologizzare un falso concetto di fede, che
possa essere recepito in modo indolore, immediato e piacente, quasi per
racchiudere e gestire l’accesso a un «dio» in modo conveniente alle masse e a se
stessi. Gli ultimi papi avendo ben compreso ciò (Ratzinger meno, o quanto meno
in modo meno sfrontato), hanno ben recepito di dover diventare delle star
mediatiche. In tal senso, il sincretista Wojtyla e l’ecumenico Roncalli sono
stati dei maestri. Non conta ciò, che si dice, ma come lo si dice, possibilmente
davanti alle telecamere.
Anche
Bergoglio ha ben compreso ciò, e sin dal primo giorno. Fumata bianca o
piuttosto degli inferi! Le piccole concessioni fatte all’umiltà vengono
pubblicizzate al massimo, del tipo: «Gli apostoli non avevano una banca»; ma
lo IOR è ancora lì. Non si può permettere di alienarsi le simpatie delle
masse incredule o cattolicizzate. E Bergoglio, giù a dire: «Chi sono io, per
giudicare gli omosessuali», e giù il plauso anche di molti cattolici di
base, a sdoganare un cattolicesimo sempre più scristianizzato. Quando transita
un papa sulla sua vettura scoperta, tutti sono come ipnotizzati, ammaliati
nel cercare di toccarlo, come se da lui emanassero virtù terapeutiche o
taumaturgiche o divine (episodi che si presentano in questa specie anche in
altri ambiti di mia conoscenza, anche se con minore clamore e notorietà). E se
scende dalla papa mobile, grida isteriche come fan, a incrociare lo
sguardo, solo il tentare di toccarlo.
Il vicario di Cristo? La Scrittura afferma che colui, che fa le veci di
Cristo, non è un Wojtyla o un Bergoglio. Il Vicario di Cristo Gesù è lo
Spirito Santo, che il Padre ci ha mandato e donato come un altro Paracleto,
allorquando il Signore Gesù è stato elevato in gloria alla destra di Dio Padre.
Per alcuni giorni, siamo stati sommersi di dirette, di cronache, di film
religiosi, non solamente sulle reti nazionali, ma anche in quelle commerciali. E
ora? Tutto finito. Ieri mi sono recato a comperare un testo in una libreria
cattolica. Vi posso assicurare, che santini, edicolette (piccoli
immagini), libretti, medagliette e quant’altro dei due papi erano messi in bella
mostra con gli
scritti (poco cristiani) dei due papi canonizzati da altri due papi. Sono
persuaso che nella zona della basilica vaticana, i papi morti alla fede
(non nella fede) fossero quattro non due. {30-04-2014}
6. {}
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7. {}
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8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {Vari e medi}
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Sonia Ronzani: Auguro a
Fabrizio Martin di appassionarsi alla scoperta della verità della Bibbia.
Leggendo la sua esperienza, mi è tornata alla mente la mia conversione e
le mille domande, che mi ponevo, da buona cattolica. Vedevo sbriciolarsi tutte
le convinzioni, che mi erano state insegnate. Ringrazio Dio che ho avuto
l’opportunità di conoscere la verità, prego che il Signore guidi Fabrizio nello
studio della sua Parola. {30-04-2014}
12. {Vari e brevi}
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Andrea Angeloni:
È una lenta e inesorabile
decadenza verso l’apostasia? Dio giudicherà con ira tutta questa
idolatria. Poveri loro. {25-04-2014}
■ Luisa Lauretta: Nicola,
questo tuo articolo «Polisantismo
e papolatria in crescita» è da leggere assolutamente; è davvero
interessante. Mi viene in mente questo passo biblico: «Il mio popolo
perisce per mancanza di conoscenza». {25-04-2014}
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Andrea Angeloni: Prossimo
passo di Fabrizio: la definitiva
conversione? {29-04-2014}
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Rita Fabi:
Ho seguito tutta la discussione e, ora che ho riletto tutto quanto, prego
davvero che Dio continui la sua opera con Fabrizio, affinché non giunga solo
alla verità sulla chiesa cattolica, ma alla grazia completa. {29-04-2014}
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Stefano Frascaro: Grande ed
edificante incontro e confronto. Gloria a Dio per come ti ha usato. Preghiamo
per Fabrizio, comprensibilmente così confuso da anni di mistificazione e
liturgie. {30-04-2014}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Polisan_Papolat_Esc.htm
05-05-2014; Aggiornamento: 13-10-2014 |