Ricordo comunque che vogliamo mettere a fuoco specialmente i fatti storici
avvenuti a Pentecoste. Quindi, non ci interessano le questioni dottrinali e
ideologiche.
Chiudo presto, perché per l’entusiasmo, ho voluto scriverti già questa sera. Un
caro saluto in Cristo… {21-08-2011}
■
Contributo: Carissimo Nicola, la tesi che solo per i dodici era la
promessa di Gesù di dare il dono del Padre, con relativa potenza dall’alto (Atti
1,5-8), e di conseguenza realizzata solo dai dodici, è del tutto infondata.
Leggi con attenzione
Luca 24,33-49 e scoprirai che la promessa fu fatta non solo ai dodici, ma a
tutti i discepoli radunati, quindi era per tutti i discepoli e fu
realizzata da tutti i discepoli. Buon discernimento. {21-08-2011}
▬
Risposta (Nicola Martella): Anche in Luca
24, Gesù parlò solo con i suoi apostoli, a cui si riferisce con un «voi» e come
«testimoni» (v. 48). Nei vv. 48s il pronome personale hymeis «voi»
è particolarmente accentuato per due volte, visto che è usato esplicitamente,
mentre il greco abitualmente non usa i pronomi personali (cfr. vv. 38.42s.45);
ciò mostra che Gesù si riferiva specificamente ai suoi apostoli. Nel testo ci
sono due scene: una generale in Gerusalemme (vv. 33ss) e una privata (vv.
44ss), che poi ebbe il suo epilogo presso Betania (vv. 50ss). Nei vv. 49ss è
evidente il parallelo con At 1,2, in cui c’erano solo gli apostoli. Quando Gesù
fu assunto al cielo presso Betania, c’erano solo loro.
In effetti, Luca, per brevità, sintetizzò insieme scene, che negli altri
Evangeli avvennero in momenti e luoghi differenti; a ciò si deve tale apparente
contraddizione per noi, che siamo lontani dai fatti, i quali però allora
i credenti conoscevano molto bene. Si pensi, ad esempio, alla scena della pesca
e della colazione a base di pane e pesce, che, secondo il testimone oculare
Giovanni (Luca scrive per così dire «di seconda mano»), avvenne presso il mar di
Tiberiade, quindi in Galilea (Gv 21,1ss.12ss). Giovanni ribadì che «questa
era già la terza volta che Gesù si faceva vedere ai suoi discepoli, dopo
essere risuscitato dai morti» (v. 14). Tuttavia, Luca, avendo dato spazio ad
altro (p.es. discepoli sulla via di Emmaus), menzionò solo alcune scene delle
apparizioni di Gesù e le mise apparentemente insieme, in quella che ci appare
come una grande sintesi.
Che Gesù in Luca 24 si sia rivolto solo agli apostoli, è tanto vero che i due
angeli si rivolsero solo agli apostoli, chiamandoli «uomini galilei» (At
1,11). Chi erano coloro, che furono riempiti, quindi, di Spirito il giorno di
Pentecoste e parlavano in lingue conosciute ai Giudei della diaspora? Erano solo
Galilei (At 2,7). È inverosimile che, se ci fossero stati lì 120 credenti maschi,
sarebbero stati indicati tutti come «Galilei»! [►
La successione dei fatti in Luca 24]
3. {Enzo
D’Avanzo}
▲
■ Contributo
(Enzo D’Avanzo): Caro fratello Martella, io non volevo più intervenire,
ma devo farlo perché sento di farlo, nella versione greca del NT ho trovato
questo verso: καγω ουκ ηδειν αυτον αλλ ο πεμψας με βαπτιζειν εν υδατι
εκεινος μοι ειπεν εφ ον αν ιδης το πνευμα καταβαινον και μενον επ αυτον ουτος
εστιν ο βαπτιζων εν πνευματι αγιω (Giovanni 1,33). Ho messo il traduttore e dice
pari pari quello, che dicono tutte le traduzione, la francese Luis, l’inglese
King James, l’italiana Diodati, e tutte hanno la stessa traduzione letteraria. «Io
non lo conoscevo, ma colui che mi mandò a battezzare con acqua mi disse: “Colui
sul quale vedrai scendere lo Spirito e fermarsi su di lui, è quello che battezza
con lo Spirito Santo”». [N.d.R.: Poi segue lo stesso verso in inglese e
francese; le ometto perché non aggiungono nulla.]
Ora, se tutte le versioni, anche quella greca [recitano così], tu perché insisti
a dire che
non c’è mai stato un brano, che parla di «battesimo nello Spirito Santo»?
Mi farebbe piacere se mi potessi dare una spiegazione. Grazie anticipate. Dio ci
benedica. Shalom. {23-08-2011}
▬
Risposta
(Nicola Martella): Mi sorprende alquanto che Enzo D’Avanzo si cimenti col
greco, date le sue già ridotte capacità di scrivere in italiano (ho
sudato sette camicie per rendere comprensibili i suoi contributi). In ogni modo,
tenga presente brevemente quanto segue.
Non capisco perché egli debba citare lo stesso verso in diverse lingue, quando
il greco basta. Comunque in tale verso, come in tutti gli altri simili del NT, è
usata
l’espressione verbale «immergere nello Spirito Santo» (βαπτιζειν εν πνευματι
αγιω), e non la locuzione nominale «immersione nello Spirito Santo»
(βαπτισμος εν πνευματι αγιω), che è diventato un «termine tecnico» dominante
nella dottrina pentecostal-carismatica. Inoltre, ho mostrato nell’articolo che
in Giovanni 1,33 e versi paralleli negli Evangeli il Battista si riferiva
a un evento escatologico di purificazione e giudizio mediante Spirito e
fuoco, all’inizio del regno messianico; di ciò il Signore Gesù ha dato una
caparra a Pentecoste, consacrando i soli dodici apostoli a guide autorevoli
della chiesa, per porre il fondamento alla sua opera in vista del suo ritorno.
Anche i cristiani gentili, come tutti gli altri, sono stati «edificati sul
fondamento degli apostoli e profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra
angolare» (Ef 2,20; c’è un solo articolo per «missionari e proclamatori»,
intendendo i Dodici).
4. {Antonio
Capasso}
▲
■
Contributo: «Andate dunque e fate miei
discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre del Figlio e dello
Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho
comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età
presente» (Matteo 28,19-20). Gesù disse queste cose solo a gli Undici?
Allora vale solo per loro! Gesù quindi non è con noi credenti anche oggi!
Solo gli apostoli potevano battezzare e ammaestrare i popoli! {22-08-2011}
▬
Risposta 1 (Nicola Martella): Per ogni
brano esiste prima l’esegesi del testo nel suo contesto (storico,
teologico, letterario, ecc.) e poi segue l’eventuale applicazione per noi
oggi; queste sono cose, che non bisogna confondere.
Per questo bisogna convenire che Gesù diede effettivamente il grande mandato
missionario
solo agli undici apostoli, visto che Giuda s’era suicidato e Mattia non era
ancora stato eletto; questo fu il comando rivolto a loro, e i pronomi sono
chiari. Una volta che il numero degli apostoli del Signore fu ristabilito con
l’elezione di Mattia, tutti e dodici furono investiti dall’Alto per il
particolare ministero apostolico e poterono svolgerlo; questa fu la pratica.
Mattia fu messo al corrente di quanto non sapeva ancora, e l’associazione
esecutiva agli undici nella pratica quotidiana delle chiesa e dell’opera del
Signore fece il resto. Ad esempio, si parla dell’«insegnamento degli
apostoli» (At 2,42) e, per poter insegnare qualcosa d’ufficiale, bisogna
prima esserne tutti convinti allo stesso modo; lo stesso dicasi delle
decisioni ufficiali (cfr. At 15). Poi, a spingerli nella missione ci
pensò il Signore stesso, non di rado mediante la persecuzione.
▬
Replica (Antonio Capasso): Con questa
logica quasi tutto quello che sta scritto nel NT riguarda solo gli apostoli.
Alla istituzione della cena del Signore c’erano solo i dodici, quindi era
solo per loro? «Come il Padre mi ha mandato così io mando voi. Detto questo
soffio su di loro e disse ricevete lo Spirito. A chi perdonerete i peccati
saranno perdonati, a chi li riterrete saranno ritenuti» (Gv 20,19-23).
Questo mandato fu dato a tutti i credenti, in quanto in questa occasione
erano presenti i dieci apostoli più i discepoli, secondo come afferma Luca
24,35-44, anche se gli apostoli in questo mandato occupano un ruolo di
fondamento. Mi dispiace, Nicola, ma non mi hai convinto. Vero è, che per noi
conta solo la Bibbia, ma il confronto con altri studiosi è importante per essere
sicuri di quello che diciamo. Tutti i commentari che ho consultato (antichi e
moderni), sia cartacei che sul web, affermano che alla Pentecoste erano presenti
tutti i discepoli. Qualcuno ha detto che in dottrina tutto quello, che è
nuovo, è falso. Dio ti benedica. {22-08-2011}
▬
Risposta 2 (Nicola Martella): Sto
rispondendo a destra e a manca a differenti richieste, e sinceramente sono
stanco, sebbene stia dando il mio massimo. Se poi Antonio Capasso travisa
il mio pensiero, le cose sono gravi ed egli mostra ingratitudine. La prima
regola di un confronto è riportare correttamente il pensiero altrui per
quello che egli ha veramente espresso. La mia menzione degli apostoli, nel
momento della istituzione della cena del Signore, aveva solo lo scopo di
mostrare che Giusebbe Barsabba e Mattia non c’erano a tale evento, come in
altri, in cui furono menzionati solo i Dodici. Tuttavia, ciò non fu un
impedimento all’associazione di Mattia al gruppo degli apostoli. Non devi
essere ingiusto, proiettando qui cose, che non c’entrano.
In Giovanni 20,19-23 erano presenti solo apostoli; essi sono chiamati qui
discepoli, ma erano solo apostoli, visto che Tommaso, «uno dei dodici» mancava
(v. 24) e si parlò subito dopo degli «altri discepoli» (v. 25), intendendo i
«suoi discepoli» (v. 26; cfr. v. 30). Quindi, questo cui suggerisce l’esegesi
contestuale: tale mandato valeva solo per gli apostoli (presenti e assenti).
Infatti, contrariamente a come succede oggigiorno, fu su di loro che Gesù soffiò
storicamente e fisicamente lo Spirito Santo su di loro; sebbene ciò valesse
anche per l’assente Tommaso, egli ebbe poi un’esperienza personale e particolare
con il Risorto (vv. 24-28).
Prendere qui nuovamente Luca 24,35-44 a testo di guida per interpretare
Giovanni 20,19-23, è esegeticamente sbagliato per diversi motivi: ▪ 1. Giovanni
era un testimone oculare, ma non Luca; ▪ 2. Abbiamo mostrato che Luca sintetizza
apparentemente insieme varie scene, che secondo gli altri Evangeli accaddero in
luoghi e momenti differenti; ▪ 3. Bisogna, quindi, differenziare in Luca diverse
scene, alla luce degli Evangelisti che erano testimoni oculari (cfr. Gv 21,14 «già
la terza volta»).
Al resto delle asserzioni, che Antonio Capasso fa in calce, non vale la pena
rispondere. Se dovessimo applicare il principio che «tutto quello, che è
nuovo, è falso», allora la glossolalia, riscoperta come novità di
massa all’inizio del 20° secolo, avrebbe pessime carte, come il fatto che essa è
ritenuta un’esperienza
per tutti i credenti e il segno immancabile della sedicente esperienza
mistica denominata «battesimo nello Spirito» o «seconda esperienza», sebbene in
1 Corinzi 12,28 la «diversità delle lingue» è solo il fanalino di coda dei
carismi e non sia per nulla connessa a un’esperienza iperestetica particolare.
5. {Pietro
Calenzo}
▲
Carissimo Nicola,
hai ben detto nell’introduzione del tuo articolo, che il tema qui proposto
conteneva qualche difficoltà. Per tal ragione, pur non essendo pentecostale o
carismatico, come ben conosci, ho voluto analizzare, con calma, ogni tuo
pensiero e compararlo con le Scritture, in merito al tuo documento sulla Persona
dello Spirito Santo, che discese solo sui dodici apostoli a Pentecoste. Son
persuaso anche che le tesi ipotetiche dei cari fratelli pentecostali Granato,
Capasso, D’Avanzo o di altri siano state utili, per penetrare scritturalmente ed
esegeticamente con maggiore rigore morfologico l’intero argomento.
Essendo un ex pentecostale, comprendo alcune loro asserzioni forse più di
altri (ma non le condivido).
Tornando sul tema, in verità debbo asserire, anche che un paio delle loro
convinzioni (così come in altre denominazioni evangeliche) erano le mie
fino a pochi giorni addietro. Dopo lo studio e la attenta lettura del tuo
articolo alla luce della Scrittura, debbo effettivamente constatare la specifica
accuratezza e oculatezza del dettato biblico-esegetico-storico, da te
espresso.
Aggiungo una sola nota personale; mi sento di sottolineare che l’immersione o
battesimo di fuoco, che il Battista paventava escatologicamente in
riferimento ai sacerdoti giudaici e, più in generale, a tutto il popolo
giudaico, è un grave avvertimento di giudizio divino, e che esso non è
collegato in alcun modo a presunte benedizioni spirituali, come molti
pento-carismatici asseriscono. Benedizioni in Gesù Messia. Shalom. {25-08-2011}
6. {Antonio
Capasso}
▲
■
Contributo 1: «Ora, mentre essi
parlavano di queste cose, Gesù stesso comparve in mezzo a loro, e disse: “Pace a
voi”» (Luca 24,36). «Questo episodio avviene subito dopo il ritorno dei due
da Emmaus. Gesù apparve mentre essi parlavano di queste cose. È piuttosto ovvio
che questa sia la stessa apparizione descritta da Giovanni 20,19ss». (Leon
Morris, «Il vangelo secondo Luca», p. 523) {26-08-2011}
▬
Risposta 1
(Nicola Martella): Adesso cominceremo a gareggiare a chi trova le
citazioni più allettanti per la sua propria posizione! Se non si legge
Luca 24 alla luce degli altri Evangeli, si creano solo pericolose
contraddizioni nella Bibbia. Un confronto con Giovanni 20 (lui sì che era un
testimone oculare) ci mostra che gli eventi di Luca 24 non avvennero lo
stesso giorno né nello stesso luogo.
■
Contributo 2 (Antonio
Capasso): Luca 24,34 «…e trovarono radunati
gli undici». «Poiché Giovanni 20,24, alludendo a questo stesso
colloquio, c’informa che Toma non era presente, come puossi spiegare
l’affermazione di Luca, che gli undici erano presenti?... La spiegazione più
plausibile è che Luca non intendeva già designare numericamente gl’individui
presenti, ma gli Apostoli in corpo («gli undici», siccome prima erano stati
chiamati «i dodici»), allo scopo di distinguerli dagli altri fratelli
intervenuti essi pure in quella raunanza. Se Marco 16,14, come sembra
probabile, allude allo stesso ritrovo, ha dovuto usare la parola undici
nello stesso generico significato. Come Paolo chiama la compagnia degli apostoli
i dodici (1 Cor 15,5), benché Giuda, il dodicesimo, fosse morto; così Luca
chiama gli “undici”, quantunque Toma l’undicesimo fosse assente» [Robert G.
Stuart, «L’evangelo secondo Luca» (ed. Claudiana), p. 291]. {26-08-2011}
▬
Risposta 2
(Nicola Martella): Sebbene la discussione di Robert G. Stuart
intorno alla designazione degli apostoli è interessante, mi viene da dire:
10, 11 o 12, sempre apostoli erano, e solo loro! Giustamente egli afferma
che Marco 16 «allude allo stesso ritrovo», ossia parla degli stessi
episodi di Luca 24, sebbene ognuno narra i fatti a modo suo e con uno scopo
differente. Si noti la precisa congruenza:
■ 1. Dapprima i due discepoli riferiscono della manifestazione ricevuta
di Gesù (Mc 16,12s = Lc 24,13-35).
■ 2. Poi disgiunto da ciò, segue l’incontro con i soli undici apostoli
del Signore (Mc 16,14ss = Lc 24,36-49).
■ 3. Infine c’è la scena dell’ascensione (Mc 16,19 = Lc 24,50-53).
Ciò non lascia dubbi di sorta!
■
Contributo 3 (Antonio
Capasso): Luca 24: «E alzatisi in quello
stesso momento tornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli undici e quelli
che erano con loro». Era già notte ormai (v. 29), quando questi due
discepoli di Emmaus tornano a Gerusalemme, e trovano gli undici e gli altri con
loro. E Giovanni 20,19 dice: «La sera di quello stesso
giorno... Gesù venne e si presentò in mezzo a loro». Luca afferma che i due
di Emmaus «Raccontarono le cose avvenute per via, e come era stato da loro
riconosciuto nello spezzare il pane. Ora, mentre essi parlavano di queste cose,
Gesù stesso comparve in mezzo a loro» [N.d.R.: vv. 35s]. A meno che gli
apostoli non li abbiano cacciati fuori a pedate, stavano tutti insieme. La cosa
è certa e senza ombra di dubbio. {27-08-2011}
▬
Risposta 3
(Nicola Martella): In ogni cosa c’è un prima e un poi. Dopo aversi fatto
più di 22 chilometri a piedi, al ritorno con l’oscurità, tali due discepoli di
Emmaus saranno stati alquanto stanchi e, secondo Marco, anche irritati,
poiché non erano stati creduti.
Faccio notare che Luca 24,36 è da tradurre così: «Poi [gr. dè], mentre
essi parlavano di queste cose…»; il confronto con Marco 16,14 non
lascia dubbi che si trattò di un momento successivo, in cui erano presenti solo gli undici apostoli.
[►
La successione dei fatti in Luca 24]
Vedo che Antonio Capasso passa semplicemente sopra gli argomenti. Il confronto
fra Marco 16 e Luca 24 mostra la chiara cornice storica e, quindi, il
fatto che i due episodi erano disgiunti per il tempo e per le persone presenti.
Ma Antonio Capasso, invece, di prendere sul serio tali chiare evidenze, ritorna
a ingarbugliare i fatti.
Questa si chiama «critica interna» alla Bibbia e, come tale, crea
pesanti contraddizioni fra gli Evangeli e getta pesanti ombre sulla sacra
Scrittura. I brani più oscuri bisogna leggerli alla luce di quelli più chiari.
La nota finale di Marco ha una chiara cornice storica; è da lì che
bisogna partire nel confronto con gli altri Evangeli.
Ora, mi sarei tanto
aspettato uno sforzo di onestà intellettuale a proposito del confronto fra
Marco 16 egli stessi episodi in Luca 24. Anche il silenzio è, però,
un rumoroso argomento!
■
Contributo 4 (Antonio
Capasso): Partire da Marco 16,14 nel confronto
con gli altri Evangeli? Da un brano che è una aggiunta posteriore al
Vangelo di Marco? Strano modo di procedere. {27-08-2011}
▬
Risposta 4
(Nicola Martella): Questo si che è strano! Quante volte Antonio Capasso
ha citato tale nota presumibilmente postuma per trarne spunti dottrinali?
Chiunque fosse stato l’autore d’essa, qui non c’interessa l’aspetto dottrinale,
ma i dati storici. Tale autore (forse Marco, forse un suo discepolo) era
più vicino di noi ai fatti successi e riportò qui quanto era insegnato a
quel tempo, almeno da lui e nelle chiese a lui vicino. Tale nota influenzò poi
tutti coloro, che la lessero; nessun teologo antico l’attaccò sotto il profilo
dei dati storici contenuti. È singolare che proprio Antonio Capasso
respinga tale nota e i dati storici, in essa contenuti!
■
Contributo 5 (Antonio
Capasso): Quello che contesto è il voler
interpretare gli eventi della resurrezione narrati da altri Evangeli, alla luce
di questi versi di Marco, che sono un’aggiunta postuma all’Evangelo. Gli
altri Evangeli, sono stati scritti da testimoni oculari o da persone molto
vicini agli apostoli, come Luca; e quindi è Marco che deve essere letto alla
luce di quanto narrato da altri evangelisti. «Quante volte Antonio Capasso ha
citato tale nota presumibilmente postuma per trarne spunti dottrinali?».
Certo! Lo si può fare! Quando però s’interpretano questi versi di Marco,
partendo da altri dati scritturali certi e incontrovertibili sul piano canonico,
e non viceversa come vuoi fare tu! {27-08-2011}
▬
Risposta 4
(Nicola Martella): Vedo che questo è, certo, un raffinato alibi,
che non regge. Uno dei brani fondamentali della dottrina
pentecostal-carismatica non viene qui preso sul serio da un pentecostale: questo
sì che è singolare. Né Luca né Marco erano testimoni oculari. All’improvviso,
uno di quelli che difende a spada tratta Marco 9-20, lo definisce «un’aggiunta
postuma»; molto singolare. E questo sebbene Marco 9-20 abbia uno schema
chiaro e certo. Questo proprio non è serio. Una scintilla di onestà
intellettuale me la sarei aspettata, ma nulla. Con tali premesse non vale
proprio più la pena continuare a discutere su tali cose.
7. {Michele
Granato}
▲
■
Contributo: Sia Marco 16,14ss che
Luca 24,33ss, in particolare il verso 36 e seguenti, non indicano nessuna
presenza degli 11 apostoli disgiunta da altri discepoli. {29-08-2011}
▬
Risposta 1
(Nicola Martella): «In seguito [hysteron], apparve agli
stessi undici, mentre erano a tavola, e rimproverò la loro incredulità e
durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che l’avevano veduto
risuscitato... Il Signor Gesù dunque, dopo aver loro parlato, fu assunto nel
cielo, e sedette alla destra di Dio» (Mc 16,14.19). C’erano soltanto gli
apostoli, senza altri!
▬
Replica (Michele
Granato): La frase riportata in Marco 16,14
così come è strutturata grammaticalmente in greco, come anche nella traduzione
italiana, non implica assolutamente che tale apparizione del Signore
fosse avvenuta unicamente ed esclusivamente per i soli
undici apostoli.
Infatti, grammaticalmente parlando, è del tutto normale affermare che Gesù
apparve anche agli apostoli, ma questo modo di esprimersi, non implica
nessuna apparizione ai soli undici apostoli. Se il testo avesse riportato
«poi, apparve ai soli undici», allora si avrebbe ragione di pensare ciò,
ma non è scritto in quel modo. In tutto il NT vi sono espressioni simili, in cui
non si vuole assolutamente affermare una esclusione di altre persone presenti in
una data situazione. {29-08-2011}
▬
Risposta 2
(Nicola Martella): Mi meraviglia che Michele Granato voglia comparire
come esperto di greco e di grammatica e sintassi greche e italiane;
questa è una novità. Tale brano, da me sopra riportato, è l’esatta traduzione
dal greco e non lascia dubbi. Se lui veramente s’intendesse di greco, avrebbe
capito che il testo di Marco 16,14 comincia con l’avverbio greco hysteron
«in seguito, posteriormente». Quindi non si trattava dello stesso momento e
occasione rispetto alla scena precedente; Luca indicò tale cambiamento di scena
con la particella dè nel senso di «poi» (Lc 44,36). Per il resto
rimando alla mia risposta data al prossimo contributo, in cui mostro il
confronto schematico.
Inoltre, gli «stessi undici» presenti furono rimproverati d’incredulità
rispetto a «quelli che l’avevano visto risuscitato» e non erano più presenti.
Ho preso oramai amaramente atto che con partigiani pentecostali e i
tifosi carismatici è inutile discutere di verità esegetica: la negherebbero
anche dinanzi alle chiare evidenze esegetiche. Quindi, inutile continuare.
8. {Antonio
Capasso}
▲
■
Contributo: Nicola Martella, ti stai
facendo un castello immaginario. Io le tue asserzioni sulla cena del Signore
non le avevo neanche lette. Era una considerazione: se diciamo che le cose dette
agli apostoli riguardano solo gli apostoli, allora la cena del Signore
riguarda solo gli apostoli. Poi, in riferimento alle altre asserzioni, il testo
di Giovanni 20,21-23 smonta la tua tesi che il mandato era stato affidato
solo agli apostoli, in quanto erano presenti anche altri discepoli e Luca ne dà
una ampia prova. Posso essere d’accordo con te che in Luca 24,44 si parla di un
altro contesto, ma i versi 33-42 sono lo stesso episodio di Giovanni 20,21-23.
{22-08-2011}
▬
Risposta (Nicola
Martella): Stendo un velo pietoso sul «castello immaginario» e
sulle altre cose, che per decenza ho omesso. Ciò è un’assenza di rispetto e di
serietà.
La menzione dell’ultima Pasqua del Signore (e dei fatti contingenti)
aveva lo scopo di far capire che Giuseppe Barsabba e Mattia non erano presenti,
sebbene lì fu istituita la cena del nuovo patto. Quindi, le parole di Pietro
relative al prerequisito per essere presentati come candidati («uomini che
sono stati in nostra compagnia tutto il tempo che il Signor Gesù è andato e
venuto fra noi, a cominciare dal battesimo di Giovanni fino al giorno che egli,
tolto da noi, è stato assunto in cielo»; At 1,21s) non si riferiva alla
presenza in importanti passaggi della vita di Gesù, come appunto l’ultima pasqua
o l’assunzione al cielo, ma l’essere stato genericamente «in nostra compagnia
tutto il tempo» dall’inizio alla fine del ministero di Gesù in terra.
Per il resto Antonio Capasso ritorna sempre sulle stesse cose e mi costringe a ripetere le
cose ovvie del testo; almeno ciò mi permette di approfondirle. Ecco dapprima il
confronto fra Marco 16 e Luca 24, che hanno lo stesso schema.
[►
La successione dei fatti in Luca 24]
«Poi, dopo questo, apparve in altra forma a due di loro, che
stavano camminando, recandosi ai campi. E questi, andati, [lo] annunziarono agli
altri; ma neppure a quelli credettero» (Mc 16,12s) |
|
«E [i due] levatisi in quella stessa ora, tornarono a Gerusalemme
e trovarono adunati gli undici e quelli che erano con loro, i quali dicevano:
“Il Signore è stato veramente resuscitato ed è apparso a Simone”. Ed essi pure
raccontarono le cose avvenute loro per la via, e come era stato da loro
riconosciuto nello spezzare il pane» (Lc 44,33s) |
«In seguito [hysteron], apparve agli stessi undici,
mentre erano a tavola, e rimproverò la loro incredulità e durezza di cuore,
perché non avevano creduto a quelli che l’avevano veduto risuscitato» (Mc
16,14). Segue il mandato missionario (vv. 14ss).
|
«Poi [dè], mentre essi parlavano di queste cose,
Gesù stesso comparve in mezzo a loro, e disse: Pace a voi!...» (Lc 44,36ss).
|
«Il Signor Gesù dunque, dopo aver loro parlato, fu assunto nel
cielo, e sedette alla destra di Dio» (Mc 16,19). |
«“Ed ecco, per quanto mi riguarda, io mando la promessa
del Padre mio sopra voi; ma, per quanto vi riguarda, voi
rimanete in questa città, finché siate rivestiti dall’alto di potenza”. Poi li
condusse fuori fino presso Betania… si dipartì da loro e fu portato su nel
cielo» (Lc 44,49ss). |
Luca e Giovanni non
hanno lo stesso schema. Infatti, Giovanni è sempre diverso dai Sinottici;
perciò parla dell’incontro, avvenuto presso il mar di Tiberiade come una «terza
volta»; di ciò Marco e Luca non parlano. In Giovanni 20 troviamo i
seguenti fatti:
■ Quella mattina Maria Maddalena andò ad annunziare ai discepoli (=
apostoli) che aveva visto il Signore (v.18).
■ La sera stessa di quel primo giorno della settimana, Gesù si presentò in mezzo
ai
discepoli (= apostoli; vv. 19ss). Qui c’erano solo 10 degli apostoli;
infatti viene poi menzionato l’assente: «Toma, detto Didimo, uno dei dodici» (v.
24), a cui sono contrapposti «gli altri discepoli» (v. 25), ossia gli altri
apostoli. Nel v. 30 il termine «discepoli» intende tutti e dodici. Altri non
c'erano con loro.
Il parallelo con Marco 16,14ss e Luca 44,36ss è evidente. Qui
c’erano solo i dodici apostoli.
■ L’episodio, in cui Gesù si fece veder di nuovo dai discepoli (= apostoli)
presso il mar di Tiberiade, è unico (Gv 21,1) e non lascia dubbi sui
partecipanti, che erano
solo apostoli (v. 2). Giovanni specificò: «Questa era già la terza
volta che Gesù si faceva vedere ai suoi discepoli, dopo essere risuscitato
dai morti» (v. 14). Questo ci deve far capire che anche i fatti narrati da
Marco e da Luca non possono essere pigiati tutti in una sola giornata e in una
sola occasione. In ogni storia c’è un prima e un poi. Chi semplifica troppo, non
capirà.
9. {}
▲
10. {}
▲
11. {}
▲
12. {Autori
vari}
▲
■
Gaetano Nunnari: Caro Nicola
Martella, ho letto attentamente il tuo articolo e l’analisi, che hai fatto.
Grazie per questa importante esposizione, che condivido pienamente.
{22-08-2011}
■
Salvatore Paone: Ho letto
con molto interesse i vari commenti di Nicola Martella, Antonio Capasso e
Michele Granato. Sono
pienamente d’accordo con Nicola Martella per l’onestà, che mette negli
argomenti, senza usare ideologie e tanti sofismi. {23-08-2011}
■
Fortuna Fico: Ogni
denominazione rischia di far dire alla Bibbia ciò che vuole, e di fondare su
tale interpretazione una propria dottrina, tipica magari di quella
denominazione. Solo pochi fanno una
giusta esegesi, analizzando testo, contesto e momento storico. Altri,
invece, fermandosi a un
unico verso, costruiscono su quello una vera e propria dottrina. Riguardo
al «battesimo nello Spirito» sono convinta che il Signore ci ha liberati da ogni
giogo e ogni gerarchia, non avrebbe mai voluto
credenti di «serie A» e credenti di «serie B»; questa è una prerogativa
umana! {23-08-2011}
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Enzo D’Avanzo: Vorrei porre
un quesito. Tra i dodici c’era anche Giuda. La domanda nasce spontanea:
tra gli apostoli come fondamento è incluso anche Giuda? Grazie per le risposte.
{23-08-2011}
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Risposta (Nicola Martella): Mi meraviglia
che egli abbia posto la questione di Giuda, il traditore e suicida, visto
che essa fu risolta in Atti 1,16-26. Mattia
prese il suo posto per volontà divina. Solo quando il numero dei Dodici fu
ricostituito (v. 26), essi sperimentarono la particolare ed esclusiva
investitura dall’Alto (2,1ss).
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Pentecost_Spirit_12_UnV.htm
23-08-2011; Aggiornamento: 05-09-2011