Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.

 

Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.

 

Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L’ANZIANATO QUALE TEMA FISSO

(nel Convegno di Anziani e Servitori)

 

 di Nicola Martella

 

Per una chiesa o per un gruppo di chiese organizzare un «Convegno degli Anziani e Servitori del Signore», non è un’impresa facile e ci vuole molto impegno e lavoro; per questo, ogni anno viene incaricato un altro gruppo di chiese. Anche per gli oratori preparare il tema richiesto è un grande sacrificio. Altresì i partecipanti devono investire soldi, tempo ed energie per arrivare al luogo del Convegno, parteciparvi e tornare a casa; tali conduttori, che vi partecipano, credono di trovare lì comunione, stimoli e insegnamenti per fare meglio nella loro vita e nella loro comunità. Quindi, non si può che essere grati per questa istituzione singolare, che non è né un sinodo, né una conferenza.

     Ora, però, se si avesse la lista dei temi del «Convegno degli Anziani e Servitori del Signore» degli ultimi decenni, si avrebbe l’impressione che il tema dell’anzianato è abbastanza auto-referente, visto che esso è stato affrontano quasi ogni paio d’anni e da ogni angolazione e prospettiva. Posso immaginarmi che gli anziani più assidui e di vecchia data abbiano a casa qualcosa come una decina di dispense su tale tema. Esso appare sempre nuovo, almeno per il titolo, sebbene sia sempre uguale.

     Come tema nel 2012 è stato fissato il seguente: «Qualifiche e responsabilità degli Anziani per la realizzazione degli scopi divini per la chiesa». Non metto in dubbio la preparazione dei relatori, né che anch’esso possa fare del bene, ad esempio, specialmente a chi è a digiuno sull’argomento e a chi ha problemi di conduzione da affrontare e pensa che tale «Convegno» lo aiuterà a risolverli nella propria comunità.

     Qui di seguito dirò, più che altro, qualcosa sul piano pratico. Lo scopo è quello di alimentare una riflessione in merito e un confronto fraterno. Per ragion di cose dovrò essere un po’ provocante.

     Quello dell’anzianato mi sembra il tema perpetuo, infinito e continuamente ricorrente del detto «Convegno degli Anziani e Servitori», da che io possa ricordare. Sembra che quanto detto dall’Ecclesiaste abbia una ragione anche per questo tema: «Quello che è stato è quel che sarà; quel che s’è fatto è quel che si farà; non v’è nulla di nuovo sotto il sole. V’è qualcosa della quale si dica: “Guarda questo è nuovo?”» (Ec 1,9s).

     La cosa singolare è che con tutti questi convegni sull’anzianato, in genere, la qualità dei conduttori non mi pare per nulla migliorata. Oltre a non intravedere sempre conduttori «al di sopra d’ogni riprensione» (1 Tm 3; Tt 1), vedo che vengono riconosciuti non pochi «anziani di paglia», per fare numero e avere, a tutti i costi, un «collegio degli anziani».

     Sarà questo o un prossimo «Convegno degli Anziani e Servitori» a portare il toccasana per tale patologia endemica, cronica e conclamata delle Assemblee? Speriamo in meglio, intanto prepariamoci al peggio.

     Questo tema diventa anche l’occasione per parlare della conduzione e delle chiese locali in modo più ampio.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Andrea Diprose

2. Matteo Ricciotti

3. Omar Stroppiana

4. Abele Longo

5. Matteo Angeloro

6. Michele Savino

7. Sandro Bertone

8. Andrea Belli

9. Pietro Calenzo

10. Antonio Tuccillo

11. Alberto G. Petroni

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Andrea Diprose}

 

Contributo: «Prepararsi al peggio» mi sembra alquanto negativa come terminologia. Detto questo, concordo sul fatto che la qualità della conduzione di molte assemblee «dei Fratelli» italiane lascia, a dir poco, a desiderare. Libri sulle qualità richieste non mancano (il libro di Strauch, un libro di J.O. Sanders sulla leadership appena pubblicato dalla CLC). C’è da domandarsi quale sarà il giorno, in cui verranno presi sul serio gli insegnamenti, che circolano da tempo in forma stampata. {17-03-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Un buon esegeta fa un’analisi contestuale e non sminuzza una frase, per trarne vantaggio e profilarsi come eventuale «dottorino della leggina».

     Tale frase recita per intero: «Speriamo in meglio, intanto prepariamoci al peggio»; è un detto popolare tedesco. Ciò è riferito a tutto quanto ho detto in precedenza, soprattutto ai «non pochi “anziani di paglia”, per fare numero e avere, a tutti i costi, un “collegio degli anziani”». Quest’ultimo è utile se composto da conduttori «al di sopra d’ogni riprensione» (1 Tm 3; Tt 1). In caso contrario, gli «anziani di paglia» (quelli solo di forma, ma non di sostanza) faranno solo danni all’opera e saranno, secondo i casi, o un freno o una piaga anche per i conduttori non solo di nome, ma anche di fatto.

     Visti i tanti convegni su tale tema, ho i miei dubbi che il «Convegno» attuale possa essere risolutivo per dare finalmente fuoco alla «paglia», cosicché resti solo il «grano».

 

 

2. {Matteo Ricciotti}

 

Contributo: Sono triste, perché non posso che concordare sul fatto che la qualità dei conduttori è andata peggiorando negli ultimi 15 anni. A questo scadimento di qualità si è aggiunta l’assenza di molti fratelli anziani, che potrebbero dare un contributo importante per ridare qualità. {17-03-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Se si guarda la lista degli oratori degli ultimi decenni, si sarà sorpresi di vedere una cerchia di nomi sempre ricorrente. Qualunque sia l’argomento presentato, sono sempre i soliti «tuttologi», che fanno da referenti. È come se ci fossero solo loro come persone competenti nelle Assemblee dei Fratelli in Italia. Ciò dovrebbe far accendere qualche lampadina. Forse dipende da questo che molti fratelli anziani preferiscano non partecipare a ciò, che percepiscono essere una conferenza come un’altra e non come un «Convegno degli Anziani e Servitori».

     Inoltre, si ritiene che esso sia soltanto un’occasione per la comunione fra conduttori e che nella pratica non possa decidere nulla e non possa cambiare nulla (p.es. strategie missionarie per la nazione; sostegno di missionari e loro invio in zone nuove; apertura di nuove testimonianze; consolidamento delle chiese locali in difficoltà, inviando in loco, per un certo tempo, persone preparate e sostenute dalle Assemblee; organizzazione delle Assemblee a livello provinciale o regionale per aumentare la sinergia e l’efficacia, e così via).

 

 

3. {Omar Stroppiana}

 

Contributo: Cari fratelli, capisco la vostra perplessità sull’ennesimo convegno su questo argomento. Tuttavia, non so se questo possa incoraggiarvi, ma devo dire che in questi anni ho avuto l’opportunità di conoscere anche molti fratelli anziani, che mi hanno insegnato molto. Spesso si tratta di fratelli sconosciuti ai più, ma che lavorano nelle proprie assemblee con dedizione e amore per il Signore e per il gregge. Io non sarei ciò, che sono oggi (per quanto poco io sia), se non avessi incontrato fratelli come questi. Credetemi, ce ne sono parecchi in giro per l’Italia. Un abbraccio a tutti voi. {17-03-2012}

 

Osservazioni (Andrea Diprose): Grazie, caro Omar, per averci ricordato che ci sono tante situazioni positive e tanti cari fratelli che ci sono di esempio. Andrea D. {17-03-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): È vero che la comunione con altri conduttori (anche «fratelli sconosciuti ai più» sia una fonte di arricchimento, specialmente per chi è entrato da non molto tempo nel ministero di conduzione. Lo stesso si direbbe di una conferenza o di un seminario sul tema della conduzione. Non so se esso debba essere un tema abbastanza fisso e ricorrente nel «Convegno degli Anziani e Servitori».

     Ricordo che molti anni fa proposi il tema dell’etica cristiana per il seguente Convegno, che ritenevo molto attuale e necessario; mi rallegrai che esso fosse stato accettato. Tuttavia, la mia delusione fu grande, quando vidi che fu trasformato dal referente e dalle chiese organizzatrici nel solito tema della «santificazione». Spesso tremano le gambe a organizzatori e relatori (appartenenti sovente alla solita cerchia dei «tuttologi»), quando devono affrontare certi temi importanti, perciò preferiscono argomenti più semplici e meno impegnativi, fra cui il perpetuo tema dell’anzianato.

 

 

4. {Abele Longo}

 

Contributo: Se è vero che questo è un argomento trito e ritrito e che nelle nostre assemblee il problema di un corretto riconoscimento degli anziani è tutt’altro che risolto, ciò significa che non abbiamo bisogno di ennesimi convegni sulle qualifiche degli anziani; ma dovremmo forse ragionare sulle problematiche, che stanno dietro ai vari falliti riconoscimenti. Penso a esempi ai problemi legati al protagonismo di alcuni fratelli a scapito di altri. Bisognerebbe ricordare loro che rischiano di fare la fine di Diotrefe; e Giovanni colse perfettamente nel segno, quando affermò «...io ricorderò le opere che fa, sparlando contro di noi con parole maligne; e non contento di questo, non solo non riceve egli stesso i fratelli, ma a quelli che vorrebbero riceverli impedisce di farlo, e li caccia fuori dalla chiesa» (3 Gv 1,10).

     Noto con dolore che spesso l’operato di qualche «mela marcia» viene occultato in nome dell’invito a non fare maldicenza. Fratelli, a parer mio abbiamo bisogno di recuperare quella schiettezza, che contraddistingueva la chiesa delle origini, perché ci metterebbe al riparo dal perpetuarsi di situazioni incresciose e sgradevoli. Infatti solo pochi giorni fa un fratello dell’assemblea, che frequento, mi ha incomprensibilmente richiamato, perché a detta sua non abbiamo bisogno di richiamare esempi negativi dalla Parola, perché non corriamo gli stessi rischi. Inutile dirvi che sono rimasto allibito. Conosciamo bene che la natura umana è la stessa di venti secoli fa e che perciò i rischi. che corriamo oggi, sono gli stessi di ieri, se non maggiori, a causa del moltiplicarsi degli input negativi, che ci giungono dal mondo e purtroppo anche dalla chiesa.

     Sicuramente un tema più interessante sarebbe stato: «Quali problematiche si nascondono dietro a un fallito riconoscimento degli anziani di una chiesa locale? Quali strategie ci propone la Parola per arrestare questo allarmante fenomeno?». {17-03-2012}

 

Osservazioni (Silvano Creaco): Grazie a tutti voi per i vostri commenti e per la partecipazione. Spero che altri si possano unire e dire la loro opinione. Permettetemi di rimarcare sottolineare il quesito finale di Abele Longo: «Quali problematiche si nascondono dietro a un fallito riconoscimento degli anziani di una chiesa locale? Quali strategie ci propone la Parola per arrestare questo allarmante fenomeno?». {17-03-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Cerco di rispondere a tali quesiti pieni di acume:

     ■ Il NT greco non conosce un termine o una locuzione per «collegio degli anziani» o «consiglio dei conduttori», neppure in 1 Tm 4,14 (parla del diritto dell’anzianità di Paolo, che gli ha permesso d’imporre le mani a Timoteo; cfr. 2 Tm 1,6). Né vi è mai un esplicito comandamento in merito. Nel NT troviamo «presbitero» (anziano) sia al singolare (1 Tm 5,1.19; 2 Gv 1,1; 3 Gv 1,1) che al plurale (1 Pr 5,1 sg + pl.), «episcopo» (sorvegliante) sia al singolare (1 Tm 3; Tt 1) che al plurale (At 20,28; Fil 1,1), oltre che «rappresentante» al singolare (gr. anghelos «inviato, ambasciatore, rappresentante, responsabile»; Ap 2s).

     ■ Le Assemblee dei Fratelli hanno riconosciuto che avere un «collegio degli anziani» o «consiglio dei conduttori» dia più stabilità alla chiesa locale. È una buona cosa. Il problema è che, ritenendo che bisogna avercelo assolutamente, per essere «biblici», per adempiere a un presunto comando del Signore, per essere una vera «assemblea», e così via, si eleggono o «papi a vita» o «anziani di paglia».

     ■ La Scrittura non mette molta enfasi sulle forme di conduzione, che erano legate alla sensibilità culturale: i Giudei preferivano il collegio (presbiteri; cfr. il Sinedrio nel giudaismo), mentre i Greci erano abituati più alla guida unica (episcopo; cfr. il τύραννος [tyrannos] «dominatore, principe, signore, padrone assoluto» nell’antica Grecia; vedi l’anghelos delle chiese dell’Asia Minore in Ap 2s). Essa dà invece un grande valore alle qualità di partenza in chi aspira a diventare episcopo (Tm 3; Tt 1).

 

Quindi, la soluzione ad ambedue i quesiti mi pare sia questa:

     ■ Non eleggere o riconoscere «anziani di paglia» solo per avere un «collegio» e sentirsi «biblici».

     ■ Eleggere o riconoscere solo conduttori «al di sopra di ogni riprensione», qualunque sia il loro numero.

     ■ Non avere «papi a vita» (anche quando non hanno più le qualità richieste, o non ce l’hanno mai avute).

     ■ Per ovviare a tutto ciò, mettere a verifica gli anziani ogni 4-5 anni, per separare il grano dalla paglia, coloro che sono (rimasti) irreprensibili, da coloro, che hanno un titolo senza sostanza. Al riguardo ci vuole in metodo più opportuno e bisogna far esprimere solo i membri effettivi (da almeno 6 mesi o un anno) e regolarmente presenti alle riunioni e alla vita della chiesa. A ciò si aggiunga che bisogna evitare le «polarizzazioni partitiche» secondo la forza dei clan presenti nell’assemblea, dando precedenza alle qualità effettive degli anziani.

 

 

5. {Matteo Angeloro}

 

Sono d’accordissimo con Nicola. Il fatto che si ripeta spesso l’ormai costante e onnipresente tema sugli anziani e la conduzione, sta a dimostrare la carenza non solo di comprensione scritturale, ma anche la inadeguatezza degli anziani delle assemblee, nonché il relativo discepolato. Certo, non si può generalizzare, ma la così tanta eterogeneità delle nostre care assemblee ci porta a riscontrare almeno tre categorie di anziani, che governano le chiese. ▪ 1. Ci sono veramente cari fratelli anziani, che svolgono questo servizio con dedizione e sottomissione al Signore. ▪ 2. Ci sono anziani, che hanno scambiato la chiesa per una caserma, dove vige il famigerato detto: gli ordini si eseguono e non si discutono. ▪ 3. Ci sono (come diceva Nicola) «anziani di paglia». C’è addirittura chi insegna che l’anziano è l’autorità e che non lo si può riprendere in nessun modo, e che un anziano deve essere tale a vita. {19-03-2012}

 

 

6. {Michele Savino}

 

Contributo: Condivido perfettamente il seguente punto della tua «esposizione», Nicola: «La cosa singolare è che con tutti questi convegni sull’anzianato, in genere, la qualità dei conduttori non mi pare per nulla migliorata. Oltre a non intravedere sempre conduttori “al di sopra d’ogni riprensione” (1 Tm 3; Tt 1), vedo che vengono riconosciuti non pochi “anziani di paglia”, per fare numero e avere, a tutti i costi, un “collegio degli anziani”». {19-03-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Per guidare chiese reali e sane, ci vogliono conduttori veraci e irreprensibili!

 

 

7. {Sandro Bertone}

 

Giusto ieri al culto, ho invitato tutti a dare pareri e suggerimenti per il Convegno; mi sono reso disponibile a portare le «loro» idee in proposito. Ho detto che mi sembra alquanto strano che a parlare del vino e della sua qualità s’invitino li osti e si lascino fuori gli avventori.

     Certo mi ha fatto bene partecipare all’ultimo Convegno sulla conduzione della Chiesa; abbiamo avuto gruppi di lavoro e interessanti spunti di riflessione su cosa e come si potrebbe evolvere la situazione nelle Assemblee; ma poi l’applicazione è frenata dalla tradizione e dalla paura. Una cosa che emerse da quel Convegno è stata la partecipazione alle riunioni di Anziani e Diaconi dell’Assemblea, delle rispettive consorti, le quali sarebbero così state partecipi e informate di prima mano e non per interposta persona; visto che poi comunque le loro opinioni permeano fortemente le decisioni dei mariti. E comunque sarebbe un arricchimento per una visione complementare dei problemi. Tutti hanno detto, nel mio gruppo, che sarebbe stata una buona idea, ma non so quanto sia stata applicata in pratica.

            Oggi, dopo la tragedia della Costa Concordia e dopo 20 anni di politica basata sui sondaggi d’opinione, si sente il desiderio di un timoniere che sappia fare il suo lavoro che sia sobrio e competente, trasparente nell’azione e chiaro nella rendicontazione. Lo spazio per le politiche e le ipocrisie si va restringendo. Per me occorre dare più consapevolezza agli «avventori» del loro diritto a «pretendere una maggiore qualità nel servizio», e questo stimolo deve essere fatto con mansuetudine e discernimento, ma con costanza e fermezza. {19-03-2012}

 

 

8. {Andrea Belli}

 

1. Troppi problemi ci sono nelle assemblee riguardo all’anzianato, nonostante le tantissime relazioni in merito. Una mia personale opinione è che nei convegni, più che relazioni, ci siano tavole rotonde, nelle quali si possa parlare di ogni problematica (magari affrontando un problema a convegno) alla luce della Parola di Dio e sottomettendosi alla Sua volontà. {19-03-2012}

 

2. Personalmente anch’io sarei d’accordo nel permettere di partecipare ai diaconi, ovvero a fratelli impegnati nelle chiese locali, anche perché diversi di loro potrebbero poi essere i futuri anziani riconosciuti dalla chiesa. Un’esperienza simile penso li possa solo far crescere. Sarei anche d’accordo nella partecipazioni delle consorti degli anziani, ma non so quanto questo possa trovare accoglimento. {19-03-2012}

 

 

9. {Pietro Calenzo}

 

Contributo: Il mio pensiero per quanto possa valere (non sono un anziano), si fonda sul mio umile cammino cristiano. Ho conosciuto, quasi tutte le realtà evangeliche, in Italia. Vi premetto che sono predeterminista, ma non ho mai pensato di allontanarmi dalle nostre assemblee. Sapete il perché? Malgrado qualche limite, evidenziato dagli anziani sopra intervenuti, ho trovato sempre, sul mio cammino, delle assemblee meravigliose, certamente imperfette, ma luoghi di serenità e pace cristiana. Ricordo la testimonianza di un pastore pentecostale, che ebbe a dire: «Noi pentecostali ci caratterizziamo per questo, i battisti per quest’altro, e le chiese dei fratelli (non disse assemblee) per il loro amore». Aveva ragione! Dio ci e ci benedica. {19-03-2012}

 

Osservazioni (Sandro Bertone): Grazie a Dio, che ci sono persone come Pietro Calenzo. Egli m’insegna che occorre vedere «da fuori» la realtà, si deve osservare di lontano per comprenderla in modo opportuno. {20-03-2012}

 

Replica (Pietro Calenzo): Grazie al Signore, fr. Sandro Bertone, Dio continui a benedire te, i tuoi cari, i santi tutti... e tutte le assemblee. {20-03-2012}

 

 

10. {Antonio Tuccillo}

 

Grazie, Nicola, così anche agli altri fratelli, che si sono espressi. Purtroppo quello, che dite, è una realtà per alcune chiese. A volte questi anziani creano grossi danni sia alla chiesa locale che a fratelli, che vogliono impegnarsi (invece di essere aiutati, incoraggiati e corretti per migliorare il loro servizio, vengono ostacolati, zittiti e a volte costretti a migrare altrove per quieto vivere).

     Ma per la grazia di Dio, vi sono tanti anziani, che amano il Signore e si prendono cura della comunità con amore e zelo. Che il Signore aiuti i suoi figli ad avete tali anziani in tutte le sue chiese. Grazie sempre per tutti gli spunti, che m’invii; essi mi aiutano a riflettere su tanti e vari argomenti. Con affetto… {19-03-2012}

 

 

11. {Alberto Giovanni Petroni}

 

Contributo: Anch’io desidero dare un suggerimento; il suggerimento è quello di non procurare altre divisioni.

     Oggi nel mondo è stato calcolato che esistono più di 30.000 denominazione e sottodenominazioni cristiane. La realtà del denominazionalismo, benché sorga da chiese, che dichiarano la Bibbia essere l’unica loro regola di fede e di condotta, difficilmente si concilia con questo principio. La Bibbia, infatti, non contempla che la Chiesa debba o possa essere suddivisa in denominazioni, e con 30.000 differenti interpretazioni l’una dall’altra. {20-03-2012}

 

Osservazioni (Pietro Calenzo): Personalmente sono in attesa della lista. E le cose postulate devono corrispondere esattamente a 30.000. Sono in cortese attesa. Grazie. {20-03-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Delle questioni, qualunque esse siano, dobbiamo parlare con equilibrio e moderazione, così pure delle Assemblee. Le divisioni non avvengono perché si ragiona insieme sulle cose, ma perché non ci si parla o ci si parla male.

     Nel mondo non esistono «più di 30.000 denominazione e sotto-denominazioni cristiane» e «30.000 differenti interpretazioni l’una dall’altra». Le basi di fede dei cristiani biblici sono chiare al centro (sana dottrina) e variano minimamente nelle periferie (dottrine particolari). Le «famiglie spirituali» all’interno del mondo evangelico io le ritengo una ricchezza di espressioni e di vitalità. Il problema nasce solo laddove un gruppo, qualunque esso sia, smette d’intendersi come una delle «famiglie spirituali» della chiesa universale e pretende d’essere la «sola vera chiesa».

     In ogni modo, qui non stiamo affrontando questo tema, ma uno che è tutto interno alle Assemblee dei Fratelli (e Sorelle), e cioè parliamo qui, quale tema abbastanza ristretto, dei Convegni sull’anzianato e sulla qualità dei conduttori. Che ognuno di noi sia fiero e contento di avere una famiglia spirituale in una «chiesa dei Fratelli», mi pare prerequisito; altrimenti sarebbe già migrato altrove.

     Torniamo quindi al tema maestro, senza auto-assolverci e senza piangerci addosso. Al dialogo e al confronto su tali cose, non c’è alternativa, se non si vuole diventare isole solitarie di un vasto arcipelago. L’unità sta sempre al centro anche per le Assemblee e fra le Assemblee; altra cosa è pretendere l’uniformismo delle idee e delle pratica per sentirsi «veri Fratelli» o più veri di altri.

 

Osservazioni (Nicola Martella): Faccio una nota al margine, che può interessare a tutti e specialmente a Pietro Calenzo. Che Alberto Giovanni Petroni abbia buttato lì tali numeri e fatto tali asserzioni, dipende dal fatto che egli è un cattolico romano e, come tale, intende non solo che la chiesa sia una sola, ma che essa debba identificarsi del tutto o specialmente con la chiesa di Roma.

 

 

12. {}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Anzianato_Convegno_UnV.htm

18-03-2012; Aggiornamento: 31-03-2012

 

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