Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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BATTESIMO E CHIESA DI CRISTO

 

 di Umberto Izzo - Nicola Martella

 

Io e mia moglie, dopo aver fondato una chiesa a Roma insieme a un’altra coppia di missionari, avevamo iniziato una «cellula» a Frascati. In tale periodo. abbiamo avuto comunione con i membri della «Chiesa di Cristo» di Frascati, con cui abbiamo celebrato la Cena del Signore. Alcune volte sono stato invitato a dare un pensiero. In genere, partecipavo allo studio biblico domenicale, interagendo. Quindi, non ho nulla da dire sul piano della comunione. Il piano dottrinale non presenta molti problemi, a eccezione della concezione un po’ sacramentale del battesimo; poi sul piano culturale ecclesiale c’è il famoso problema degli strumenti musicali.

     Umberto Izzo, prendendo posizione su un mio precedente articolo, ha cominciato la sua lettera come segue: «Gent.mo Sig. Nicola Martella, mi permetta di chiarire alcuni aspetti in merito agli argomenti da Lei trattati sul valore dottrinale della denominazione Chiesa di Cristo e sul Battesimo. Premetto che condivido appieno una sua affermazione circa la semplicità del messaggio evangelico che è anche quello che Gesù ci ha insegnato. I membri della Chiesa di Cristo desiderano ardentemente con molta umiltà di tagliare (dispensare) “rettamente la parola della verità” (2 Timoteo 2,15)». {28 dicembre 2008}

     Dopo ciò presenta due punti, su cui dibattere. Il primo tratta il fatto se la «Chiesa di Cristo» sia o meno una denominazione. Il secondo riguarda uno dei suoi punti cruciali: il battesimo quale strumento necessario di salvezza. Trattiamo ognuno a sé stante. Chiaramente questa è specialmente un'occasione per chiarire a priori alcuni aspetti, che affliggono similmente o diversamente anche altre denominazioni.

     Questo articolo è rimasto a lungo da parte, in attesa di pubblicazione. Ultimamente ho ricevuto un lungo articolo di una credente della «Chiesa di Cristo», visibilmente preso da varie parti di un sito ufficiale di tale gruppo ecclesiale, che ricalca proprio le stesse tesi e che attacca massicciamente tutti coloro, che la pensano diversamente. Questo mi ha indotto a pubblicare finalmente questo scritto. {Nicola Martella}

 

 

1.  DENOMINAZIONE

 

1.1.  LE TESI (Umberto Izzo): La Chiesa di Cristo non è una denominazione in quanto vuol essere quella «Chiesa», che Gesù ha istituito in Matteo 16,18, che Gli appartiene. La Chiesa in quanto assemblea che appartiene a Cristo, che ne è il fondatore, appartiene anche a Dio «Chiesa di Dio» (Atti 20,28; 1 Corinzi 1,2; 10,32 e così via...). La Chiesa è il popolo eletto della nuova Alleanza, chiamato da Dio a ritirarsi dal mondo e a vivere, nel contempo, nel mondo.

 

1.2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella): Questa tesi la conosco anche da vari siti della «Chiesa di Cristo». Anche altre denominazioni cristiane affermano la stessa cosa e ognuna di loro si rapporta alle origini. Ci sono stati vari tentativi nella storia di creare una «chiesa di unificazione»; in pratica hanno creato un’altra denominazione. Non sarà l’aggiunta di un genitivo («di Cristo», «di Dio», ecc.) a «chiesa» a rendere quest’ultima speciale e meno denominazione. Le denominazioni non sono di per sé qualcosa di negativo, se intendono se stesse solo come parte della chiesa universale e non affermano con arroganza di essere l’unica vera chiesa. Già il NT ci presenta due grandi «contenitori culturali» nella chiesa d’allora: Giudei e Gentili, a cui si riferirono due differenti tipi di missioni (Gal 2,7ss). Nel concilio di Gerusalemme, per salvaguardare l’unità, si stabilì il diritto dei Giudei e dei Gentili di seguire le proprie caratteristiche culturali, conformi all’Evangelo, senza imporle all’altra parte (At 15; 21,20-25).

     Anche Paolo ribadì ciò anche nelle sue epistole (Rm 14). Egli parlò anche dei diversi campi di missione, guidate da differenti squadre missionarie e del fatto che egli non invase il campo altrui; quando vide conclusa la sua funzione in una certa zona, non invase quella altrui, ma si recò in zone ancora vergini (Rm 15,23s; 2 Cor 10,13-16).

     Tutto ciò era legittimo. L’aspetto negativo era invece che nella stessa compagine ecclesiale (allora ci si riuniva nelle cosiddette «chiese in casa») si formavano gruppi, che ritenevano di essere più speciali degli altri: «Perché, fratelli miei, m’è stato riferito intorno a voi da quelli di casa Cloe, che vi sono fra voi delle contese. Voglio dire che ciascun di voi dice: “Io sono di Paolo; e io d’Apollo; e io di Cefa; e io di Cristo”. Cristo è egli diviso? Paolo è egli stato crocifisso per voi? O siete voi stati battezzati nel nome di Paolo?» (1 Cor 1,11ss). Si noti che anche coloro che affermavano di essere «di Cristo», si sentivano più speciali degli altri, sebbene fossero solo una corrente tra le altre nella stessa chiesa locale.

     È corretto affermare che la chiesa universale è molto più grande di quanto possa mai essere una sola denominazione, grande o piccola che sia. Bisogna contrastare la pretesa di considerare il proprio gruppo d’appartenenza la sola vera chiesa. Anche le «Assemblee (o Movimento) dei Fratelli», a cui appartengo, sebbene nato senza etichetta e sebbene ancora oggi ci sono problemi di una chiara nomenclatura, è una parte della chiesa universale e come tale vuole essere fedele alle Scritture e vivere in sua conformità. Chiaramente mi porrò in contrasto con qualunque tipo di chiesa che cercherà di «biblicizzare» le proprie tradizioni e i propri gusti culturali e cultuali, ritenendoli gli unici «biblicamente» validi. Penso che un po’ di umiltà e di sobrietà biblica faccia bene, senza eccezioni, a ogni movimento o chiesa, che si richiama alla sacra Scrittura.

     La «Chiesa di Cristo» è un’esperienza storica di credenti, una come tante. Ammettendo di essere come denominazione una parte del Corpo universale di Cristo, ha il suo diritto di essere. Poi se una loro fazione vuole servirsi di strumenti musicali (e altri strumenti tecnici) e l’altra li snobba, sono affar loro, fintantoché specialmente i secondi non pretendano che il loro modo di fare (la loro tradizione) sia il solo possibile e il solo «biblico».

 

 

2.  BATTESIMO

 

2.1.  LE TESI (Umberto Izzo): Il battesimo non è un semplice rito, né una pura formalità ma, l’inizio del cammino, che un cristiano deve intraprendere e l’acquisizione d’alcuni vantaggi secondo la volontà di Gesù. Il battesimo:

     ■ È necessario per ottenere la salvezza (Marco 16,16);

     ■ Permette la remissione dei peccati (Atti 2,38);

     ■ Ci riveste di Cristo (Galati 3,27);

     ■ Ci separa dal mondo del peccato (1 Pietro 3,20-21);

     ■ Porta alla morte del vecchio uomo corrotto dal peccato e alla nascita del nuovo uomo che non è più legato al mondo, ma a Cristo (Romani 6,3-5).

 

Infine l’esempio più eclatante lo troviamo in Atti 8,26-40: la predicazione di Filippo si conclude con il convincimento dell’Etiope a battezzarsi.

 

2.2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella): Questa parte è più controversa e non mi trova chiaramente d’accordo. Devo riconoscere che molti dei problemi si basano su questioni di traduzione. Al riguardo faccio notare quanto segue.

     ■ Trarre da Marco 16,16 la necessità del battesimo in acqua per ottenere la salvezza, è alquanto problematico. Per i versi che seguono a Mc 16,8 ci sono centinaia di varianti; ciò mostra che tale aggiunta è alquanto insicura. È probabile che l’originale di Marco terminasse effettivamente con Mc 16,8 e che in seguito alcuni hanno creduto, ognuno a modo suo, di completare il quadro, facendo una sintesi dei fatti postumi (cfr. prenderanno in mano serpenti con l’esperienza di Paolo a Creta; v. 18; At 28,3ss). Tutto ciò dovrebbe indurre a non trarre da tale testo delle dottrine importanti. Per l’approfondimento rimandiamo all’articolo «Marco 16,16-20».

 

     ■ Il battesimo è necessario ai fini della salvezza?: A quanto appena detto, si aggiunga che da nessuna parte del NT si afferma come in Marco 16,16: «Chi avrà creduto e sarà stato battezzato, sarà salvato...»; inoltre nella seconda parte di tale verso la condanna segue all'incredulità, senza che il battesimo sia neppure menzionato. I tre concetti «credere», «battezzare» e «salvare» (e loro derivati) non si trovano mai insieme in nessun verso del NT. Il ladrone sulla croce fu salvato senza essere battezzato, e questo sebbene Gesù avesse ingiunto nella sua predicazione (come già fece Giovanni Battista): «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 4,17), e sebbene avesse battezzando come lui (Gv 3,22s.26; 4,1s). Inoltre, si può essere battezzati senza essere salvati; questo è il caso di Simone il Mago, per il quale né il battesimo (At 8,13) né l’imposizione successiva delle mani funzionò, trovandosi ancora «in fiele amaro e in legami di iniquità» (v. 23). Anche gli altri Samaritani, pur essendo stati battezzati (v. 12), non poterono essere rigenerati mediante il loro esercizio di fede, ma dovettero venire gli apostoli a imporre loro le mani (v. 17). Il battesimo non comunicò lo Spirito rigenerante, e quindi la salvezza, sebbene la gente avesse esercitata la fede (vv. 12.15s); dopo l’imposizione delle mani da parte degli apostoli, i Samaritani non furono battezzati nuovamente in acqua.

     A ciò si aggiunga che falsi maestri e falsi profeti sono sorti proprio tra quelli che sono stati battezzati (At 20,30 sorgeranno di fra voi stessi; 1 Gv 2,19 usciti di fra noi). Quindi, il battesimo in acqua è soprattutto un atto di ubbidienza ed è pure un atto simbolico e illustrativo della «immersione in Cristo», avvenuta mediante lo Spirito Santo; di ciò parleremo maggiormente sotto.

 

     ■ Il battesimo permette la remissione dei peccati?: Al riguardo si cita di sovente Atti 2,38. Per capire quanto intendesse il giudeo Pietro a Pentecoste, bisogna andare indietro al primo battesimo in acqua del NT.

     Il costume di farsi battezzare in acqua, confessando i propri peccati, lo troviamo nel NT all’interno del ministero di Giovanni Battista, in vista dell’avvento del Messia (Mt 3,5.11) e del suo giudizio (vv. 10.12). Il battesimo in acqua era un segno dell’avvenuto pentimento in vista dell’avvento del regno messianico e prevedeva un cambiamento di mentalità, «frutti degni del ravvedimento» (v. 8). Giovanni Battista predicava «un battesimo di ravvedimento in vista della remissione dei peccati» (Lc 3,3). Come si vede il battesimo intendeva essere segno di ravvedimento; poi in greco segue la preposizione eis, che qui ha il senso di «verso, in vista di», intendendo che la «remissione dei peccati» sarebbe stata accordata dal Messia al suo ritorno, quando «ogni carne vedrà la salvezza di Dio» (v. 6) e il Messia terrà il giudizio storico (vv. 7ss.17), quando Egli separerà, come fa un pastore, le pecore dai capri. Per questo dava norme morali che mostravano un vero ravvedimento e cambiamento proprio in vista dell’inizio del regno (vv. 10-14) e del giudizio storico del Messia (vv. 16ss).

     Le domande furono le stesse: «E allora, che dobbiamo fare?» (Lc 3,10.12.14; At 2,37), e similmente il messaggio di Pietro a Pentecoste non si differenziava da quello di Giovanni Battista: «Ravvedetevi, e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, in vista della remissione dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo» (At 2,38). Infatti, essi aspettavano il ritorno del Messia a breve: «Salvatevi da questa perversa generazione» (v. 40).

     Nella sua prossima predicazione Pietro ingiunse ai Giudei: «Ravvedetevi dunque e convertitevi, affinché i vostri peccati siano cancellati» (At 3,19), senza neppure nominare il battesimo in acqua. Anche qui segue subito la prospettiva escatologica, poiché il ravvedimento e la conversione avevano questa prospettiva: «affinché vengano dalla presenza del Signore tempi di ristoro e che Egli vi mandi il Cristo che v’è stato destinato, cioè Gesù. Lui il cielo lo deve accogliere fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose» (vv. 20s).

     Non bisogna neppure sopravvalutare in senso sacramentalista le parole di Anania a Paolo, secondo la sua narrazione: «Ed ora, che indugi? Lèvati, fatti battezzare, e sii lavato dei tuoi peccati, invocando il suo nome» (At 22,16). Qui i peccati vengono lavati, invocando il nome di Gesù e il battesimo è solo un atto di ubbidienza, che simboleggia tutto ciò. Nella narrazione originaria è scritto che Paolo prima fu «ripieno dello Spirito Santo» (At 9,17) e poi, dopo aver riacquistato la vista, fu battezzato (v. 18). Nella terza versione della narrazione (At 26) Paolo non nominò neppure Anania e il battesimo.

 

     ■ Il battesimo ci riveste di Cristo?: Qui il problema è derivato dal fatto che le nostre traduzioni invece di tradurre i termini greci baptízein «immergere» e baptismós «immersione», ne hanno fatto una semplice trasposizione in italiano. La conseguenza è che si pensa che ogni qual volta compaiono tali termini greci, gli autori intendano il battesimo (= l’immersione) in acqua. In effetti nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di un’immersione nell’acqua soltanto quando è espresso chiaramente; questo è il caso laddove il contesto è chiaro (1 Cor 1,13-17; 15,29; Eb 6,2). È ad esempio strano tradurre: «E in funzione di Mosè tutti furono battezzati nella nuvola e nel mare» (1 Cor 10,2 eis ton Mōüsēs), visto che gli Israeliti dell’esodo furono «immersi» in tali elementi e non conoscevano il battesimo in acqua; inoltre, nel contesto il confronto è morale e non esiste un parallelo con battesimo in acqua.

     In molti altri casi si tratta, in effetti, dell’immersione nel Corpo di Cristo mediante lo Spirito Santo. Di ciò ci parla la dottrine (purtroppo poco conosciuta) della «simultaneità con Cristo»: quando Cristo morì, lo Spirito Santo immerse tutti i credenti in Lui; al momento di una genuina conversione, lo Spirito di Dio immerge Cristo nella vita del credente. Per questo Paolo poté dire: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20). E inoltre poteva asserire: «Siccome il corpo è uno e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un unico corpo, così ancora è di Cristo. Infatti noi tutti siamo stati immersi mediante un unico Spirito dentro un unico corpo, e Giudei e Greci, e schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un unico Spirito» (1 Cor 12,12s traduzione letterale).

     Perciò è un grande errore applicare brani, che parlano dell’immersione nel Corpo di Cristo, al battesimo in acqua. Infatti, Galati 3,27 è da tradurre correttamente così: «Infatti voi tutti che siete stati immersi in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo». Qui Paolo disse la stessa cosa come in 1 Corinzi 12,13 nell’originale greco; la differenza è che in quest’ultimo brano possiamo parlare di «effetto spugna» e in Galati 3,27 di «effetto rivestimento», come un oggetto che viene intinto nell’oro e ne viene rivestito. In Galati 3 non ha senso parlare di battesimo d’acqua, visto che l’argomentazione nel contesto riguarda la giustificazione per grazia mediante la fede e la rigenerazione mediante lo Spirito Santo (vv. 2s.5s.9.11.13s). Galati 3,27 spiega 2,20 con altre parole.

     In tale categoria rientrano altri brani biblici, i quali parlano di tale immersione in Cristo e non dell’immersione nell’acqua; quest’ultima è solo una metafora e un simbolo della prima (oltre che un atto di ubbidienza), poiché l’acqua battesimale rappresenta la tomba di Gesù. Nei seguenti brani il termine «[immersione nell’]acqua» non ricorre e intende perciò l’immersione in Cristo del credente al momento della sua morte e di Cristo in lui mediante la rigenerazione; infatti nel contesto non si parla di acqua, e il tema è ben altro.

     «O ignorate voi che quanti siamo stati immersi in Cristo Gesù, siamo stati immersi nella sua morte? Noi siamo dunque stati con lui seppelliti mediante l’immersione nella sua morte, affinché, come Cristo è risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita. Perché, se siamo divenuti una stessa cosa con lui per una morte somigliante alla sua, lo saremo anche per una risurrezione simile alla sua, sapendo questo: che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui, affinché il corpo del peccato fosse annullato, affinché noi non serviamo più al peccato» (Rm 6,3-6). Come si vede è un’esplicazione di Galati 2,20.

     «In lui voi siete anche stati circoncisi d’una circoncisione non fatta dalle mani, [ma] nello spogliamento del corpo della carne, nella circoncisione di Cristo, con lui sepolti nell’immersione, in lui anche risuscitati con lui mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti» (Col 2,11s). Qui Paolo disse con altre parole la stessa sostanza: l’immersione spirituale in Cristo fa diventare una stessa cosa con lui quanto alla morte (due millenni fa), alla rigenerazione (circoncisione interiore) e addirittura riguardo aspetti ancora futuri (risurrezione).

 

     ■ Il battesimo ci separa dal mondo del peccato?: È alquanto singolare citare al riguardo un brano così oscuro e controverso come 1 Pietro 3,20-21. Che il battesimo in acqua non abbia tale forza in sé, è mostrato dal fatto che le epistole sono piene di raccomandazioni ai credenti ad allontanarsi dal peccato, dal mondo e dalla carnalità.

     In tale passo oscuro è scritto che nell’arca «poche anime, cioè otto, furono salvate nel mezzo dell’acqua. L’antitipo [corrispondente] salva ora anche voi: l’immersione — non la rimozione della sozzura della carne ma la supplica a Dio riguardo a una buona coscienza — mediante la resurrezione di Gesù Cristo». L’immersione non è qui il battesimo, ma è l'immersione nell’evento cristologico mediante (la morte e) la risurrezione di Gesù. Come Noè e la sua famiglia furono salvati nell’arca attraverso l’acqua (tipo), così i credenti sono salvati in Cristo, essendo immersi nella sua risurrezione (antitipo). Il ravvedimento, che porta al battesimo in acqua non può da solo rappresentare «la rimozione della sozzura della carne», ma è tutt’al più una «supplica a Dio riguardo a una buona coscienza». Senza l’immersione in Cristo mediante la rigenerazione dello Spirito Santo, il simbolo del battesimo da solo è inutile; dove c’è la prima, il secondo ne è la corretta rappresentazione d’ubbidienza: seppelliti con Cristo, si ritorna alla vita di risurrezione, essendo stati immersi non solo nella sua morte, ma già nella sua resurrezione. Una cosa è però la realtà, altra cosa sono i simboli e segnali che la rappresentano.

 

     ■ Il battesimo porta alla morte del vecchio uomo e alla nascita del nuovo uomo?: Al riguardo si cita Romani 6,3-5. Questo brano non parla però dell’immersione nell’acqua, ma della «simultaneità con Cristo» (Gal 2,20). Se si crede veramente che l’acqua abbia tale potere, ciò rientrerebbe nella sfera della superstizione religiosa, quindi del sacramentalismo. Solo la nostra immersione in Cristo (aspetto oggettivo) e di Cristo in noi (aspetto soggettivo) può rappresentare la crocifissione del vecchio uomo con Lui (due millenni fa) e la possibilità di vivere camminando in «novità di vita» (oggigiorno). Ciò è possibile perché in Cristo noi siamo già arrivati al traguardo (risurrezione), pur essendo ancora sulla via verso la gloria. Per il resto rimandiamo a quanto già detto sopra.

 

Per concludere, riporto il seguente episodio, avvenuto tempo fa. Un credente di Napoli mi ha telefonato allarmato e scosso perché gli è stato detto che il battesimo sarebbe necessario alla salvezza e che andrebbe all'inferno, se non si facesse battezzare. Ecco le parole che gli ho scritto: Come ti ho detto ieri al telefono, se l’acqua in sé salvasse o santificasse, dovremmo farci battezzare spesso, anzi sarebbe meglio diventare dei pesci. Il battesimo è un’ubbidienza a un esplicito comandamento del Signore. È anche una prova della fede, per fare sul serio con lui, essendo un atto pubblico; è la dimostrazione che la nostra fede è genuina e pronta a ubbidire al Signore, quando ce lo comanda. Il battesimo è in pratica la dimostrazione materiale dell’identificazione spirituale con Cristo, con la sua morte e con la sua risurrezione; l’acqua rappresenta la tomba di Cristo, in cui s’entra idealmente con Lui (morte del vecchio uomo) e da cui s’esce con Lui (vivere in novità di vita). Un credente, dopo averlo capito, dovrebbe farsi battezzare, non per essere salvato, ma perché è già salvato e, come tale, vuole ubbidire ai comandamenti del Signore.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Battesimo_Chiesa-di-Cristo_UnV.htm

14-01-2009; Aggiornamento: 09-11-2011

 

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