Stavo per mettere sul sito un contributo di Argentino Quintavalle sui «poveri
in spirito»: «Beati i poveri in spirito, perché di loro è
il regno dei cieli» (Matteo 5,3). La cosa che mi ha (nuovamente) sorpreso è
la sua insistenza su quest’aspetto particolare: «“Di loro” è un errore di
traduzione. La parola greca tradotta “loro” dovrebbe essere resa “di questi” o
“di quelli come questi”. Non possiamo possedere il Regno». L'ho omessa lì e
inserita qui come tema di discussione.
Ammetto che non ho capito fin in fondo tale
sottigliezza e chiedo lumi. Facendo una breve ricerca sul sito, ho preso atto
che Argentino ne parla più di una volta ed è quindi per lui una convinzione ben
radicata; si vedano questi suoi contributi nelle parti riguardanti Matteo 5,3:
►
Errori teologici dovuti a traduzioni erronee
►
La preghiera del Signore 3: «Venga il tuo regno»
►
Controversia su cristianesimo e pacifismo.
Il
mio scopo è quello di stimolare Argentino e i lettori a una discussione proficua
su tale argomento. È proprio vero che il regno non si possa possedere? Se lo si
riceve dalle mani di Dio Padre, perché non lo si dovrebbe possedere? Matteo 5,3
è proprio da intendere nel senso esposto da Argentino? Che cosa dice la
grammatica al riguardo?
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1.
{Nicola
Martella} ▲
Intanto che Argentino e i lettori faranno le loro considerazioni, accludo le mie
riflessioni, affinché possano risultare di stimolo nella ricerca. Sono andato a controllare nel testo greco di Matteo 5,3
e in esso c’è
autōn estin «di loro è»; esso viene spiegato dagli esegeti come «genitivo di
possesso» e può essere tradotto con «a loro appartiene»; arriverei anche a
ipotizzare: «essi hanno un diritto riguardo al regno dei cieli».
Quindi non so a che cosa mirano questi distingui di
Argentino. Come ho fatto già notare nell'articolo del «Dizionario biblico»
Poveri in spirito, mi sembra che il contrasto di Gesù era più
verso i potenti in senso politico e i prepotenti in senso religioso (scribi,
farisei, sadducei), a cui Egli contrappose i «poveri in spirito». Faccio notare
che questa espressione corrisponde nell’AT a «umiliati di spirito»; il termine
ebraico `ānî intende spesso «umiliato», non «umile», ed è usato per
«povero» nel senso di «senza terra», perciò «misero» (Es 22,24 [25]; Lv 19,10;
23,22; Dt 15,11; 24,12.14s). Lo stesso termine viene tradotto in Is 3,14s una
volta con «povero« e una volta con «misero». Il contrasto è quindi che i
«miseri» e «senza terra», a differenza dei potenti e prepotenti, erediteranno il regno.
Per approfondire la questione, si tenga presente quanto
segue. ■ «Poi i santi dell’Altissimo riceveranno il
regno e lo
possederanno per sempre, d’età in età. [...] E venne il tempo che i santi
possederono il regno» (Dn 7,18.22). ■ Per regno e possesso cfr. Anche « 1 Sm 14,47; 2 Cr
17,5; 21,4. ■ «Ereditare il regno di Dio»
significa prenderne il possesso, poiché una cosa ereditata appartiene per legge
a chi la riceve, a meno che non si è esclusi da tale diritto (Mt 25,34; 1 Cor
6,9s; 15,50; Gal 5,21; Ef 5,5; Gcm 2,5). ■ Il possesso del paese (e poi del regno) era
parte integrante della promessa fatta da Dio ad Abramo e alla sua discendenza:
Gn 15,7; Dt 12,1; 15,4 «…paese che l’Eterno, il tuo Dio, ti dà in eredità,
perché tu lo
possegga» (= 25,19); «…nel paese che l’Eterno, il tuo Dio, ti dà come
eredità, e lo possederai e ti ci sarai stanziato» (Dt
26,1). I brani al riguardo sono innumerevoli. ■ Su editare e possedere effettivamente
cfr. i seguenti brani: Nu 27,11; 32,19; 35,2 «eredità che possederanno»;
36,8 (possedere un’eredità); Is 57,13; 65,9 (ereditare, possedere e abitare); Gr
12,14; Ez 36,12; 46,18 (proprio e altrui). ■ Se Dio Padre dà il regno ai suoi (Lc 12,32),
significa che essi lo ricevono in possesso (cfr. Mc 6,22s per la promessa
d’Erode a Erodiada). Sul fatto che Dio dà il regno a qualcuno cfr. 1 Sm 15,28;
28,17; 1 Re 11,31; Dn 4,17.25.32.
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Possedere_regno_Mt.htm
29-09-2007; Aggiornamento: 29-05-2010
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