La discussione sui
«figli di Dio» in Genesi 6, ossia se essi
fossero esseri celesti o uomini, indusse un lettore a mandarmi un suo contributo
sulla tesi occultistica. Pur avendo già allora scritto la risposta, tale tema è
rimasto per lungo tempo da parte in vista di una pubblicazione, ma ora lo
rendiamo disponibile. La tesi occultistica si regge su due ipotesi:
■ Si sarebbe trattato di un intervento demoniaco di carattere manipolativo a
livello biologico, praticato all’interno di fenomeni occultistici.
■ Ci sarebbe stata una continuità fra i «giganti» di Genesi 6 e gli Anakim,
ossia la razza di giganti che vivevano in Palestina e a cui apparteneva Goliat.
Perciò si ipotizza che il «diluvio universale» fosse stato in effetti solo un
grande «alluvione locale».
Qui di seguito, dopo aver presentato le opinioni del lettore, risultanti dal suo
contributo, vogliamo rispondere a queste tesi affascinanti per sondarne
l’accordo scritturale e il realismo.
Per la discussione delle varie tesi, secondo
cui si sarebbe trattato di uomini, e per la presentazione della tesi, secondo
cui erano invece esseri celesti, si veda: Nicola Martella, «Dalla conoscenza
alla gnosi»,
La lieve danza delle
tenebre (Veritas, Roma 1992),
pp. 250ss e p. 279 note 17 e 18. |
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi
al Webmaster
(E-mail)
Attenzione! Non si
accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e
cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno
pseudonimo, se richiesto.
I contributi sul
tema
▲
(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I contributi attivi hanno uno
sfondo bianco)
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica
sottostante
1.
{Stefano Ferrero}
▲
La possibilità che mi sembra spieghi meglio questa
difficile riflessione
è che e i demoni (angeli caduti) in
quell’epoca antica abbiano utilizzato dello sperma umano di qualcuno dei loro
primi adoratori (sono molti i riti magici in cui s’usa l’energia sessuale e la
«masturbazione rituale», anche oggi!) lo abbiano modificato geneticamente (i
demoni hanno sapienza sulle leggi del creato!) e poi «immesso» in delle donne
durante gli eventi simili a quelli di «stupro medianico» che purtroppo sono
realtà nel mondo dell’occulto. Da qui la nascita dei giganti (non ibridi, ma
uomini d’una razza gigantesca, geneticamente modificata ed estinta, pensiamo che
Goliat era alto circa 3,5 metri) che tra l’altro spesso avevano
sei dita per mano
(1 Cr 20,6; 2 Sm 21,20) segno di chiara
alterazione genetica.
Riguardo alla questione
secondo cui tutti i giganti sarebbero periti nel diluvio, non bisogna
considerare necessariamente il diluvio come universale su tutto il globo
terracqueo, ma può anche considerarsi come una catastrofe locale nell’area
mesopotamica, dove alcuni uomini lontani da quella terra, avrebbero potuto
benissimo sopravvivere. Per «tutta la terra» sommersa, s’intenderebbe un «tutto»
relativo. Del resto le specie animali sono decine di milioni e non possono
essere tutte contenute in un arca per quanto grande. Gli animali nell’arca
rappresentavano in realtà solo la
fauna locale mesopotamica, e bisogna
anche considerare che in essa c’erano
ben sette coppie
(Gn 7,2-3), non una coppia sola,
d’animali «puri» avendo quindi
ben
14 (7x2) esemplari per specie,
l’arca con a bordo «tutti gli animali creati» con cibo a sufficienza per tutti
loro per un anno, diventa ancora più irreale.
2.
{Nicola Martella}
▲
La teoria occultistica
è certamente interessante, ma non è per nulla nuova. Essa sembra lampante, ma ha
alcune grandi lacune. Genesi 6 non parla mai di «demoni» né di «angeli
decaduti». Mai nella Scrittura i demoni vengono chiamati «figli di Dio». Questi
ultimi sono solo gli esseri celesti fedeli a Dio. L’autore del libro di Giobbe
spiega perfettamente questa differenza: «I figli di Dio vennero a presentarsi
davanti all’Eterno, e Satana venne anch’egli in mezzo a loro» (Gb 1,6; 2,1).
Quindi quest’ultimo fu chiaramente distinto dai primi.
Del destino immediato
dei «figli di Dio» in Gn 6 e di quello dei demoni ne ho già parlato altrove.
Questi ultimi sono liberi, insieme a Satana, di andare e venire per il mondo (Gb
1,7; 2,2). È scritto che «il principe della potestà dell’aria… [è] quello
spirito che opera al presente negli uomini ribelli» (Ef 2,2). Dei primi si
afferma invece: Dio «ha serbato in catene eterne, nelle tenebre, per il
giudizio del gran giorno, gli angeli che non serbarono la loro dignità primiera,
ma lasciarono la loro propria dimora» (Gd 1,6; 2 Pt 2,4). Tali «angeli» sono
attualmente segregati e non diventarono mai «demoni». Questi ultimi invece
temono ancora di essere gettati nell’abisso per il tormento eterno (Lc 8,31; Mt
8,29).
Che nei culti occultistici
avvengano orge, viene documentato anche dalla Bibbia. L’idea che i demoni
abbiano la facoltà di modificare geneticamente lo sperma, è pura speculazione.
Qui si dà loro troppo onore! A noi è sconosciuto ciò che Dio permette o
impedisce loro. Se avessero però tale facoltà, avrebbero da tempo «costruito»
tutti i mostri di cui sono pieni i romanzi di fantascienza e avrebbero replicato
giganti umani per realizzare le loro nefandezze. Sulle supposizioni non si può
basare un’interpretazione corretta. A ciò si aggiunga che, da quando è sorto il
pensiero scientifico, non è stato accertato nessun caso di modificazione
genetica da parte di «biologi demonici» con conseguenti prodotti mostruosi.
Il testo ebraico non parla di
«giganti», ma di nefilim
«caduti» (da nafal «cadere, cascare, precipitare giù»). Si ha l’idea
della caduta di dignità, come suggerisce anche Giuda 1,6, e di caduta
nell’abisso, come suggerisce 2 Pietro 2,4. Questo termine ricorre solo ancora in
Nu 13,33; a questo tempo il termine venne applicato a tutto ciò che era simile a
ciò che si conosceva per tradizione (Gn 6); si noti che qui si parla degli
Anakim correttamente come di una «razza» (ossia umana) e non si dà una
spiegazione occultistica o mitologica. In seguito, molti secoli dopo, quando si
parlò di Goliat, l’autore evitò del tutto di usare tale termine, ma si limitò a
chiamarlo «campione» e «guerriero», indicando la sua altezza (1 Sm 17,4).
La traduzione della
Settanta di Gn 6 ha qui ghígantes. Si noti comunque che nella
mitologia greca i
ghígantes erano gli enormi figli di Gaia (Ghea
«Terra»); tali
Giganti (quale nome specifico della categoria) tentarono poi la scalata
dell’Olimpo con l’aiuto della madre
Gaia, ma furono sconfitti dagli dèi e fulminati da
Zeus. Nelle saghe greche si parla al proposito della «gigantomachia», ossia
della lotta di tali «Giganti» contro Zeus (cfr. la rappresentazione sull’altare
di Pergamo). Tutto ciò è chiamato anche «titanomachia», la lotta decennale dei
titánes «Titani» (anch’essi giganteschi dèi inferiori), capeggiata da Crono
(padre degli dèi) contro Zeus; quest’ultimo però li sconfisse e li precipitò nel
Tartaro. I
ghígantes erano, quindi, come i titánes «Titani», dèi
inferiori; ambedue queste categorie avevano alcuni tratti delle divinità e
alcuni tratti degli esseri umani; nelle mutevoli fantasie mitologiche essi non
erano, nella pratica, molto dissimili dagli «eroi», esseri nati dall’unione fra
uomini e dèi.
Qui la mitologia ha
interpretato (in modo politeistico e fantasioso) una conoscenza primordiale
dell’umanità. In effetti si legge: «Essi sono gli uomini potenti che, fin dai
tempi antichi, sono stati famosi» (Gn 6,4b). È interessante notare che
l’unico luogo, in cui figura nel NT un derivato del termine Tartaro è proprio 2
Pietro 2,4, in cui l’apostolo parlò del destino di tale categoria particolare di
esseri celesti:
«Dio,
infatti, non risparmiò gli angeli che avevano peccato ma, inabissandoli [tartarósas],
li recluse mediante catene di tenebre, per essere custoditi per il giudizio».
La formazione delle razze
e di caratteristiche genetiche dominanti mediante incroci selettivi (le parti in
causa si accoppiano solo fra di loro), è spiegata dalla scienza ed è usata anche
in vari settori (fauna, flora). Quindi non bisogna «scomodare» qui tesi
occultistiche e demonologiche per spiegare la megalomelia o la macromelia. Tali
tesi di modificazione occultistica a livello genetico fanno solo scuotere la
testa agli studiosi.
Sminuire la portata del
diluvio, per asserire la continuità fra i Nefilim
e gli Anakim, è fuori luogo e significa sminuire il testo. Sono stati scritti
molti libri per spiegare la portata mondiale del diluvio e la stazza sufficiente
dell’arca per trasportare i «tipi di base» della fauna. Rimandiamo a essi,
essendo qui il tema un altro.
Qui ci limitiamo a osservare
che il diluvio fu proprio universale. Di ciò ci sono tracce in tutto il mondo.
Ci limitiamo ad alcuni dati esegetici. È difficile pensare che l’acqua si
ammucchi in un solo luogo a un’altezza così elevata. È stato accertato
che il sollevamento in altezza di soli alcuni centimetri del mare ha effetti
devastanti sulla costa; oltre all’erosione, le onde sommergerebbero gran parte
degli atolli e forse diverse città costiere. L’autore scrisse senza
fraintendimenti:
«E le acque ingrossarono oltremodo sopra la terra;
e tutte le alte montagne che erano
sotto tutti i cieli, furono coperte. Le acque salirono quindici cubiti
al disopra delle vette dei monti; e le montagne furono coperte» (Gn
7,19s). Si noti che in ebraico «sopra la terra» come mondo è `al-hā’ārëts,
che ricorre proprio qui; mentre «nel paese, nel territorio» è bā-hā’ārëts,
che ricorre p.es. in Gn 2,5 (per la discussione cfr.
Nicola Martella,
Esegesi delle origini.
Le Origini 2 [Punto°A°Croce, Roma 2006], pp. 110ss). Quanto al fatto se i Nefilim morirono
o meno col diluvio, l’autore non lasciò dubbi: «E perì ogni carne che si
moveva sulla terra [=
`al-hā’ārëts]:
uccelli, bestiame, animali salvatici, rettili d’ogni sorta striscianti sulla
terra, e tutti gli uomini. Tutto quello aveva alito di vita nelle sue narici di
tutto ciò che era sull’asciutto [chārābāh], morì. E tutti gli esseri che erano
sulla superficie del suolo [’ad āmāh] furono sterminati… non scampò
che Noè con quelli che erano con lui nell’arca» (Gn 7,21ss). L’autore
ricordò non solo che le acque superarono di circa 7 metri le più alte cime dei
monti (v. 21), ma che esse «rimasero alte sopra la terra per 150 giorni»!
(v. 24). È chiaro che l’autore biblico non credeva a un
«tutto relativo», ossia a un «diluvio parziale». L’esegesi
è l’accertamento del pensiero dell’autore. Il resto sono speculazioni e
proiezioni (eisegesi).
Tutto ciò significa che tra i
Nefilim e gli Anakim (Goliat e la
sua stirpe) non c’era alcuna continuità. Come detto, quanto alla stazza
dell’arca e alla logistica per contenere le «specie di base», rimandiamo a
letteratura specifica. Se ci fosse stato solo un diluvio locale
(alluvione), non ci sarebbe stato bisogno di un’arca per gli animali o almeno di
prenderne a bordo di «ogni
specie» (Gn 6,19s; 7,2; 8,20), poiché ci sarebbe stato in un tempo relativamente
breve un ripopolamento per immigrazione. Si sarebbe potuto limitare al bestiame
che gli sarebbe servito dopo «l’alluvione». Gli uccelli avrebbero potuto volare
altrove da quella ristretta zona e gli animali carnivori presto o tardi
sarebbero arrivati da altrove. È una concezione che fa acqua da tutte le
parti. Il Dio creatore sa anche occuparsi di logistica e di trasporto (p.es.
di certi animali di grande stazza potevano essere presenti le relative uova; gli
animali potevano essere stati in uno stato simile al letargo, ecc.).
Di un diluvio parziale
non c’è traccia in tutta la Bibbia, che lo considera sempre universale e totale.
«Nella quale [arca] poche anime, cioè otto, furono salvate tra mezzo
all’acqua» (1 Pt 3,20). Dio «non risparmiò il mondo antico ma salvò Noè
predicatore di giustizia, con sette altri, quando fece venire il diluvio sul
mondo degli empi. […] il mondo d’allora, sommerso dall’acqua, perì» (2 Pt
2,5; 3,6). Ciò non lascia dubbi né alternative.
3.
{Abele Aureli}
▲
■ 1. Caro fratello Nicola, pur non conoscendo le lingue
originali, vorrei dire ciò che io deduco da queste Scritture. Secondo ciò che
vedo io, la questione può essere risolta brevemente, stabilendo che quelli che
si scelsero per mogli le figlie degli uomini, cioè, i «figli di Dio» non erano
«essere angelici», ma i figli della generazione di Set!
■ 2. Oggi i credenti sono nominati «figli di Dio»
secondo Giovanni 1,13. Mentre gli angeli di solito non vengono nominati «figli
di Dio». Anche quando in Giobbe si dice che i figli di Dio s’erano presentati
davanti a Dio e Satana si presentò anch’egli, quella non era una riunione
d’angeli con Dio, ma di figliuoli di Dio, cioè, di persone che temevano Dio.
Oggi usiamo frasi come «quelli del mondo», in contrasto con i «credenti», ma a
quei tempi, per figli di Dio e figli degli uomini si poteva dedurre che si
parlava della generazione di Set e della generazione di Caino.
■ 3. Dobbiamo anche chiederci cosa c’entrasse Giobbe
con una riunione di Dio con gli angeli! Dio chiese a Satana, se avesse posto
mente su Giobbe! Se la riunione fosse stata tra Dio e gli angeli, Giobbe non
sarebbe venuto fuori. Secondo me, così come Satana va a visitare le riunioni di
credenti (chiese), così lo faceva a quei tempi.
■ 4. La logica ci dice che non potendosi procreare, gli
angeli sono senza sesso e null’altro ci dice che quelli decisero di crearsi un
sesso per avere rapporti sessuali con esseri umani.
■ 5. Oltre a ciò, Genesi 6 ci dice che i «giganti»
c’erano già a quei tempi (prima che questi pretestuosi angeli decaduti avessero
rapporti con le donne), e dice che ci furono anche dopo, dopo, quando secondo
alcuni, questi angeli ebbero rapporti con donne! Quindi, dove sarebbe il
miracolo? È evidente che i giganti non sono il risultato d’accoppiamenti tra
angeli e donne!
■ 6. E qui credo che cadi tutta la struttura degli
angeli figli di Dio! C’è una traduzione biblica chiamata «Today’s Version», o
translation, la quale non si limita a tradurre, ma a interpretare la Parola di
Dio, e questo è molto pericoloso.
Spero d’essere staro abbastanza chiaro. {17 luglio
2009}
4.
{Nicola Martella}
▲
Di
per sé ho dato a tutto ciò già una risposta nel tema di discussione «I
“figli di Dio” in Genesi 6» e specialmente nell’articolo
«Dalla conoscenza alla gnosi»,
La lieve danza delle tenebre
(Veritas, Roma 1992), pp. 250ss e p. 279 note 17 e 18. Inoltre ho trattato tutto
ciò anche nell’articolo «Figli di Dio (esseri celesti)», nel
Manuale Teologico dell’Antico Testamento,
p. 162. Mi basterebbe rimandare a tutto
ciò, essendo quelli di Abele Aureli argomenti già sufficientemente dibattuti e
confutati. Ho numerato i suoi capoversi per rispondere brevemente. Ammetto che
mi rimane il dubbio se Abele abbia letto le tesi del primo lettore e le mie
risposte nell’attuale tema di discussione, visto che presenta cose, a cui ho già
risposto.
■ 1. Come si può parlare dei discendenti di Set quali
«figli di Dio», visto che l’unico a essere giusto al suo tempo era solo e
soltanto Noè (Gn 6,8s), mentre tutto il resto dell’umanità era corrotto (vv.
5ss.12s)? È anche un anacronismo visto che la prima volta che tale concetto
compare nell’AT dopo Genesi 6, è Dt 14,1 «Voi siete i figli dell’Eterno»
(Dt 14,1) e il prossimo ancora è Os 1,10 «Siete figli del Dio vivente»;
qui l’aspetto era collettivo.
■ 2. Confondere categorie del NT con quelle dell’AT è
pericoloso; il primo luogo di tale espressione nel NT è Mt 5,9 ed esso era un
fatto nuovo. Asserire che «gli angeli di solito non vengono nominati “figli di
Dio”», è sbagliato e si può facilmente essere smentiti. In Giobbe 1,6ss; 2,1ss
la scena è celeste, presso il trono di Dio; Egli parla con Satana di ciò che
accade sulla terra. Qui i «figli di Dio» sono esseri celesti; infatti gli uomini
erano tagliati fuori dalla presenza di Dio con la morte e da vivi non potevano
certo stare presso il trono di Dio. Qui Satana si presenta e lo farà fino alla
fine dei tempi (Ap 10,12,9). Che si tratti di esseri celesti è ricordato da
Giobbe, quando parlò della creazione: «…quando le stelle del mattino
cantavano tutte assieme e tutti i figli di Dio davano in gridi di giubilo» (Gb 38,7).
Allora non c’erano ancora uomini. Anche Etan l’Ezrachita, confrontando Jahwè con
tutti gli altri esseri celesti, affermò: «Poiché chi, nei cieli, è
paragonabile all’Eterno? Chi è simile all’Eterno
tra i figli di Dio? Dio è molto
terribile nell’assemblea dei santi,
e più tremendo di tutti quelli che
l’attorniano» (Sal 89,6s). Sono tutti sinonimi atti a indicare gli
esseri celesti e il loro concistoro. Nel Salmo 82,6 si indica addirittura i
giudici della terra con questa espressione: «Voi siete dèi [ebr. ’ëlohim
= autorità], siete tutti figli dell’Altissimo». Si fa quindi sempre bene a
differenziare e a non creare nebulose e uniformanti dottrine, che non rispettano
le varie culture e lingue, in cui gli scritti della Bibbia sono sorti. Per
l’approfondimento del concetto ’ëlohim rimando all’articolo
«Tremendo» nel
Manuale Teologico dell’Antico Testamento,
pp. 365ss.
■ 3. Giobbe non aveva nulla a che fare con la riunione
dei «figli di Dio», in cui Satana comparì. Egli non stava lì, presso il trono di
Dio, ma sulla terra. Dio chiese a Satana da dove procedesse ed egli rispose che
era stato a percorrere la terra (Gb 1,7; 2,2). Fu Dio a mettere all’attenzione
di Satana Giobbe sulla terra (Gb 1,8; 2,3). Ciò non aveva nulla a che fare con i
periodici riti sacrificali con cui Giobbe offriva olocausti per i suoi figli (Gb
1,5). In tutto il libro di Giobbe non si parla mai di una riunione di credenti
chiamati «figli di Dio»; sarebbe stato un anacronismo, vista l’antichità del
libro, i cui eventi avvennero subito dopo il diluvio e prima dell’avvento dei
patriarchi d’Israele.
■ 4. La logica si basa sulle cose che si conoscono (Dt
29,29). Da nessuna parte si afferma che gli angeli siano senza corpo e senza
sesso né che essi avessero la necessità di crearselo. Giuda ci parla di tali
esseri celesti che «non conservarono il loro stato originario, ma lasciarono
la loro propria dimora» (Gd 1,6; prima di Sodoma e Gomorra, v. 7). E Pietro,
parlando delle stesse cose, disse: «Dio non risparmiò gli angeli che avevano
peccato, ma li inabissò, confinandoli in caverne tenebrose dell’abisso [=
Tartaro] per esservi custoditi per il giudizio» (2 Pt 2,4; prima di Noè, v.
5). Per me queste sono prove sufficienti. Non bisogna pensare che si possa
adeguare la trascendenza alle proprie attese cognitive e morali. Non possiamo
spiegare tutto, poiché la trascendenza sfugge alle nostre analisi, ma non
dobbiamo però semplificare tutto con le nostre concezioni che ci appagano e
tranquillizzano. Ciò che nella trascendenza è possibile e ciò che i corpi degli
esseri celesti siano in grado di fare, non sta nelle nostre possibilità di
stabilirlo. A noi sta di valutare correttamente ciò che risulta dai dati
conservati nella Bibbia.
■ 5. Comunque si valuti la questione dei «giganti»,
essa non inficia il resto, ossia che ci sia stato un tale connubio, di cui
Pietro e Giuda parlarono. Il brano è oscuro e difficile. Il termine greco, come
ho fatto notare, non intendeva semplicemente esseri di grande statura, ma
appunto esseri ibridi simili ai Titani della mitologia greca.
■ 6. Le conclusioni sono alquanto affrettate. La
disquisizione non è lineare né probatoria, ma alquanto contorta e non
risolutiva. Perciò, non può certo appagare uno studioso. A questo punto è meglio
dire che non lo sappiamo, che fare miscugli eterogenei di cose storicamente ed
esteticamente differenti pur di trovare appagamento e tranquillità dinanzi a
cose che ci appaiono incresciose e singolari.
5.
{}
▲
6.
{}
▲
7.
{}
▲
8.
{}
▲
9.
{}
▲
10.
{}
▲
11.
{}
▲
12.
{}
▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Figli_di_Dio2_Oc_Ori.htm
13-03-2007; Aggiornamento: 30-08-2014
|