Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Entrare nella breccia 1

 

Riuscire nella vita

Vai ai contributi sul tema

Norme di fair-play

 

 

In prima linea — Entrare nella breccia 1:

   Qui sono contenuti i principi di cura d’anime generale. Ecco le parti principali:
■ Gli aspetti generali
■ La consulenza
■ Gli aspetti dottrinali
■ I problemi della consulenza

 

Fare fronte — Entrare nella breccia 2:

   Si tratta della consulenza specifica al problema dell’occultismo. Eccole parti principali:
■ Consulenza specifica
■ Approfondimento delle problematiche
■ Aspetti critici
■ Fatti, casi ed eventi
■ Dizionarietto dei termini
■ Fogli d’analisi
■ Excursus: Rimostranze verso fratelli  

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

Entrare nella breccia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MORTE IMPROVVISA

 

 di Nicola Martella

 

Tempo fa ho scritto il seguente mio motto per consolare un amico, che mi aveva dato notizia della morte improvvisa di un amico comune. Esso sortì un effetto positivo in lui. Ciò mi ha portato a formulare il seguente tema di discussione. [Segue nel primo contributo]

    Aggiungo una nota teologica. Da alcuni contributi dei lettori, che seguono sotto, mi sono reso conto di

 

quante idee sbagliate ci sono sulla morte, specialmente quella improvvisa. Alcuni l’attribuiscono a Satana, relegando Dio alla funzione dello «zio buono» e quasi dell’impotente spettatore. Alcuni, invece di scoprire chi è il Dio vivente, secondo verità e rivelazione biblica, preferiscono crearsi un dio a propria immagine o a propria immaginazione.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Nicola Martella

2. Ci sono passato...

3. Marina Mancinelli

4. Salvatore Paone

5. Carmelina Toscano

6. Maria Amenta

7. Vincenzo Russillo

8. Luca Ciotta

9. Dio non fa morire?

10. Eliseo Paterniti

11. Pietro Calenzo

12. Autori vari

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Martella}

 

1. Dopo lunga e penosa malattia

     Spesso negli annunci funebri si leggono frasi come le seguenti, che riporto: «Si è spento stanotte, dopo una lunga malattia, l’avvocato ***»; «L’attore *** è morto dopo una lunga malattia»; «Dopo una lunga lotta contro la leucemia, è scomparso ***, ex promessa del vivaio di basket…»; «Si è spento dopo lunga malattia l’ex attaccante del Milan…»; «Il paese piange il suo sindaco, scomparso dopo lunga malattia sopportata con coraggiosa rassegnazione»; «Dopo lunga malattia si è spento l’ex questore ***»; «Dopo lunga malattia è salito al Padre il Colonnello ***»; e così via.

     In tali circostanze si leggono espressioni sincere o di circostanza come: «cuore pieno di tristezza», «vuoto difficile da colmare», «partecipazione vivissima», «parole assolutamente insufficienti per poter ricordare», «senza di lui nulla sarà come prima (o tutto sarà sicuramente più povero)», «mi unisco al dolore».

 

2. Una morte improvvisa fa sempre impressione

     Un amico mi scrisse ultimamente: «Nicola, hai saputo la notizia? Gennaro Esposito, è andato con il Signore, ieri sera» (i nomi sono stati mutati). A Paolo Salvi risposi: «Conosco bene Gennaro. Sono stato ospite a casa sua, tanti anni fa. Sono dispiaciuto di tale perdita, pensando alla sua famiglia e alla chiesa. Ma le vie di Dio sono imperscrutabili. In ogni modo, ognuno di noi deve tenere le valigie pronte per partire...». Paolo mi rispose: «Ieri sul tardi pomeriggio si è sentito male, lo hanno portato in ospedale e sei ore dopo è deceduto. In poche ore, una forma di leucemia fulminante ha fatto trapassare il nostro amato fratello alla gloria celeste. Sto male...». Gli risposi col mio motto, messo all’inizio di questa pagina. Ciò lo tranquillizzò e gli fece dire: «Amen! Giusto!».

 

3. Che cosa dicono gli esperti?

     Quando qualcuno muore, i suoi parenti e amici sopravvissuti soffriranno comunque, che si sia trattato di una morte improvvisa, o che il decesso sia avvenuto dopo lunga malattia.

     Kenneth J. Doka afferam al riguardo: «Si dice spesso che la morte improvvisa abbia un impatto pesante sui sopravvissuti e leggero sulla persona deceduta. Lo stesso comune sentire a volte è portato a considerare la morte dopo lunga malattia come meno pesante per chi resta. La verità è più complessa. Ogni morte a modo suo è difficile. Le morti improvvise lasciano nei sopravvissuti un sentimento di sgomento e vulnerabilità, ma la morte dopo una lunga malattia può lasciare in chi resta uno stato di torpore e di estrema prostrazione» [«Guilt and Regret in Prolonged Illness», Journeys (Hospice Foundation of America; Aprile 1997), grassetto redazionale].

     Nel caso che la morte segue una lunga malattia, non di rado subentrano sensi di colpa e rimpianti nei sopravvissuti. Infatti, ritornando sulle cure date e sulle decisioni fatte in merito alle terapie, ci si chiede personalmente se si è fatto il meglio possibile, si rimpiange di non aver fatto di più e molto prima e ci si colpevolizza di non essere stati più pazienti nell’ascolto, nella cura, nell’assistenza, nel tempo dedicato, eccetera. Tutto ciò è tipico del decorso del lutto.

     In tale fase è utile avere qualcuno con cui parlare del decorso delle cose (morte dopo lunga malattia, morte improvvisa), dei propri dubbi, le proprie angosce, dei propri sensi di colpa, e così via, per tornare a gestire nuovamente in modo adeguato i propri sentimenti.

 

 

2. {Ci sono passato...}

 

Michela De Rose: Raccontare una esperienza così dolorosa, senza però averla vissuta sulla propria pelle, specialmente quando si tratta della morte improvvisa del proprio figlio, è come raccontare i colori dei fiori a un nato cieco... Una cosa però è la mia esperienza, che proprio quando hai più bisogno di una spalla, su cui piangere, scopri che non sono le persone, che tu credevi vicine, che te la pongono, ma quelle che Dio ti mette accanto da quel momento in poi... L’unica vera consolazione resta comunque quella tratta dalle sue promesse. {15-10-2010}

 

Nicola Martella: Perdere un figlio, è un’esperienza chiaramente drammatica. I colori dei fiori per un cieco nato rimangono certo incomprensibili, come pure la sofferenza per la perdita di una cara persona rimane imperscrutabile a chi mai ha perso qualcuno.

     In ogni modo, a mano a mano che si cresce, nessuno rimane indenne da «esperienze da perdita». Quando il mio nonno paterno morì, fu un’esperienza di lutto drammatica per me, che avevo circa cinque anni. Vedere la bara scendere nella nuda terra di quel cimitero monumentale mi rimase così impresso che per anni sognai come incubo i cimiteri. Da allora, le persone care che sono dipartite sono state diverse nella mia vita: gli altri tre nonni, due zii materni, mio suocero, due cognati, due nostri feti che mai hanno visto la luce, mio padre, eccetera. L’esperienza del lutto non è risparmiata a nessuno. E a mano a mano che l’età avanza, tale esperienza aumenta quanto a ricorrenza.

     Nascere ciechi è un’esperienza rarissima rispetto a quella di perdere una persona cara. Quindi, poiché chi più e chi meno si è toccati dal «lutto da perdita» (per persone o addirittura cose), ci si può immaginare che cosa significa perdere qualcuno. Ciò che varia è l’intensità per chi ha vissuto direttamente la perdita di un genitore o di un figlio. L’intensità del lutto riguardo a ciò che si perde, è soggettivo; per una bambina può essere la perdita della cara nonna o dell’amica del cuore.

 

 

3. {Marina Mancinelli}

 

La morte di una persona cara è difficile da accettare. Per quanto tu possa avere fede e la convinzione che Gesù accoglie tra le braccia i suoi figli, non è facile per l’uomo rassegnarsi e vivere lontano, per chissà quanto tempo, dagli affetti più cari. Il dolore è inevitabile, per tutti, ma abbiamo la possibilità di scegliere il modo, in cui reagire al dolore. Il nostro atteggiamento mentale è molto importante, quanto la fede e il rapporto personale che ognuno di noi ha con Dio. Lui ci conosce, e sa che in momenti particolari della nostra vita, abbiamo bisogno di una scintilla speciale, che ci ricordi che Lui continua ad amarci, a stare con noi e che non ci abbandona mai, specialmente nel mezzo del nostro dolore. «Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio. Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente, anche la prima pioggia l’ammanta di benedizioni. Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion» (Salmo 84,6-8). {13-10-2010}

 

 

4. {Salvatore Paone}

 

1. Carissimo Nicola, ciò che hai scritto è tutto vero, e c’è poco da aggiungere. Mi sono trovato in tale situazioni diverse volte, e ogni volta cade nel mio cuore una «tristezza mortale». Negli ultimi anni ho perso dei cari amici credenti e anche dei parenti carnali. Sembra quasi che questo sia decennio maledetto! Tuttavia, non è di questo che voglio parlare.

     L’ultima notizia, che mi ha prodotto di nuovo una «tristezza mortale», è arrivata ieri e mi ha terrificato: il cuore di un nostro fratello in Cristo, di nemmeno 60 anni, ha smesso di battere improvvisamente.

     Tutto ciò, che accade in questo mondo, apparentemente non ha senso, ma la fede ci spinge a guardare oltre a questa «vita di passaggio».

     Cari fratelli, le parole di questa nota mi hanno fatto riflettere su quanto siamo fragili, e l’unica speranza sta in Cristo Gesù. Molte volte mi sono fatto questa domanda: Perché la morte improvvisa agli uni e la morte con una lunga agonia agli altri? Ancora non so darmi una risposta certa, ma il motto sopra riportato ha certamente chiarito un po’ la mia mente.

     In circostanze del genere, quando conosci le persone, non mi va di pensare, come taluni affermano, alla punizione, al peccato e alla disubbidienza...! La Bibbia afferma che tutti gli uomini hanno peccato e sono privi della gloria di Dio. Ma Grazie siano rese a Cristo Gesù che in Lui viviamo già nei luoghi celesti. Tutto ciò mi fa pensare che non dipende da noi stessi, ma il Signore ha tutto nelle sue mani. Saluti e benedizioni in Cristo Gesù. {13-10-2010}

 

2. Caro Nicola, vedo che ognuno si crea un proprio pensiero riguardo a tale fenomeno di «morte improvvisa e morte con una lunga agonia». [ 9.] Ho notato che alcuni credono che la morte in sé venga solamente dal peccato o da Satana, ma noto che ci sia un grande errore in tale pensiero. Mi viene in mente la storia di Giobbe e delle sue sofferenze, e sopratutto la morte dei suoi figli; se non sbaglio fu proprio Dio a dare il «consenso» a Satana di flagellare la famiglia e il bestiame di Giobbe. Ciò implica la sovranità di Dio e la sua eterna potestà su ogni cosa, essendo Lui l’autore della vita e della morte. Inoltre credo che i metodi che il Signore usa, per «chiamar a sé» un suo figlio, possono essere svariati ancora oggi. Tu hai menzionato in un tuo commento la distruzione dei primogeniti egiziani tramite l’angelo distruttore, il quale fu «comandato» dall’Eterno.

     È vero che da quando è entrato il peccato nel mondo, è avvenuta la morte, ma è altrettanto vero che il dono Di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù per mezzo della fede. Tuttavia, mi è difficile pensare che Satana abbia una potestà tale da prendere delle decisioni riguardo a chi dovrebbe vivere o chi morire. Pensando anche a Gesù, la Bibbia dice che è stata la volontà di Dio di stroncarlo, permettendo che gli uomini lo uccidessero per morte di croce. Quindi credo che sia per i credenti o per i non-credenti Dio è colui che dà la vita e colui che la toglie, essendone Lui stesso il Creatore di ogni cosa. {15-10-2010}

 

 

5. {Carmelina Toscano}

 

Contributo: La morte prematura non viene da Dio. Gesù ci ha dato lunga vita. Gesù è la via, la verità e la vita... {13-10-2010}

 

Nicola Martella: Sei proprio sicura? Qui si confondono aspetti biologici con quelli spirituali. Gesù non ha promesso una lunga vita (come nell’AT), ma «vita eterna», ossia che si potrà vivere per sempre con Dio. Quanto agli aspetti esistenziali su questa terra, leggiamo invece quanto segue:

     ■ Dio diede la seguente sentenza al sommo sacerdote Eli, che chiuse gli occhi sulle scelleratezze dei suoi figli: «E quello dei tuoi, che lascerò sussistere presso il mio altare, rimarrà per consumarti gli occhi e illanguidirti il cuore; e tutti i nati e cresciuti in casa tua morranno nel fior degli anni. E ti servirà di segno quello che accadrà ai tuoi figliuoli, Hofni e Fineas: ambedue morranno in uno stesso giorno» (1 Sam 2,33s; cfr. Gb 36,14).

     ■ «Il giusto è tolto via per sottrarlo ai mali che vengono» (Is 57,1).

     ■ Ci sono i casi dei martiri della fede, come ad esempio Stefano (At 7,59s) e l’apostolo Giacomo (At 12,2).

     ■ Poi ci sono i casi di giudizio come Anania e Saffira, stroncati lì per lì per giudizio divino.

     ■ Nell’AT si parla del fatto di morire «sazi di giorni» (Gen 25,8; 25,29; 1 Cr 23,1; 29,28; 2 Cr 24,15; Gb 42,17). Si parla, però, anche di morti premature. Dell’empio è detto: «La sua fine verrà prima del tempo, e i suoi rami non rinverdiranno più» (Gb 15,32; cfr. 22,16). Perciò, l’Ecclesiaste insegnò: «Non esser troppo empio, né essere stolto; perché morresti tu prima del tempo?» (Ec 7,16).

 

 

6. {Maria Amenta}

 

Contributo: Sì, Nicola, dicono così i non credenti, perché loro non si aspettano che carnalmente si deve morire, ma pensano che tocca sempre agli altri e non a noi... Per questo dicono: «All’improvviso». Quando siamo nati, Dio ha fatto un progetto per noi: nascita e morte terrena... con data, che lui stabilisce. Amen. {13-10-2010}

 

Nicola Martella: Vista l’esistenza di morte premature, come abbiamo visto sopra, è difficile dire se Dio abbia stabilita, fin dall’inizio, una data per la morte. Sono misteri riservati al suo segreto consiglio. Sappiamo ad esempio che nel caso del re Ezechia, Dio gli allungò la vita di 15 anni (2 Re 20,6). L’uso di cure e di farmaci qui da noi (e la mancanza di ciò altrove) mostra che ci sono molte variabili per poter dire qualcosa di certo nel merito; si veda il consiglio di Paolo a Timoteo di prendere del «vino a motivo del tuo stomaco e delle tue frequenti infermità» (1 Tm 5,23). Inoltre, i martiri della fede morirono per la malvagità altrui e non perché Dio avesse fissato tale giorno; non a caso, diverse volte i discepoli costrinsero Paolo a partire, per non mettere a rischio la sua vita (At 17,10.14; cfr. 20,1).

 

 

7. {Vincenzo Russillo}

 

La morte è un evento traumatico che purtroppo lascia dei grandi segni su coloro che sopravvivono. Non so se sia più accettabile una morte improvvisa o una dopo un lungo periodo di tempo: ho perso un amico dopo un incidente stradale e una zia dopo due interventi chirurgici e una lunga agonia con un tumore. Dentro fanno male allo stesso modo.

     Io credo che l’elemento che possa far la differenza, è come noi riempiamo le giornate prima dell’ultimo respiro. È una cosa che molti evitano o che comunque è triste da dover pensare, ma è una scelta da fare. Spesso in Tv, senti l’annuncio di morti di uomini celebri: «Si è spento Raimondo Vianello»; oppure: «In un incidente paracadutistico l’attore Tarricone…». Per chi segue la Tv, non sono nomi nuovi, ma al di là di questo, sento spesso dire: «Adesso saranno in cielo e ci proteggeranno da lassù». Ecco, questo è il punto fondamentale: «Sono pronto per l’eternità?».

     Si potrebbe obiettare: «Ma cosa centra con il dolore? Una persona non la vedi più, ti manca nella quotidianità: i suoi gesti o i suoi sorrisi». Tutto questo è vero, ma Gesù è venuto a darci una speranza.

     Avete presente quelle giornate, in cui la mattina c’è quella nebbiolina leggera e poi, dopo un po’, si dirada, ecco la nostra vita e proprio così: «E ora a voi che dite: “Oggi o domani andremo nella tale città, vi staremo un anno, trafficheremo e guadagneremo”; mentre non sapete quel che succederà domani! Che cos’è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce» (Giacomo 4,13-14).

     Ecco, la nostra vita è un tran-tran d’impegni o di pensieri, ma bisogna fermarsi un attimo a riflettere: «Sono pronto per l’eternità?». Dopo la morte c’è il giudizio (Ebrei 9,27) per ogni peccato commesso agli occhi di Dio. La Bibbia è chiara nel dire che chi non è puro, non potrà arrivare in cielo: «E nulla d’impuro, né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello» (Apocalisse 21,27). Ma Dio ha voluto dare a tutti noi una grande speranza, suo Figlio è morto per noi per donarci vita eterna, se crediamo in Lui e confessiamo i nostri peccati (1 Giovanni 4,10). Il popolo d’Israele, che non fu disposto a incontrare il suo Dio come Salvatore, fu costretto a incontrarlo come Giudice (Amos 4,12). La nostra vita o quella di persone, a cui teniamo, può volare via come nebbia, ma dobbiamo raccogliere l’invito dell’Iddio onnipotente. Non è una cosa da poco, il dolore della morte e del distacco, è incancellabile. Ma sapere di poter condividere con quella persona l’eternità, non è una differenza da poco. {13-10-2010}

 

 

8. {Luca Ciotta}

 

Grazie, caro fratello Nicola. Leggendo queste parole mi sono venuti in mente due passi. «È preziosa agli occhi del Signore la morte dei suoi fedeli» (Salmo 116,15). «Il giusto muore, e nessuno vi bada; gli uomini buoni sono tolti di mezzo, e nessuno considera che il giusto è tolto di mezzo per sottrarlo ai mali che sopraggiungono» (Isaia 57,1). Sono due versetti molto incoraggianti per coloro, che perdono un loro fratello o sorella in Cristo.

     Molti hanno testimoniato di aver visto una particolare serenità nei credenti, durante il loro trapasso. Chi ha assistito fratelli o sorelle in punto di morte e li ha visti spirare, è spesso rimasto fortemente incoraggiato ed edificato per il resto della sua vita. Una grande pace e anche gioia profonda — pur nella sofferenza fisica — si manifestano sovente in questi frangenti. È quasi come se «si toccasse» Colui, che ha liberato i credenti dal timore della morte (Ebrei 2,14), il Signore Gesù Cristo. Un abbraccio in Lui. {14-10-2010}

 

 

9. {Dio non fa morire?}

 

Giandanilo D’Itria: La Bibbia dice chiaramente che l’unico che porta la morte, è il nemico, Satana. Gesù disse: «Satana è venuto per rubare, distruggere e ammazzare». Ecco appunto!! Ammazzare, uccidere… Lui porta alla morte, non Dio!!!!!! assolutamente!!!! Il peccato nella nostra vita ci uccide, spiritualmente parlando, e spesso anche carnalmente. La Bibbia dice chiaramente che «il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna» (Romani 6;23). Altro che apriamo una discussione, come dice questo link, è antibiblico!!!!!! Shalom!!! DTB!! {14-10-2010}

 

Francesco Ragazzi: Gesù ha detto di essere la Via, la Verità e la Vita, non ha detto di essere la morte. Essa è la conseguenza della nostra natura, e non credo che sia Dio a volere la nostra morte, anzi ha predisposto il sacrificio di Gesù Cristo per permetterci di vivere.

     Che poi si dica che Dio faccia morire, per evitarci le problematiche della vita stessa, credo sia una magra consolazione; che dovremmo essere sempre pronti ad affrontarla, è umano e naturale, fa parte della stessa nostra vita terrena. {15-10-2010}

 

Nicola Martella: Giandanilo D’Itria e Francesco Ragazzi, siete proprio sicuri? Dio non ha proprio autorità di far morire chi Egli vuole? Ecco alcuni brani che affermano il contrario, ossia che Dio fece morire qualcuno.

     ■ «Ma Er, primogenito di Giuda, era perverso agli occhi dell’Eterno, e l’Eterno lo fece morire» (Gen 38,7; 1 Cr 2,3).

     ■ «Io faccio morire e faccio vivere, ferisco e risano, e non v’è chi possa liberare dalla mia mano» (Dt 32,39).

     ■ Riguardo a Saul: «E l’Eterno lo fece morire, e trasferì il regno a Davide, figliuolo d’Isai» (1 Cr 10,14).

     ■ Si possono menzionare Datan, Abiram e i loro accoliti (Nu 16,29-33; Sal 106,17s) o Anania e Saffira (At 5,1ss).

     ■ Riguardo a Erode fu detto, allorché fu acclamato come un dio: «In quell’istante, un angelo del Signore lo percosse, perché non aveva dato a Dio la gloria; e morì, roso dai vermi» (At 12,23).

     ■ Si possono menzionare le piaghe d’Egitto e quelle dell’Apocalisse; durante queste ultime, su comando di Dio morirà rispettivamente 1/3 della popolazione colpita o una gran parte d’essa (Ap 8,9.11; 9,15.18).

 

Giandanilo D’Itria, è proprio antibiblico il tema da me introdotto? Giudichino i lettori, che conoscono la Parola di Dio. È probabile che alcuni cristiani, invece di conoscere Dio per quello che è, si fanno un’immagine di Dio, secondo ciò che preferiscono.

 

Maurizio Todaro: Caro Nicola, innanzitutto hai tutta la mia solidarietà e condivido ciò che hai riportato. Non condivido affatto invece ciò che stato scritto da Giandanilo e Francesco; capisco che umanamente è molto dura dover accettare la perdita di un proprio caro (essendone stato colpito personalmente), ma la differenza tra i credenti e gli altri sta proprio nell’accettare, come dici bene tu a tal proposito che: «Il consiglio dell’Onnipotente è insondabile e insindacabile». Leggere delle affermazioni, come quelle fatte da i sopracitati, mi lasciano un senso di profonda amarezza. Come si può pensare che sia Satana a far morire, e che non sia Dio che ha potere sulla vita e sulla morte. Ho l’impressione che qualcuno si confonda: ▪ 1. Tra la «Vita» (Gesù) e la «vita» (quella vissuta sulla terra). ▪ 2. Tra la «Morte» (seconda) e la «morte» (fisica).

     Caro Nicola, penso che queste discussioni possano servire a qualcuno e anche a noi per capire e far capire. Continua nel tuo impegno e io, se potrò, sarò presente nel partecipare e incoraggiarti nel nella tua missione. Che il Signore ti protegga e ti benedica sempre. {16-10-2010}

 

 

10. {Eliseo Paterniti}

 

Carissimo Nicola, quando si pensa a una persona cara, che non c’è più, la sofferenza rimane per sempre. La differenza tra una dipartita in famiglia cristiana e quella non-cristiana è questa: Noi cristiani, nonostante la sofferenza, facciamo prevalere la pace e la speranza nel cuore e comunque benediciamo Dio per il tempo che ci ha concesso di convivere con la persona, che adesso non c’è più. Nei non-cristiani, invece, oltre alla sofferenza, prevale la disperazione e la ribellione contro Dio, perché la persona non c’è più. Quanto meno la mia esperienza da cristiano è così.

     Ogni volta che guardo un video o una foto di mia mamma, si rinnova la sofferenza, nonostante siano passati sette anni dalla sua dipartita, la piango con dignità, ma nello stesso tempo dico al Signore: «Certo avrei preferito che me la lasciavi in vita un altro po’, però ti ringrazio lo stesso per il tempo che me l’hai concessa in vita e comunque ti rendo onore e gloria, perché un giorno la potrò incontrare in cielo. Amen! {14-10-2010}

 

 

11. {Pietro Calenzo}

 

In primo luogo, mi preme sottolineare ciò, che il fratello Martella enuncia nel prologo del suo intervento. Molti epitaffi o epigrafi, che annunciano la morte di questo o di quello, non riflettono né il suo autentico rapporto con il Dio vivente, né molto spesso l’effettiva pensiero o sofferenza del deceduto. Spesso, nel caso dei non-credenti, lo scomparso è incastonato in manifesti che evidenziano l’idolatria con immagini religiose (fantasiose elaborazioni di Pio da Pietralcina, della così detta Madonna, volti immaginifici di Gesù); così si anticipa il giudizio, che spetta solo al Signore onnipotente. Lasciamo che sia l’Eterno ad accogliere o meno questa o quella persona in Paradiso o nel regno dei cieli, non i sacerdoti romanici, che celebrano rituali funebri sempre uguali, dove cambia solo il nome del trapassato di turno, indipendentemente dal suo aleatorio rapporto con il Sommo Giudice.

     Nel caso del decesso o della dipartita di un discepolo di Gesù, tutto cambia. Non voglio, affermare che affrontare il trapasso, in modo immediato o dopo una lunga malattia, sia indolore; anzi, molto spesso la dipartita di questo o quel credente ci accompagnerà per tutta la vita terrena, in particolar modo nelle piccole assemblee. Nondimeno è di grande consolazione ai cuori nostri che rivedremo questo o quel fratello nel regno dei cieli.

     Dovremmo essere sempre pronti con la valigia per il viaggio verso la celeste patria. Questa è una verità essenziale, come lo è anche quella che il Signore sa ogni cosa, il Signore sa. Tutti noi, dovremmo curare personalmente, ma anche pastoralmente, questo argomento o questo aspetto, essendo certi dell’eterna salvezza a vita eterna, che ci ha propiziato il Signore Gesù Cristo, e che l’Eterno Padre controlla ogni battito di ciglia della vita nostra. Elaborare la scomparsa di questo o quel caro, di questo o quel credente, non è sempre facile. Molto dipende dalla maturità spirituale, e dalla misura della fede, che il Signore ha donato a ciascuno di noi; in ogni caso al riguardo bisogna essere certi che Dio è amore e che, se Egli permette alcuni eventi, essi rimangono sempre sotto il suo controllo. Il Signore ci benedica. {15-10-2010}

 

 

12. {Autori vari}

 

Nicola Carlisi: Il perché di una morte improvvisa o di una morte dopo lunga sofferenza, deve portarci a una riflessione, per scoprirne, per quanto ci sia concesso, il consiglio della Parola di Dio, le cause che stanno dietro. Può essere un bene, come può essere una punizione, o una correzione, o perché i giorni assegnategli siano finiti. Questo può servire di lezione a quelli, che rimangono. L’agire di Dio è sempre con giustizia e amore (Sal 39,4-5; 21,4; 37,18; 90,12.15; 34,12). Gesù è la nostra vita! {13-10-2010}

 

Antonio Strigari: Noi credenti, in ogni occasione, continuiamo a pensare che «tutte le cose» (anche la morte, comunque avvenga) cooperano al bene di quelli che amano Dio! Grazie fratello Nicola. Iddio ti benedica. {13-10-2010}

 

Claudia Falzone: Ho letto il commento di quella persona che, con un versetto distorto, accusava il diavolo di essere l’autore della morte umana. [ 9.] A parte che tale tesi è assurda e contrasta con la Bibbia, mi ricorda in un certo senso la dottrina geovista dell’onnipotenza satanica. Dottrina che appunto è una distorsione di ciò, che ci presenta in realtà la Bibbia, cioè la sovranità di Dio e le variabili della vita (come ad esempio, nel caso di una malattia, le possibilità di cura, che oggi abbiamo e un tempo non c’erano). {15-10-2010}

 

Anna Barbuzza: «Io faccio morire e faccio vivere, ferisco e risano, e non v’è chi possa liberare dalla mia mano» (Dt 32,39). Tutto è sotto il controllo del Dio vivente. Saranno sempre presenti durante la nostra esistenza quegli interrogativi, ai quali non troveremo risposta! Spesso l’uomo si trova travolto tra le mille occupazioni della sua vita; si muove e agisce come se quest’esistenza gli appartenesse, come se non dovesse mai lasciare questa terra! Non ci pensa. Ma per colui che è credente non deve essere così, perché il Signore ha promesso ai suoi fedeli un posto, soprattutto la Vita Eterna: perciò noi siamo chiamati ad avere i fianchi cinti, dobbiamo essere pronti a qualsiasi evenienza! {15-10-2010}

 

Delia de Angelis: Caro Nicola, certo talvolta è più difficoltoso accettare una morte improvvisa, ma allo stesso tempo lascia tracce anzi grossi solchi la morte di una persona cara, che ha sofferto per tanti lunghi anni.

     Di sicuro le vie del Signore sono imperscrutabili e comunque in entrambi i casi, Dio parla, insegna..., ma naturalmente bisogna essere in grado di ascoltare, ciò che Dio vuole insegnare. Io, ad esempio, porto il nome di una sorella, che non ho mai conosciuto, e mi interrogo spesso, come sarebbe stata la prima Delia. So che sono nata, perché lei è morta, e so per certo che un giorno la conoscerò. {16-10-2010}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Morte_improvvisa_EnB.htm

13-10-2010; Aggiornamento: 27-11-2015

 

▲ Vai a inizio pagina ▲
Proprietà letteraria riservata
© Punto°A°Croce