▲
Grazie del tuo pensiero. Ma se dei cristiani
sono afflitti da tali problemi, ad esempio avendo un figlio Down, e cercano da
altri cristiani una risposta, si fa sempre bene a rifletterci sopra insieme e ad
approfondire la tematica, esercitandosi in preghiera e alla luce della Parola di
Dio, oppure no? Parlandone insieme si può arrivare un po’ più vicino alla verità
oggettiva e possibilmente aiutare a evitare così concezioni erronee, in chi le
nutre, ed eventuali scelte disastrose che ne conseguono. Non concordi?
Riflettere sull'opera delle mani di Dio non è sbagliato (Sal 143,5).
Il saggio Salomone sentenziava: «È gloria di Dio nascondere le
cose; ma la gloria dei re sta nell’investigarle» (Pr 25,2). Quindi
investigare le cose che Dio ha nascosto nel creato, è una nobile impresa!
Parlare insieme di Dio, delle sue opere creazionali e storiche e
dei misteri della creato, della vita e della fede, è altresì nobile, se fatto
con timor di Dio, con sottomissione alla sua Parola e con la consapevolezza dei
propri limiti e della propria conoscenza (1 Cor 13,9-12). Nel libro di Malachia
ciò distingueva coloro che accusavano Dio, per motivi diversi, da coloro che lo
temevano: «Allora quelli che temono l’Eterno
si son parlati l’un all’altro e
l’Eterno è stato attento ed ha ascoltato; e un libro è stato scritto davanti a
lui, per conservare il ricordo di quelli che temono l’Eterno e rispettano il suo
nome» (Mal 3,16).
3.
{Nicola Berretta}
▲
Mi
permetto di fare alcune precisazioni. Nicola Martella si chiede se Gesù abbia
mai agito su «malattie genetiche» in riferimento alla possibilità di guarigione
per una persona affetta da sindrome di Down. Come correttamente specificato
all’inizio dell’articolo, questa sindrome è dovuta alla presenza d’un cromosoma
soprannumerario (il n. 21). Per questo motivo, si parla più propriamente di
«anomalia cromosomica» e non di «malattia genetica». Normalmente, quando si
parla di «malattie genetiche» si fa riferimento a patologie legate a una
disfunzione di singoli geni presenti all’interno della catena di DNA che
costituisce un cromosoma, quando invece s’assiste all’assenza d’interi
cromosomi, o alla presenza di cromosomi soprannumerari, si parla di «anomalie
cromosomiche».
La domanda allora che mi pongo è la seguente: «Ci sono
nella scrittura indicazioni che Gesù sia mai intervenuto guarendo malattie
genetiche (e non cromosomiche)?» La cosa non è esplicita ma, secondo me, ci sono
casi sospetti. Mi riferisco in particolare al fatto che Gesù abbia guarito una
persona cieca fin dalla nascita (Gv 9,1ss) e anche gli apostoli hanno compiuto
guarigioni su zoppi fin dalla nascita (At 3,2; 14,2). A cosa era dovuta quella
malattia? Forse quegli zoppi sono caduti dalle braccia della loro madre subito
la loro nascita? Ed il cieco? Ha avuto un grave incidente agli occhi il giorno
in cui è nato? Non credo. L’ipotesi più semplice è che queste persone non
avessero sviluppato opportunamente la visione o la deambulazione, a causa d’una
qualche disfunzione nei geni che presiedono al corretto sviluppo del sistema
visivo e di quello motorio. Non ci è dato di capire da un punto di vista
puramente meccanicistico come siano avvenute quelle guarigioni, e se dunque sia
avvento anche un ristabilimento nella funzionalità di determinati geni, ma
certamente la cosa non si può escludere. Una cosa è certa, questi miracoli sono
stati eventi straordinari. Normalmente si legge quei brani come se il miracolo
abbia riguardato il recupero di funzioni nella retina e nei muscoli delle loro
gambe (cosa già di per sé straordinaria), ma il vero miracolo non è accaduto
certo lì. Il vero miracolo è avvenuto all’interno del cervello di queste
persone, con una completa riorganizzazione dei circuiti nervosi che presiedono
alla visione e alla deambulazione. È noto, ad esempio, come la deprivazione
della sensibilità visiva fin dalla nascita comporta, nell’area del cervello
preposta alla visione, l’impossibilità d’organizzare i circuiti nervosi che
permettono l’elaborazione del segnale luminoso, per cui, anche se in seguito la
funzione della retina viene ripristinata, la persona resta comunque cieca,
perché il suo cervello non è in grado d’elaborare i segnali provenienti dagli
occhi. Se il miracolo di Gesù avesse riguardato solo gli occhi di quel cieco
(fin dalla nascita), la persona avrebbe continuato a non vedere nulla. Gesù ha
dunque agito a livello d’organizzazione dei circuiti nervosi cerebrali, il che,
ripeto, rende quel miracolo ancora più straordinario e razionalmente
inconcepibile. Analogamente, anche per gli zoppi dalla nascita il recupero
funzionale dei muscoli delle gambe non avrebbe avuto alcuna conseguenza se non
fosse stato accompagnato da un miracolo ancora più grande occorso a livello del
sistema nervoso. Questi miracoli hanno comportato un intervento a livello di
funzione genica? Francamente, mi meraviglierebbe del contrario.
Che dire però delle anomalie cromosomiche? Il problema
è complesso. Pensiamo a una persona affetta da distrofia muscolare. La
guarigione miracolosa di questa persona comporterebbe il recupero di funzione
d’un gene specifico contenuto nel cromosoma X, che codifica per una proteina
specifica, la distrofina, importante per la contrazione muscolare. Potrebbe un
distrofico essere guarito, senza cambiare la sua identità personale? Credo di
sì. Bene. Quanti geni possono essere cambiati senza che la nostra identità
cambi? Questa domanda è importante, perché i cromosomi non sono in fondo altro
che «tanti geni», per cui le anomalie cromosomiche comportano anomalie in «tanti
geni». Ripeto allora la domanda: «Quanti (o quali) geni» possono essere guariti
senza che la nostra identità cambi? Questa domanda ha risvolti antropologici e
bioetici enormi. La pongo solo per far riflettere sul fatto che la
differenziazione proposta, secondo cui il Signore guarirebbe «macro-patologie
come, ad esempio, cecità, sordità, malformazione, menomazione fisica,
disfunzioni organiche» ma non le malattie genetiche, è forse una semplificazione
eccessiva della realtà. {11-10-2007}
4.
{Nicola Martella}
▲
Ringrazio il biologo per le sue preziose osservazioni. Rispondo qui specialmente
ai suoi «sospetti» su possibili casi, in cui Gesù avrebbe guarito persone il cui
stato di handicap era congenito o almeno fin dalla nascita. Mi permetto di
osservare che una cecità fin dalla nascita (Gv 9,1ss) non dev’essere
immancabilmente d’origine genetica, ma può avere un’origine organica (p.e.
mancato sviluppo dell’occhio per una patologia subentrata durante la gravidanza
o nei primi tempi dopo la nascita) o epidemiologica (p.es. infezione durante il
parto che ha condotto alla cecità nelle prime settimane di vita). Anche essere
zoppi fin dalla nascita (At 3,2; 14,2) può rientrare in un danno organico e non
genetico (p.es. malformazione organica dovuta a patologia durante la gravidanza;
trauma meccanico durante il parto; crescita abnorme nelle prime settimane di
vita; mancata cura di un difetto quale piedi divaricati, ecc.). Avere un difetto
di deambulazione fin dalla nascita non deve avere perciò immancabilmente una
causa genetica, anche perché nessun neonato cammina alla nascita; può essere
invece colpito abbastanza presto da una malattia invalidante (p.es. polio
infantile, distrofia muscolare, ecc.) o da un trauma (caduta, ecc.).
Anche una causa genetica di una malattia (gene
difettoso) non significa per forza che Gesù debba aver guarito tali persone in
tutte le cellule del loro corpo, poiché ciò che importava era la funzionalità
dell’organo: ripristino di quest’ultimo e riallaccio funzionale alla rete
neuronale (come dice il mio interlocutore, «completa riorganizzazione dei
circuiti nervosi che presiedono alla visione e alla deambulazione»).
L’intervento a livello di funzione genica, prospettato da Nicola Berretta, è
pensabile ma non coercitivo.
Le riflessioni sulla distrofia muscolare sono
interessanti. Anche il mio interlocutore protende per il fatto che un distrofico
possa essere guarito, senza cambiare la sua identità personale. È proprio vero
che la sostituzione di un certo numero di geni porterebbe al mutamento di
identità? Che sarà allora alla risurrezione (o al mutamento dei viventi)? Gesù
risorto — caparra di questo evento escatologico — era percepito diversamente da
chi lo vide dal Gesù prima della sua morte? Quando Gesù camminò sul lago, disse:
«State di buon animo,
sono io; non temete!» (Mt
14,27). Dopo la risurrezione i suoi seguaci non ebbero difficoltà a riconoscere
la coerenza dell’essere di Gesù risorto col Gesù che conoscevano (cfr. Mt 28,9;
Gv 20,16). Ai suoi discepoli, che «smarriti e impauriti, pensavano di vedere
uno spirito» (Lc 24,37), Gesù mostrò mani e piedi (v. 40; mani e costato Gv
20,20.27) e li invitò a palpare e guardare la sua carne (Lc 24,39).
5.
{Petry21 [?]}
▲
Nota redazionale: L’autore di questo contributo sembra appartenga all’area
linguistica spagnolo-portoghese. Ho cercato di ricostruire il testo in italiano
come meglio ho potuto.
Desidero dire, con amore e rispetto, ai miei cari che Dio può e vuole guarire
chiunque. Dio a creato l’uomo senza le malattie, allora possiamo dire che tutte
le malattie sono guaribili; non possiamo creare una teologia a parte della
Parola. Gesù disse che era venuto per guarire o no? Non esiste una lista delle
malattie che Gesù può o non può guarire, siamo noi (***) che viviamo una fede
dell’intelletto e non con un rapporto intimo con Cristo. Il profeta pregò e il
fuoco venne dal cielo; chiese pure un miracolo anormale; dalla roccia è uscita
l’acqua; Lazzaro al 4 dì è risolto, e ci sono tanti altri miracoli che sono
anormali. Noi non abbiamo bisogno dei miracoli normali, questi li fanno i medici
tutti il giorni, è il sovrannaturale che fa la differenza, Gesù è venuto per
fare la differenza anche per coloro che hanno la sindrome di Down. Non
possiamo avere una fede down. E scusate per il mio italiano scritto male.
{11-10-2007} *** Down
6.
{Nicola Martella}
▲
Rispettiamo il pensiero di Petry21 [?] (sarebbe meglio metterci qui il suo vero
nome). Faccio solo qualche osservazione. La sua differenza fra «miracoli
normali» e «miracoli anormali» (o sovrannaturali) è molto discutibile,
visto che un miracolo è sempre sovrannaturale, anche laddove Dio si serve della
natura per attuarlo. Che i medici sappiano fare «miracoli normali», significa
attribuire loro una potenza che non hanno. Anche per loro questa è una novità!
L’asserzione, secondo cui «Dio può e vuole guarire
chiunque», è biblicamente insostenibile. Porto solo un paio di esempi. Dio
non guarì il figlio di Davide, ma lo fece morire (2 Sm 12,14ss). Il mandato di
Isaia fu quello di indurire il cuore degli Ebrei ribelli col risultato che il
popolo «non si converta e non sia guarito» (Is 6,10); Gesù riportò tale
parola profetica per i suoi contemporanei increduli, citando la Settanta: «…
non si convertano e io non li guarisca» (Mt 13,15) e così fece similmente
Paolo (At 28,27). Perciò Gesù si rifiutò a volte di fare miracoli e prodigi
(cfr. Mt 13,58; Lc 23,8s).
È chiaro che l’ultima parola su che cosa Dio possa e
voglia guarire, ce l’ha Lui stesso. Oggigiorno però ci dobbiamo basare sulle
chiare evidenze oggettive. Si portino perciò prove cliniche evidenti e
documentate che ai nostri giorni sia mai stato «guarito» qualcuno da un’anomalia
cromosomica, qual è appunto la sindrome di Down!
Alla domanda: «Gesù disse che era venuto per guarire
o no?», bisogna rispondere con un no! Non esiste un solo brano che affermi
esplicitamente il contrario. Gesù disse tante volte: «Io sono venuto per…», ma
mai per guarire! A volte diamo per scontato cose solo perché le ripetiamo per
convenzione e, quindi, senza controllare nella Scrittura che le cose stiano
così. Ecco qui di seguito un’analisi delle parole di Gesù.
■ «Io sono venuto non per abolire ma per compire [la
legge]» (Mt 5,17).
■ «Io non son venuto a chiamar dei giusti, ma dei
peccatori» (Mt 9,13).
■ «Io non son venuto a metter pace, ma spada»
(Mt 10,33s).
■ «Io son venuto a gettare un fuoco sulla terra»
(Lc 12,49).
■ «Io son venuto nel nome del Padre mio, e voi non mi
ricevete» (Gv 5,43).
■ «Io non son venuto da me, ma Colui che mi ha
mandato è verità» (Gv 7,28; 8,42; cfr. 16,28).
■ «Io son venuto in questo mondo per fare un
giudizio» (Gv 9,39).
■ «Io son venuto perché abbiano la vita e l’abbiano
ad esuberanza. Io sono il buon pastore; il buon pastore mette la sua vita per le
pecore» (Gv 10,10s).
■ «Io che dirò? Padre, salvami da quest’ora! Ma è
per questo che son venuto incontro a quest’ora» (Gv 12,27).
■ «Io son venuto come luce nel mondo» (Gv 12,46)
■ «Io non son venuto a giudicare il mondo, ma a
salvare il mondo» (Gv 12,47)
■ «Io sono re; io sono nato per questo, e per questo
son venuto nel mondo, per testimoniare della verità» (Gv 18,37).
Quindi la tesi secondo cui Gesù sarebbe venuto nel mondo per guarire, è
semplicemente falsa. Egli stesso affermò di essere venuto nel mondo per
salvarlo, dando la sua vita. I miracoli servivano per accreditare Gesù quale
Messia (Mt 11,3ss). A ciò si possono aggiungere anche le seguenti testimonianze
scritturali.
■ «Il Figlio dell’uomo è venuto a salvare ciò che
era perito» (Lc 19,10).
■ «Il Figlio dell’uomo non è venuto per esser
servito ma per servire, e per dar la vita sua come prezzo di riscatto per molti»
(Mt 20,28).
■ «Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i
peccatori» (1 Tm 1,15).
Quanto alla presunta «fede dell’intelletto» contrapposta a un «rapporto
intimo con Cristo», bisogna stare molto attenti! Paolo parla in Rm 12,1 del «vostro
culto razionale»! (così in greco). Egli mise in guardia contro una mente
infruttuosa affrontando il problema della preghiera in vari linguaggi usati a
Corinto, che era un porto di mare: «Se prego in altra lingua, ben prega lo
spirito mio, ma la mia intelligenza rimane
infruttuosa. Che dunque? Io pregherò con lo spirito, ma pregherò
anche con l’intelligenza;
salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò
anche con l’intelligenza» (1 Cor 14,14s).
Bisogna fare quindi attenzione a un gratuito
anti-intellettualismo. L'intelligenza può essere messa al servizio della «carne»
o dello «Spirito», della «giustizia» o della «ingiustizia» (Rm 6,13.19; 8,4ss).
Pietro certificò che Paolo era un intellettuale: «…anche il nostro caro
fratello Paolo ve l’ha scritto, secondo la
sapienza che gli è stata data; 16alcune cose difficili a
capire che gli uomini
ignoranti e instabili torcono, come anche le altre Scritture, a loro
propria perdizione» (2 Pt 3,15s).
7.
{Vincenzo Russillo}
▲
■
Contributo:
Voglio parlare di sofferenza e preoccupazioni
d’un genitore. Giorni fa, discutevo con una conoscente la quale ha un figlio
down. Voglio precisare che è questo ragazzo è molto sensibile e anche
intelligente. Ma la madre mi ha posto degli interrogativi, abbastanza amari ma
comprensibili da un certo punto di vista. O meglio si chiedeva in questi casi
come il suo, quando i genitori verranno a mancare e non c’è chi si può prendere
cura di queste persone, cosa fare?
A un certo punto mi ha
detto, forse in questi casi capisco chi abortisce... La mia risposta secca è
stata: «L’aborto è un omicidio, la vita non ha prezzo...». Anche se sono
riuscito a convincerla, dentro di me sono rimasto con un dubbio. Questa mamma in
fondo ha ragione, come società civile si fa poco. Non c’è appoggio per questi
problemi. Non giustifico in alcun senso l’aborto però credo che su queste
situazioni particolari, bisognerebbe discutere. {09-02-2009}
▬
Risposta:
Abbiamo già discusso sopra su vari aspetti.
Bisogna informarsi prima sulle possibilità. Bisogna educare i figli
all’autonomia, anche se down. Ci sono persone affette da questa sindrome che
studiano, lavorano, ecc. Se si educano tali soggetti a essere dipendenti,
saranno svantaggiati in futuro.
La vita è tale
indipendentemente dal suo stato. Coloro che stanno intorno a una persona affetta
da sindrome di Down, affermano che essi stessi sono i riceventi. La società
civile fa troppo poco? Non saprei dirlo. Forse sono le persone spesso male
informate. Poi all’estero, in genere, si creano associazioni e iniziative
private in casi del genere e si dà vita a strumenti di interconnessione e di
scambio di informazioni e di iniziative. In Italia ci si aspetta spesso tutto
dall’alto. {Nicola Martella}
8.
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12. {}
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Down_parla_MeG.htm
11-10-2007; Aggiornamento: 10-02-2008