I dolori di
crescita non ci sono solo nell'infanzia e nell'adolescenza, ma anche nella vita
di fede. Agli entusiasmi immediatamente successivi all'aver accettato Gesù quale
Messia, ossia come Salvatore e Signore, seguono momenti in cui ci si sente
particolarmente tentati e si scopre come nella lotta contro il peccato è come
combattere contro un mostro a cui ricrescono continuamente teste e tentacoli.
Alla gioia segue la preoccupazione e, non di rado, la disperazione. Si è inoltre
in dubbio se si è accettato veramente la grazia di Dio e si sia una nuova
creatura. Sono momenti di particolare prova... appunto «dolori di crescita».
Un lettore ci
ha presentato le seguenti questioni.
Ciao, Nicola, ti scrivo queste poche righe perché sono in conflitto spirituale
(non so se è la definizione adatta). Questo mese fa un anno che io ho conosciuto
Dio; Lo ringrazio perché un anno è trascorso nel modo che non credevo con un mio
cambiamento cosi radicale, è un anno che non bestemmio più, cerco di capire il
mio prossimo, cerco di trovare giustificazioni nelle persone che non vivono
nella grazia di Dio, ma comunque resto un peccatore. Io a Dio gli ho dato la mia
vita, mi sono anche battezzato, ma continuo a peccare. Mi domando il perché,
visto che ho donato a Lui la mia vita, gli chiedo di cambiarmi, di rendermi come
Lui vorrebbe che io fossi, ma continuo a peccare, chi mi può aiutare se non Lui?
Nicola, io ho anche il problema che quanto leggo la
Bibbia, non è che ci capisco più di tanto, ho difficoltà di apprendimento.
Secondo te, Dio potrà aiutarmi in questa mia lacuna? Nicola, scusami forse ti
porrai tante domande e alla fine non potrei darti torto, ma so che io amo Dio,
vorrei essere spiritualmente più preparato, ma poi mi accorgo di non sapere
niente; cosa debbo fare Nicola? Ti chiedo di nuovo scusa, dammi un aiuto, fammi
capire cosa posso fare e come devo fare per essere più vicino a Gesù? Ti saluto
cordialmente e che Dio abbia pietà di me e mi comprenda. {Lucio Martino; 4
agosto 2008}
Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito. |
1. IL PROBLEMA
DEL PECCATO:
Rispetto a Lucio che si è convertito a una certa età, io ho avuto il
privilegio di conoscere il Signore a 12 anni. Eppure ho avuto le stesse sue
difficoltà… problemi di crescita. Nel mio cuore c’era la gioia di averlo
conosciuto e l’entusiasmo della fede. Eppure, più andavo avanti e più mi
accorgevo del peccato nella mia vita e mi sentivo in colpa. Talché mi chiedevo:
«Sono un vero cristiano, c’è stata veramente la rigenerazione nella mia vita».
Nonostante tutto mi sentivo amato da Dio e nel mio cuore c’era il desiderio di
piacere a Dio, di essergli fedele e di ubbidire alla sua Parola.
Tempo dopo qualcuno mi spiegò le cose con una
illustrazione. L’uomo senza Dio è come qualcuno che vive in una stanza buia
e va a tastoni. L’uomo appena ravveduto, convertito e rigenerato dallo Spirito
di Dio è simile a chi si trova in tale stanza buia, ma in essa entra dapprima un
raggio di luce e l’uomo comincia a vedere che cosa c’è nella stanza, si rende
conto che ci sono cose sporche e si mette a pulirle; ma a mano a mano che entra
più luce, si accorge che c’è sempre più sporco e alla fine gli dà fastidio anche
la semplice polvere che vede sui mobili in trasparenza. Di per sé nella stanza
c’è sempre meno sporco rispetto all’inizio (nella stanza buia non si vedeva il
sudiciume), ma lui è diventato sempre più sensibile allo sporco, a mano a mano
che è entrata la luce e lui ha pulito la stanza. Così è anche col nostro cuore e
con la luce di Cristo. Pensiamo che anche dopo la rigenerazione ci sia tanto
peccato nella nostra vita, ma in genere siamo solo diventati più sensibili al
peccato.
Lo stesso problema ce l’ha avuto l’apostolo Paolo
nella sua vita, come lo mostra in Romani 7.
■ «E ci fu un tempo, nel quale, senza legge, vivevo»
(v. 9a), ossia stavo bene, sebbene peccassi, perché non conoscevo la verità.
Nella stanza buia non si rendeva conto della sua vita.
■ «Ma, venuto il comandamento, il peccato prese
vita, e io morii; e il comandamento che era inteso a darmi vita, risultò che mi
dava morte. perché il peccato, colta l’occasione, per mezzo del comandamento, mi
trasse in inganno; e, per mezzo d’esso, m’uccise» (vv. 9b-11). La conoscenza
della volontà di Dio mediante i comandamenti (un
raggio di luce nella stanza buia), gli fecero rendere conto della
sporcizia nella sua vita e del giudizio che meritava. Si rese conto di questo: «Io
sono carnale, venduto schiavo al peccato» (v. 14). Questo è proprio il primo
effetto della luce che brilla nelle tenebre.
■ Entrando sempre più luce nella sua vita si rese conto
di due leggi contrastanti nella sua vita: «Io
non approvo
quello che faccio; poiché non faccio
quel che voglio, ma faccio
quel che odio. Ora, se faccio quello che non voglio, io ammetto che la
legge è buona; e allora non sono più io che lo faccio, ma è il
peccato che abita in me. Difatti, io so che in me, vale a dire nella mia
carne, non abita alcun bene; poiché ben si trova in me il volere, ma il modo di
compiere il bene, no. Perché il
bene che voglio, non lo faccio; ma il
male che non voglio, quello faccio.
Ora, se ciò che non voglio è quello che faccio, non sono più io che lo compio,
ma è il
peccato che abita in me» (vv.
15-20). L’effetto della luce è la
sensibilità al peccato. Pur non volendo e non approvando che la polvere e il
sudiciume si posassero nel cuore, ciò avveniva indipendentemente dalla sua
volontà, come se ci fosse un programma autonomo (quello del peccato) che agiva
indipendentemente dalla sua volontà. Aveva capito che mentre puliva e faceva
tutto per mantenere linda la stanza, un’altra legge contraria alla sua volontà
la faceva sporcare di nuovo, e lui scopriva sempre nuovi angoli sporchi.
■ Dopo i momenti di disperazione per la rinnovata
sporcizia che riscontrava, ha dovuto rendersi conto di tali
leggi contrastanti. «Io mi trovo dunque sotto
questa legge: che volendo io fare
il bene, il male si trova in me. Poiché io mi diletto nella
legge di Dio, secondo l’uomo interno; ma vedo
un’altra legge
nelle mie membra, che combatte contro la
legge della mia mente, e mi rende
prigioniero della
legge del peccato che è nelle mie membra. Misero me uomo! chi
mi trarrà da questo corpo di morte?»
(vv. 21-24).
Egli si rese conto che la soluzione non stava
nei suoi sforzi di credente, ma in Cristo: «Grazie siano rese a Dio per mezzo
di Gesù Cristo, nostro Signore». E prende atto delle due leggi contrastanti
nella sua vita: «Così dunque, io stesso con la mente servo alla legge di Dio,
ma con la carne alla legge del peccato» (v. 25). Questo è
realismo. Egli prese anche atto che la fede in Cristo Gesù lo metteva al
sicuro da ogni condanna (Rm 8,1ss). Si rese però anche conto che doveva
prosciugare le risorse al programma del peccato, camminando non più
«secondo la carne, ma secondo lo spirito» e non avendo più «l’animo alle cose
della carne» ma «alle cose dello spirito» (vv. 4s).
■ Egli sapeva che ciò era possibile solo se lo
Spirito di Dio abita in una persona, ossia se è rigenerata (v. 9). Allora il
segreto del credente rigenerato, sta proprio nel prosciugare le risorse al
programma del peccato, cosa che Paolo chiamò mortificazione degli atti del corpo
mediante lo Spirito (v. 13). Questa dinamica è la prova del nove che si è
condotti dallo Spirito di Dio e che si è figli di Dio (vv. 14.16s).
■ Nel processo di santificazione e di
maturazione della fede, si impara per esperienza a prosciugare le risorse al
programma del peccato, ossia a mortificare gli atti del corpo. Altrove Paolo
chiama tale processo come spogliamento del «vecchio uomo» (vecchia natura) e
rivestimento del «nuovo uomo» (nuova natura). Paolo era cosciente che «il
nostro vecchio uomo è stato crocifisso» da Cristo (Rm 6,6), ossia gli è
stato tolto il potere sulla vita del credente; esso però essendo ancora
attivo fino alla morte (o alla risurrezione dei viventi), fa sentire la sua
forza nella vita del cristiano. La soluzione non sta nel negare il «vecchio
uomo», ma nel mettere fuori uso la sua influenza: «Avete imparato, per quanto
concerne la vostra condotta di prima, a
spogliarvi del vecchio uomo che si
corrompe seguendo le passioni ingannatrici» (Ef 4,22). Non basta però solo
mortificare la carne, né basta sapere che «l’uomo nuovo… è creato
all’immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità»
(Ef 4,24), ma bisogna continuamente rivestirlo, ossia assumere e
praticare le qualità specifiche della nuova natura. Questa azione congiunta
venne espressa da Paolo così: «Avete svestito l’uomo vecchio con i suoi atti
e rivestito il nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di Colui che
l’ha creato» (Col 3,10). Qui l’apostolo evidenziò sia il momento della
conversione, sia il processo di santificazione.
Martin Lutero ha spiegato all’incirca così la dinamica del
peccato e la resistenza del credente: Non posso impedire agli uccelli di volare
nel cielo, ma posso impedire loro di nidificare sulla mia testa.
2. Il PROBLEMA DELLA
COMPRENSIONE DELLA PAROLA:
nch’io ho avuto problemi di comprensione della Parola di Dio all’inizio
della mia conversione. Leggevo la Scrittura e visitavo i credenti per
fare loro domande. Poiché i credenti maschi erano perlopiù emigrati e quelli in
loco erano sempre indaffarati col lavoro (allora la vita era dura), visitavo
delle sorelle anziane, vedove e sagge. Esse rispondevano per quello che
sapevano. Io avevo tanta sete di sapere. Una di esse mi disse un giorno: «Non so
risponderti. Ma nella Bibbia c’è tanta polpa, che gli ossi li possiamo mettere
da parte per dopo». Ella intendeva che Dio prima o poi ci avrebbe rivelato
mediante un credente preparato il significato di tali cose difficili. In
effetti, così è stato. Da allora lo studio della Parola di Dio è diventato una
delle mie maggiori occupazioni.
A 15 anni mi sono trovato come credente da solo in
un’altra regione, io e la mia Bibbia. Come ho fatto a sopravvivere
spiritualmente?
■ Leggevo la Bibbia e traevo da essa gli insegnamenti e
le esortazioni di cui avevo necessità. Quindi il mio primo consiglio è questo:
più leggiamo la Scrittura e più tale tesoro si aprirà a noi. Chiediamo a
Dio di illuminarci mediante il suo Spirito e di aprirci la mente alla
comprensione. Non fa nulla che non comprendiamo tutto e subito, ma ciò che
capiamo ora, mettiamolo subito in pratica: questo è il segreto. Più ubbidiremo a
Dio e più comprenderemo la sua Parola.
■ In certi periodi, sebbene giovane nella fede, avevo
radunato intorno a me un piccolo gruppo di lettura e preghiera. Leggere la
Bibbia insieme ed edificarsi insieme per quello che comprendiamo, è
anch’esso vincente. Quando ci sforziamo di spiegare un brano a un altro,
facciamo l’esperienza che Dio ci illumina e ci comunica delle verità sulla sua
Parola. Si fa quindi bene a cercare un credente in fede dello stesso sesso con
cui leggere insieme regolarmente la sacra Scrittura. Si può fare anche tra
marito e moglie; alcune coppie di credenti lo fanno regolarmente, in modo
spontaneo, partecipativo.
■ Essendo isolato da una chiesa, ogni tanto scendevo al
mio paese per avere comunione con i credenti (erano 120 Km) oppure facevo 50-60
Km per raggiungere la chiesa più vicina, quando le finanze me lo permettevano.
Mi tenevo anche in contatto epistolare con uno stimato servitore del Signore, a
cui stavo a cuore. A lui devo tanti insegnamenti. Quindi come credenti si fa
bene a non isolarsi: il tizzone lontano dal fuoco si spegne lentamente,
senza neppure accorgersene. Se c’è una chiesa sana e biblica nei pressi, si fa
bene a frequentarla regolarmente.
■ A me che ero isolato, mi hanno tanto aiutato i
corsi per corrispondenza. Essi contengono dei testi istruttivi da leggere,
indicano i brani biblici da studiare, contengono domande e richiedono risposte.
In tal modo «costringono» a studiare certe parti della Scrittura, guidando passo
per passo. Ne ho ordinati e studiati tantissimi, dai più semplici a quelli più
complessi e difficili. In tal modo, sono stato attaccato allo studio della
Parola e sono cresciuto.
Certamente si può leggere un libro della Bibbia anche
usando varie traduzioni insieme oppure con un
commentario che ce lo spiega passo per passo. Io ho pubblicato per i primi
capitoli della Genesi la seguente opera: Nicola Martella,
Esegesi delle origini.
Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006).
Esistono anche libri con sole domande, che hanno
lo scopo di stimolare la riflessione e la ricerca. Io ne ho pubblicati due di
libri del genere: Nicola Martella,
Levitico: Domande di studio (Punto°A°Croce, Roma 1998). Nicola
Martella,
Matteo, l’evangelista dei giudei
(Punto°A°Croce, Roma 1999). Essi sono adatti anche per i piccoli gruppi o per
prepararsi alla meditazione personale o alla predicazione. Per studiare le
dottrine fondamentali del nuovo patto, suggerisco il mio libretto «Elementi
della fede: Dottrine fondamentali della fede
cristiana»; esso è adatto per lo studio sia
personale, sia di gruppo.
3. VICINANZA A GESÙ E RIEMPIMENTO DI SPIRITO
■ Un aspetto da non trascurare è il servizio per il
Signore secondo la maturità spirituale che abbiamo e i carismi ricevuti.
Quando facciamo delle cose per Dio, egli ci dà la saggezza e la forza di farle.
Chi evangelizza
gli altri, deve dare delle risposte convincenti della Scrittura, così impara
dapprima da persone più preparate e poi investiga da sé la Parola per poterla
poi comunicare agli altri. Chi fa delle visite a credenti o
simpatizzanti, ad esempio ammalati, e chiede loro di leggere un brano della
Scrittura insieme, dovrà prima meditarlo e prepararsi.
■ Inoltre tutto ciò permette di esser più vicini a Gesù
e di sperimentare come lo Spirito Santo si attiva per aiutarci nella
comprensione della Parola e nel servizio. La
pigrizia nella lettura, l’inattività nel servizio e una fede non
praticata, rendono oziosi, scontenti e infelici.
■ Per rimanere ripieni di Spirito Santo, bisogna
essere attivi nella fede, e viceversa. I credenti della chiesa di Gerusalemme «furono
tutti ripieni dello Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza»
(At 4,31). Quando Paolo ingiunse ai credenti «siate ripieni dello Spirito»
(Ef 5,18), mostrò loro anche come: «…parlandovi
con salmi e inni e canzoni spirituali, cantando e salmeggiando con il
cuor vostro al Signore; rendendo del continuo
grazie d’ogni cosa a Dio e Padre, nel nome del Signor nostro Gesù Cristo; sottoponendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo»
(vv. 19ss).
►
Dolori di crescita fra carne e Spirito
{Nicola Martella} (D)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Problemi_crescita_novello_EnB.htm
07-08-2008; Aggiornamento:
06-07-2010
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