1. ENTRIAMO IN TEMA: Un giovane lettore ha conosciuto il Signore
attraverso il contatto con me e il sito «Fede controcorrente». La sua crescita
spirituale avviene finora specialmente mediante la lettura della Bibbia, il
contatto epistolare con me, a cui affida i suoi problemi, e la lettura degli
articoli del sito e di alcuni miei libri. In loco ha aperto un gruppo di
preghiera tra i suoi amici. È successo che tra lui e una ragazza del gruppo è
nato del tenero; lui ha cercato di amarla e rispettarla. Poi, però, lei,
cercando un maggior «divertimento», che il giovane credente non le dava, lo ha
lasciato e si è messo con un ragazzo, bruciando in fretta le tappe con lui.
Lui è rimasto estremamente mortificato. Un lungo scambio epistolare con me è
servito per rincuorarlo, consigliarlo e aiutarlo. Infine, il suo proposito era
chiaro: fare la volontà di Dio, costi quel che costi. Agli affetti delusi si
aggiungono anche i rimproveri della madre che, non conoscendo Dio e la sua
volontà, lo avrebbe voluto più audace per legare la ragazza a sé. Da qui
proviene la sua rinnovata richiesta di consigli. Intanto sta leggendo i miei tre
volumi della collana «Sesso & Affini»:
■ Nicola Martella,
Sessualità e contesti, Sesso & Affini 1 (Punto°A°Croce, Roma 1998).
■ Nicola Martella,
Tenerezza e fedeltà, Sesso & Affini 2 (Punto°A°Croce, Roma 1998).
■ Nicola Martella,
Disturbi e abusi, Sesso & Affini 3 (Punto°A°Croce, Roma 1998).
Diamo dapprima al lettore la parola, poi risponderemo ai suoi quesiti.
2. LE QUESTIONI: Ti vorrei porre alcune questioni, ti spiego
meglio. Tutto è nato da un incomprensibile dibattito, iniziato da mia madre.
Inizialmente dice d’immaginare perché quella ragazza ha deciso di tradirmi, con
un altro ragazzo. La sua tesi è simile alla mia, ovvero che è alla ricerca di
«divertimento» (soprattutto di tipo fisico, insomma determinate regole le
stavano strette). Però seguendo una sua logica, che io reputo inaccettabile, mi
ha rimproverato per non «averle dato di più», magari non m’avrebbe lasciato.
Vado al punto.
■ 1. Per lei i
rapporti prematrimoniali, seguendo ormai la «morale dei nostri tempi»,
sarebbe la cosiddetta prova del nove. La sua tesi però si fa sempre più
ingarbugliata, perché se i rapporti avvengono già dopo pochi mesi o dopo un
anno, non è una cosa accettabile. Dopo quattro anni però invece è ammissibile
secondo lei, perché già il fidanzamento è in una fase inoltrata: c’è secondo lei
il bisogno d’una prova d’amore.
Io sinceramente ho iniziato da poco a leggere i tuoi libri riguardanti questi
argomenti e non ho saputo dirle molto. Poi se parto con dirle che per noi
cristiani i rapporti sessuali s’inseriscono in un contesto matrimoniale, inizia
con la solita tiritera: «Ma solo voi e forse nemmeno tutti…»; insomma non sono
riuscito a convincerla… Un secondo motivo che le ho fatto presente è che durante
il fidanzamento non si ha un rapporto stabile e quell’intimità che si ha durante
un rapporto matrimoniale. La sua risposta: «Anche il matrimonio può finire…
quindi che cambia?». Devo dire che al momento ho alzato bandiera bianca, su tale
argomento per questo vorrei tue delucidazioni.
■ 2. La sua seconda convinzione è che non serve il matrimonio. Infatti
secondo sue conoscenze ci sono stati molti matrimoni che si sono andati a
rotoli, mentre alcune coppie che convivono sono assieme addirittura da 40 anni.
Insomma parte dal caso specifico per avvalorare le sue convinzioni.
■ 3. Secondo lei una vita frivola, con continuo cambio di partner alla fine non
paga. Sempre da persone da lei conoscenti, che hanno sempre più volte cambiato
il fidanzato, poi hanno trovato un uomo che le rispetta e le ama. Della logica,
ti comporti male e alla fine non paghi niente.
Sinceramente sono rimasto sbalordito, anche perché, parlando di sé stessa, ha
detto: «Io non l’ho mai fatto e sono contraria. Se avessi una figlia femmina,
non glielo permetterei mai; avrei voluto che avesse rapporti solo con l’uomo che
sarebbe stato con lei per sempre. Però che ci vuoi fare i tempi vanno così…
quindi anche tu potevi “divertirti”».
Questi temi li hai già affrontati nei tuoi volumi, quindi sarebbe inutile
ritrattarli nel dettaglio. Vorrei solo capire come ribatterle brevemente, per
poi invogliarla a leggere i tuoi libri. Inizialmente, aveva letto qualche
pagina, ma poi quando abbiamo affrontato i temi sopra citati e soprattutto in
relazione alla mia situazione, ha detto io rimango ferma nelle mie convinzioni.
Sono cose banalissime, ma se potresti indicarmi anche poche parole per
ribatterle sarebbe un buon input per stuzzicarle la curiosità. Purtroppo
è un osso duro, ma visto che lei vuole delle risposte cercherò d’intavolare un
dibattito serio. Magari forse però è meglio che, oltre a una tua breve risposta,
finisca di leggere tutti e tre i volumi J.
{Innocenzo Palmita, ps.; 30-07-2009}
3. LE RISPOSTE: Chi non conosce Dio o non vuole vivere secondo la
sua volontà, nutre la logica del mondo. Non a caso Paolo parlò di persone che si
basano sul loro raziocinio: «Ora un uomo psichico non riceve ciò che è dello
Spirito di Dio, perché gli è pazzia; e non lo può riconoscere, perché lo si
distingue spiritualmente» (1 Cor 2,14). Per loro è logico legare a sé la
persona amata mediante il sesso e il suo «divertimento». Se questa è la logica
che unisce due persone e sta alla base del rapporto di coppia, esso finirà
quando il fuoco dell’eros diminuirà o si incendierà illegittimamente nei
confronti di un’altra persona. Tale logica non rispecchia il programma di Dio
per la relazione durevole fra un uomo e una donna.
■ 1. La «prova del nove» della fede è fare la volontà di Dio, confidando che il
suo piano per la nostra vita è la cosa migliore. I rapporti prematrimoniali
sono, biblicamente parlando, fornicazione. Lo sono dopo giorni, mesi o anni da
quando è iniziata l’amicizia o il fidanzamento. Nessuno può assicurare che si
arriverà veramente al matrimonio.
La cosiddetta «prova d’amore», che spesso un giovane chiede a una ragazza, è una
prova di debolezza di lui (che non rispetta abbastanza lei), con cui mira a
assoggettamento psicologico di lei. Se «amore» è qui agape «ricerca del
bene altrui», allora dovrebbe sostenere lui tale «prova del nove», rispettandola
e pazientandosi fino al matrimonio. Spesso però per «amore» s’intende la «prova»
che lei deve dare a lui, assoggettandosi alle richieste erotiche di lui,
indipendentemente dai sentimenti e dalle paure di lei. Chi vuole tale «prova
d’amore», spesso manipola continuamente e assiduamente la psiche di lei e tutto
il rapporto si concentra esclusivamente sull’eros. È difficile pensare a una
relazione sana, stabile e durevole per tutta la vita. Meccanismi del genere si
istaureranno poi continuamente nel rapporto di coppia: l’altro viene manipolato
e usato per raggiungere i propri scopi e il proprio piacere. Al rapporto onesto
e sincero si inseriscono il sotterfugio, il mercanteggiare, l’aggiogamento e la
dipendenza.
Per chi non è sottomesso alla volontà di Dio, è difficile comprendere che i
rapporti sessuali necessitano del contesto matrimoniale per essere linguaggio e
strumento adeguati. Dio ha previsto il sesso come privilegio e dono all’interno
del patto matrimoniale: la parola d’onore data solennemente di essere a fianco
dell’altro costi quel che costi e avvenga ciò che avvenga. Affermare che anche
il matrimonio possa finire è solo una manovra psicologica e dialettica per
relativizzare tutto: se tutto è relativo, è uguale se farlo prima o poi. Così
non ragiona però un ubbidiente figlio di Dio e un fedele seguace di Cristo: a
lui non deve interessare tutto ciò, ma solo di costruire il suo matrimonio su
basi bibliche, sapendo che il Signore stesso sarà testimone e vindice del
matrimonio costituito alla sua presenza. «L’Eterno è testimone fra te e la
moglie della tua giovinezza, verso la quali ti conduci perfidamente, benché ella
sia la tua compagna, la moglie del tuo patto» (Mal 2,14).
■ 2. Se il
matrimonio non serve, allora il Creatore si è sbagliato. Il matrimonio è un
ordinamento creazionale che si trova in tutto il mondo, indipendentemente dalla
cultura d’origine. Esso è stato lo strumento maestro per preservare l’umanità e
portarla fino a questo giorno.
Non si può partire dalle proprie conoscenze per stabilire un principio
singolare: i matrimoni falliscono e le convivenze danno stabilità. Già sul piano
sociologico non è il nostro piccolo orizzonte a essere decisivo, ma studi
statistici seri. Ed essi smentiscono tale singolare tesi. Convivenze umane,
basate sul principio «fintantoché sentiremo la passione e fintantoché ne avremo
voglia», sono chiaramente più instabili e terminano più facilmente del
matrimonio, non portando con sé un iter burocratico e conseguenze come per
quest’ultimo. Ci sono certamente singole eccezioni di lunghe convivenze, ma una
rondine non fa primavera. La maggior parte delle convivenza vanno da un certo
numero di mesi ad alcuni anni.
In ogni modo a un credente biblico deve interessare non ciò che fanno altri, ma
ciò che è la
volontà di Dio. È scritto che in un tempo in cui «ogni carne aveva
corrotto la sua via sulla terra», «Noè fu uomo giusto, integro, ai suoi
tempi; Noè camminò con Dio» e «fece tutto quello che Dio gli aveva
comandato» (Gn 6,9.12s.22). Sappiamo come le cose andarono a finire.
■ 3. La logica, secondo cui, anche se ci si comporta male, alla fine non ci sarà
niente da pagare, è il pio desiderio degli empi. Secondo loro Dio non
vede nulla, non fa inchieste e non si cura di ciò che gli uomini facciano (cfr.
Sal 10,4; Pr 24,12; Ez 9,9; Sf 1,12). Sebbene Dio si rallegri del ravvedimento
dei peccatori, il suo principio d’azione è questo: Ognuno miete quanto ha
seminato. «Chi semina iniquità miete sciagura» (Pr 22,8). «Non
v’ingannate; non ci si può beffare di Dio; poiché quello che l’uomo avrà
seminato, quello pure mieterà» (Gal 6,7). Quindi è meglio non illudersi.
È scritto che poiché la condanna del peccato non viene subito, a causa della
longanimità di Dio, gli uomini non solo fanno il male, ma pensano che non ne
pagheranno le conseguenze; ma ciò è un grave errore. La macina di Dio gira
piano, ma macina fino, come recita un motto a me caro. E un proverbio aggiunge,
ogni nodo viene al pettine.
Quella della madre del lettore è la tipica logica di certe mamme: «Tu sei uomo
puoi
divertirti come vuoi, quindi fallo. Una figlia, essendo femmina, non può
farlo». Le più grandi maschiliste sono proprio certe madri: richiedono una
figlia illibata fino al matrimonio e vogliono un figlio don Giovanni, che mostri
la sua virilità e che «valga» come uomo. Dimenticano che dove c’è un figlio
macho, ci sono anche le figlie di altre mamme, che ne fanno le spese.
Inoltre vogliono figlie, che non si fanno dire niente da marito e suocera, che
non si faccia mettere i piedi in testa; ma vogliono altresì figli maschi che
dominano le mogli e si fanno rispettare. È la logica del clan, a cui tali madre
hanno contribuito, una logica senza verità e senza giustizia.
Quanto ai miei libri «Sesso & Affini» posso dare pochi consigli di lettura,
oltre a quanto si trova sul sito come descrizione e recensioni. Visto che
l’appetito vien mangiando, chissà che la madre del lettore, iniziandoli a
leggere, non ne trovi
passione nell’argomento e così le si apra un nuovo orizzonte?
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Mamme_false-maestre_GeR.htm
01-08-2009; Aggiornamento: 11-05-2013
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