1. LE QUESTIONI: Qui di seguito parliamo della
domenica, dei luoghi e dei tempi sacri.
■ Un lettore, prendendo posizione riguardo all’articolo «I
culti oggi e quelli del NT», ha affermato e chiesto quanto
segue. «Confesso la mia ignoranza sul tema. Mi è stato insegnato che la
domenica è un giorno messo a parte per Dio. Facendo un paragone, sarebbe un
fac-simile del sabato per i Giudei. Mi spiego meglio: mi è stato insegnato che
la domenica, durante il culto, è meglio non pregare, facendo richieste al
Signore, poiché abbiamo sei giorni per farlo! Né prima, né durante, né dopo
il culto è ben accetta una qualsivoglia discussione, che possa turbare
gli animi; ad esempio se qualcosa o qualcuno ti ha turbato, rimanda i
chiarimenti al giorno seguente e via discorrendo. Tutto ciò è inerente al
culto di adorazione, o esso va visto e vissuto come un giorno equivalente
all’altro?». {Gianluca Sinarcia; 07-01-2015}/p>
■ Un altro lettore, prendendo posizione riguardo all’articolo «Incontrarsi
da cristiani a Capodanno?», ha affermato tra altre cose quanto
segue: «Mi sono sempre attenuto alla festa della
domenica, la sola che viene menzionata in Apocalisse 1,10, giorno
della resurrezione del nostro Signore Gesù». {Nicola Carlisi; 30-12-2014}
2. LUOGHI E TEMPI DI CULTO NEL NT: Quando
mettiamo del tempo da parte per adorare il Signore e per praticare la
comunione fraterna, quello diventa «tempo per il Signore», in qualunque giorno o
momento ciò accada. Ciò non significa che non si possano avere incontri dedicati
a uno scopo. Tuttavia, dobbiamo guardarci dai contenitori religiosi,
liturgici e cultuali creati dagli uomini mediante il consenso e la tradizione,
quando essi diventano prigioni mentali
e comportamentali e portano a considerare in modo distorto le cose.
■ I luoghi degli incontri: Nell’antico patto
il culto del Signore era scandito da tempi sacri all’interno di un anno
liturgico determinato e presso il luogo sacro, a cui recarsi; lo scopo era di
educare il popolo storico alla vera adorazione, facendogli evitare i culti
apostati. Nel nuovo patto l’adorazione di Dio non è legata più a un anno
liturgico, a tempi sacri e a luoghi sacri. Già Gesù insegnò riguardo ai
luoghi sacri: «L’ora viene, anzi è già venuta,
che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre
cerca tali adoratori» (Gv 4,20-24). Anche
nella prima chiesa a Gerusalemme non fu più solo il tempio il luogo del culto,
ma anche le case dei credenti (At 2,42.46s); fuori Gerusalemme rimanevano solo
queste ultime il luogo privilegiato (Rm 16,5; 1 Cor 16,19; Col 4,15; Flm 1,2;
cfr. At 8,3; Rm 16,23). È ben singolare, quando i conduttori e i membri di una
comunità parlino della sala di culto come la «casa del Signore», visto che sono
i credenti nel loro complesso a essere tale.
■ I tempi degli incontri:
Quanto ai momenti, vediamo che i credenti del nuovo
patto non avevano giorni particolari o tempi privilegiati validi per tutte le
assemblee. A Troas Paolo tenne insieme alla chiesa un’agape fraterna
sabato sera al lume delle lampade («rompere il pane» = mangiare insieme; il
«primo giorno della settimana» cominciava sabato sera dopo il tramonto; At
20,7ss). Non solo l’apostolo parlò per ore, fino a mezzanotte (v. 7) ma, dopo un
intervallo fortuito, continuò poi fino all’alba! (v. 11).
■ Le specie di incontri:
Leggiamo di vari tipi di incontri dei
credenti, ad esempio: riunioni spontanee e informali (At 4,23ss.31), riunioni di
scopo (At 6,2ss), riunioni usuali della chiesa (At 11,26 + insegnamento; Gcm
2,2), riunioni straordinarie di preghiera in casa, mentre un conduttore di
chiesa era stato arrestato (At 12,12), assemblee straordinarie di chiesa (At
14,27; 15,30), riunioni del consiglio di chiesa o interecclesiali fra guide
dell’opera di Dio (At 15,6ss). Tuttavia, non troviamo direttive per
differenti tipi di riunioni di chiesa (solo adorazione, solo preghiera, solo
studio biblico, ecc.). Troviamo soltanto gli elementi usuali, validi per
qualunque tipo d’incontro, ad esempio: «Siate ricolmi in spirito,
parlandovi a vicenda con salmi e inni e canti spirituali, cantando e
salmeggiando col cuore vostro al Signore; ringraziando sempre per tutte
le cose il Dio e Padre, nel nome del Signor nostro Gesù Cristo» (Ef 5,18ss).
L’edificazione è molto evidenziata nel NT, ribadendo che ogni cosa debba
essere fatta per questo scopo, sia nelle riunioni di chiesa (1 Cor
14,3ss.12.17.26), sia nel servizio (1 Cor 8,1; 2 Cor 10,8; 12,19; 13,10; Ef
4,12), sia nella vita comune (Rm 14,19; 15,2; 1 Cor 10,23; 1 Ts 5,11; cfr. Ef
4,16).
3. LA QUESTIONE DELLA DOMENICA
■ Gli equivoci: Il termine «domenica»
proviene dal latino dies dominicus
«giorno del Signore». Tale giorno fu introdotto, in tempi
post-apostolici, da Teodosio I sotto la spinta della chiesa di Stato mediante
l’editto di Tessalonica del 27 febbraio 380. Il termine «domenica» non ha nulla
a che vedere con Apocalisse 1,10,
visto che in greco non si parla della «domenica», ma di kyriakḕ
hēméra «giorno del Signore», di cui
parlano i profeti (cfr. Is 13,6.9; 22,5; Ez 13,5; 30,3; Gle 1,15; 2,1.11.31;
3,14; Am 5,18.20; Ab 1,15; Sf 1,7.14ss; Zc 14,1; Ml 4,15; At 2,20) e gli
apostoli riferendosi al tempo della fine (1 Cor 1,8; 5,5; 1 Ts 5,2; 2 Ts 2,2; 2
Pt 3,10). Diodati, Luzzi (Riveduta) e altri, basandosi sulla Vulgata («in
dominica die»), hanno fatto un grave errore a tradurre con «domenica»,
illudendo così, nei secoli, molte generazione di credenti che Giovanni fosse
stato trasportato in visione di domenica e non in una fase specifica della
storia futura.
■ Ingiunzione o deduzione?: Nel nuovo patto non c’è nessun comando
riguardo a un giorno specifico; ogni persona onesta e razionale dovrebbe
riconoscerlo. Le deduzioni secondarie sono un’altra cosa; ma con le
deduzioni si può affermare tutto e il contrario di tutto. I
credenti del primo secolo, angariati e perseguitati com’erano, ma desiderosi
di edificarsi gli uni gli altri, di evangelizzare e servire il Signore giorno
per giorno, avevano ben altro in testa che pensare e imporre un giorno cristiano
da osservare.
■ Una questione assente nel NT: Se fosse stato comandato un giorno
specifico, ciò avrebbe prodotto grandi polemiche
nelle chiese. Tuttavia, in Atti 15 non se ne parla, sebbene in tale
concilio interecclesiale tutti i nodi vennero al pettine; qui non fu ingiunto il
sabato giudaico, né alcun altro giorno. Nella neonata chiesa di Gerusalemme
s’incontravano ogni giorno, senza che leggiamo ci fosse un giorno più
privilegiato degli altri. Sono stati i Giudei cristiani a insistere sul giorno.
Intanto, però, le chiese a maggioranza gentile diventavano quelle più numerose e
diffuse.
Se fosse stato comandato un giorno specifico per il culto, difficilmente Paolo
avrebbe insegnato quanto segue: «L’uno stima un giorno più d’un altro;
l’altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto
nella propria mente» (Rm 14,5). «L’uno» era il Giudeo cristiano, che
osservava il sabato; «l’altro» è il credente gentile, che non era
propenso a osservare giorni specifici.
Testimonianze esterne al cristianesimo nei primi due secoli affermano che i
cristiani s’incontravano ogni giorno, dopo il lavoro; non parlano di un giorno
particolare.
4. ASPETTI CONCLUSIVI: La domenica odierna è il
giorno stabilito dallo Stato per il riposo (in Europa per legge non è il 1°,
ma il 7° giorno della settimana!); di fatto ha preso il posto dell’antico sabato
giudaico. Ricordiamo la polemica, che fece Paolo contro i credenti gentili che
sobillati dai giudaizzanti, si erano messi a osservare i vari sabati
(settimanali, mensili, annuali, ecc.; Gal 4,10s; Col 2,16s).
La domenica, se non religiosamente ideologizzata, ma se presa come giorno di
riposo previsto dallo Stato, può contribuire al bene
della singola persona, per riposarsi e riprendere le forze. È altresì una
risorsa per il singolo credente e la chiesa locale, non perché sia biblico,
ossia espressamente comandato dal Signore o dai suoi apostoli nella Scrittura,
ma perché nella società odierna costituisce l’opportunità che la maggior
parte dei credenti siano liberi dal lavoro (poi ci sono i turnisti!), per
incontrarsi senza pressione del tempo. Non cambierebbe nulla, se lo Stato
imponesse per legge un altro giorno (sabato in Israele; venerdì nei Paesi
islamici). Non è un cibo, un giorno, una convenzione o altro a renderci più
graditi al Signore (cfr. 1 Cor 8,8).
Ci sono culture antiche e moderne, che non conoscono un giorno di riposo
settimanale. Se un domani anche da noi fosse
abolito un giorno specifico di riposo, ma ci fossero altre forme (giorno
mobile per categorie ed esigenze varie), i credenti si organizzerebbero di
corrispondenza. Così accade già in assemblee, in cui molti sono turnisti
in ospedali, miniere, industrie e altri settori. Nella nostra assemblea le
«cellule domestiche» si orientano ai credenti, che hanno i turni, e variano
settimanalmente di giorno.
Visto che la domenica esiste nella nostra cultura, accettiamola come una risorsa
e un’opportunità, senza necessità di «teologizzarla» mediante deduzioni
derivate alquanto discutibili dal punto di vista dell’esegesi contestuale
del NT. Se non c’è un comando esplicito riguardo a una certa cosa (qui la
domenica), le deduzioni derivate lasciano il tempo, che trovano.
Per gli altri aspetti menzionati rimandiamo nell’articolo «
I culti oggi e quelli del NT» al terzo punto: «Elementi dei
culti nel NT».
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La domenica e dintorni? Parliamone {Nicola Martella} (T)
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URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Domenica_UnV.htm
08-01-2015; Aggiornamento: 18-02-2015 |