Alcuni affermano
che la chiesa sia una «teocrazia». Quando, però, si chiede loro che cosa
sia una «teocrazia», essi rispondono che si tratterebbe del governo di Dio nei
cuori dei credenti, del regno universale di Dio e cose del genere. Quando
ascolto cose del genere, non posso che scuotere la testa come teologo ed
esegeta. In tali cose il pressapochismo è figlio dell’incompetenza
teologica e alimenta concezioni nocive e pratiche erronee.
1. LA TEOCRAZIA: Il termine «teocrazia» (lett. = «governo di Dio», ossia mediante gli organi dell’alleanza:
capi e sacerdoti) proviene dalla teologia dell’AT, dove ha la sua peculiarità, e
intende che nello Stato d’Israele la legge religiosa, civile e penale
coincideva. Perciò, chi uccideva un uomo, praticava occultismo, commetteva
adulterio o bestemmiava il nome di Dio, poteva essere messo a morte sulla base
di due o tre testimoni (Dt 17,6; 19,15; Eb 10,28) e su sentenza degli Anziani
del relativo villaggio. Per l’approfondimento, rimando all’articolo «Teocrazia»
presente in questa mia opera: Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma
2002), p. 350; si veda qui anche l’articolo «Organi dell’alleanza», pp. 248s.
Oggigiorno si usa tale termine per estensione per designare tutti quei Paesi, in
cui una legge religiosa è legge di Stato. Paesi teocratici odierni sono,
ad esempio, l’Arabia Saudita e l’Iran, in cui il Corano è legge di Stato.
L’unica teocrazia cristiana esistente è il Vaticano, dove il diritto
canonico è legge di Stato. Probabilmente si poteva designare come teocrazia
buddhista anche il
Tibet, prima dell’occupazione cinese da parte di Mao Zedong, visto che il
capo di Stato era il Dalai Lama, appunto il capo religioso. Tutte le altre
teocrazie oggi esistenti sono islamiche.
Il governo di Dio nel mondo non è mai indicato come teocrazia, ma come
«regno di Dio». Come già detto, la teocrazia era solo quella possibile in
Israele mediante gli «organi dell’alleanza», ossia mediante le guide politiche
(anziani, capi, principi e re) e le guide religiose (sacerdoti), a cui in
seguito si associarono anche i profeti (portavoce o proclamatori di Dio nel
presente).
Tale concetto non riguarda la guida di Dio nella vita dei credenti né la
devozione cristiana, ma la gestione di uno Stato. Infatti, la teocrazia è
possibile soltanto laddove la legge religiosa e quella politica coincidono in
una nazione sovrana.
Secondo il NT, l’unica teocrazia biblica possibile e che coinvolgerà anche
la gente del nuovo patto, sarà futura e verrà inaugurata, alla fine dei
tempi, con il regno messianico sulla terra.
La chiesa biblica, per essere una teocrazia, dovrebbe stare tutta in un
Paese sovrano (chiamiamolo «Evangelia») e dovrebbe introdurre una sorta di
«legge del nuovo patto» — che potremmo chiamare «legge della fede» (Rm 3,27),
«legge di Cristo» (1 Cor 9,21; Gal 6,2), «legge dello Spirito» (Rm 8,2), «legge
messianica» (Mt 5-7) e simili — come legge di uno Stato sovrano cristiano.
Come accennato, l’unica brutta copia di ciò è stato nei secoli passati il
cosiddetto «Stato della chiesa», che tanto danno ha fatto alla politica
dell’Europa e all’Italia, oltre che alla fede. Attualmente una sorta di
teocrazia clericale è il Vaticano, che potrebbe difficilmente albergare
tutti i cristiani esistenti. A ciò si aggiunga che la nomenclatura clericale,
partendo da tale Stato nano, si serve della sua influenza politica e religiosa
per dominare sulle anime di una certa parte dei cristiani in tutto il mondo.
Sembra però che tale «virus clericale» si è fatto da tempo spazio anche
fra i conduttori monocratici, ossia fra quelli che dominano da pastori unici
nelle comunità.
2. LA
CHIESA: La chiesa non è una democrazia, poiché non si basa su
decisioni prese a maggioranza, ma sulla chiara volontà di Dio, espressa nella
sacra Scrittura. La chiesa non è neppure una monocrazia, ossia il luogo
dove un conduttore si senta un infallibile «unto del Signore» e prenda il ruolo
del dittatore. Tanto meno la chiesa è una teocrazia, ossia un luogo in
cui il pulpito è una tribuna politica e, allo stesso tempo, la seggiola dei
conduttori è il tribunale civile e penale. La ekklesia, come dice
lo stesso termine in greco, è una «riunione, assemblea» dei santi in un certo
luogo, che vivono nel pari consentimento, nella comunione.
I
conduttori non sono i padroni della comunità, come se fossero stati
divinamente eletti e unti col corno del profeta Samuele o Elia, ma sono «sorveglianti»
(gr. episkopoi) del gregge e particolarmente delle anime più deboli; essi
sono «anziani» (gr. presbyteroi), ossia persone spiritualmente
mature e moralmente integerrime (1 Tm 3; Tt 1). Essi guidano
responsabilmente il gregge, che è affidato loro, ma non lo posseggono, poiché
appartiene al «sommo Pastore» (1 Pt 5,1-4), ossia a Colui, che lo ha acquistato
col suo prezioso sangue.
Il
clericalismo evangelico è una mala bestia. Lo è al pari dell’individualismo
dei battitori liberi e dei «turisti ecclesiali»; ambedue queste
categorie non sono sottomesse a nessuno, ma migrano continuamente da ovile a
ovile, cercando la chiesa perfetta o credenti che scoprano finalmente le
loro presunte qualità e diano loro ciò, che il loro narcisismo suggerisce,
perlopiù il potere.
La massima istanza in una chiesa locale non sono i conduttori, ma è
l’assemblea di tutti i battezzati, che è la corporazione dei santi.
Ciononostante, non è la maggioranza dei credenti battezzati a guidare i
conduttori della comunità ma, al contrario, devono essere conduttori qualificati
sul piano devozionale, morale e umano a guidare la chiesa locale. Infatti, tra i
credenti vi sono persone spirituali e carnali, forti e deboli, e non sempre le
decisioni prese a maggioranza corrispondono a verità e giustizia. La grande
responsabilità dell’assemblea e di eleggere i propri conduttori con le
peculiarità bibliche (1 Tm 3; Tt 1) e di porli a verifica a scadenze fisse.
Nelle importanti decisioni, che essi prenderanno, non devono certamente soltanto
poter dire: «È parso bene a noi, riuniti di comune accordo, di…
è parso bene allo Spirito Santo e a noi di…» (At 15,25.28), ma
cercheranno anche il pari consentimento nella chiesa. Infatti, anche in
At 15 si parla della moltitudine dei credenti di Gerusalemme (v. 12) e del fatto
che la decisione presa piacque a «tutta la chiesa», che si trovò concorde
sul daffare (vv. 22s). [►
Decisioni nelle chiese locali]
►
La chiesa è una teocrazia? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Chiesa_teocrazia_MT_AT.htm
23-11-2010; Aggiornamento: 23-12-2011 |