Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Uniti nella verità

 

Prassi di chiesa

 

 

 

 

Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
  Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CENA DEL SIGNORE SENZA SUPERVISIONE?

 

Nicola Martella

 

1.  LE QUESTIONI: Caro Nicola, in un incontro fra fratelli, parlando del tema «Cena del Signore», sono rimasto un po’ deluso dall’atteggiamento di alcuni fratelli. Ho constatato che gli anziani e altri, che predicano, prendono la locuzione «ognuno provi se stesso» come paravento, per declinare ogni responsabilità sul controllo di chi prende la «Cena del Signore».

     La cosa più grave è che partecipano alla cena del Signore anche neo-convertiti non battezzati, simpatizzanti e addirittura persone, dopo una o due volte che vengono in visita. È una cosa ormai consolidata; e una parte della chiesa la avvalla, dicendo che tanto non possiamo conoscere i cuori degli altri e che gli anziani non sono responsabili, ma ognuno per sé. {Innocenzo Palmita, ps.; 22/10/2020}

 

2. ALCUNE RISPOSTE: Ho trattato già in vari scritti questioni del genere e ho risposto a vari punti di vista sul tema. Affrontiamo qui di seguito anche questo aspetto particolare.

 

     ■ La locuzione «or provi l’uomo [ántrōpos] se stesso» (1 Cor 11,28) si riferiva ai credenti della chiesa di Corinto, non ad altri (simpatizzanti, ecc.). Infatti, solo il rigenerato può correttamente esaminare se stesso, per non essere giudicato (v. 31); oppure, in caso di mancanza, questi può essere corretto dal Signore e ravvedersi, per non essere condannato col mondo (v. 32). A ciò si aggiunga che solo chi era stato già ammaestrato, era consapevole che nelle agapi mangiava e beveva un giudizio su se stesso, non discernendo il «corpo del Signore» (v. 29), ossia l’assemblea, a cui apparteneva e il cui capo era Cristo. Infatti, in Corinto i benestanti arrivavano già sazi (e brilli) alle agapi, disinteressandosi di contribuire per gli altri meno abbienti; oppure, arrivando a digiuno e in anticipo, pensavano solo a rifocillare se stessi, attirandosi un giudizio divino (v. 34). Al contrario, i meno facoltosi e coloro, che erano sotto servitù, andavano a vuoto, specialmente se arrivavano un po’ in ritardo a causa del loro lavoro o del loro servaggio, da cui dovevano prima divincolarsi. Perciò Paolo dovette esortarli che, quando si adunavano per mangiare, si aspettassero gli uni gli altri (v. 34).

     Si noti che il problema era il disordine nelle agapi. Paolo prese a modello l’ultima cena pasquale di Gesù con i suoi discepoli (vv. 23ss), che divenne la prima cena del nuovo patto a causa delle disposizioni del Signore stesso, che ordinava ai suoi discepoli di celebrare la nuova cena pasquale, finché Egli ritornerà nuovamente in terra (v. 25). Paolo interpretò la celebrazione della cena pasquale del nuovo patto come annuncio della morte del Signore nell’attesa del suo ritorno (v. 26). E l’apostolo diede anche un severo avvertimento: si può mangiare e bere indegnamente della cena pasquale del nuovo patto, rendendosi «colpevole verso il corpo e il sangue del Signore» (v. 27). Come abbiamo già visto in parte, ciò avviene in due modi.

            ● 1. Ne mangia e né beve chi non appartiene al corpo di Cristo, l’assemblea del Messia, di cui è il Capo, ossia chi non è stato ancora lavato dal sangue del Signore. Ciò significherebbe calpestare il Figlio di Dio e considerare «profano il sangue del patto, con il quale è stato santificato» (Eb 10,29 santificato ≠ da salvato [cfr. 1 Cor 7,14]). Infatti, i simpatizzanti, che entrano nelle assemblee, sono «calamitati» per un po’ dai benefici spirituali e gustano un po’ gli effluvi dei privilegi della nuova vita, che dai credenti tracimano su di loro; ma se non si convertono, si allontanano e spesso «è impossibile rinnovarli da capo a ravvedimento», poiché espongono a infamia il Figlio di Dio, crocifiggendolo nuovamente per conto loro (Eb 6,4ss).

            ● 2. Ne mangia e né beve chi è credente, ma nell’assemblea non ha nessun riguardo per gli altri rigenerati, non avendo discernimento né rispetto per il «corpo del Signore», ossia dell’assemblea, di cui Egli è capo. Difatti è scritto letteralmente: «Infatti, un solo pane, un solo corpo siamo noi, i molti, poiché tutti partecipiamo dell’unico pane» (1 Cor 10,17).

 

     ■ Sulla premessa del battesimo ai privilegi del discepolo nella chiesa locale ne abbiamo già parlato sufficientemente altrove. Ricordo solo in breve la premessa della circoncisione, per poter entrare nel patto e poter quindi avere il privilegio di partecipare alla cena della Pasqua del popolo di Dio (Es 12,43ss.48). Nulla è cambiato in merito nel nuovo patto, solo che la circoncisione è spirituale (Fil 3,3; Col 2,11), come è stata anticipata già nell’AT (Dt 30,6; Rm 2,29; cfr. anche Dt 10,16; Gr 4,4). Perciò, la circoncisione materiale dell’antico patto vene a perdere di significato nel nuovo patto (Gal 5,2.6; Col 3,11) e fu sostituita dall’atto materiale dell’immersione nell’acqua, che esprimeva al meglio la partecipazione alla morte, al seppellimento e alla risurrezione del Signore (Rm 6,3ss; 1 Cor 12,13).

 

     ■ La teoria, secondo cui «gli anziani non sono responsabili, ma ognuno per sé», è semplicemente sbagliata. Essi vengono chiamati epískopoi «sorveglianti, sovrintendenti». Il termine epískopos è un’intensificazione del termine skopós «sentinella, guardia» (cfr. nella Settanta: Ez 3,17; 33,2.6s; Mi 7,4). Il verbo corrispondente skopéō «guardare attentamente» viene tradotto nelle nostre Bibbie con «tener d’occhio» (Rm 16,17) e «fissare lo sguardo [su qualcosa]» (2 Cor 4,18), «badar bene» (Gal 6,1 a se stesso; Fil 2,4 anche alle cose altrui), «guardare attentamente» (Fil 3,17 per imitare). Se le sentinelle (gr. skopói) vengono meno nel loro compito, la città verrà espugnata. I genitori, che non fanno il loro dovere di supervisori dei loro figlioli, vengono sanzionati dalla legge e, per casi gravi, viene tolta loro la patria potestà. Così per i conduttori, che mal conducono, decade il permesso di guida.

     Paolo ricordò agli epískopoi che essi avevano l’obbligo di fare attenzione (proséchō) a se stessi e a tutto il gregge, poiché ciò significava «pascere l’assemblea di Dio» (At 20,28). Inoltre l’epískopos dev’essere irreprensibile (1 Tm 3,2; Tt 1,7), ossia di là da ogni riprensione; ciò significa che deve avere tutte le premesse prescritte per il ministero e deve fare il suo dovere di sorvegliante e supervisore. In pratica, essi devono imitare il Pastore e Sorvegliante delle anime (1 Pt 2,25). Perché ciò dovrebbe valere per tutto, tranne per un atto così centrale e solenne come la «Cena del Signore»?

     Conduttori, che non hanno la supervisione corretta sulla Cena del Signore (e delle agapi), sono responsabili per chi «mangia e beve un giudizio contro se stesso, se non discerne il corpo del Signore»; e se questo è il caso, essi si rendono colpevoli che «molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono» (1 Cor 11,29s).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Cena_conduttori_UnV.htm

26/10/2020; Aggiornamento:

 

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