1.
ENTRIAMO IN TEMA (Nicola Martella): Tempo fa, avevo pubblicato un
articolo dal titolo «Convivere
con la fibromialgia», servendomi dell’esperienza di una sorella, che
ne è stata colpita. Tale articolo è servito ad altri credenti, che si trovano
nella stessa situazione. Tale sorella, che vive all’estero, ha aperto gruppi di
auto-aiuto, a cui altre donne (credenti e non) hanno partecipato, scambiandosi
le esperienze.
■ Un nuovo problema: La lettura di tale articolo ha stimolato una
credente a scrivermi e a comunicarmi, in breve, la propria «via crucis»: la
celiachia. Ecco le sue parole:
Ciao Nicola, volevo condividere con te il fatto che ho scoperto di essere
celiaca. Ho fatto analisi, avevo anticorpi nello stomaco alle stelle. Ringrazio
Dio per averlo scoperto: quando mi hanno consigliato di fare analisi, mi
sembrava impossibile che potessi esserlo, e inizialmente ho fatto un po’ di
fatica ad abituarmi all’idea. Nonostante stia attenta all’alimentazione,
attualmente difficilmente mi sento bene. Mi sento meglio, sì, so cosa mi
danneggia e a cosa devo stare attenta, ma ho notato che influisce molto anche lo
stile di vita. Dopo aver scoperto questo, ho avuto di nuovo un brutto periodo,
peggio del precedente, in cui il Signore mi ha messo faccia a faccia con ciò,
che sono. Sono stata talmente male, da non riuscire neanche a dormire la notte,
pensando di non meritarlo. (Credo che se avessi preso qualche ansiolitico in
quel periodo mi avrebbe aiutato). Leggere, pregare, e riuscire ad accettare
determinate cose, sapendo che Dio ne ha il controllo, sono state un’efficiente
terapia. Ringrazio Dio per avermi aiutata. Mi ha aiutata molto leggere le
riflessioni contenute nel libro «L’impegno per l’altissimo» di Oswald Chambers.
{Sabrina Giannicola; 21-05-2015}
■ La sfida: Conosciamo alcune persone, che hanno lo stesso problema.
Penso che se i celiaci trovassero altre persone credenti con lo stesso problema,
già parlare e confrontarsi con loro sarebbe terapeutico. Lanciai a questa
credente la sfida di scrivermi una testimonianza un po’ più dettagliata sulla
tua malattia, promettendole di pubblicarla. Le feci notare che, aprendo un
dibattito in merito, esso potrebbe fare del bene a lei e ad altri
credenti. Le suggerii di tener presente i seguenti elementi: prima della
scoperta di essere celiaca, scoperta della patologia e prime reazioni, come è
arrivata ad accettarla o almeno a conviverci, come ella ha cambiato il suo stile
di vita, com’è cambiato il suo rapporto col Signore, ecc.
2. CHE
COS’È LA CELIACHIA? (Nicola Martella): La celiachia (morbo celiaco o
sprue celiaca
non tropicale) è una malattia intestinale, dovuta a intolleranza verso il
glutine contenuto nel grano, ossia verso una particolare proteina, la gliadina,
che è una particolare frazione del glutine. Essa si trova, ad esempio, nei
seguenti cereali e loro derivati (farina, pane e pasta): grano, orzo, segale,
farro, kamut. Sull’origine della patologia si legge in particolare: «La
patogenesi non è del tutto chiarita: è stato individuato un deficit enzimatico,
a carattere ereditario, che riguarda una peptidasi intestinale, donde una
incompleta degradazione della gliadina con formazione di polipeptidi che
danneggiano l’epitelio |
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intestinale,
soprattutto in soggetti con ipersensibilità tessutale» (Treccani:
Morbo celiaco).
Di per sé «celiaco» (dal greco koiliakós, passando per il lat.
coeliacus) significa «addominale» (cfr. koilía «ventre, grembo, cavo
addominale»; Lc 11,27; 1 Cor 6,13; Fil 3,19; Ap 10,10; sede degli intestini o
viscere cfr. LXX 2 Sm 20,10; 2 Cr 21,15.19; Gb
30,27; Cc 5,4; Is 16,11; Lam 1,20; Ez 3,3). Già l’etimologia mostra, quindi, che
la celiachia è una patologia addominale e intestinale.
Il morbo celiaco è detto anche più propriamente «enteropatia (= malattia
intestinale) da intolleranza al glutine». Essa consiste in un malassorbimento
intestinale di grassi e di carboidrati, cosicché viene compromesso lo stato di
nutrizione. Tale patologia causa evacuazioni abbondanti, carenza alimentare,
anemia e ritardo nella crescita. La celiachia colpisce soprattutto
nell’infanzia, comparendo in genere nei primi cinque anni di vita, ma tende
spesso a guarire in prossimità della pubertà; laddove compaia in età adulta, ha
in genere una sintomatologia più sfumata. Il malassorbimento intestinale, oltre
a compromettere lo stato nutrizionale dell’organismo, produce nel tempo gravi
danni alla mucosa intestinale, cosicché i villi presenti nell’intestino si
possono progressivamente atrofizzare al punto che le pareti intestinali si
appiattiscono completamente.
Fino ad oggi, non esiste alcuna terapia risolutoria, ma solo una dieta
appropriata, basata sulla sostituzione degli alimenti contenenti glutine con
altri (p.es. riso, mais, soia, legumi). Avvenuta la ricostituzione dei tessuti
intestinali, dopo pochi mesi, si ottiene la completa scomparsa dei sintomi. Ciò
porta nuovamente a godere una buona qualità della vita. Per l’approfondimento
cfr. le seguenti fonti:
Treccani: Celiaco;
Treccani: Celiachia;
Wikipedia: Celiachia;
Associazione Italiana Celiachia;
Farmaco e Cura: Celiachia.
3. LA
TESTIMONIANZA DI UNA CELIACA (Sabrina
Giannicola): Dopo il parto, ebbi un lento declino fisico.
Più passava il tempo e più, invece di riacquistare le forze, mi sentivo sempre
più debole e svuotata. Avevo continui mal di testa, forti bruciori di
stomaco e non riuscivo più a digerire quasi nulla. Dimagrivo. Ed ero
arrivata al punto che mi metteva pensiero anche farmi una doccia o lavare i
piatti, per le poche forze che avevo.
In questo precario stato fisico, iniziai a sentirmi molto depressa.
Alcune persone mi dicevano che il problema era nella mia testa, così iniziai a
mettere in discussione scelte fatte in passato e diversi aspetti della mia vita,
alla ricerca di una valida motivazione per cui mi sentissi così. In tutto questo
il Signore non mi ha abbandonata. Ricordo ancora le parole di alcuni
canti, che in quel periodo m’infondevano speranza e sollievo; cercavo in Dio
la forza di andare avanti. Mi chiedevo: «Perché? Signore cosa vuoi
insegnarmi?».
Su consiglio di mia madre, andai da un medico, che mi consigliò di fare
le analisi per la celiachia. Non riuscivo a credere che potessi esserne
affetta; e anche quando ne parlai con mio marito, lui fu molto scettico al
riguardo. Decisi comunque di fare le analisi. Ma per avere le risposte dovetti
aspettare all’incirca un mese. Ero confusa e non vedevo l’ora di avere
tra le mani i risultati delle analisi: desideravo sapere se il problema fosse
realmente quello oppure no; il dubbio mi tormentava. Finalmente andammo a
ritirare i
risultati, che erano positivi! Il ferro era evidenziato e corrispondeva al
numero 2, quando il valore minore di riferimento era 6; inoltre gli anticorpi
nello stomaco erano altissimi, a tal punto che quando andai in ospedale, per
prendere l’appuntamento per la gastroscopia, la dottoressa mi disse che non
sarebbe stata neanche necessaria per confermare il morbo. Da una parte mi
sentivo sollevata e dall’altra mi metteva un po’ pensiero il nuovo stile
alimentare, che avrei dovuto intraprendere. Mi dissero inoltre che ci
sarebbe voluto del tempo, affinché tornassi a stare bene. Mi chiedevo: quanto ci
vorrà?
Inizialmente mi sentivo un po’ giù, perché pur stando attenta, dopo mesi, non
notavo tutti quei miglioramenti attesi. Devo dire che il glutine
influisce in maniera negativa nel mio corpo non solo a livello fisico, ma anche
mentale ed emotivo.
Prima d’iniziare la dieta, ero molto nervosa, irritabile, facevo molta
fatica a mantenere l’attenzione in un discorso o altro. Stando attenta
all’alimentazione, iniziai a riacquistare lucidità e serenità.
Ringraziai Dio, per aver portato alla luce tutto questo; e la malattia mi portò
a pensare al cibo anche in termini spirituali: così come non tutti
possiamo mangiare le stesse cose, perché ne siamo sensibili in maniera diversa,
pensavo, così è anche per tutto il resto; ciò che ci contamina e costituisce una
debolezza varia da individuo a individuo. I motivi di caduta possono essere
diversi per ogni persona. Questo mi ha portato a realizzare che, se ognuno si
conosce e si rispetta per ciò che è, riuscirà ad amare e ad apprezzare di più
anche gli altri e a non giudicare le scelte altrui. Ho capito l’importanza di
accettare sé stessi, di non vivere la vita degli altri, bensì la propria con
la certezza che Dio conosce i nostri limiti e non ce ne fa una colpa.
Pensavo che, stando attenta, avrei risolto tutti i miei problemi, ma a distanza
di circa un anno dalla scoperta della celiachia, ho attraversato un periodo di
crisi fisica, come mai prima di allora, e spirituale. Feci non so
quanti controlli, per sapere cosa avessi, ma niente, risultava che stavo bene; i
medici mi dicevano che era la celiachia il motivo, per cui mi sentivo
così. A distanza di tempo, penso che fosse anche stress. In quel periodo
ho
imparato a togliere tutto ciò, che non mi occorreva, per lasciare a Dio
il potere di ricostruire sulle ceneri della mia vita, derivate dal periodo
prima della scoperta della malattia, in cui l’avevo messa in discussione sotto
ogni punto di vista.
Nonostante la moltitudine dei peccati, che sentivo, dopo la scoperta della
malattia, mi sono sentita per la prima volta unica e speciale agli occhi
di Dio. Dio ci riprende, attraverso il suo Spirito ci rende consapevoli
dei nostri errori, e questo ci causa sofferenza; ma l’altra faccia della
medaglia è la sua
grazia e il suo immenso amore. Io trovo che in questo ci sia un
equilibrio perfetto! {29-05-2015}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Celiachia_MT_AT.htm
06-07-2015; Aggiornamento: |