1. ENTRIAMO
IN TEMA (Nicola Martella): Ero venuto a sapere di questa grave
patologia, di cui è questa credente. Mi aveva confidato che erano già 14 anni
che le avevano diagnosticato la fibromialgia. Mi accennò all’incubo,
che aveva sofferto. Tuttavia, mi confidava di aver visto la mano di Dio
nel fatto che era stata guidata in modo giusto nel cammino, che doveva fare.
Anche i medici avevano ricevuto da
Dio la saggezza necessaria, per curarla adeguatamente. Oltre a raggiungere una
qualità di vita accettabile, ella fece della necessità una virtù; e questo non
solo per sé, poiché a tutt’oggi può
aiutare altri pazienti a convivere con questa «parente» acquisita. Mi
accennava anche ai «gruppi di dialogo» autogestiti e mi confidava che essi sono
la migliore terapia.
Avevo
dinanzi a me una
cara credente locale, che da tanti anni era affetta da una misteriosa
patologia, che cambiava continuamente nome e connotazione... finché ottenne la
designazione giusta: fibromialgia. Posso immaginarmi il suo travaglio di
essere considerata da alcuni come una specie di «malato immaginario».
Alla mattina poteva stare alle stelle, la sera poteva cadere alle
stalle. Un giorno in un modo, il prossimo al contrario. Mi fermo qui,
sperando di poter sentire la sua testimonianza dalla sua stessa bocca, dopo che
avrà letto la seguente.
Parlai ad Elvira di questa nostra sorella locale e delle sue difficoltà. La
incoraggiai a scrivere una sua testimonianza, consapevole che essa
avrebbe potuto aiutare lei e altre persone afflitte da tale male oscuro. Eccola
qui di seguito...
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2. LA
TESTIMONIANZA (Elvira Giglio, ps.): Per anni ho sofferto la cosi detta «sindrome
della segretaria»: infiammazioni continue in braccia, mano, dita, spalle e
collo, accompagnate da terapia quasi in abbonamento. Erano dolori tali, da
paralizzarmi il braccio sinistro dal ditino al collo: il colmo per una mancina!
E lavoravo, lavoravo, lavoravo...
In quel periodo che durò 7 anni, sopportai delle situazioni di stress,
che si accumulavano (lavoro, formazione professionale, ricerca di un altro
lavoro, costruzione della casa, problemi di famiglia).
La mia salute peggiorò al punto che il medico mi dichiarò incapace di lavorare.
All’appuntamento successivo, il medico mi disse: «Lei soffre di fibromialgia».
Contemporaneamente il fisioterapista mi disse la stessa cosa. Io caddi dalle
nuvole! Ero sollevata dal fatto di avere finalmente un nome, con cui chiamare i
miei dolori, ma poi mi cadde un martello sulla testa, quando appresi che si
trattava di una malattia incurabile. Mi senti come i malati di HIV, che
hanno un virus dentro di sé, che non possono mai togliere. Andai a cercare su
Internet tutte le informazioni in merito: quello che leggevo corrispondeva a
quello, che vivevo io!
Da li iniziò il calvario! Ero stata trattata come una «malata immaginaria»,
ero stata presa per bugiarda, avevo visto la mia carriera professionale
frantumarsi ed ero diventata incapace di fare quello, che prima potevo fare. Mi
sono ritrovata con una crisi d’identità inimmaginabile! Non mi
riconoscevo più, guardandomi allo specchio!
Dover emettere che avevo bisogno degli altri e che dovevo chiedere aiuto, ha
modellato il mio
orgoglio. Accettare di prendere medicinali e di andare in psicoterapia,
furono decisioni dolorose.
Nessuno mi capiva, neanche mio marito o mio fratello, tranne mia madre. Mi
rimaneva la
fede in Dio, l’amore di Gesù e la consapevolezza che Dio mi guidava sul
cammino. Guardando indietro e ascoltando le testimonianze di altre persone, mi
rendo conto di essere stata benedetta nel percorso medicale.
Inoltre Dio mi ha donato una personalità cosi forte, che ho cercato e
trovato l’aiuto necessario intorno a me, per fare fronte a tutte le situazioni.
E ciò arrivò a tal punto che, durante la perizia psichiatrica ordinata
dall’assicurazione per l’invalidità, il psichiatra mi disse: «Lei ha già fatto
tutto da sola, non c’è più niente che deve fare ancora». Ma mi parlò di un «gruppo
di auto-aiuto» (o gruppo di dialogo) e di terapia di gruppo. Una volta
ancora ho goduto della benedizione di Dio. Ho studiato molto questa sindrome, ho
creato 2 gruppi di dialogo, ho aiutato tante persone.
Ma la cosa più importante è che, sebbene la malattia abbia vari disturbi e
sintomi diversi, è diventata come una di famiglia. Mi spiego: grazie a
questa malattia sono capace di dire «no», di rifiutare di fare quello,
che gli altri vogliono che faccio!
Non nascondo i momenti buoi, quando ritorno a essere in lutto per un
corpo sano, che non c’è più, per la carriera professionale, per le attività, che
facevo...
Ah, dimenticavo una cosa! Chiaramente ho ricevuto da parte di sorelle e fratelli
in Cristo tante promesse di guarigione! E non sono guarita! In fondo al
mio cuore sapevo che Dio non mi avrebbe guarita; e questo è accaduto, perché io
possa cercare la presenza del Signore nella sofferenza, perché rimanga fedele a
Lui e perché possa continuare ad avere compassione e misericordia verso le
persone, che incontro.
Ho imparato anche a non dire bugie; quando mi si chiede: «Come va?», dico
la verità.
Oggigiorno, solo le persone a me vicine, intime, hanno capito i miei limiti.
Incontrerò sempre delle persone ignoranti e stolte, che useranno parole di
offesa; ma li lascio perdere.
La fibromialgia non rappresenta certo il mio bene, visto che ho sofferto e
soffro per questa malattia. Tuttavia, la fede mi porta a porla nella visione
completa di Dio. La sofferenza in sé non è un bene, tuttavia c’è uno scopo da
trovare. Quindi, la questione principale non è «perché?», ma «per che
cosa?». La sofferenza e l’occupazione con essa mi hanno portato ad
approfondire le questioni pastorali e, quindi, a formarmi, ad esempio in
questioni di cura d’anime. In tal modo Dio mi ha utilizzata per aiutare,
consigliare, accompagnare gli altri.
Naturalmente tutto questo ha dei costi: adeguare lo stile di vita alla
condizione di salute, affrontare spese per mezzi ausiliari e ridurre l’attività
professionale con diminuzione salariale. Tuttavia, sempre con l’aiuto di Dio e
le preghiere dei miei cari, ho raggiunto una qualità di vita quasi
normale.
La migliore terapia è il «gruppo di auto-aiuto» (o gruppo di dialogo);
essa ha anche il vantaggio che non costa niente. La seconda cosa è l’attività
fisica regolare.
3. ASPETTI
CONCLUSIVI (Nicola Martella): L’autrice di questa testimonianza ha
preferito rimanere nell’anonimato, per i motivi che mi ha spiegato. Tuttavia, in
privato, si tiene a disposizione per chi possa aver bisogno di un suo consiglio
specifico; ella mi ha detto: «Se posso aiutare qualcuno, mi sentirò benedetta».
Sono, quindi, autorizzato a dare il suo indirizzo di e-mail, ma solo in modo
personale e confidenziale a chi è affetto dalla stessa patologia.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Fibromialgia_EnB.htm
17-04-2015; Aggiornamento: |