Non è mia intenzione entrare in una discussione fra fratelli all’interno di una
realtà ecclesiale locale, né prendere partito per qualcuno. D’altro canto, è
stata richiesta la mia opinione da un lettore e uno dei servizi offerto dal sito
«Fede controcorrente» è di rispondere ai quesiti posti. Confido nella maturità
dei fratelli che quanto qui detto non verrà usato in modo strumentale per
questioni e situazioni che non conosco. Non potendo verificare le cose con tutte
le parti in causa, devo necessariamente ritenere che chi ha posto il quesito,
abbia rappresentato correttamente i fatti e le opinioni altrui. Le mie
riflessioni vogliono rappresentare solo un approfondimento biblico, su cui
riflettere. |
La questione del lettore
▲
Caro fratello,
potresti rispondere a queste domande?
■ 1) L’astuzia è peccato?
■ 2) Se è peccato, lo è anche se la finalità di chi la usa è buona?
■ 3) Il brano della Scrittura che recita: «Siate astuti come serpenti e semplici
come colombe» come dev’essere effettivamente interpretato?
■ 4) La prudenza, l’accortezza sono diverse dall’astuzia?
■ 5) Se organizzo un’evangelizzazione «studiando»
nei minimi particolari la comunicazione verbale, musicale e altro, con
l’obiettivo di far sì che le persone presenti restino colpite e s’arrendano al
Signore, lo trovi giusto?
Avrai certamente
capito che ho bisogno di sapere se usare meccanismi, strategie od altro, anche
se utilizzati per una giusta causa, corrisponde a quanto il Signore vuole da
noi.
Ho sempre pensato che il Signore voglia da noi semplicità, saggezza, diligenza,
prudenza — senza per questo richiederci di ricorrere a marchingegni per
raggiungere qualsiasi obiettivo. La conoscenza prima della sua Parola e poi
l’applicazione di questa nella nostra vita sono più che sufficienti e per questo
l’utilizzo dell’astuzia a parer mio risulta essere perfettamente inutile.
Mi puoi aiutare a capire meglio? Grazie. Saluti in Cristo. {Michele Cometa;
07-12-2007}
La risposta ▲
1. Il
termine astuto e derivati (astuzia) si trova 20 volte nella Bibbia italiana.
Non è mai direttamente associato a termini come peccato, empio, malvagio,
ingiusto, folle, trasgressione e loro derivati. Si trova una volta abbinato a
iniquità, ma è un’indebita attribuzione di Elifaz di Teman a Giobbe: «La tua
iniquità ti detta le parole, e adoperi il linguaggio degli astuti» (Gb
15,5). Raramente è abbinato a sapienza (o saggezza) e savio (saggio; 1 Cor
3,19).
Dopo un’attenta analisi, è necessario distinguere al riguardo diversi piani e
ambiti della questione. Esiste il piano secolare in cui scaltrezza e astuzia
possono essere usate in senso positivo o negativo per chi le esercita, se si
mira a un danno per gli altri. Esiste il piano morale, in cui tale scaltrezza e
astuzia sono esercitate a fin di bene o a fin di male. Sul piano teologico
vengono descritti i rapporti e i piani dei malvagi verso Dio, verso il suo
popolo e verso i suoi servi.
Non bisogna neppure trascurare i diversi termini in ebraico e in greco e il loro
campo semantico particolare. Lo stesso termine ebraico può significare qualcosa
di diverso in italiano, a seconda del contesto. Ad esempio, nel mio
Manuale Teologico dell’Antico
Testamento
(Punto°A°Croce, Roma 2002) si vedano i seguenti termini e articoli:
■ Per il termine `oremāh: «Accorgimento» e «Accortezza, pp.
77s; «Furbizia», p, 167.
■ Per il termine `ārûm «scaltro, astuto, accorto»: «Accorto», p. 78.
■ Per il termine mezimmārh «arguzia, disegno, prudenza,
complotto»: «Arguzia», p. 93.
Rimandando a tali
articoli e al loro approfondimento, non farò qui di seguito un vasto
approfondimento della questione. Mi limiterò a riportare solo i brani biblici in
cui ricorrono i termini «furbo /i, furbizia».
2. Antico
Testamento
■ Dio: Davide disse di Dio: «Tu ti mostri pietoso verso il pio,
integro verso l’uomo integro; 27ti mostri puro col puro e ti mostri
astuto
col perverso» (2 Sm 22,26s = Sal 18,25s). ● Elifaz di Teman affermò
che Egli «sventa i disegni degli astuti
cosicché le loro mani non giungono a eseguirli; 13che prende gli
abili nella loro astuzia, cosicché
il consiglio degli scaltri va in rovina» (Gb 5,12s).
■ Constatazione neutrale: Per il serpente
che «era il più astuto di tutti gli animali dei campi» (Gn 3,1) cfr.
Nicola Martella, Esegesi delle origini.
Le Origini 2
(Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 182s. Qui ricorre il termine
`ārûm «scaltro, astuto, accorto», termine che indicava l’intelligenza
pratica in situazioni concrete.
■ Intento negativo: I figli di Giacobbe
usarono tale scaltrezza, quando parlarono a Sichem e a Chemor, dopo che il
giovane si era giaciuto con la sorella Dina (Gn 34,13). Ossia essi avevano un
piano criminoso per vendicarsi. Giacobbe si dissociò dai figli che avevano
commesso tale crimine.
Il saggio Salomone descrisse così la prostituta che adesca il giovane: «Ed
ecco farglisi incontro una donna in abito da meretrice e astuta di cuore,
11turbolenta e proterva…» (Pr 7,10).
■ Furbi per sopravvivere: I Gabaoniti, per salvarsi la pelle da
Israele, procedettero con scaltrezza: si vestirono come chi era venuto da
lontano (Gs 9,3ss). Poi furono scoperti dagli Israeliti, ma il giuramento dato
impedì loro di vendicarsi, ma sanzionarono solo i Gabaoniti.
Saul disse ai suoi informatori che Davide era molto scaltro nel
nascondersi dinanzi a lui e, quindi per sfuggirgli (1 Sm 23,22s).
■ Astuzia contro la falsa religione: Jehu
fece convocare presso tutti i profeti di Baal e fece controllare che non vi
fosse tra di loro nessun servo dell’Eterno, col fine di distruggere tutti gli
adoratori di Baal in una volta. Infatti è scritto: «Jehu faceva questo con
astuzia, per distruggere gli adoratori di Baal» (2 Re 10,19).
■ Gli avversari di Dio: Asaf parlò così dei nemici d’Israele in
preghiera: «Tramano
astuti disegni contro il tuo
popolo, e si concertano contro quelli che tu nascondi presso di te» (Sal
83,3).
Daniele descrivendo l’escatologico «re dall’aspetto feroce ed esperto in
strattagemmi» e che «distruggerà i potenti e il popolo dei santi»,
aggiunse: «A motivo della sua astuzia
farà prosperare la frode nelle sue mani», con tutte le atroci conseguenze»
Dn 8,23ss).
3. Nuovo
Testamento
■ Intento negativo: Spesso scribi, Farisei e Sadducei venivano da Gesù
con qualche questione con l’intento di screditarlo dinanzi alle folle. Luca
scrisse: «Ma egli, avvedutosi della loro astuzia, disse loro…» (Lc
20,23).
Stefano ricordò il re della nuova stirpe egiziana che perseguitò il popolo:
«Costui, procedendo con astuzia contro la nostra stirpe, trattò male i nostri
padri, li costrinse ad esporre i loro piccoli fanciulli perché non vivessero»
(At 7,19).
■ Gli avversari di Dio: Paolo, mettendo i Corinzi in guardia
rispetto alla propria autovalutazione di «saggio in questo secolo», dichiarò che
«la sapienza di questo mondo è pazzia presso Dio» (1 Cor 3,18). A
sostegno citò due versi dell’AT: «Egli prende i savi nella loro astuzia»
(v. 20 = Gb 5,13); «Il Signore conosce le riflessioni dei savi, che sono
nulli [o non lo sono]» (v. 21; Sal 94,11).
■ Nessuna furbizia: Paolo attestò ai Corinzi: «Abbiamo
rinunciato alle cose nascoste e vergognose, non procedendo con
astuzia né falsificando la parola di Dio, ma mediante la manifestazione
della
verità raccomandando noi stessi
alla coscienza di ogni uomo nel cospetto di Dio» (2 Cor 4,2).
■ Incauti sedotti: Paolo usò il termine astuzia in modo negativo
anche per evidenziare la mancanza di discernimento dei Corinzi, sebbene essi si
vantassero di grandi carismi, essendo però succubi di particolari «unti»
gnostici, che predicavano un «altro Gesù» e un «Evangelo diverso» e che egli
chiamò «super-apostoli», e «operai fraudolenti»: «Temo che come il serpente
sedusse Eva con la sua astuzia, così le vostre menti siano corrotte e sviate
dalla semplicità e dalla purità rispetto a Cristo» (2 Cor 11,3). Mentre tali
unti gnostici avevano depredato astutamente i Corinzi, Paolo contestò di essere
stato loro d’aggravio (aveva preso il sostegno da altre chiese), come «uomo
astuto» di averli «presi con inganno» e di essersi approfittato di loro (2 Cor
12,16ss).
Paolo contrappose la maturità cristiana al rimanere «bambini, sballottati
e portati qua e là da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per
l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore» (Ef 4,13ss).
4. Alcune
riflessioni nel merito
L’astuzia è una lama a doppio taglio e senza manico. È qui di pericolosa per il
destinatario e per chi la esercita. Dio «prende i savi nella loro astuzia»
(1 Cor 3,19). C’è da aspettarsi che chi si ritiene astuto, verrà imbrogliato per
la troppa furbizia da chi non se lo aspettava.
■ 1)
Domanda: «L’astuzia è peccato?». Risposta: È tale se l’intento e
il fine sono malvagi, immorali, pieni di trucchi e macchinazioni.
■ 2)
Domanda: «Se è peccato, lo è anche se la finalità di chi la usa è
buona?». Risposta: Abbiamo visto che il campo semantico della stessa
parola è vasto e il singolo termine può andare da saggia accortezza a furbizia
malvagia. Bisogna vedere di caso in caso. Io ritengo comunque che il fine non
giustifica i mezzi. Le macchinazioni vengono prima o poi a galla. È meglio
essere «irreprensibili e schietti, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una
generazione storta e perversa, nella quale voi risplendete come luminari nel
mondo, tenendo alta la Parola della vita» (Fil 2,15). Abbiamo visto sopra
anche 2 Cor 4,2, in cui Paolo attestò di aver rinunciato a segrete macchinazioni
e di aver puntato alla verità e alla trasparenza, sebbene ciò costa in genere di
più. Coloro che sono stati rinnovati nello spirito della loro mente e hanno
rivestito «l’uomo nuovo, che è creato all’immagine di Dio nella giustizia e
nella santità che procedono dalla verità», possono bandire la menzogna e
dire «la verità al proprio prossimo» (Ef 4,23ss).
■ 3)
Domanda: «Il brano della Scrittura che recita: «Siate astuti come
serpenti e semplici come colombe», come dev’essere effettivamente
interpretato?». Risposta: Si fa sempre bene a vedere ogni verso nel suo
contesto. In Mt 10,16, Gesù mandando in missione i suoi discepoli, disse loro «Ecco,
io vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Siate dunque prudenti come i serpenti
e semplici come le colombe». Si potrebbe dapprima intendere che accortezza e
semplicità dovevano accompagnarsi, per non mettersi in pericolo, per adattare il
messaggio dell’Evangelo agli interlocutori, per non gettare le perle dinanzi ai
porci. Se si guarda però il contesto, si prenderà atto di questo: il riferimento
di Gesù ai lupi e poi anche gli uomini (tribunali, sinagoghe, governatori e re),
da cui guardarsi (vv. 17ss), mostra che la prudenza riguardava specialmente tale
situazione pericolosa. In tale contingenza, Gesù assicurava però la presenza
dello «Spirito del Padre vostro» (vv. 19s).
■ 4)
Domanda: «La prudenza, l’accortezza sono diverse dall’astuzia?».
Risposta: Abbiamo visto che lo stesso termine in ebraico o in greco possono
avere un significato diverso a seconda del contesto che può andare da saggia
accortezza a malvagia furbizia. È sempre il contesto che mostra l’intento. In Mt
10 Gesù evidenziò la saggia accortezza (cautela) necessaria ai discepoli, invece
che un piano pieno di furba macchinazione.
■ 5)
Domanda: «Se organizzo un’evangelizzazione «studiando»
nei minimi particolari la comunicazione verbale, musicale e altro, con
l’obiettivo di far sì che le persone presenti restino colpite e s’arrendano al
Signore, lo trovi giusto?». Risposta: Qui bisognerebbe conoscere nel
concreto la situazione reale, a cui il lettore fa riferimento. Infatti le sue
parole possono essere intese in tanti modi. In ogni modo, tentiamo una risposta.
Gesù e gli apostoli comunicavano specialmente con la loro vita. Certe
evangelizzazioni assomigliano a degli show o spettacoli, in cui si mette
l’enfasi sugli «effetti speciali» e sul «martellamento» psicologico. Poi le
anime, «convinte» mediante tale entourage, trovano nelle chiese locali
tutt’altra «musica», anche umanamente parlando.
Certo organizzare qualcosa bene (qui l’evangelizzazione) è una buona cosa. Le
persone non si convertono in genere per questo né per i tanti appelli che si
fanno, ma per aver visto vite trasformate e per aver compreso il semplice
messaggio dell’Evangelo. Quando, poi, nella vita normale e non «studiata» nei
minimi particolari, vedono persone senza il loro strumentario tecnico, che
messaggio arriverà loro? Vedranno nella pratica persone che vivono in
sottomissione al Signore e alla sua Parola e che praticano il frutto dello
Spirito? Infatti l’evangelizzazione efficace si fa con la propria vita. Un buona
organizzazione può essere utile, ma non può sostituire i valori essenziali.
5. Quanto
alla parte finale della lettera, bisogna far notare che anche Paolo con la
sua squadra aveva una strategia missionaria. D’altra parte però si faceva
continuamente guidare dal Signore e capì quando lo Spirito Santo permetteva (At
13,4) o impedì loro di fare determinate cose (At 16,7). Per spostarsi, Paolo e i
suoi accompagnatori usarono strumenti disponibili come le navi (At 13,4; 14,26;
18,18; 20,13.15s.38; 21,1ss.6s; 2 Cor 11,25); non bisogna essere quindi a priori
contro gli strumenti che aiutano la missione, ma essi rimangono strumenti e non
possono diventare la cosa principale.
I «marchingegni» non possono sostituire una vita morale e piena del frutto dello
Spirito. Gli strumenti non possono convertire le persone, ma solo la Parola di
Dio. Che poi vite rinnovate si servano di strumenti come trattati, tende
d’evangelizzazioni, strumenti musicali, amplificatori, proiettori, mass-media e
altro per divulgare l’Evangelo, va bene; ma è tutta una questione prima di
priorità e poi di equilibrio.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Astuzia_morale_UnV.htm
11-12-2007; Aggiornamento:
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