Capodanno è una
convenzione
Il passaggio da un anno all’altro è un aspetto culturale e psicologico. Di per
sé il tempo scorre senza ostacoli e senza interruzione nella sua continuità. In
realtà
l’anno gregoriano, ossia quello civile occidentale, non corrisponde a nessun
evento cosmico di rilievo; neppure i mesi dipendono dalla Luna, visto che
non sono mesi lunari. Il ritmo settimanale di sei giorni lavorativi più
uno di riposo, di là dalla sua positività, è un prodotto della convenzione
sociale legato in origine alla religione; a differenza dell’occidente, altrove
il giorno di riposo è un altro (sabato in Israele; venerdì nei Paesi islamici) e
ci sono popoli che non conoscono nessun giorno speciale.
Varietà del
capodanno nel mondo
Il capodanno è legato alla cultura di un popolo. In occidente ci vollero secoli
di omologazione per arrivare a una data comune, visto che ogni città,
staterello, zona culturale o nazione aveva la sua convenzione. Sebbene l’anno
occidentale secondo il calendario gregoriano si sia imposto come misura
convenzionale in molti Paesi del mondo, pure ogni cultura ha un suo inizio
d’anno legato alla religione, o all’astronomia o ad altri fattori
storico-culturali. I tempi più ricorrenti nelle altre culture per l’inizio di un
nuovo anno sono i mesi che vanno da gennaio ad aprile oppure il mese di
settembre (p.es. Israele, Etiopia); gli indù festeggiano il loro capodanno a
metà novembre, mentre gli antichi Inca (e i loro moderni discendenti) hanno come
data il 24 giugno. Eccezione fa il capodanno islamico, che è mobile rispetto al
calendario gregoriano, a causa dell’anno lunisolare, che è più breve rispetto a
quello solare; lo stesso dicasi del calendario cinese, anch’esso lunisolare, ma
qui il capodanno è limitato solo fra il 21 gennaio e il 19 febbraio del
calendario gregoriano. Anche nel cristianesimo bisogna osservare che alcune
chiese ortodosse, seguendo esse il calendario giuliano, celebrano l’inizio
dell’anno liturgico nel giorno, che corrisponde al 14 gennaio del calendario
gregoriano.
Vari inizi
d’anno in Italia
Sebbene l’anno civile sia l’anno convenzionale, ci sono vari altri «anni» che
cominciano in altri periodi dell’anno gregoriano. Ad esempio, l’anno
scolastico inizia a settembre e termina in genere a giugno. L’inaugurazione
dell’anno giudiziario 2010 si è avuta il 29 gennaio; per quanto ho
capito, però, i periodi vanno dal 1° luglio di un anno al 30 giugno del
prossimo. L’anno fiscale o anno finanziario coincide normalmente, dal
1965 in poi, con l’anno solare; tuttavia, sul piano amministrativo (p.es. per le
tasse) esso comincia il 1º luglio di un anno e termina il 30 giugno dell’anno
successivo.
Propositi
d’inizio d’anno
Abbiamo detto che il tempo è un continuum, e l’inizio d’anno è una cesura
culturale e psicologica in tale flusso. All’inizio dell’anno si fanno tanti
propositi, diversi piani, alcuni scrivono vari fogli per fare il punto della
situazione nella loro vita. Le buone intenzioni non mancano. Per molte persone
sarà proprio tale corrente del tempo a insabbiare i tanti propositi, e i
progetti per migliorare la propria vita finiranno a ingiallire in un cassetto.
Sono pochi coloro che, a fine d’anno, saranno abbastanza coraggiosi di cercare i
piani esistenziali d’inizio d’anno, per fare un bilancio. Saranno troppo
occupati a formulare nuovi propositi.
Evoluzione o
rivoluzione?
Per alcuni aspetti del carattere i modi per cambiare possono effettivamente
passare per un processo lento, ma costante. Riguardo alle varie dipendenze (da
cibo, da alcool, da gioco, ecc.) spesso è vincente la terapia del mutamento
radicale con annesso superamento della crisi d’astinenza; chi arriva alla fine
del tunnel, è spesso libero.
Gesù
non voleva essere considerato uno dei tanti rabbini, che aggiungeva i suoi
precetti a quelli già esistenti. Infatti, la giungla delle convenzioni religiose
era oramai impenetrabile e abbracciava ogni aspetto dell’esistenza con una
regola. Egli non voleva mettere una pezza nuova su un vestito vecchio; né
intendeva mettere il vino nuovo del regno di Dio nei vecchi otri del
giudaismo. Tale strappo si fa peggiore e tali otri si rompono, creando in
ambedue i casi un grave danno (Mt 9,16s).
Quello, che Gesù proponeva ai Giudei del suo tempo, abituati a vivere sotto il
giogo del «precetto dopo precetto», era un mutamento
radicale: «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei
discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi… Se dunque il
Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi» (Gv 8,32s.36).
Gesù non era uno dei tanti rabbini, ma era colui, che conosceva appieno il Padre
e poteva rivelarlo proprio a quei Giudei travagliati e aggravati dai precetti
dei rabbini. Proprio a loro rivolgeva l’invito a venire da Lui per ricevere il
riposo alle anime loro. Egli non era come gli altri rabbini, che poneva
precetti sulle spalle dei fedeli, senza che essi stessi li toccassero solo con
un dito (Lc 11,46). Essi potevano imparare da Gesù, essendo Egli mansueto e
umile di cuore. Perciò, il giogo, che Egli offriva ai suoi seguaci, lo
considerava dolce, un carico leggero (Mt 11,27-30).
Per questo motivo, Gesù col rabbino Nicodemo non si mise a discutere sui
precetti migliori, ma senza mezzi termini gli fece presente che un vero
cambiamento passa per un
rinnovamento della vita tale, che poteva essere paragonato a una rinascita.
Si tratta di una generazione dall’alto, ossia da Dio mediante il suo Spirito (Gv
3,1-8).
Il bruco e la
farfalla
La larva o il bruco, dopo il processo di metamorfosi o trasformazione nella
crisalide, può condurre finalmente una vita da farfalla, volando alto.
Similmente, chi è stato rigenerato spiritualmente e moralmente dal Signore, può
smettere una vita terra-terra e vivere nel rinnovamento; ciò non è possibile
senza il coinvolgimento del corpo e senza prendere distanze dalla cultura del
mondo. Paolo esortava così i credenti romani: «Io vi esorto dunque, fratelli,
per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio
vivente, santo, gradito a Dio; il che è il vostro
culto razionale. E non siate
conformi a questo mondo, ma siate
trasformati mediante il rinnovamento del senno, affinché siate in
grado di provare quale sia la volontà di
Dio: quella buona e gradita e perfetta» (Rm 12,1s).
Il credente, che vuole un rinnovamento esistenziale, non può prescindere dal
fare scelte di sistema nella vita concreta: o la carne o lo spirito, o
ciò che è dettato dagli istinti o ciò che proviene dalla nuova natura; al
riguardo bisogna dismettere i vecchi abiti (o abitudini) e rivestire i nuovi. «Avete
imparato, per quanto concerne la vostra condotta di prima, a
spogliarvi del vecchio uomo, che si
corrompe seguendo le passioni ingannatrici; a essere invece
rinnovati nello spirito della
vostra mente, e a rivestire l’uomo
nuovo, che è creato all’immagine di Dio nella giustizia e nella santità, che
procedono dalla verità» (Ef 4,22ss).
Anno nuovo, vita
nuova?
Bisogna decidere fra una vita da larva o da bruco e una da farfalla, se
strisciare a terra o se volare alto con la fede. L’anno sarà pure nuovo e nuovi
i propositi, ma per i non-credenti e i credenti carnali nulla cambia, se
vorranno continuare a vivere secondo la caparbietà del loro cuore. L’anno sarà
certamente nuovo per chi vorrà viverlo da nuova creazione. «Se qualcuno è in
Cristo, egli è una
nuova creazione; il vecchio è passato, ecco è diventato nuovo» (2 Cor
5,17).
All’inizio di un nuovo anno bisogna purificarsi dal vecchio lievito
(malizia, malvagità), che si è accumulato durante l’anno passato, e vivere da
nuova pasta quanto a sincerità e verità (1 Cor 5,7s).
Comunque saranno le circostanze esterne, chi ha una meta eterna e si
protende quotidianamente verso di essa, identificandosi con i privilegi e le
sofferenze legate alla vita in Cristo, potrà vivere veramente una vita di
rinnovamento. Il carcerato Paolo affermava in proposito: «Che io possa
conoscere Cristo e la potenza della
sua risurrezione e la comunione delle sue sofferenze, essendo reso
conforme a lui nella sua morte, per
giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti. Non che io lo abbia già
afferrato o sia già giunto alla perfezione; ma [lo]
inseguo, semmai io possa
afferrarlo, al quale riguardo anch’io sono
afferrato da Cristo Gesù» (Fil 3,10ss). Con tali premesse egli si
protendeva verso il premio, «dimenticando
le cose che stanno dietro e protendendomi
verso quelle che stanno dinanzi, proseguo
il corso verso la mèta per ottenere il premio della superiore chiamata di Dio in
Cristo Gesù» (vv. 13s).
Chi vive per una meta, adegua di corrispondenza la sua vita.
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Come ben riuscire di anno in anno
{Nicola Martella} (A)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Anno-nuovo_vita-vecchia_EnB.htm
29-12-2010; Aggiornamento: 30-12-2010 |