1. LE PROBLEMATICHE: Caro
Nicola, amato fratello in Cristo, è mio desiderio che questa mia ti trovi in
buona e nella serenità, che il Signore concede a coloro, che lo servono con
fedeltà.
Il motivo che mi spinge a scriverti non è semplice, così ti chiedo, fratello, se
puoi delucidarmi con la tua saggezza. Nella nostra chiesa si è convertita una
donna, a cui sto portando degli studi di discepolato; così è venuto fuori
l’argomento
battesimo e credo che lei presto vorrà testimoniare della sua fede con il
battesimo. Non è questo però il problema, ma il fatto che lei è allergica a
tutta la frutta e derivati, che hanno seme. Questo vuol dire che non potrà
bere vino o succo di uva.
Nel passato abbiamo affrontato una questione simile e per questo motivo abbiamo
deciso unanimemente di usare i bicchierini anziché il calice. Sebbene
siamo stati giudicati (e forse lo siamo ancora) da fratelli, che non ci hanno
chiesto il motivo della nostra decisione, ora però la questione è differente e
molto seria. Infatti, alla neofita basta un goccio di vino o succo di frutta con
seme per farla andare in choc anafilattico. La questione di fondo è
questa: in coscienza questa sorella non può mai accostarsi alla cena o lo deve
fare bevendo qualcos’altro?
Ti sono grato se puoi darmi un parere basato sulla Scrittura e non
sull’opinione personale. Ringraziandoti per la tua risposta, ti saluto con
affetto in Cristo. {Scanio Tonile, ps.; 25-01-2011}
2. LE RISPOSTE
2.1.
ENTRIAMO IN TEMA: Qui trattiamo il caso di un'allergia da frutta (con
seme) e dai suoi derivati. Chiaramente la stessa cosa vale per chi è celiaco,
ossia per chi ha un'intolleranza permanente alla gliadina, una componente del
glutine contenuta nei cereali (frumento, orzo, segale, avena, farro, kamut).
Tali alimenti sono tossici per il celiaco, poiché causano in lui gravi lesioni
alla mucosa dell'intestino tenue.
Tornando al caso specifico, se la Scrittura avesse una risposta esatta e diretta
in merito, basterebbe cercarla e tutto sarebbe risolto. Visto che in genere la
Bibbia tratta soltanto i casi normali e specialmente gli aspetti dottrinali di
questioni del genere, è evidente che senza un ragionamento più ampio, in cui
contano anche le opinioni, non se ne viene fuori. Se però ci basiamo solo
sulle opinioni, troveremo pareri alquanto contrastanti. Ecco qui di seguito
alcuni esempi, che mi vengono in mente.
■ I credenti con una formazione più mistica diranno che tale cristiana
deve prendere lo stesso del vino (o del succo d’uva), confidando che Dio farà un
miracolo.
■ I credenti con una formazione più razionale diranno che non bisogna
mettere a rischio la vita di tale credente e che bisogna trovare vie più
praticabili, sostituendo il vino / succo con la cosa più vicina possibile, che
per lei non è pericolosa.
■ Qualche credente, che è medico o ha un interesse per la medicina, dirà
che, trattandosi di un’allergia, bisognerebbe seguire anche la via della
sensibilizzazione graduale sotto supervisione medica. In effetti, molte allergie
vengono superate in tale modo, ossia abituando il corpo a piccolissime quantità
della sostanza allergenica, per poi aumentare a mano a mano la dose.
■ Altri credenti daranno varie «ricette», alcune delle quali saranno
alquanto bizzarre.
■ Altri credenti ancora ammetteranno di non sapere che cosa dire,
trovandosi fra ciò che afferma la Scrittura (pane e vino) e il pericolo per la
salute di tale credente.
Molti anni fa,
quando abbiamo iniziato la nostra prima comunità, s’era convertito un uomo, che
era alcolizzato. Dal momento del suo battesimo in poi, non avemmo nessun
problema ad avere un calice o dei bicchierini col succo d’uva, poiché anche
quest’ultimo è frutto della vite. Per amore di lui e d’altri, per un tempo
passavamo soltanto succo d’uva per tutti.
Ricordo che tanti anni or sono, quando fu dibattuta tale questione nelle riviste
evangeliche tedesche, furono espressi vari pareri del tutto differenti. Infine,
prese la parola un missionario, che operava nell’Estremo Oriente e nella
giungla. Egli si rivolse a coloro che pretendevano che si usasse solo vino
(specialmente rosso) e pane di frumento. Fece notare che in quella zona del
mondo non esisteva la vite e che essi celebravano la Cena del Signore, usando
pane di riso e vino di riso, e per calice si servivano di un barattolo di Coca
Cola. Chiedeva ironicamente, se dovevano mandare regolarmente un aereo in
Occidente per importare pane e vino, pur di rimanere «ortodossi» agli occhi dei
credenti occidentali. Per me tale testimonianza fu molto illuminante.
Gesù, quando comandò il memoriale dell’ultima sua pasqua e del nuovo patto,
prese gli alimenti più comuni in Medio Oriente. Pane e vino si trovano in coppia
in 19 versi della Bibbia come alimenti di base; «spezzare il pane» era oramai
una espressione idiomatica come per noi «prendere un boccone», quindi mangiare.
2.2.
DIFFERENZE LEGITTIME: Penso che un brano, che possa orientare qui la
riflessione, la discussione e la ricerca della soluzione, sia il seguente: «Non
ci giudichiamo dunque più gli uni gli altri, ma giudicate piuttosto che non
dovete porre pietra d’inciampo
sulla via del fratello, né essergli
occasione di caduta. [14] Io so e sono persuaso nel Signor Gesù che
nessuna cosa è impura in se stessa; però se uno stima che una cosa è impura,
per lui è impura. [15] Ora, se a
motivo di un cibo il tuo fratello è
contristato, tu non procedi più secondo
amore.
Non perdere, col tuo cibo, colui
per il quale Cristo è morto! [16] Il privilegio che avete, non sia dunque
oggetto di biasimo; [17] perché il regno di Dio
non consiste in vivanda né in bevanda,
ma è giustizia, pace ed allegrezza nello Spirito Santo. [18] Poiché chi
serve in questo a Cristo, è gradito
a Dio e approvato dagli uomini. [19] Cerchiamo dunque le
cose che contribuiscono alla pace e
alla mutua edificazione. [20] Non disfare,
per un cibo, l’opera di Dio. Certo, tutte le cose sono pure ma è male quand’uno
mangia dando intoppo. [21] È bene
non mangiar carne, né bere vino, né
far cosa alcuna che possa esser d’intoppo al fratello. [22] Tu, la convinzione
che hai, conservala per te stesso dinanzi a Dio. Beato colui che non condanna se
stesso in quello che approva. [23] Ma colui che sta in dubbio,
se mangia è condannato, perché non
mangia con convinzione; e tutto quello che non vien da convinzione è
peccato» (Rm 14,13-23).
Partendo dal
contesto storico e culturale, preciso che qui si trattava di cristiani
giudei e di quelli gentili. I primi avevano scrupoli culturali legati alla legge
mosaica e alle tradizioni e guardavano con sospetto i gentili, mentre questi
ultimi non ne avevano di scrupoli alimentari e giudicavano i primi; ciò era
fonte di conflitto e di frustrazioni. Paolo presentò la via del rispetto altrui
da parte di chi, essendo in posizione di forza (i cristiani gentili), non
disprezzava i deboli (i cristiani giudei), ma faceva di tutto per non umiliarli
e affliggerli.
In tale testo ci sono elementi che si possono applicare anche a situazioni
simili, come appunto quella presentata dal lettore. In questo caso non ci
sono aspetti di cultura religiosa, ma legati alla salute e all’incolumità
della persona. Ho messo in maiuscoletto
le parti che si adattano allo specifico caso. Non si tratta di un alimento solo
ritualmente impuro, ma letale per la vita. Viene evidenziato che l’amore non
contrista, ma serve, crea pace ed edifica. Non bisogna disfare l’opera di Dio
per una vivanda o una bevanda, né bisogna perdere per tale motivo chi è stato
riscattato dal Signore. In tale testo, mangiando carne e bevendo vino, si
trattava d’inciampo, di caduta e d’intoppo spirituali; nel caso attuale, la
credente affetta da tale allergia non pretenderà che gli altri smettano di bere
vino, ma chiederà per se stessa d’esserne esonerata. Se lei ne beve, non è
condannata per motivi di coscienza e, perciò, pecca, ma uno choc anafilattico
potrebbe mettere fine alla sua vita. Se, come insegnò Gesù, l’amore più grande è
dare la vita per i propri amici (Gv 15,30), tanto più non si vorrà mettere il
pericolo la vita altrui.
2.3.
NORMA ED ECCEZIONE: Si tenga presente la seguente analogia
sacrificale. Nella legge mosaica erano prescritti i normali sacrifici ovini
e bovini; in caso di povertà, furono comandati come sostituti degli uccelli puri
(tortore, piccioni; Lv 5,7.11; 12,8). Se la povertà era estrema, si poteva
sostituire questi ultimi addirittura con il «fior di farina», e questo
per attuare l’espiazione del peccato! (Lv 5,11ss). Il bisogno di espiazione del
peccatore era più importante del mezzo stesso, in caso di eccezione; la
grazia risiedeva in Dio e non nel mezzo. Come si vede, era Dio a offrire, a suo
arbitrio, il mezzo di espiazione per mostrare la sua clemenza al peccatore;
inoltre, in casi estremi, l’Eterno stesso aveva dato la possibilità di
sostituire la norma con l’eccezione. La devozione non doveva essere il
privilegio di pochi, né doveva portare alla disperazione. Dio non rinunciava
alla norma, ma concedeva l’eccezione!
Si veda come eccezione anche il fatto che Davide mangiò i pani consacrati,
cosa che era normalmente proibito, ma in quel caso c’era l’estremo pericolo per
la vita sua e dei suoi uomini, cosicché il sacerdote Achimelek acconsentì (1 Sm
21,4ss; Mt 12,2ss). Gesù usò proprio tale episodio di Davide per rispondere ai
Farisei, che accusavano i suoi discepoli di fare «quel che non è lecito
di fare in giorno di sabato», ossia di svellere delle spighe e di
mangiarle, perché avevano fame. Egli diede a intendere che la norma del sabato
era giusta per l’antico patto, ma la conservazione della vita ne permetteva la
violazione. Egli aggiunse: «E se sapeste che cosa significhi: “Voglio
misericordia e non sacrificio”, voi non avreste condannato gli innocenti»
(Mt 12,7; cfr. anche Lc 14,1-6 per guarigione di sabato e confronto con figlio o
bue che cade in un pozzo). Questo è un importante principio di misericordia,
che supera la norma rituale e che si può applicare in casi simili.
2.4.
ASPETTI CONCLUSIVI: Che fare allora concretamente? Il pane e il vino
nella Cena del Signore hanno soltanto carattere simbolico di
rammemorazione della morte e della risurrezione di Cristo, in attesa del suo
ritorno; bisogna guardarsi da ogni forma di sacramentalismo velato. Bisogna
chiedere a Dio la
saggezza per capire il caso concreto e per dare risposte praticabili. Non
conoscendo la cartella clinica di tale neo-credente, ho abbozzato già sopra
alcune possibili soluzioni praticabili. Certamente si può intercedere per
tale credente perché Dio mostri le vere cause di tale allergia; rimosse queste,
il problema migliorerà senz’altro. Non sempre, però si riesce a capire le vere
cause. Ho parlato sopra anche della sensibilizzazione alle sostanze
allergeniche sotto supervisione medica; non so se tale credente abbia già
cercato questo tipo di approccio al problema. Se tutto ciò non avesse effetto al
momento, si dovrà continuare a intercedere per tale credente e, intanto, bisogna
sostituire per lei il vino o succo d’uva con la cosa più vicina possibile,
che per lei non rappresenta una fonte di pericolo; quale essa sia, lo saprà lei
più di altri.
Abbiamo visto sopra almeno due precedenti, in cui alla giusta norma vennero
fatte le
misericordiose eccezioni: la prima fu fatta da parte di Dio stesso
(farina al posto del sangue di una vittima); la seconda fu fatta da parte
del sacerdote (pani consacrati), che applicò la sacra norma esclusivista in modo
consono al pericolo per la vita di coloro, che stavano morendo di fame; la
terza fu fatta da Gesù stesso riguardo alla norma del sabato e alle
eccezioni, che riguardavano la conservazione della vita o il ristabilimento
della salute. Tali antichi casi sono propedeutici a quello attuale,
essendo sorretti dallo stesso principio: in tale neo-credente c’è la volontà di
piacere a Dio secondo la giusta norma, ma altresì c’è l’impossibilità di
attuarla.
L’attuazione di tale analogia, sarà un segno d’amore, di fede, di
speranza e di unità. Sia lei che gli altri credenti avranno occasione per
basarsi esclusivamente sulla grazia immeritata di Dio, la quale permetterà di
sperimentare riguardo a Cristo ancor di più che «la mia potenza si dimostra
perfetta nella debolezza» (2 Cor 12,9).
►
Allergia alimentare e Cena del Signore? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Allergia_aliment_Cena_UnV.htm
07-02-2011; Aggiornamento: 16-02-2011 |