Il seguente articolo rispecchia le opinioni
dell’autore, un sacerdote che definirei «alternativo», seguace di don
Zeno (si vedano le note autobiografiche alla fine).
Sebbene prete dissidente, egli scrive al papa come un «figlio» fa con un
«padre». È chiaro che per me il papa di Roma non né «padre» né modello di
ortodossia, sebbene egli si presenti volentieri come tale. L’autore si riferisce
qui al viaggio di Joseph Ratzinger negli USA nell’aprile del 2008.
Con molti aspetti dell’analisi di Fausto Marinetti
posso concordare; probabilmente avremo alcune opinioni differenti quanto alle
cure dei mali della società e della religione cristiana. Ho letto
comunque con interesse il suo articolo e ne ho tratto vari spunti di
riflessione. Facendo la redazione dell’articolo, ho tolto alcuni aspetti, che
davano alito a essere interpretati nel senso di un relativismo teologico, e ho
appianato il discorso, senza snaturarlo. Chiaro che per me Gesù Messia è e
rimane l’unico Salvatore del mondo. Le correzioni hanno trovato consenziente
l’autore del seguente «sfogo». {Nicola Martella} |
Caro Papa, tu che dici d’essere «padre di tutti», non puoi non ascoltare anche
lo sfogo di quello che potresti considerare l’ultimo dei tuoi figli, vero?
■ 1. E se invece d’incontrarti con cinque
vittime degli abusi sessuali del clero ti fossi incontrato in uno stadio con i
cinquemila e più preti pedofili? Se invece di parlare di «questa
terribile prova come un momento di purificazione», avessi riconosciuto con loro
le colpe istituzionali, la violazione della «Carta del fanciullo» dell’ONU che
proibisce l’arruolamento e la segregazione dei minori in seminario? Se avessi
ammesso che un ambiente in cui il celibato è presentata come sublime virtù e
dove la sessualità di per sé è considerata peccato, non può che favorire le
peggiori depravazioni sessuali quali la pedofilia? Se avessi individuato nella
cultura catto-pagana della corporeità la causa di tante deviazioni e ossessioni
sessuofobiche? Una certa devozione mariana non contribuisce all’immaturità
emozionale, trasmettendo un modello di donna asessuata, incorporea? Che cosa
succederà quando il giovane prete sarà a contatto con il gregge che al 50% è
femminile? Come può il celibato essere una libera scelta se il candidato non sa,
di fatto, ciò a cui rinuncia ed è travolto dall’entusiasmo giovanile e
dall’indottrinamento? Che ne sa della crisi di paternità, della naturale
complementarietà con l’altra «metà del cielo», della solitudine affettiva, che
lo sorprenderà più avanti? Non è temerarietà mandare allo sbaraglio dei giovani,
senza «istruzioni per l’uso», senza una maturazione umana per il controllo delle
pulsioni? In certi delitti ci sono gli esecutori materiali e i mandanti. Nel
caso della pedofilia chi sono i mandanti? È sufficiente elaborare un regolamento
più restrittivo, chiedere perdono, alleggerire le casseforti diocesane (2
miliardi di dollari), lasciando tutto il resto come prima?
Si dice che tu abbia letto, da cardinale, i resoconti di migliaia di denunce. Ma
allora perché usare questo linguaggio: «comportamento gravemente immorale»;
«questo male»; «la dimensione e la gravità del problema»; «il peccato d’abuso» —
senza mai chiamarlo con il suo vero nome, cioè
crimine, delitto, come prevede il codice civile? (Anche il card. B. Law
in tribunale aveva dichiarato: «Noi credevamo che fosse un peccato, non un
crimine…»). Ti sei reso conto che bambini e bambine, traditi dal rappresentante
di Dio, hanno avuto la sensazione d’essere violentati da Dio stesso? Una
tragedia così insopportabile, che diversi hanno infierito su se stessi con il
suicidio, la droga, l’alcool. Erano certi che neppure una chiesa-matrigna, cieca
e sorda alla loro disperazione, avrebbe potuto restituire loro la gioia di
vivere?
■ 2. E se invece d’un incontro segreto, avessi
invitato nello stadio le oltre diecimila vittime dichiarate, questo fatto
non avrebbe incoraggiato tutte le altre a venire allo scoperto? E se ti fossi
fatto aiutare dai cinquemila preti pedofili a lavare loro i piedi? E se poi
avessi fatto imbandire un banchetto? Non sarebbe stato il segno più efficace
della celebrazione del perdono? (Secondo certe proiezioni non c’è stadio capace
di contenere le centomila vittime presunte...)
Doveroso mescolare le tue lacrime con quelle delle vittime, ma queste dichiarano
che non basta piangere, ci vogliono azioni concrete, fatti nuovi. Per esempio:
non premiare il card. Law con il titolo d’arciprete di santa Maria maggiore;
processare e destituire i vescovi responsabili della diffusione dell’infezione;
ascoltare i laici, coinvolgerli nella gestione della parrocchia e dei beni
ecclesiastici. Meglio ancora, tornare alle origini: i preti siano solo degli
anziani di provata saggezza.
■ 3. L’incontro con il
presidente Bush fa pensare a un Papa «americanizzato» più che globalizzato.
E se invece di stringere una mano insanguinata, avessi posato con l’ultimo
candidato alla pena di morte, quale brivido evangelico avrebbe invaso il mondo?
E se poi avessi celebrato il «Vangelo della vita» nel braccio della morte del
più grande carcere statunitense? Non è forse vero che il presentarsi sulla scena
del mondo come capo di Stato non può che indurre a inevitabili quanto
intollerabili compromessi? Te lo immagini un Cristo che posa sorridente con
Erode o con Nerone?
■ 4. Se il pastore chiama a raccolta solo le pecorelle
che sono nel recinto; se cerca il loro plauso e applauso; se coltiva il loro
servilismo, non rischia d’ampliare il mito del «führer religioso»? Se
invece d’una popolarità gonfiata ad arte, al costo di 20 dollari per gadget; se
invece d’accarezzare il vezzo popolare che mette sullo stesso piano rock star,
politici, capi religiosi, tu avessi dato un segno profetico, celebrando nel
Bronx, in una periferia, in un nosocomio, in un raduno d’afro-americani? Oh, la
lezione del Cristo, che fa il suo ingresso trionfale a Gerusalemme in groppa a
un asinello! Che presa in giro dei generali che celebravano i loro sanguinosi
trionfi entrando in città a cavallo, con i trofei degli schiavi e i bottini di
guerra! Perché presentarsi ancora con insegne imperiali, bardature medioevali,
cui hanno rinunciato anche i capi di Stato? Viene forse sminuito lo spessore
morale di altri capi religiosi, quando si presentano con il vestito della
semplicità?
■ 5. È bene ricordare le «ingiustizie sofferte dalle
native popolazioni americane e da quanti dall’Africa furono portati qui come
schiavi». Ma perché non mettere il dito sulla piaga dell’american way of
living, su uno stile di vita all’insegna dell’usa-e-getta, che diventa
il modello d’ogni popolo? Non una parola sull’inquinamento delle culture minori,
sulle nuove invasioni hollywoodiane, i fast-food, le armi personali, lo
«spionaggio celeste», la tortura, le guerre stellari, eccetera.
■ 6. Se Cristo afferma di essere venuto per i
malati e non per i sani, perché non incontrare drogati, carcerati, malati
terminali, prostitute, aspiranti suicidi, traviati e quant’altro? E se invece di
chierici, vescovi e cardinali (non li incontri tutti i momenti nei sacri
palazzi?), avessi riservato un incontro ufficiale alle madri, i cui figli sono
stati uccisi in guerra? E se avessi ascoltato le donne, le ragazze madri, le
vedove per sentire il loro parere su contraccettivi, staminali, feti prematuri,
eccetera? Tu, professore e gran teologo, saprai tutto, ma non saprai cosa vuol
dire essere donna e madre, vero? Ah, la mania clericale di predicare, insegnare,
far piovere la «verità» dall’alto! Ma se non s’ascolta, se non s’accoglie il
tormento degli altri, se non si condivide, come sarà possibile dare delle
risposte ai disperati e ai perduti?
■ 7. Se all’ONU
invece di richiamare le nazioni ai loro doveri, avessi chiesto perdono per aver
imbavagliato tanti teologi, interrotto il dialogo, offeso le altre denominazioni
cristiane, dichiarandole incapaci di salvezza? Forse che hanno un diritto al
Cristo solo la curia e cattolicesimo romano? Si parla di trionfo papale nel
palazzo di vetro, ma fame e differenze fra nord e sud del mondo ci sono andati
stretti nel discorso ufficiale. Sei forse un papa filoccidentale, quasi
sordomuto per i popoli senza voce?
■ 8. E se tu sapessi cosa vuol dire disperarsi per non
poter dare da mangiare ai figli, non avresti detto una parola chiara a
chi si dice cattolico e possiede capitali tali da finanziare anche il viaggio
papale? (Quattro cittadini americani — Bill Gates, Paul Allen, Warren Buffet e
Larry Eleison — detengono il PIL di 42 paesi poveri con una popolazione di 600
milioni d’abitanti!) Come può chi si definisce il «padre di tutti» ignorare che
50 milioni d’americani sono a rischio impoverimento? Proprio nel palazzo di
vetro il segretario generale aveva invitato le nazioni ad arrestare l’aumento
del prezzo dei generi alimentari, che è di circa il 40% in un anno
e che produrrà un vero «silenzioso omicidio di massa» (Jean Ziegler). «Più di
tre miliardi di persone sono condannate a una morte prematura. Lunedì 26 marzo
la sinistra idea di trasformare gli alimenti in combustibile è stata
definitivamente fissata come linea economica della politica estera statunitense»
(Fidel Castro).
■ 9. E se invece d’esaltare ancora una volta la carità, avessi detto che i
problemi si risolvono con la giustizia e con cambiamenti strutturali?
Come esorti medici, infermieri e farmacisti a fare obiezione di coscienza contro
tutto ciò che s’oppone al «Vangelo della vita», perché non inviti a obiettare
contro le guerre preventive, i bombardamenti all’uranio impoverito, le bombe
intelligenti, i morti civili (che i generali chiamano danni collaterali),
i profughi (5 milioni), i mutilati (4 milioni), le vedove e gli orfani, i 12
milioni di senzatetto, i 12 milioni di traumatizzati, i 7/8 milioni di bambini
di strada in America Latina?
■ 10. Se a Ground Zero
non ti fossi limitato a pregare, ma avessi richiamato una nazione onnipotente al
rischio d’essere erede della cultura del super-popolo, d’una nuova «razza
ariana», che tanta strage ha fatto? Non pesa su un terzo dei cattolici americani
(60 milioni) la responsabilità d’essere la nazione più armata (750 basi militari
nel mondo), più arricchita, più sfruttatrice, più bellicosa del mondo?
Forse gli ingenui siamo noi, che pretendiamo, da un papa-professore, di parlare
più da «padre» che da cattedratico, più con segni efficaci che con raziocini
astratti?
Saluti da quello che tu probabilmente considererai un tuo indegno figlio… {28
aprile 2008}
Ecco qui di seguito alcune notizie autobiografiche dell’autore.
Fausto Marinetti è nato a Milano nel 1942. Ordinato sacerdote nel 1968, si è
licenziato in Teologia Pastorale a Roma, rinunciando al dottorato accademico per
entrare nell’«università del popolo». Le seguenti esperienze hanno determinato
la sua vita.
■ 1. La convivenza con i rifiuti umani scaricati ai margini della città
(miserabili, tossicodipendenti, prostitute, ecc.) gli insegna che i mali della
società non possono essere curati con semplici palliativi.
■ 2. Dieci anni in una piccola società alternativa (Nomadelfia: «la fraternità è
legge»), dove quaranta famiglie stanno tentando l’avventura dell’uomo nuovo,
della famiglia nuova e della nuova società, gli infondono la speranza
dell’utopia.
■ 3. Quasi vent’anni sul «Calvario» del terzo mondo (Nordest del Brasile) gli
rivelano la più grande tragedia della storia: l’oceano della miseria,
l’arricchimento dei popoli del nord al prezzo della povertà estrema di quelli
del sud. Alla scuola dei «depauperati del pianeta» impara che è necessario
mettere la scure alla radice del male e che la cosa più urgente è un cambiamento
radicale della nostra civiltà.
■ 4. Conferenziere e scrittore, denuncia le cause dell’ingiustizia istituzionale
con libri-testimonianza: «L’olocausto degli empobrecidos» (1986, 7a
edizione), «Lettere dalla periferia della storia» (1989), «Canto l’uomo» (1990),
«Ai confini di Dio» (1995), «L’eresia dell’amore» (2000), «Obbedientissimo
ribelle» (2006).
■ 5. Dal 1990 al 2000 visita vari paesi come reporter per diverse riviste
missionarie cattoliche.
■ 6. Rientra in Italia nel 2000 e si dedica all’approfondimento e diffusione del
messaggio di don Zeno.
|
►
Sfogo di un cattolico sul papa? Parliamone {Nicola Martella} (T)
►
L’arroganza della chiesa di Roma {Nicola Martella} (A)
►
L’arroganza vaticana? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-Viaggio_papale_sfogo_S&A.htm
02-05-2008; Aggiornamento: |