Qui
di seguito discutiamo il confronto «Quanto
è libera la creazione?»
avuto con Mauro Presutti. Ciò si è reso necessario perché questo amico
ha portato, a più riprese, altri argomenti nella discussione.
Come definire l’atteggiamento ideologico di Mauro Presutti? Penso che
voglia coniugare insieme umanesimo e cristianesimo, creazione e croce,
naturalismo e spiritualismo, filosofia umanista e dottrina biblica,
Aristotele e Cristo, come già hanno fatto altri (p.es. Tommaso
d’Aquino). Non so se Mauro Presutti si identificherebbe con la
definizione di «umanista cristianizzato» o simile. Forse potrebbe
dircelo lui, come intenda se stesso.
È fuor di dubbio che si tratta di una discussione avvincente. Tuttavia,
una cosa è fare esegesi contestuale; altra cosa è servirsi della Bibbia
per sostenere una tesi. Questioni distanti vengono messe insieme, col
tenue collante di una analogia soggettiva e fragile e del falso
sillogismo, che fa apparire le cose congruenti. A noi qui non deve tanto
interessare che cosa pensi la logica dell’umanesimo (o del naturalismo)
cristianizzato, che finisce col mettere in bocca alla Bibbia cose, che
essa non afferma; ma a noi deve interessare se e come sono poste tali
questioni nella sacra Scrittura, operando una chiara esegesi
contestuale.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema ▲ (I
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1.
{Mauro Presutti}
▲
Faccio
una obiezione e una ulteriore riflessione.
■ 1. Obiezione: Un bimbo, che muore prima ancora di venire
alla luce, o un
bimbo, che nasce con una grave malformazione, non possono in alcun modo
far parte dell’insieme degli «uomini ribelli». Le Scritture, su
questo punto, non convincono.
■ 2. Riflessione: Lo spirito si può ribellare al volere di
Dio, in quanto siamo liberi. La libertà è stata posta in essere
insieme alla volontà. Non si è liberi senza la libertà di desiderare o
rifiutare il Bene. È la
volontà di desiderare liberamente il bene o il male che caratterizza
il senso della creazione. A questo punto, devono esserci due punti di
approdo
diversi, a seconda che si sceglie liberamente il bene o il male.
Esercitare la libera volontà di scegliere tra il bene e il male, è la
questione. Perché Dio Padre ha dovuto incarnarsi e sottoporsi a
questa logica da lui stesso posta in essere? {22-08-2013}
2.
{Nicola Martella}
▲
Non si
diventa
peccatori, perché si pecca; ma si pecca, perché si è peccatori. Il
peccato ha rovinato la buona creazione di Dio. Perché un bimbo
muore prima di nascere o nasca deforme, ciò ha molte cause; la
principale è che viviamo in un mondo rovinato dal peccato. Oltre
a ciò, per gli errori degli uni pagano anche altri, che sono
coinvolti. Donne, che presero il Contargan, misero alla luce figli con
arti handicappati. Potremmo parlare di altri medicinali presi
durante la gravidanza, dei danni dell’alcool, del fumo e delle droghe,
dei danni genetici e delle malattie trasmissibili alla prole.
Gli uomini si
ribellano al volere di Dio. Sono per questo «liberi»? Dipende dalla
definizione del termine «libertà». L’unico libero è Dio, poiché
non sta sotto nessuna coercizione esterna o interna, né sotto alcuna
necessità. Gli uomini possono solo gestire le proprie dipendenze
e i rapporti di mutua dipendenza all’interno di una cornice variabile di
indipendenza e arbitrio. La Bibbia afferma che «tutto il mondo
giace nel maligno» (1 Gv 5,19) e che l’uomo senza Dio è «schiavo
del peccato» (Gv 8,34). Come può quindi essere veramente
libero? Tutt’al più l’uomo è «libero» in una certa proporzione e in una
cornice ristretta e con molte variabili.
Spesso tale cornice coercitiva è costituita dalla cultura dominante
e dalla tradizione. Ad esempio, in Pakistan e in altri paesi simili una
ragazzina di
8-10 anni viene sposata (o venduta) a un uomo, che potrebbe essere
suo padre o suo nonno. Quanto è «libera» tale bambina di subire un
simile martirio? Si pensi anche l’infibulazione: in Africa a una
bimba vengono incise le grandi labbra, restringendo l’orifizio della
vulva, cosa che è talvolta accompagnata dall’escissione della clitoride.
Quanto è libera una tale bimba a non subire un martirio perpetuato da
altre donne verso di lei col consenso della madre? Quanto è libero un
uomo, affetto da una compulsione di qualsiasi tipo, ad esempio in
campo sessuale, delle dipendenze chimiche (alcool, droghe) o del gioco?
Il quadro, che ci presenta Paolo in Romani 1 non è molto
lusinghiero per l’uomo senza Dio. Gli uomini sono vaneggianti, insensati
e ottenebrati di mente (v. 21), stolti (v. 22), schiavi di concupiscenze
e impurità (v. 24), dediti a passioni infami e al traviamento (vv. 26s),
possessori di una mente reproba (v. 28), produttori di ogni specie di
male (vv. 29-31) e plaudenti al male altrui (v. 32). Questo sarebbe il
quadro di un uomo libero?
Può l’uomo lontano da Dio veramente scegliere fra il bene e il male?
A sentire tutti i fatti di cronaca, molti delitti sono commessi da
persone rispettabili, di cui amici, parenti e amici avevano una buona
opinione. Tali «brave persone» quanto erano liberi? E i figli di
buone famiglie, che da soli appiano buoni come il pane e che in
gruppo commettono cose efferate, come se fossero lupi rapaci?
Il ravvedimento, la conversione a Cristo e la rigenerazione
rappresentano il passaggio «dalle tenebre alla luce e dalla potestà
di Satana a Dio» (At 26,18; cfr. 1 Pt 2,9). Per questo Gesù ha
affermato: «Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete
veramente liberi» (Gv 8,36). Se l’uomo fosse già libero, tale
pretesa di Gesù sarebbe fuori luogo.
Dio non si è assoggettato alla logica di un mondo, che giace nelle
tenebre (Ef 6,12), in cui «gli uomini hanno amato le tenebre più che
la luce, perché le loro opere erano malvagie» (Gv 3,19). Dio non ha
posto in essere la logica di una umanità schiava del peccato e
del male.
Cristo era sì libero, quando ha scelto d’incarnarsi, senza la logica
di questo mondo, ma perché era sottomesso al Padre. Gesù sì che poté
dire in piena libertà: «Per questo mi ama il Padre; perché io
depongo la mia vita, per ripigliarla poi. Nessuno me la toglie,
ma la depongo da me. Io ho potere di deporla e ho potestà di
ripigliarla. Quest’ordine ho ricevuto dal Padre mio» (Gv 10,17s;
cfr. Fil 2,5ss). Lui sì che era veramente libero; per questo può anche
veramente liberare e in tutti i sensi, come fa Dio Padre!
(cfr. 2 Cor 1,10; 2 Ts 3,2; Ap 1,5).
3.
{Pietro Calenzo}
▲
■
Contributo: In primo luogo ringrazio sia il lettore, che
ha proposto la domanda, sia fratello Nicola Martella per la esegesi. Un
pensiero dello scritto del lettore mi ha colpito su tutti: «Dio
subisce la necessità della morte del Figlio». A volte si tratta
d’intendersi sui termini, in ogni caso espongo il mio umile pensiero su
questo punto di forte valenza. Per ciò che io intendo, o che il Signore
mi ha dato di comprendere, Dio non può in alcun modo subire
alcunché, poiché Padrone assoluto del creato. Senza sangue non vi
poteva essere remissione del peccato. Il sangue era in primo luogo il
mezzo per soddisfare l’esigenza di placare la giusta ira di Dio, per la
quale l’uomo doveva essere punito per la sua ribellione. Noi siamo
peccatori e nemici di Dio non per scelta, ma per natura, in Adamo.
Certamente Dio ha tanto amato il mondo che ha donato il suo unigenito
Figlio, ma vorrei sottolineare che il sangue offerto dall’Agnello senza
macchia, Gesù il Signore, era in primo luogo per soddisfare la
santità di Dio e per placare la sua giusta ira verso ogni uomo.
L’offerta del sangue era in secondo luogo, ovviamente, per noi tutti,
progenie del maligno per nascita, che siamo stati chiamati alla grazia
per il sacrificio di Gesù. Dio disse: «Dove vedrò il sangue, io passerò
oltre»: questa è la redenzione o il prezzo del riscatto, che ha
liberato coloro, che hanno fede nell’opera sostitutiva, inclusiva ed
espiatrice di Gesù alla croce. Dio essendo il
Libero per eccellenza (come il Figlio Gesù), come può subire
qualcosa o qualcuno?
Ciò premesso la domanda finale di Mauro Presutti è di una
attualità come poche. Il perché di tanti eventi! Non tanti anni addietro
lessi, che persino i giardini o i cortili, dove splendono nella loro
magnificenza splendidi alberi da frutta, fiori bellissimi, ricchi
pergolati, sarebbero destinati alla rovina. Se l’uomo non se ne
prendesse cura, tali splendidi parchi diventerebbero dopo pochi anni,
luoghi selvatici o una boscaglia piena d’insidie e pericoli.
Infatti, anche il creato non è tornato in Eden, ma geme, geme in
attesa
della sua redenzione e della manifestazione di Cristo, per la sua
ri-generazione che la riporti al suo stato primigenio. Il Creato geme ed
è in travaglio, indicando con ciò, uno stato di sofferenza, di
disagio. Il maligno è ancora il principe di questo mondo; e
quando tentò Gesù, citò le Scritture e non diceva il falso; il suo
approccio era pretenzioso e maligno, ma non affermava il falso. Ancora
per poco, ma lui rimane il principe di questo mondo. Alla croce Gesù ne
ha fatto un pubblico spettacolo. Satana con le sue schiere
demoniache sono già sconfitte, ma ancora per poco sono presenti, eccome.
Il tentatore ha perso gli artigli, ma non i suoi denti, poiché gira
intorno alle anime cercando, chi divorare.
Lo stato di depravazione è totale; e i figli di Dio sono un po’
qui e un po’ là, come il sale per dar sapore a questo mondo di tenebre,
creato e natura compresi. Sono per quel che mi concerne, in piena
sintonia con l’analisi del fratello Martella, come sempre molto preziosa
nella esegesi, accurata nei riferimenti scritturali e nei relativi
commenti. Un grazie Mauro Presutti, che ha dato l’input per la
discussione e per le sue considerazioni molto interessanti, e che senza
dubbio sono di aiuto per le nostre riflessioni su tali importanti
tematiche. {23-08-2013}
▬ Nicola Martella:
Faccio notare che la seguente frase non è necessariamente riflettuta e
felice: «il creato... geme in attesa della sua redenzione e della
manifestazione di
Cristo». Paolo non affermò questo, ma parlò del fatto che essa «aspetta
con impazienza» non Cristo, ma «la manifestazione dei figli di
Dio» (Rm 9,19). La sua liberazione (non redenzione, poiché in
natura non c’è una legge morale, che si possa trasgredire!) dalla
«schiavitù della corruzione» avverrà in concomitanza alla sua entrata
nella «gloriosa libertà dei figli di Dio» (v. 21). In Eden la cura della
creazione era un compito dell’uomo (Gn 2,8.15); così sarà nel regno
messianico e sulla nuova terra.
4.
{Donatella Nancy Festa}
▲
■
Contributo: È l’ingresso del peccato
nel mondo, che ci ha separati da Dio. Dio non subisce questo atto
diabolico e umano, ma vi pone rimedio con un gesto d’amore: «Dio
ha tanto amato il mondo da darci il suo unigenito Figlio, affinché
chiunque crede in lui abbia vita eterna». Pensare che la proposta
di Satana a Eva abbia portato la libertà nel mondo, è un’ingenuità.
Sta scritto: «Conoscerete la verità
e la verità vi renderà liberi»; ora, sebbene le Scritture contengano
parole di verità, non dobbiamo dimenticare che Cristo è la
verità. Quanto alla
creazione, essa geme ed è in travaglio, perché aspetta la manifestazione
dei Figli di Dio. Tutta la creazione è stata sottoposta al peccato
per l’ingresso del peccato causato da un solo uomo (Adamo) ed essa è
salvata
per i soli meriti di Cristo. Personalmente presumo che non vedremo la
vera perfezione se non dopo il giudizio universale, perché nel millennio
messianico ci saranno ancora persone in grado di peccare. È con i nuovi
cieli e nuova terra (la Palingenesi di Ap. 22) che tutto il creato vivrà
la perfezione. Ringrazio tutti per questa occasione di riflessione. Il
Signore benedica i vs. cuori. {24-08-2013}
▬ Nicola Martella:
Sono costretto a evidenziare nuovamente che la creazione, non essendo
una entità morale, non è mai «stata sottoposta al peccato», ma
alla nullità (Rm 8,20) e alla «schiavitù della corruzione» (v. 21). La
creazione non può neppure essere
salvata, non avendo essa infranta una legge morale, non essendoci
stato un addebito di colpa e non dovendo essa passare per un giudizio
divino. Ripeto che la creazione aspetta non la propria redenzione,
quella finale dei figli di Dio, ossia la loro resurrezione, quando essi
saranno manifestati in gloria (vv. 19.22); allora anche la creazione ne
godrà l’efflusso nella forma di una
liberazione
dalla schiavitù della corruzione (v. 21). La redenzione è un atto
spirituale, la liberazione è un atto materiale.
5.
{Mauro Presutti}
▲
Continua la mia
ricerca e riflessione sulla relazione tra creazione, natura e Dio.
Riflessione di partenza. La natura genera casualmente cellule
tumorali. Su miliardi di cellule, che ogni giorno muoiono e nascono
nel nostro corpo, una può sfuggire al controllo del nostro
sistema immunitario e generare un tumore mortale. Questa casualità
coincide con la libertà della natura di sbagliare. Su questo
punto, perdonate la mia fermezza, non riesco a trovare elementi di
equivocità e di dissenso.
Ci troviamo quindi davanti all’assurdo di una creazione «divina»
e «imperfetta»? Qual è la logica della creazione?
Al momento posso rispondere solo con altrettante domande:
Alla base della creazione vi è la consegna del Figlio alla
libertà dell’uomo?
È dalla
Croce che si deve partire per comprendere la creazione?
La Croce rivela la logica della creazione?
Grazie. {24-08-2013}
6. {Nicola
Martella}
▲
■ Che una cellula possa «impazzire» e diventare tumorale, non mostra la
«libertà» della «natura», come se la «natura» fosse una «entità», munita
di personalità. Ciò mostra solo che la creazione non è libera, ma è
soggetta alla «schiavitù della corruzione» (Rm 8,21). La schiavitù e il
contrario della libertà.
■ Non esiste una creazione «divina», ma una creatura di Dio, che
subisce le conseguenze del peccato dell’uomo. Ecco il verdetto del
Giudice supremo verso l’uomo ribelle: Il suolo «ti
produrrà spine e rovi, e tu mangerai l’erba dei campi; mangerai
il pane con il sudore
del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché
sei polvere e in polvere ritornerai»
(Gn 3,18s). La creazione non era più sottomessa ad Adamo. Essa fu
assoggettata alla
nullità e alla «schiavitù della corruzione» (Rm 8,20s).
Essa non è più libera, ma nella creazione c’è, oltre all’arbitrio (cfr.
catastrofi naturali, inondazioni, desertificazioni), una immane lotta
per la sopravvivenza della singola specie; e tale conflitto
inter-creazionale è già costata la scomparsa di molte specie.
■ Quello che Mauro crea fra «croce» e «creazione» si chiama «falso
sillogismo». Fra questi due elementi non c’è nessun nesso logico, ma
esso viene costruito artificialmente. La «creazione» sta su un piano
naturale, la «croce» sta su un piano spirituale. Cristo, inoltre,
non è venuto a dare la sua vita per la salvezza della creazione, ma
soltanto degli uomini (At 4,12; 1 Tm 2,4; 4,10; Tt 2,11; 3,4ss). La
creazione sarà beneficiaria della manifestazione dei figli di Dio
(Rm 8,19), quando potrà «entrare nella libertà della gloria dei figli
di Dio» (v. 21). Ripeto che la creazione non è oggetto di
redenzione, ma beneficia di quella dei figli di Dio!
■ Come già detto, «la creazione è stata sottoposta alla nullità,
non di sua propria volontà» (Rm 8,20), quindi non è stata libera di
scegliere.
Cristo, però, è andato alla croce di sua propria volontà, sapendo
che cosa gli aspettava.
■ Quando Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva soffrire,
ed essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno (Mt 16,23), Pietro si
oppose a tale prospettiva, rimproverandolo (v. 22). Gesù fu
scandalizzato da Pietro e lo chiamò addirittura «satana»
(avversario), aggiungendo: «Tu non hai il
senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini» (v. 23).
Poi richiese ai suoi seguaci di prendere la propria croce e seguirlo
(vv. 24ss). Cristo scelse la «libertà della sottomissione» al
Padre. Egli la richiese ai suoi discepoli.
Chiunque voglia portare la
logica della creazione nella salvezza (croce) e, viceversa, voglia
portare la
logica della redenzione nella creazione, creerebbe una commistione
pericolosa fra naturale e spirituale, fra creazione e grazia. Gesù disse
a Nicodemo: «Quello che è nato dalla
carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito»
(Gv 3,6). Tale commistione porta danno a una sana comprensione sia della
creazione, sia della grazia salvifica. Chiunque nutra una tale
ideologia, si creerà un «Dio» a immagine dell’umanesimo (o naturalismo)
cristianizzato. Posso immaginarmi che allora Gesù dirà anche a un
siffatto umanista cristianizzato: «Tu non hai il senso delle cose
di Dio, ma delle cose degli uomini» (Mt 16,23).
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Creazione_libera_Esc.htm
24-08-2013; Aggiornamento: |