Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Malattia e guarigione 1

 

Filosofia e fede

 

 

 

 

La salute fra scienza, religioni e ideologie — Malattia e guarigione 1:

   Ecco le parti principali:
■ La questione della medicina e delle sue alternative
■ Guarigione e problematica
■ La medicina e la Bibbia

 

Dizionario delle medicine alternative — Malattia e guarigione 2:

   Ecco il procedimento usato per i singoli temi:
■ Presentazione del metodo o della problematica
■ Analisi critica scientifica, medica, razionale
■ Punto di vista biblico e valutazione della questione nel cristianesimo
■ Possibili alternative.

 

Inoltre ci sono anche queste parti:
■ Fatti, casi ed eventi nella paramedicina
■ Registro delle voci
■ Registro ragionato delle voci

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

Malattia e guarigione 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DALL’IDEA ALL’IDEOLOGIA

 

 di Nicola Martella

 

Entriamo in tema

     Avere proprie opinioni è legittimo. Presentare la proprie convinzioni in modo articolato e persuasivo fa parte della libertà individuale che riflette e s’ingegna. La fissazione su argomenti monotematici però, oltre a creare una certa monotonia, può allontanare dalla realtà, che è sempre multipolare e complessa.

     La questione assume aspetti preoccupanti quando l’idea, da cui si parte è una mera semplificazione della realtà. Finché tale idea era parte della complessità della realtà, aveva la sua ragione d’essere. Quando però si assurge tale concetto a paradigma per cernere e discernere la complessa realtà, si rischia di creare una «sovrastruttura ideologica» che, con le sue semplificazioni, vuole dare una risposta «convincente» alla complessa realtà, che a volte appare contraddittoria. Dall’idea si arriva all’ideologia. Quando a ciò si aggiunge l’aspetto compulsivo e ossessivo, ossia tutto ruota intorno a tale paradigma, si arriva prima o poi a una vera e propria demagogia.

     Allora non si vede più il mondo reale per quello che è, ma in funzione di tale idea assurta a «chiave di volta» della realtà stessa. Questo fa sì che ogni critica mossa a tale concezione viene valutata come un affronto alla «verità» stessa; chi presenta obiezioni e critiche a tale idea, diventa immediatamente un nemico da combattere e da abbattere.

 

Approfondiamo la questione

     Chi è ormai malato di ideologia, pretende che il mondo reale corrisponda alla propria valutazione della realtà, e viceversa. In un confronto perciò non prende sul serio le osservazioni altrui, non è disposto a riflettere a nuovo sulla questione, a rivedere il realismo della propria «sovrastruttura ideologica» costruita. Ogni osservazione, ogni obiezione e ogni critica producono in lui non una benefica riflessione, ma una radicalizzazione crescente, un’assolutizzazione maggiore dell’idea diventata paradigma e la convinzione che tale ideologia rappresenta il punto di svolta nella situazione attuale, la risposta che muterà le cose. Si pensi qui ad esempio alle forti ideologie del 20° secolo (fascismo, nazismo, comunismo, liberismo, ecc.). Si pensi qui però anche ai massimalismi religiosi presenti pressoché in ogni religione (islamismo, sionismo, ultra-ortodossia, politicizzazione della religione, estremismi, ecc.). Si pensi qui anche ai massimalismi dogmatici all’interno del cristianesimo (romanesimo, calvinismo, dispensazionalismo, darbismo, geovismo, ecc.), all’assunzione di certe dottrine, di stili di vita e di pensiero come segno di «autenticità» cristiana e l’assimilazione di particolari «contenitori» culturali e dogmatici a «vero» cristianesimo (hamish, avventismo, carismaticismo, giudeo-cristianesimo, sionismo cristianizzato, ecc.).

     Su varie strumentalizzazioni ideologiche dell’escatologia ho scritto in «Escatologia 1-2», e cioè in campo dogmatico, politico e filosofico. In questo sito abbiamo già preso posizione su massimalismi dogmatici quali il «sionismo cristianizzato», vari riformismi della chiesa di stampo diverso (giudeo-cristianesimo, neo-calvinismo, spiritualismo gnostico o esoterico) e il carismaticismo (cfr. anche «Carismosofia»). Qui di seguito mi limiterò quindi a pochi esempi.

 

Quando gli «ismi» diventano ideologia

     Una cosa è parlare di carismi ed averne, altra cosa è essere seguace del carismaticismo. Una cosa è avere simpatie per Israele e per il giudaismo, altra cosa è essere seguace del sionismo cristianizzato o propagatore di un giudeo-cristianesimo anche per i Gentili. Il lungo carteggio con seguaci di queste direzioni, mi hanno convinto di quanto segue.

     Ho constatato nel tempo che il tema del giudaismo è una delle occupazioni prevalenti di chi si è avvicinato al «sionismo cristianizzato»; in poco tempo da simpatizzante, si diventa seguace e poi propagatore di un giudeo-cristianesimo anche per i Gentili. Nel tempo ho constatato che pressoché qualunque argomento si cominci con loro, si arriva immancabilmente al presunto «sottotesto ebraico» di un brano del NT o all’interpretazione d’esso alla luce della Mishna, del Talmud o di uno degli scritti rabbinici. Chi è entrato nella logica di un sionismo cristianizzato o di un giudeo-cristianesimo quale modello «biblico» e migliore per tutti i cristiani, vede pressoché il senso della sua vita e la sua missione nella realizzazione di un cristianesimo culturalmente e dottrinalmente agganciato al giudaismo. Nel contatto con alcuni esponenti di tale paradigma, sia io sia altri abbiamo avuto l’impressione che essi siano rammaricati di non essere nati giudei. Alcuni di loro si sono messi alla ricerca delle loro eventuali «radici ebraiche» e chi non le ha trovate, vorrebbe almeno vivere alla giudaica, vorrebbe unire insieme sinagoga e chiesa. Dal carteggio avuto con alcuni di loro, ho dovuto concludere che la giudaizzazione del cristianesimo è diventato lo scopo principale del loro pensiero e delle loro riflessioni. Alcuni di loro hanno fatto della loro ricorrente presenza a Gerusalemme un’esperienza pressoché mistica. Altri vorrebbero fare altrettanto, sennonché le finanze non lo permettono.

     Analizzando i loro scritti, si prende atto che nelle loro tesi ripetono e codificano continuamente queste loro convinzioni, che hanno preso oramai i tratti di una vera «sovrastruttura dogmatica». Tutto viene visto in funzione di tale «radici giudaiche» del cristianesimo e tutto viene ridotto a ciò, anche a costo di non cogliere l’intera realtà delle cose, di polarizzare ed estremizzare le questioni, di essere partigiano quanto alla rappresentazione della storia e della teologia e di fare perciò ideologia.

     Quando tali questioni arrivano periodicamente all’attenzione, si può capire che i lettori possano diventare abbastanza stanchi di affrontare tali temi, presentati ormai con una certa frequenza e quindi, per così dire, con una certa «ossessione». Constato che in Italia sono pochi coloro che poi prendono posizione, non volendo esporsi in prima persona o credendo che una giudaizzazione del cristianesimo sia un aspetto marginale. Perciò mi sono spesso visto in obbligo di rispondere io punto per punto alle loro asserzioni.

     Un elemento che mi è saltato all’occhio è che, nel proseguo del carteggio, non solo tali persone ritornano continuamente alla carica su tali temi particolari, ma ripropongono le stesse cose già affrontate come se non avessi risposto loro affatto. Penso che si possa comprendere che, come detto, si possa diventare esausti al riguardo, anche constatando che qualunque tema si cominci con loro, si finisce al giudaismo, alla Mishna, al Talmud, alla cabala, allo Zoar, eccetera.

     Similmente accade per alcuni altri miei interlocutori: in qualunque tema essi intervengano, essi deviano quasi sempre nell’occultismo e/o nel carismaticismo. In tutti questi casi mi viene da citare il proverbio nostrano: «La lingua batte, dove il dente duole». Oppure, come recita un proverbio tedesco: «Chi ha un martello in mano, vede tutto come chiodi».

     Di per sé m’ero proposto di glissare su temi come la giudeo-cristianizzazione e il carismaticismo, poiché sono sempre ricorrenti e non mi edifica oltremodo di doverli continuamente affrontare. Le insistenze dei miei interlocutori mi costringono a cercare di mettere un punto finale a questioni del genere, ma essi ritornano periodicamente all’assalto. Dove c’è però una militanza partigiana su tali temi, non c’è da illudersi, avendone essi fatta una specie di missione di vita.

 

Alcuni elementi di una ideologia

     Quand’è che un’idea, un’opinione e una convinzione personale diventa un’ideologia e prende sempre più i tratti di una vera e propria «sovrastruttura dogmatica»? Quanto qui detto prescinde dal solo giudeo-cristianesimo e dal carismaticismo. Si tratta di considerazioni riguardo ad atteggiamenti che riscontro in alcuni siti web e in diverse missive ricevute da alcuni interlocutori. Qui parliamo dell’approccio ideologico alla realtà e bisogna intenderlo semplicemente come un campanello d’allarme. Ecco qui di seguito alcuni punti che bisogna considerare.

 

     ■ Chiunque parte da una sovrastruttura dogmatica, qualunque essa sia, affermerà che la sua sia una questione assolutamente «biblica», anzi centrale e assolutamente indispensabile per un cambiamento positivo dello status quo. In effetti, però, metterà insieme tante «pulci» (falsi indizi, mezze verità, preconcetti, apriorismi, falsi sillogismi) e costruirà così «elefanti» (ideologie, sovrastrutture dogmatiche)! L’idea di partenza (un aspetto parziale della realtà, di una dottrina, ecc.) diventa prima predominante, poi ossessiva e quindi una vera e propria ideologia; a questo punto, avendogli attribuito il significato di «chiave» e di paradigma della realtà, ciò può assumere i contorni di una demagogia dai tratti di «senso di vita» e di «missione». Più si cammina acriticamente in tale solco e più esso diventa profondo; così si perde il contatto con la realtà concreta. Altri compagni di via, altrettanto radicali, convinceranno che si sta facendo la cosa giusta; nasce così il gruppo, la «tribù», il movimento. L’incomprensione da parte del mondo esterno e altri elementi (avversione, contrasto, ecc.) porta a compattarsi maggiormente e a credere che si stia nel giusto e di essere particolari «eletti» con una particolare «missione». Non assoggettati a una critica oggettiva, tali fantasmi elefantiaci affollano e dominano poi la mente, prendendo così di vivere una vita propria, talché sembrano reali. Si vive in un sogno ideale perduto, ma si è magari incapaci di raccordarsi con la concretezza della vita, con le persone che ci circondano e con un mondo che si perde. In certi casi ciò sfocia nell’estremismo religioso, in altri in una specie di «cupola» per soli iniziati.

 

     ■ L’ideologia, qualunque essa sia, rende ciechi e ottusi di mente, come direbbe Paolo, stendendo sugli occhi un velo (2 Cor 3,14ss); essa mette fuori uso il discernimento biblico (1 Gv 4,1) e come abbiamo visto, lascia vedere «pulci» come «elefanti» o, come ha detto Gesù stesso, fa colare moscerini e inghiottire cammelli (Mt 23,24). Se qualche nostro amico e conoscente si dà a una tale «idea forte» e non si riesce a trasmettergli il necessario realismo razionale e biblico, si assisterà a una crescente trasformazione nel senso del radicalismo. Allora si assiste che tali persone hanno una mente ipercritica verso alcune cose, che essi avversano, ma non sono in grado di avere quel sano criticismo verso le proprie convinzioni, non facendo valere le eventuali osservazioni e obiezioni degli altri. Allora questi, ad esempio, pur essendo critico verso i cosiddetti «padri della chiesa» e la scolastica, non lo è verso il giudaismo rispettivamente talmudico, gnostico, cabalistico, zoariano, eccetera né verso la concezione del giudeo-cristianesimo assunta a modello «biblico». Un altro, pur essendo critico verso i fenomeni gnostici fuori del proprio movimento (medicine alternative, occultismo, ecc.), diventa subito allergico quando altri fanno obiezioni al carismaticismo e mostrano aspetti gnostico-esoterici di alcuni «unti», «profeti», «uomini di Dio», eccetera.

 

     È scritto che «l’uomo pneumatico» (ossia chi è assoggettato al pneuma o Spirito), avendo la «mente di Cristo», è in grado di giudicare «d’ogni cosa» (1 Cor 2,15s). L’alternativa è essere «carnali… bambini in Cristo» (1 Cor 3,1ss), che si fissano su questo o quell’esponente del cristianesimo, patteggiando per l’uno e avversando l’altro (vv. 4ss), dimenticando che «nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù» (v. 11).

 

     ■ Un elemento di una mentalità ideologica è l’adesione incondizionata a una «sovrastruttura dogmatica» di riferimento (p.es. romanesimo, calvinismo, arminianesimo, universalismo, carismaticismo, dispensazionalismo, giudeo-cristianesimo, ecumenismo). Un altro indizio è la pesantezza d’animo creata da tali persone, che ritornano in modo prevalente o addirittura ossessivo sugli stessi temi, aggiustando solo un po’ la mira e portando magari alcuni nuovi argomenti per una tesi che rimane sempre la stessa. Un altro elemento di una mentalità ideologica è la difesa ad oltranza di alcuni contenuti anche dinanzi alle evidenze contrarie, cosa che porta anche a barare sulla storia, sull’esegesi e sulla dottrina, pur di aver ragione; per fare ciò, tali persone devono alquanto semplificare sia la storia sia la dottrina, tagliando fuori ciò che va a proprio svantaggio. Un elemento preoccupante della mentalità ideologica è la crescente radicalizzazione sulle proprie tesi e una certa misura di «fissazione» su tali temi chiave, che sono figlie o dell’isolamento o del fatto che ci si muova solo all’interno di certi ristretti orizzonti; tutto ciò portano tali persone, come detto, a essere monotematici e monotoni.

     Messi alle strette, tali persone imbevute di ideologia passano a «demonizzare» i loro interlocutori critici, a riprodurre le loro obiezioni in modo deformato e a minacciare di «giudizio divino» chi fa le eventuali obiezioni a tale sistema dogmatico; spesso si fa coincidere le osservazioni critiche dell’altro addirittura con il «peccato contro lo Spirito Santo», con l’abominio, col «peccato imperdonabile» o con quello che mena a morte. In certi momenti della storia, quando il potere religioso e politico è stato nelle stesse mani, si è passati alla persecuzione dei dissidenti (cfr. l’Inquisizione; cfr. le «teocrazie» cristianizzate).

 

     ■ Diramare le «matasse» di tali persone, costa ogni volta molto tempo e molte energie. Il problema è che più tali persone si radicalizzano nei loro argomenti e meno credibili appaiono le loro tesi e le loro argomentazioni. A un certo punto del confronto, può succedere che, dopo aver speso tante energie e tempo per fare osservazioni e obiezioni alle loro tesi, ti chiedano di togliere dal sito i loro scritti o ti denigrano su altri siti a tua insaputa. Di ciò abbiamo già parlato in un altro articolo [► In rete correttezza o «gioco sporco»?].

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Idea_ideologia_MeG.htm

22-10-2007; Aggiornamento: 17-09-2015

 

▲ Vai a inizio pagina ▲
Proprietà letteraria riservata
© Punto°A°Croce