Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Manuale Teologico dell’AT

 

Bibbia (generale)

 

 

 

 

Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ESISTE IL TERMINE «NIPOTI» NELLA BIBBIA?

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  LE QUESTIONI: Avevo lanciato una piccola sfida alla ricerca, scrivendo: Lo sapevi che nel testo ebraico dell’AT e in quello greco del NT manca un termine per «nipote»? Eppure nelle nostre Bibbie compare due volte. Come mai?.

     Avevo, quindi, rimandato nelle «Curiosità bibliche» al lemma «Mancano nella Bibbia», dove avevo messo delle informazioni in merito, appena aggiornate. Le riporto qui di seguito:

 

L’ebraico e il greco della Bibbia non hanno un termine per nipote, ma si usava «figlio /a» nel senso di «figlio /a del figlio o della figlia» (cfr. 2 Sm 19,24 TM Mefibošet, figlio di Saul, LXX [v. 25] figlio di Gionathan, figlio di Saul; 2 Re 8,26 [TM e LXX] Athalja, figlia di Omri). Per questo l’autore della lettera agli Ebrei dovette usare la macchinosa espressione «figlio della figlia di Faraone» (Eb 11,24). [Legenda: TM = Testo Masoretico (AT ebraico); LXX = Settanta (AT greco)]

 

Due lettori mi hanno posto le seguenti questioni, dandomi una forte provocazione sul termine «nipoti».

     ■ In Giobbe 18,19 e 1 Timoteo 5,4 compare «nipote». Per l’ebraico non era in uso, o meglio veniva altrimenti specificato. Per il greco, ekgona è un termine generico, che indica discendenti. Mi piace Nicola, perché ci sprona a consultare traduzioni interlineari, dizionari e commentari. Comunque, fratello caro, come mai si preferisce una lezione piuttosto che un’altra? Perché le traduzioni in Timoteo hanno ekgonos «nipote»? Le traduzioni contemporanee si fondano o si basano anche sulle traduzioni del passato? {Pietro Calenzo; 26-05-2013}

 

     ■ Grazie, caro fratello Nicola, concordo appieno con ciò, che ha scritto il fratello Pietro, perché la curiosità ci spinge a ricercare e studiare. Ma, a questo punto, poiché a me ogni aggiunta fa sempre venire in mente una mancanza di riguardo nei confronti di Dio e anche perché la mia curiosità è stata stimolata, per quale motivo aggiungere termini mancanti negli originali? {Rita Fabi; 26-05-2013}

 

Certo, lì per lì sono rimasto perplesso e, provocato, mi sono messo al lavoro. Possibile che abbia trascurato tale termine plurale? Possibile che mi sia sbagliato e che nell’ebraico e nel greco della Bibbia ci sia un termine specifico per «nipote»?

 

 

2.  LE RISPOSTE

 

2.1.  ENTRIAMO IN TEMA: All’interno di una cultura (qui quella ebraica) con la sua storia e le sue genealogie, chiamare «Mefibošet, figlio di Saul» (2 Sm 19,24) e «Athalja, figlia di Omri» (2 Re 8,26), era comprensibile per loro, sapendo che «figlio» intendeva pure «discendente». Per tale motivo, ad esempio, Gesù Cristo poté essere chiamato «figlio di Davide, figlio di Abramo» (Mt 1,1). Anche una donna giudaica fu chiamata da Gesù «figlia di Abramo» (Lc 13,16; cfr. 19,9 Zaccheo). O, in modo più pleonastico, si poteva parlare dei «figli del seme d’Abramo» (At 13,26; cfr. invece la polemica in Rm 9,7; Gal 3,7 figliolanza spirituale; 1 Pt 3,6). Per questo l’autore della lettera agli Ebrei affermò che tutti i discendenti di Abramo (compreso Levi, figlio di Giacobbe!) uscirono dai suoi lombi (Eb 7,5.10).

     In 2 Sm 19,24 il traduttore della Settanta vide bene di puntualizzare le cose, riportando: «Mefibošet, figlio di Gionathan, figlio di Saul». Nel secondo caso, in 2 Re 8,26, non lo fece, forse perché, trattandosi di una donna, ella non inficiava la genealogia.

 

2.2.  I NIPOTI NELLA BIBBIA: In effetti, nelle nostre traduzioni il termine «nipoti» compare nell’AT in Gn 21,23; Gdc 12,14; 1 Cr 8,39; Gb 18,19. Possibile che mi sia sbagliato, avendo fatto una ricerca troppo superficiale? L’unico mezzo è analizzare tutti i brani in questione in modo più approfondito. L’alternativa è la seguente: o c’è realmente il termine «nipoti», o non c’è. Nel primo caso devo aggiornare io le mie informazioni, adeguandomi ai fatti; nel secondo caso avrò un’ulteriore conferma che la mia analisi era corretta. Un vero studioso si riconosce dal fatto che ha la piena disponibilità ad aggiornare la sua conoscenza, senza manipolare i reali fatti storici ed esegetici. Gli ideologi e i demagoghi fanno il contrario, pur di rimanere nella ragione.

     ■ Gn 21,23; Gb 18,19; Is 14,22: In questi brani ricorre il termine ebraico nîn «discendenza» (lett. germoglio) insieme a nëkëd «razza, discendenza»; i due termini non si differenziano molto fra loro, ed è soltanto un modo di dire pleonastico tipico degli Ebrei. La locuzione ebraica nîn wānëkëd è da tradurre «discendenza e razza (o prole e stirpe)». ● Questo lo fanno correttamente in Is 14,22 la Cei, R, NR e ND; e qui la Settanta traduce ambedue i termini solo con spérma «seme (o discendenza)», essendo che i due termini ebraici erano per lui solo pleonastici. ● In Gn 21,23 il testo ebraico recita: «Non ingannerai me, né la mia discendenza (nîn), né la mia razza (nëkëd)». Poiché i due termini si corrispondono, qui il traduttore della Settanta ha riportato mēdè tò spérma mū mēdè tò ónoma mū «né al mio seme (o discendenza), né al mio nome (ossia alla prole che porta il mio nome)». ● In Gb 18,19 la stessa espressione è da tradurre: l’empio «non lascia né discendenza, né razza nel suo popolo, nessun superstite» (cfr. Cei). Sembra che qui la Settanta sia andata del tutto fuori rima, traducendo «non c’è epígnōstōs [chi è «(ri)conosciuto»] nel popolo, né sesōsménos [chi è «salvato, scampato»]…». Epígnōstōs proviene normalmente da epighinṓskō «(ri)conosco», ma forse l’autore aveva in mente un termine derivato da epighínomai «nascere dopo», quindi essere discendente; sesōsménos «salvato, scampato» è il pt. pf. pass. di sōzō «salvare, liberare, ecc.». Come tutte le traduzioni, anche la Settanta è, a volte, molto soggettiva e dipende dal traduttore. ● Tradurre, quindi, «figli e nipoti» è una convenzione nata molti secoli fa e che i traduttori nostrani per prassi o per pigrizia hanno perpetuato, senza darsi pena di andare a verificare i testi originali.

 

     ■ Gdc 12,14; 1 Cr 8,39: Rimangono questi due brani, in cui le traduzioni italiane riportano «nipoti». ● In Gdc 12,14 si legge nelle traduzioni nostrane che Abdon «ebbe quaranta figli e trenta nipoti» (R, NR, Cei, ND); solo Diodati tradusse «trenta figliuoli di figliuoli». Infatti, l’ebraico ha qui benê bānîm «figli di figli»; e la Settanta tradusse letteralmente hyõn hyioí «di figli figli». ● In 1 Cr 8,39 si legge nelle traduzioni nostrane che «i figli di Ulam… ebbero molti figli e nipoti» (R, NR, Cei, D, ND). Anche qui, invece di nipoti l’ebraico ha benê bānîm «figli di figli»; e la Settanta tradusse letteralmente hyoùs tõn hyõn «figli di figli».

 

     ■ 1 Tm 5,4: Nel NT «nipoti» compare nelle traduzioni nostrane solo in questo brano, dove il testo greco recita: chḗra tékna ḕ ékgona échei, che viene tradotto così: «una vedova ha figli o nipoti». I tékna sono i «bambini, figli biologici». Il termine in esame è ékgona. Un ékgonos (da ekghìnomai «nascere, derivare, essere generato; uscire, ecc.») è chi «deriva o proviene da qualcuno, nato, generato», quindi «figlio, figlia, prole, discendente, bambino, nipote». Il termine ékgona (neut. pl) intende generalmente «prole, figli» ed era usato per designare addirittura i frutti (della terra) e le produzioni dei poeti. Sarebbe più corretto tradurre tale brano così: «una vedova ha figli o discendenti». Quindi, neppure tale termine è specifico per designare in modo incontrovertibile i nipoti.

 

 

3.  ASPETTI CONCLUSIVI: Non mi vorrei dilungare oltremodo, ma lasciare ai lettori di trarre le eventuali conclusioni. Faccio solo qualche osservazione. Come avrebbe fatto ’Aberāhām a presentare un suo nipote a un suo conoscente? Avrebbe detto: «Questo è mio figlio Ja`aqob, figlio di mio figlio Jiechāq (e mia nuora Ribeqāh)». Ogni lingua ha i suoi modi di esprimere i concetti. Rispetto a Tërach, era «figlio di Hārān, cioè figlio di suo figlio» (bën-be; Gn 11,31; cfr. Gr 27,7).

     Lascio qui un altro stimolo per l’ulteriore riflessione e ricerca. In italiano «nipote» è anche il figlio del fratello o della sorella di qualcuno (in altre lingue i concetti «figlio del figlio» e «figlio del fratello» sono distinti). Anche in questo caso non esisteva un concetto ebraico specifico, ma si diceva ad esempio «, figlio del fratello di ’Aberām» (Gn 14,12). Il servo di Abramo, arrivato a casa di Bethuel, figlio di Nahor e nipote di Abramo, riconobbe che Dio «mi ha condotto per la retta via a prendere per il figlio [= Isacco] di lui [= Abramo] la figlia [= Rebecca] del fratello [= Bethuel, figlio di Nahor] del mio signore» (Gn 24,48); «fratello» fu usato qui come «parente diretto», essendo che il fratello di Abramo era Nahor (Gn 11,26s.29; 22,20; 31,53; Gs 24,2), ma Rebecca era figlia di Bethuel (Gn 22,23; 24,15).

     Inoltre, ad esempio, invece di parlare riguardo a Giacobbe di sua cugina e di suo zio, l’autore scrisse: «E quando Giacobbe vide Rachele figlia di Labano, fratello di sua madre, e le pecore di Labano, fratello di sua madre, s’avvicinò, rotolò la pietra da sopra la bocca del pozzo, e abbeverò il gregge di Labano, fratello di sua madre» (Gn 29,10).

     Come si vede, ogni lingua ha le sue caratteristiche per esprimersi e farsi capire. E questo è l’importante.

 

Per l’approfondimento si vedano in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), gli articoli: «Figlio», pp. 163s (cfr. qui anche «Figli di Dio» come autorità – giudici, esseri celesti ed esseri umani, pp. 161ss); «Padre», pp. 250s.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Nipoti_BB_MT_AT.htm

30-05-2013; Aggiornamento:

 

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