♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪ Riguardo alla musica e al suo ministero
nel nuovo patto alcuni mettono l’enfasi sulla
continuità fra AT e NT; le prime chiese, essendo giudaiche, non si
differenziavano dalle sinagoghe, tanto che il termine synagōghē
«sinagoga» deriva dal verbo synághein «riunirsi» ed era anche usato dai
cristiani giudaici per caratterizzare le loro riunioni (Gcm 2,2). Sarebbe qui
interessante fare uno studio sull’uso della musica nella sinagoga.
Altri mettono l’enfasi sulla discontinuità fra l’AT e il NT; essi fanno
notare che le prime chiese cristiane (perlopiù chiese in casa) non erano il
tempio né lo sostituivano. Essi affermano che nel NT riguardo alla chiesa si
parla sì di inni, canti o salmi, ma mai di strumenti di accompagnamento o di un
vero e proprio ministero musicale come nell’AT. Nel NT si parla sì di strumenti
o della loro similitudine (Mt 6,2; 9,23; 11,17; 1 Cor 13,1; 14,7s; Eb 12,19;
cfr. Ap 1,10; 4,1; 14,2.8; 18,22), ma gli unici strumenti attivamente suonati da
Atti 2 ad Apocalisse 22 si trovano nella trascendenza, e cioè per l’uso militare
(Mt 24,31; 1 Cor 15,52; 1 Ts 4,16; Ap 8,2.6-13; 9,1.13s; 10,7; 11,15) o per la
liturgia (Ap 5,8; 15,2). Si potrebbe obiettare che il verbo «salmeggiare»
intendeva cantare accompagnandosi con uno strumento a corde (vedi sotto).
L’autore dell’articolo, Leigh
Pennington, si reca spesso in Italia
per fare seminari sulla musica. Egli mi ha messo a disposizione il seguente
articolo, che appare molto interessante. Egli affronta alcune di queste
questioni. La sua tesi di base è la seguente: ciò che è stato già
adombrato nella liturgia templare dell’antico patto, trova la sua piena luce nel
nuovo patto. Lo rimetto all’analisi dei cristiani biblici, confidando in una
sobria e feconda discussione. Date le radici culturali statunitensi dell’autore,
io mi sono limitato a rendere chiaro e comprensibile il suo pensiero mediante il
mio lavoro redazionale, sia sulla lingua italiana, sia con i termini greci.
{Nicola Martella} ♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫ |
1.
ENTRIAMO IN TEMA: Uno dei temi più scottanti nella chiesa locale
è quello della musica cristiana. Promotori dello stile musicale
contemporaneo fanno battaglia con i seguaci tradizionalisti della
«vecchia scuola», entrambi cercando di conquistare ciò che sarà il futuro della
musica cristiana stessa; e poi c’è anche chi, stando in panchina e osservando
tutto questo, rimane confuso e sconvolto.
Come può un credente distinguere tra ciò che è giusto e sbagliato, quando c’è
così tanta carne sulla brace? La risposta a tale domanda si può accertare, solo
se si è pronti a fare un’analisi biblica, cominciando dall’Antico
Testamento e, quindi, uno studio attento alle illustrazioni e ai tipi di musica
sperimentati dal popolo di Dio. Solo seguendo questa prassi potremo arrivare a
comprendere i principi biblici tutt’ora validi riguardo alla musica per la
chiesa locale di oggi.
Se seguiamo le
tracce musicali dell’Antico Testamento, esse ci condurranno ai
collegamenti neotestamentari proposti dagli apostoli Paolo, Pietro e altri. E
riguardo al piano di Dio per la sua musica, solo dopo aver afferrato la
connessione esistente tra l’Antico e il Nuovo Testamento, potremo affermare
con autorevolezza che cosa sia veramente la musica approvata da Dio. Dunque
incominciamo con alcuni principi di base.
■ 1. Quando l’apostolo Paolo afferma che «ogni Scrittura è… utile a
insegnare, a riprendere, a correggere, a educare» (2 Timoteo 3,16), egli non
fa riferimento soltanto a ciò, che la Parola di Dio tocca nella predicazione o
nell’insegnamento, ma in ogni ministero della chiesa locale,
comprendendo anche quello della musica. Conseguentemente anche «studiati» (2
Timoteo 2,15) diventa un requisito per chi vuole esercitare un servizio per il
Signore nella sua musica.
■ 2. Ogni credente inizia la sua vita in Cristo con un «vecchio bagaglio»
di preferenze ed esperienze musicali. Tale «bagaglio» dev’essere «trasformato
mediante il rinnovamento della mente» (Romani 12,2), altrimenti non si può
intendere (se non tramite lo Spirito Santo e la Parola di Dio) cosa sia la
buona, gradita e matura volontà di Dio al riguardo.
■ 3. Una
dipendenza dalla musica classica, jazz, rock, country o gospel o da
qualsiasi altro tipo di espressione musicale ci porta a un inquinamento
dell’argomento stesso, perché tali espressioni non hanno una base biblica, su
cui reggersi. Quelle parole hanno le loro radici nelle culture umane e non
possono mai sostituirsi a concetti e principi biblici, i quali sono gli
unici in grado di «fare da maestro» nell’intendere cosa significa veramente la
musica approvata da Dio.
■ 4. Lo scopo di questo studio è quello di portarci a identificare e a
riconoscere alcuni principi biblici importanti e chiari tratti dalla
Parola stessa; principi che riguardano la volontà di Dio per la sua
musica, per il suo sviluppo e per il suo mantenimento nella sua chiesa
locale.
2.
TRACCE VETEROTESTAMENTARIE E REALTÀ
NEOTESTAMENTARIE: Dio ha da sempre ordinato e provveduto
un piano musicale per il suo popolo; al riguardo vediamo la conferma già ai
tempi di Mosè e nel Tabernacolo. Il piano ebbe inizio utilizzando l’ufficio del
levita. Mosè, seguendo l’ordine dell’Eterno, fondò l’ordine levitico, che
comprendeva tre rami:
■ Quelli che attendevano ai sacerdoti nell’olocausto quotidiano;
■ Quelli responsabili per il mantenimento, la pulizia, la sicurezza e il
trasporto degli articoli del Tabernacolo;
■ Più avanti Davide ordinò quelli, che attendevano all’Eterno con il canto;
■ Brani: Numeri 1,49-50; 3,6-9; 1 Cronache 9,14-34; 15,16-24; 25,1.
Quando il nostro
Signore Gesù Cristo morì e poi risuscitò dalla tomba e divenne il nostro Sommo
Sacerdote, tramite il suo sacrificio unico, Egli rese perfetti per
sempre tutti quelli, che lo credono e lo seguono in virtù del suo proprio
sangue (Ebrei 10,12-14). Chi è in Cristo, entra a far parte di una «generazione
eletta e santa» (1 Pietro 1,9) e di un «sacerdozio regale». Ciò, che era
adombrato dal levita e dal sacerdote dell’Antico Testamento, si schiarisce nella
realtà del completo sacerdozio neotestamentario; le responsabilità, una volta
divise in 3 opere levitiche, ora si uniscono in una nuova posizione come
figli di Dio e coeredi con Cristo! Come i leviti e i sacerdoti di allora anche
noi offriamo a Dio:
■ Il nostro
sacrificio di lode (Ebrei 13,15);
■ Il nostro
servizio di amministratori (1 Corinzi 4,2);
■ Il nostro
canto guidato dal suo Spirito (Salmo 40,1-3; Efesini 5,19-20).
3.
ESEMPI NEOTESTAMENTARI NEL MINISTERO DELLA
MUSICA ECCLESIALE: Diversi credenti ritengono che la Bibbia
taccia sull’argomento della musica nel Nuovo Testamento. Secondo il loro parere,
il Nuovo non dà precise indicazioni su come la musica cristiana si era
sviluppata e svolta nella chiesa, dopo la risurrezione di Cristo. A questo modo
di pensare vorrei rispondere con un appello: «Analizziamo insieme le Scritture e
poi vedremo!».
■ I canti di Maria, Zaccaria, angeli e Simone danno un’ampia
dichiarazione profetica e dottrinale riguardo alla verità della persona e
dell’opera di Cristo (Luca 1,46-55.68-79; 2,13-14.29-32).
■ Gesù e i suoi discepoli cantano un inno (di Pasqua) prima di
incamminarsi verso il giardino degli ulivi (Matteo 26,30; Marco 14,36). E così
l’ultima funzione della chiesa embrionale, prima della morte di Gesù, fu una
lode musicale collettiva!
■ Paolo e Sila «evangelizzano» un’intera prigione (unico esempio
nel NT della musica usata nell’evangelizzazione), cantando degli inni!
(Atti 16,25). A mezzanotte, liberatisi dai ceppi, i due raccolgono il «frutto»
del canto e della predicazione: la salvezza del carceriere!
■ Paolo, scrivendo alla chiesa locale di Corinto (che peraltro aveva
tutti
i doni spirituali), fa capire che il ministero del canto non lo si poteva
ottenere soltanto tramite un «dono», ma ci voleva anche una «intelligenza»
spirituale per poterlo adoperare (1 Corinzi 14,15).
■ Paolo insegna che il segno principale per evidenziare la pienezza dello
Spirito nella vita di un credente (o una chiesa locale), era quello di
«parlare» l’un l’altro in salmi, inni e canzoni spirituali (Efesini 5,19s;
oppure «cantare», Colossesi 3,16s).
■ Paolo insiste che il riempimento dello Spirito equivale all’essere riempito
della Parola di Dio. E siccome le parole «parlare» (citata in Efesini 5,20) e «cantare»
(usata in Colossesi 3,16s) indicano un medesimo significato, ciò richiede che
la musica e la parola predicata e insegnata debbano essere in grado di
ammonire e d’insegnare ciascun credente, perché egli cresca nella fede.
■ I credenti, che entreranno nell’eternità con il loro Dio, faranno parte
di un «coro» celeste permanente e canteranno per sempre le lodi del
Signore! (Apocalisse 7,9-12 e altri passi nello stesso libro).
4.
REALTÀ MUSICALI CRISTIANE DA 1945 FINO A OGGI:
Oggigiorno, la realtà musicale cristiana si caratterizza con una sola
frase: «Vogliamo i nostri diritti». Come fu per la chiesa locale di Laodicea
(Apocalisse 3,14-22) la maggior parte dei credenti (e non credenti) coinvolta
nella «musica cristiana», ha ormai adottato un’idea comune sull’argomento
della musica (e anche sulla vita in generale), cioè tutto è
profano e relativo alle circostanze e al proprio punto di vista.
Qualsiasi tentativo di chiamare la gente a esaminare le proprie idee e le
proprie preferenze con un «metro biblico», viene respinto con l’accusa di
nutrire pregiudizi oppure di non amare chi sta dall’altra parte. Se
in tale confronto, il terzo interlocutore è un credente di vedute musicali
tradizionaliste (cioè che guarda alla gloria della musica del passato e che
giudica tutto e tutti con ostilità, come se fossero eretici), un’accesa
battaglia è prevedibile!
Dalla fine della seconda guerra mondiale (1945), il ministero musicale nelle
chiese locali (parlo perlopiù di quelle chiese americane, ma si è anche
verificato lo stesso problema un po’ ovunque) subì notevoli cambiamenti,
spesso radicali: gli autori d’inni e di canzoni spirituali, che allora
lavoravano nell’ambito delle stesse chiese, si associarono a mano a mano in
nuove organizzazioni e, in fine, divennero vere e proprie «industrie»
musicali, che dettarono la linea. I doni musicali cristiani, una volta
nutriti e disciplinati dalle stesse chiese, sperimentarono per la prima volta
un’autonomia da esse. Così il delicato equilibrio tra salmi, inni e canzoni
spirituali si sbilanciò massicciamente in senso soggettivo. Canti soggettivi
e sperimentali divennero la norma durante gli anni ‘60 e ’70, ed essi
utilizzarono il movimento neoevangelico americano come veicolo d’espansione
della musica contemporanea cristiana.
Negli ultimi 25 anni parecchie chiese locali hanno scelto di salire su questa
velocissima
«macchina» musicale contemporanea. Chi invece se ne era opposto, ha reagito
negativamente, chiudendo i battenti e insistendo che soltanto la musica «d’un
tempo» poteva essere suonata e cantata. In questo rivolgimento culturale
trovare una chiesa, dove esisteva un equilibrio adoperato con
intelligenza e con la conoscenza biblica, era davvero una cosa rara!
Poco è cambiato fino a oggi: l’industria musicale cristiana americana
continua a sottrarre alle comunità locali i doni musicali in via di sviluppo.
Quasi un miliardo di dollari l’anno (qualcosa più di 701 milioni di Euro)
vengono incassati da questa «macchina» industriale musicale sempre più esigente
e sofisticata.
La battaglia continua inarrestabile. E la domanda per eccellenza rimane: «Qual
sarà la fine di questa lotta?». Dovremo anche noi optare per una musica
«moderna» oppure sceglieremo di rimanere con quella «vecchia»? Noi preferiamo
piuttosto riporre la nostra fiducia nella Bibbia e nelle sue capacità
d’indicarci la retta strada e di darci una soluzione appropriata a questo
problema, apparentemente così difficile.
5.
ALCUNI IMPERATIVI ESPRESSI DALL’APOSTOLO PAOLO:
Abbiamo già fatto cenno in Efesini 5,19 e in Colossesi 3,16 al fatto che Dio
provvede un ampio insegnamento sia per la chiesa locale, sia per ogni singolo
suo membro, riguardo a come Egli desidera essere lodato. La formula, indicata da
Paolo, induce a una tripla risposta musicale.
■ 1. Il termine «salmi» (gr. sg. psalmós) indica le Scritture
musicate. È l’espressione più oggettiva di lode, perché soltanto parole bibliche
sono adoperate. [N.d.R.: Un psalmós indicava un brano musicale
suonato con strumenti a corda. In Efesini 5,19 ricorre subito il verbo psállō
«suonare, salmeggiare, cantare accompagnandosi con uno strumento a corde».]
■ 2. Il termine «inni» (gr. sg. hymnos) indica la lode comune e
unificata. Pur essendo sempre oggettiva come canto, fa uso di passi e di
pensieri biblici arrangiati in modo tale da esprimere un punto di vista umano
riguardo a una verità divina.
■ 3. La locuzione «canzoni spirituali» (gr. sg. ōdē «canto, ode»;
pneumatikē «spirituale») indica le lodi spirituali personali. Esse
permettono al credente di esprimere personalmente le proprie esperienze
cristiane (basate naturalmente su principi biblici) come mezzo di ringraziamento
e di esortazione.
Ovviamente in
queste tre forme di lode è essenziale l’equilibrio e il fatto che Dio sia
lodato in verità e in spirito (Giovanni 4,24). Troppi salmi e inni
possono creare un’ortodossia morta; dando uno sguardo alle principali chiese
protestanti liberali confermerebbe tale affermazione. D’altra parte, troppe
canzoni spirituali (specie del tipo «contemporaneo» odierno) portano spesso
all’arbitrio musicale e a gravi errori dottrinali; il movimento carismatico e la
sua «evoluzione» musicale ne è un esempio chiarissimo. Quanto danno spirituale
vi è senza una guida biblica fedele!
6.
ALCUNI REQUISITI MUSICALI BASILARI PER LA CHIESA
LOCALE: Quindi, che cosa pretende Dio dalla sua chiesa
locale riguardo ai doni e ai talenti musicali, da Lui stesso forniti? E noi,
come dobbiamo mettere al suo servizio tali doni e talenti nelle comunità
locali? A questo punto mi pare che la risposta necessaria si debba trovare in
tre affermazioni, già espresse nella Parola di Dio:
■ 1. Nella musica cristiana, come in tutti i ministeri, Dio deve
essere glorificato
personalmente in tutto ciò, che offriamo nel suo nome (cfr. 1 Corinzi
6,19-20; 10,31; Colossesi 3,17).
■ 2. Siamo istruiti dal Signore che la sua musica deve edificare,
confortare e ammonire il credente perché cresca nella fede (cfr. 2 Corinzi
1,3-4; Colossesi 3,16; Ebrei 9,24-25).
■ 3. Il nostro ministero musicale non finisce con la lode a Dio e con l’opera
benefica verso i fratelli in Cristo, ma dobbiamo anche essere
ambasciatori della riconciliazione di Dio, chiamando gli uomini dappertutto
a ravvedersi e invitandoli (usando parole e musiche chiare e
inequivocabili) a venire al Salvatore con fede, credendo in Gesù Cristo
quale Signore della loro vita (cfr. Atti 16,25-34; 2 Corinzi 5,20).
7.
RESPONSABILITÀ DI CONDUTTORI E MUSICISTI:
Ora arriviamo al punto saliente dello studio. Come conduttori o responsabili di
chiese e come musicisti, come dobbiamo reagire davanti a tutto quello,
che si sta verificando oggi nelle nostre (ed altre) comunità? Alcuni
insisterebbero sul fatto che ci si astenesse perfino dall’ascolto di
qualunque musica, che non provvenga dai «vecchi inni della fede». E perciò non
si vuole neanche sapere che cosa sta accadendo nel mondo musicale cristiano.
Altri, invece, sollecitano a «tener il passo» con i tempi e insistono che
la musica cristiana contemporanea debba prendere sempre più spazio. Perciò,
bisognerebbe abbandonare i vecchi inni, perché essi non attirano i giovani. Per
loro un «canto nuovo» dev’essere per forza sempre nuovo, altrimenti si
rischia di perdere gli ascoltatori!
Tuttavia, io sono convinto dalle Scritture che esiste una via migliore! I
cinque punti biblici pratici, che ora seguono, serviranno come bussola per
orientarsi, quando si deve constatare se la musica della propria comunità è
quella di Dio o meno.
■ 1. Bisogna
incoraggiare tutti coloro, che posseggono talenti e doni musicali (siano
essi giovani o meno giovani), a consacrarsi a Dio e a mettersi al servizio
della propria chiesa locale (cfr. 1 Corinzi 6,19-20).
■ 2. Si devono anche sviluppare criteri biblici e oggettivi riguardo a
chi vuole servire Dio nella sua musica. Noi non permetteremo mai (spero)
che un predicatore o insegnante della Parola di Dio si alzasse a parlare nella
nostra comunità, se egli non fosse già provato, prima di prendere tale
responsabilità. Perché allora siamo disposti ad affidare a un «novizio» nella
fede la guida della musica nella nostra lode e della nostra evangelizzazione? (1
Timoteo 5,22; si adatta anche ai musicisti!).
■ 3. Uno sforzo decisivo dovrà essere fatto perché i canti degli innari
vengano insegnati e imparati nel modo giusto. Ve ne sono alcuni che
magari devono essere eliminati per motivi dottrinali oppure perché non sono
cantabili, ma la maggior parte di loro può essere cantata oppure arrangiata in
modo tale da essere più facilmente cantata e apprezzata da tutti.
A questo punto aggiungo che spesso nelle nostre chiese i giovani rifiutano di
partecipare
al programma musicale. Ciò avviene non tanto perché non riescono a sopportare
gli inni più vecchi o lo stile, che li accompagna, quanto perché vedono
l’atteggiamento ostile mostrato dai conduttori, quando essi chiedono di fare
qualche cosa di diverso. Invece di giudicare a priori le loro proposte, ci si
dovrebbe piuttosto sedere con loro per analizzare le cose biblicamente.
Magari, facendo ciò, si può scoprire l’esistenza di un dono nascosto,
veramente prezioso per il Signore.
I consigli
offerti dai conduttori, quando avvengono con criteri biblici e suggerimenti
pratici (riguardo a stile, voci e strumenti adoperati dai giovani), sono sempre
validi. Bisogna però saper ascoltare i giovani, istruirli e modellarli riguardo
a come servire Dio, come avviene in tutte le altre discipline della chiesa.
■ 4. Dobbiamo cercare di arrivare a un equilibrio nella musica, che usiamo.
Bisogna nutrire un
apprezzamento genuino e profondo per la nostra eredità musicale
spirituale e per gli uomini e le donne, che si sono sacrificati per far arrivare
fino a noi questa ricchezza musicale, di cui oggi godiamo. (Magari uno studio
sulla storia dei musicisti Italiani cristiani potrebbe essere utile) Bisogna
sviluppare, però, anche uno spirito di discernimento (non ostile) verso
le nuove musiche, che Dio vorrà (notate: Dio!) farci conoscere e farci cantare.
Ricordiamo che ogni generazione è chiamata a conservare ciò, che
c’è di buono, di quella precedente e di creare qualcosa di buono per
quella successiva.
■ 5. Ogni conduttore e musicista dovrebbe avvalersi di libri e
materiali, che presentano il ministero della musica da un punto di vista
biblico (come lo studio attuale). Inoltre, ci si può anche informare, leggendo
articoli sullo stesso argomento in varie pubblicazioni cristiane e in rete.
(Anch’io sarei personalmente contento di intervenire, qualora il Signore lo
indicasse).
8.
UNA CONCLUSIONE PERSONALE: Nella
mia vita ho avuto il grande privilegio di crescere in una famiglia di credenti.
Mio padre, un servitore per più di 50 anni nel campo della musica
cristiana, mi aveva insegnato sin da bambino ad apprezzare le cose di Dio. Egli
mi ha lasciato un’eredità ricchissima e perciò sono stato benedetto grandemente,
avendo l’opportunità di conoscere e di lavorare insieme a tanti uomini di
fede, lungo un’esperienza di più di 45 anni.
Tuttavia, ho anche visto gli effetti dell’esistenzialismo moderno,
penetrato sempre di più dentro l’ambito della musica cristiana, prima negli
Stati Uniti (dagli anni ‘60 fino agli ultimi anni ’80) e, successivamente, in
Italia (dal 1980 in poi). In tutta questa mia esperienza ho notato davvero tanto
«spettacolo» e tanta «tolleranza»; e ho anche constatato il fatto
che Satana
rimane sempre all’opera, lavorando a tempo pieno, cercando di rovinare o di
sostituire l’opera divina con surrogati, che sembrano essere buoni,
quando in effetti non li sono mai!
Fino al ventesimo secolo, le chiese in senso lato guidavano il mondo
nello sviluppo e nella pratica della musica. I grandi autori dell’800 e del ’900
dovevano, in gran parte, le loro capacità musicali a quegli insegnanti, che
lavoravano nelle chiese locali (p.es. Beethoven, Bach e innumerevoli altri).
Soltanto nel secolo passato, la chiesa locale ha cessato d’insegnare e, oramai
da tempo, ha aperto le sue finestre per ascoltare il mondo, chiedendogli
aiuto nel realizzare una musica per il suo Dio. Che vergogna!
La scena musicale cristiana contemporanea dovrebbe servire come mezzo di
avvertimento e di risveglio per ognuno di noi, perché Dio non accetterà mai
(anche se la sua chiesa locale lo fa) un sacrificio misto! Come guide di
chiese e musicisti abbiamo grandi privilegi nell’esporre le verità di
Dio; ma abbiamo pure responsabilità ancora più grandi nell’assicurarci
che la nostra gente lodi Dio «in spirito e in verità». Piuttosto che
lamentarci
dello stato tragico della musica nelle nostre comunità — o, peggio ancora,
compiacerci di una musica «al passo con i tempi», senza aver mai riflettuto
su ciò, che essa porta come frutto finale — noi ci dobbiamo dedicare e impegnare
seriamente per una ricostruzione dei doni e del ministero della musica
cristiana, utilizzando come standard l’unico metro affidabile: la Parola di Dio!
Forse il fallimento, che oggi si vede nelle chiese, dipende da una mancanza
d’insegnamento nelle stesse negli anni passati e che ora sta recando il suo
frutto (Galati 6,7-8). In ogni caso, il Signore ci concede tuttora il privilegio
e il dovere di rispondere alla sua chiamata, qui e ora!
Mi domando, se siamo davvero convinti che lo Spirito di Dio è in grado di
ricostruire il ministero musicale nelle chiese locali? Siamo davvero
fiduciosi nella capacità dello stesso Spirito d’insegnare, custodire e di
portare avanti quei doni fino al punto tale che potrà fruttare una musica degna
del Signore e per la Sua gloria?
E studiamo davvero la Parola di Dio per prepararci tanto nella sua musica
quanto negli altri ministeri nella sua chiesa locale? A queste e altre domande,
che lo Spirito Santo mi ha più volte suggerite, posso dire solo per quanto mi
riguarda personale: «Signore Gesù, aiutami a non avere un concetto più alto di
quello, che dovrei avere, ma ad avere un concetto sobrio di me stesso,
secondo la misura di fede, che tu mi hai assegnato. In tal modo, potrò gloriarmi
solo in te, o Signore» (cfr. Romani 12,3; 2 Corinzi 10,17-18).
Se e quando questi principi sopranominati guideranno il ministero della musica
nelle nostre comunità, allora vedremo onorato il piano di Dio, la sua
musica e la sua Persona. Amen!
Versione corretta, redatta e adattata da Nicola Martella
© Punto°A°Croce 2011 per questa versione
►
Il ministero musicale nella chiesa neotestamentaria? Parliamone
{Nicola
Martella} (A)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A2-Ministero_musica_NT_Avv.htm
24-06-2011; Aggiornamento: 07-07-2011 |