Inaspettatamente ho ricevuto la
seguente lettera da parte di un missionario, che Dio sta usando nella
fondazione di una nuova chiesa. Conoscendo personalmente la situazione e le
persone coinvolte, ho preferito dare uno pseudonimo all'autore e lasciare
anonime le persone coinvolte, visto che qui ci interessa soprattutto la
questione in sé
e non tanto le singole persone, quali esse siano. Come sempre, io mi limito
soltanto al lavoro redazionale.
Il mio
articolo «I
missionari e la chiesa mandante» ha incoraggiato tale missionario a
portare la sua personale esperienza e a mostrare il suo lungo travaglio,
che ha subito lungamente a causa di conduttori di chiesa poco sensibili e, anzi,
alquanto presuntuosi e invadenti, dal suo punto di vista. Di per sé tale
contributo avrebbe potuto trovare posto in un tema di discussione, ad esempio in
«Piano
personale e istituzionale dei conduttori? Parliamone»,
ma a causa della sua lunghezza e della sua specificità ho preferito metterlo
extra.
Di là dalle
parole, che lui usa per descrivere la sua via crucis, questo argomento
potrebbe renderci più consapevoli della questione riguardo al rapporto
fra missionari fondatori e conduttori di chiese e potrebbe così contribuire ad
avviare una seria riflessione biblica. In tutto ciò non bisogna perdere
di mira il desiderio e l’impegno affinché il regno di Dio
avanzi. Ciò che lo frena sono spesso gli abusi di potere e le manovre
sotterranee di alcuni per prevalere o per aggiogare tutto a sé. Ciò che fa bene
all’opera di Dio è che ognuno, missionari fondatori e conduttori di chiesa,
restino nell’ambito assegnato loro dalla Parola, senza ingerenze né
prevaricazioni. Diotrefe insegna come possano andare male le cose, quando
si diventa «accentratori di potere». Diamo ora la parola a tale
missionario. {Nicola Martella} |
Caro Nicola,
riguardo al tema «I
missionari e la chiesa mandante» condivido a
pieno con ciò, che tu hai scritto. Io vorrei aggiungere qualcosa su questo
argomento, scottante qui in Italia, sulla relazione fra missionari e chiese
locali.
All’inizio del mio ministero di
missionario, un vecchio missionario, mi disse: «Benvenuto in missione!
Preparati, perché da oggi in poi ne sentirai di tutti i colori». Col passar del
tempo, ho potuto sperimentare personalmente quanta poca conoscenza hanno proprio
quelli che dovrebbero essere esperti su questa materia; ho potuto sperimentare
che sono rimasti al latte, sebbene abbiano bisogno di cibi solidi.
Per fare un esempio, io da
oltre 5 anni non mi sono più abbonato alla rivista mensile «Il Cristiano»,
perché unitamente a un suo esemplare, ricevetti in omaggio il libro «La
Chiesa locale». Non conosco personalmente l’autore del libro, ma avevo
sentito parlare molto bene di lui. Leggendo questo libro, non solo mi sono
sentito personalmente offeso, ma ho dovuto pensare a tutti i fratelli,
missionari fondatori di chiese come me. Lui ha fatto di tutta l’erba un fascio,
paragonando un missionario fondatore (o apostolo) a un ragazzo di OM, che va a
fare un volantinaggio nel periodo estivo. Inoltre, egli scrive che tutti i
missionari devono essere sottomessi alla chiesa locale, a cui eventualmente
s’appoggiano per comunione. Posso essere pienamente d’accordo, quando lui parla
di organizzazioni tipo OM, che vanno a sostenere chiese esistenti per periodi
più o meno brevi; ma dissento da ciò, che lui dice di un missionario fondatore.
Le chiese esistono, perché sono state fondate da missionari fondatori (o
apostoli); ciò vale dalla chiesa prima chiesa di Gerusalemme fino a oggi. In 1
Corinzi 12,28 non sta scritto per caso: «E gli uni Dio li ha insediati
nella chiesa primieramente come missionari; [gli altri] in secondo luogo come
proclamatori; in terzo luogo come insegnanti; poi forze; poi carismi di
guarigione, assistenze, governi, specie di lingue»
(traduzione redazionale). Gesù prima di salire in cielo ha
costituito primieramente gli apostoli: «Ma voi riceverete potenza quando lo
Spirito Santo verrà su voi, e mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta
la Giudea e Samaria, e fino alle estremità della terra» (Atti 1,8).
Così a Pentecoste gli apostoli fondarono la prima chiesa, e non viceversa.
Quando ho iniziato l’opera attuale, dopo un po’ di tempo, ricevetti una
lettera da un fratello, che viveva già da tempo all’estero; egli era stato
coinvolto in prima persona nella chiesa locale di cui parlerò. Di lui ho molta
stima, ma la sua e-mail m’ha veramente stupito. Per capire le cose, premetto che
per un certo tempo ho collaborato con un altro missionario, che aveva fondato
tale chiesa locale insieme al primo; poi, sebbene aiutassi tale chiesa
nell’opera missionaria, mi dedicai soprattutto a una nuova opera missionaria del
tutto indipendente a circa 20 chilometri da tale comunità. Ecco ciò che
mi scriveva il primo fratello, che viveva all’estero, riguardo al mio rapporto
con tale chiesa locale, con cui avevo collaborato per un certo tempo: «Credo che
le tue convinzioni riguardanti la chiamata missionaria non siano del tutto
condiviso da tutti i fratelli. È cosa più importante godere la comunione
fraterna che avere ragione o credito. Credo sinceramente che faresti bene a
sottometterti alla guida della chiesa locale esistente, nell’interesse della
nuova opera missionaria. I fratelli convertiti nella nuova opera missionaria
potrebbero rimanere scoraggiati oppure scandalizzati da una divisione fra te e
la chiesa locale, mentre se continui i tuoi servizi serenamente, pur
lasciando agli anziani della chiesa locale esistente di esercitare la
loro funzione di guida, come sentono di fare, lascerai un buon profumo di
Cristo e l’opera sarà benedetta» (grassetto redazionale; ho sostituito i nomi
dei due luoghi col l’espressione «chiesa locale esistente» e «nuova opera
missionaria», così anche sotto).
Ecco alcuni punti della mia risposta: «Tu dici: “Credo sinceramente che
faresti bene a sottometterti alla guida della chiesa locale esistente,
nell’interesse della nuova opera missionaria”. Sinceramente io non capisco
perché dovrei sottomettere la nuova opera missionaria alla guida della chiesa
locale esistente. Io non faccio parte del gregge della chiesa, da te citata, ma
la mia chiesa è in Germania, cioè quella che ha riconosciuto i miei doni
spirituali e che mi ha mandato. Inoltre, quando sono venuto qui a collaborare
con *** [l’altro missionario fondatore], io avevo preso un impegno con lui per
due anni, e il presidente della mia missione mi concesse di avere comunione con
lui; ma riguardo alla collaborazione con lui, avrei dovuto impiegare solo il 10%
del mio tempo, mentre il restante 90% dovevo dedicarlo alla missione, per cui
sono stato chiamato, cioè a fare l’apostolo [o missionario fondatore], proprio
come dice Paolo in 1 Corinzi 12,28; e che io ne sia uno, lo dimostrano i fatti e
non le parole. Quando verrà il giorno che il Signore manderà un dottore della
Parola nella nuova opera, come avvenne a Antiochia, ben venga».
Da allora in poi, da questo caro fratello non ho mai ricevuto alcuna risposta,
né scuse per quello che aveva scritto su di me. Lui e altri, di cui non faccio
nomi, si sono permessi di giudicare il mio mandato in qualità di missionario
fondatore (o apostolo), sebbene ciò sia riconosciuto dalla mia chiesa
mandante, da altri credenti, sparsi in tutta la Germania, e infine dalla mia
missione mandante. Tuttavia, questi «Diotrefe» locali non solo non
volevano riconoscere il mio mandato, ma volevano mettere la loro mano su tutti
gli sbocchi missionari, che avevo iniziato parallelamente alla mia
collaborazione con loro in loco.
Ora, dopo molti anni, sono venuto a conoscenza di chi era il vero mandante
di tutta questa manovra, ossia chi era colui che aveva indotto tale altro
fratello, oramai distante dai fatti concreti, a scrivere quella lettera.
All’inizio del 2010, la coppia, dopo la cui conversione avevo iniziato la nuova
opera missionaria, mi rivelò che, durante un mio periodo di assenza (ero in
visita alla mia chiesa mandante in Germania), uno di questi «accentratori di
potere», una sera, inaspettatamente, si presentò da loro per convincerli a
lasciarmi perdere e a frequentare la sua chiesa. Devo ringraziare Dio per la
fermezza di questa coppia, che mi seguiva lealmente, altrimenti l’opera qui si
sarebbe interrotta ancor prima di iniziare.
Questo «Diotrefe», all’inizio del suo ministero d’anziano, venne a casa mia
insieme all’altro anziano, per verificare quale sarebbe stata la mia
collaborazione con loro. Io dissi loro che avrei collaborato con loro solo il
10% del mio tempo
e che essi potevano sostituirmi in tutti gli sbocchi missionari, da me iniziati
nella loro zona, ma non in quest’opera nata nella nuova zona, distante per altro
circa 20 chilometri da loro.
Questo «accentratore di potere» avrebbe molte cose, di cui vergognarsi,
perché non solo non ha rispettato i patti stipulati con me, a casa mia, ma si è
permesso persino di scrivere a quest’altro fratello, di cui ho ricevuto la
lettera, affermando che io non sarei degno della chiamata missionaria. Se
sono degno o no, lo si vede dai fatti. Grazie a Dio, io non lasciai la giuda
dell’opera missionaria nelle mani di tali conduttori, com’era loro desiderio; e
il Signore sta benedicendo l’opera. Se avessi lasciata la nuova opera nelle loro
mani, essa non esisterebbe più da tempo, com’è successo di tutti gli sbocchi
missionari intorno a tale chiesa locale, che avevo messo nelle loro mani.
Ecco alcune questioni che vorrei porre alla loro attenzione e a quella dei
lettori, perché si raggiunga una corretta consapevolezza delle cose.
■ Prima questione: Ora, io chiedo a questi «Diotrefe» di spiegarmi quale
mandato
avrei ricevuto da loro, per iniziare l’opera qui. Inoltre, quale aiuto
economico m’hanno dato, per iniziare l’opera qui? Se leggono bene quello,
che tu, Nicola, hai scritto sulla richiesta di Paolo ai Romani e sulla terza
lettera di Giovanni, dove si parla rispettivamente di appoggiare il viaggio del
missionario e di preparare quello dei predicatori itineranti, essi avrebbero
dovuto sostenermi per svolgere al meglio qui l’opera, mentre io, anche quando
sono stato in mezzo a loro, ho dovuto prendere un sostegno da altri per servire
loro.
■ Seconda questione: Tutti questi «accentratori di potere» dovrebbero
spiegarmi da dove prendono il diritto di aver tolto da tempo al missionario
fondatore di tale chiesa, in cui esercitano ora la conduzione, la possibilità
di parlare nella comunità, da lui fondata. E questo è successo, sebbene al
riguardo egli non si sia macchiato di alcuna colpa morale, né non abbia
reclamato particolari trattamenti di riguardo; ma, anzi, dinanzi a tale abuso di
potere, egli ha preferito lasciare loro pienamente il campo, per non portare
danno all’opera di Dio.
■ Terza questione: Perché Paolo si prendeva il diritto di mandare Timoteo
e Tito a
nominare anziani nelle chiese, da lui fondate, e in alcuni casi di
riprendere gli anziani, che non si comportavano rettamente, e sostituirli
con altri? Oppure con quale autorità poteva egli scrivere cose del genere? «Ora,
alcuni si sono gonfiati come se io non dovessi recarmi da voi; ma, se il Signore
vorrà, mi recherò presto da voi, e conoscerò non il parlare, ma la potenza di
coloro che si sono gonfiati; perché il regno di Dio non consiste in parlare, ma
in potenza. Che volete? Che venga da voi
con la verga, o con amore e con spirito di mansuetudine?» (1 Cor
4,18-21).
■ Quarta questione: Questi «accentratori di potere» dovrebbero spiegarmi
in quale paragrafo o versetto sta scritto che i conduttori, insediati nelle
chiese da Paolo e dai suoi collaboratori (Timoteo, Tito, Luca, Dema, Crescente,
Marco, Epafrodito, Silvano, ecc.), si erano presi la libertà e l’ardore
di dire a tale missionario fondatore: «O Paolo, tu non sei degno di essere una
guida, quindi tutte le chiese, che hai fondato, compresi i loro membri, ora
appartengono a noi».
■ Quinta questione: Paolo non aveva fondato la chiesa di Colosse, ma lo
fece un suo collaboratore. Come mai si prese allora il diritto di scrivere a
Filemone cose del genere? «Io, Paolo, lo scrivo di mio proprio pugno: Io lo
pagherò;
per non dirti che tu mi sei debitore perfino di te stesso»
(Flm 1,19). Questi «Diotrefe» odierni farebbero bene a ricordarsi che anch’essi
sono debitori di loro stessi a chi ha fondato la chiesa, che ora
conducono, e a chi li ha preceduti.
►
Dinamiche patogene nel rapporto fra missionari e conduttori
{Nicola Martella}
(A)
►►
Dinamiche patogene nel rapporto fra missionari e conduttori? Parliamone
{N.
Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Travagli_mission_condutt_Avv.htm
03-11-2010; Aggiornamento: 12-11-2010 |