Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

Discepolato

 

 

 

 

«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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PRETESTI UMANI PER NON ACCETTARE

LA SALVEZZA DIVINA

 

 di Nicola Martella

 

 

Vincenzo è uno studente universitario, che ha conosciuto il Signore specialmente mediante il mio sito; e da più di un anno e mezzo lo sto curando e discepolando specialmente mediante e-mail e rispondendo alle sue domande, sia in privato, sia sul sito stesso. Nella cittadina, in cui vive in Calabria, non c’è una chiesa biblica equilibrata. Ultimamente fa moltissimi chilometri col treno per frequentare almeno il culto di domenica in una chiesa biblica di Reggio Calabria, ma occasionalmente anche la riunione dei giovani.

     La sua fede non è rimasta però senza prove di diverso genere. Suo fratello si professa ateo e lo attacca su questo fronte. Sua madre si crede a posto così com’è dinanzi a Dio e lo provoca spesso su un altro fronte. Quanto segue sono i tipici giustificazioni che questa donna usa per non accettare la salvezza che Dio le offre.

 

 

1. Le questioni

 

Le domande che ti presento, sono scaturite da un confronto con mia madre. Se pur banale all’apparenza, mi ha creato un po’ di grattacapi e inoltre, dopo un po’ che le parlo della Bibbia, con me s’annoia. L’ho convinta ad avere un confronto con te, ritengo che tu possa testimoniare la Parola in maniera nitida e da vero servitore del Signore. Questo dibattito, potrebbe avvenire via telefonica o tramite risposta scritta. La sua domanda, che ha posto a me e che mi ha detto di rigirare a te, è la seguente. Più che una domanda è un ragionamento provocatorio.

 

     ■ 1. Mi ha detto quanto segue: «Io ritengo d’essere una brava mamma. Non vi ho fatto mai mancare niente, m’alzo presto per prepararvi la colazione (mentre alcune mie amiche magari stanno a letto), vi preparo il pranzo e la cena anche se non sto bene. Non dico d’essere perfetta, ma come madre e moglie ho fatto sempre il massimo».

     ■ 2. Ora, fin qui non posso darle torto, poi continua: «Non voglio male a nessuno, se vedo qualcuno in difficoltà, mi dispiace e cerco d’aiutarlo….».

     ■ 3. Qui finisce la sua auto celebrazione. Allora apro la Bibbia e le leggo la parabola del fariseo e del pubblicano (Luca 18,9-14). Senza batter ciglio, come se non avesse ascoltato ciò che leggo, mi dice: «Ma il Dio a cui credi tu, non è un Dio d’amore, perché io, che sono mamma, amo tutti i miei figli anche se sbagliano. Allora perché Dio non m’ama e non mi salva, se non leggo la Bibbia? Eppure io sono una brava donna [e ricomincia l’elenco]. Invece magari a molte evangeliche, che vanno in chiesa e leggono la Bibbia, poi magari Dio le perdona e a me non mi salva?».

     ■ 4. Si ferma un attimo e ricomincia a raffica: «Io non voglio essere vincolata a regole! Si va in chiesa, si legge la Bibbia e poi a che serve. Non esistono evangelici che nella loro vita sono perfetti, è tutta un’illusione, non c’è differenza con i cattolici… ognuno pensa al suo. Tu ti comporti anche bene, ma è un illusione. Anzi non capisco perché non ti godi la vita! Una volta sola si vive. Forse tu e pochi altri seguite quello che c’è scritto nella Bibbia. E poi comunque anch’io mi comporto bene e credo pure al mio Dio, non leggo niente, non vado in chiesa e sono felice così». Lei parla di Dio, ma sinceramente non so qual è.

     ■ 5. Alla fine mi lancia questa sfida: «Trovami dei bravi credenti. Io non vi voglio giudicare, anzi andrei anche alla chiesa di Palmi, ma tu mi dici che non è una buona comunità. E poi non capisco più niente… battisti, pentecostali, siete pure divisi tra di voi… meglio che me ne sto a casa mia».

     ■ 6. Dopo questa sfuriata, le ho detto quanto segue: «Ti trovo io la persona giusta, con cui confrontarti (lei legge ogni tanto il tuo sito)». E lei ha accettato, dicendomi di rigirarti tali quesiti.

     ■ 7. Sunto: Ha una visione legalista ed è troppo orgogliosa. Si sente saggia ed è anche un po’ egocentrica. Non ha una chiara visione del peccato. Purtroppo molti credenti o presunti tali, che vivono nel mio paese, hanno dato una cattiva testimonianza anche nell’etica quotidiana. E anche il pastore pentecostale, che avevo invitato a casa mia per parlare con mia madre, si è comportato con lei come un «santone» guaritore e, invece di annunziarle l’Evangelo, ha voluto praticare l’unzione e l’imposizione di mani, quando ha sentito che aveva dei malanni. Conclusione di tutto riguardo a mia madre: la Bibbia è importante, ma se ne può fare a meno. {Vincenzo Russillo; 28-01-2010}

 

 

2. Osservazioni e obiezioni

 

Non ho scelto da me di iniziare un confronto con una persona che non conosco direttamente, ma di cui conosco così tanto, perché appreso dalla storia personale di Vincenzo. Chiaramente sarebbe stato meglio parlarsi viso a viso, poiché la comunicazione è più delle sole parole, e avrei preferito sentire il suo ragionamento direttamente dalla sua bocca. Sarebbe stato meglio che tale donna mi avesse parlato personalmente, formulando da sé le questioni. È un ragionamento di provocazione? Spero che diventi pro vocazione a Cristo. Ho Numerato i paragrafi per rispondere a essi meglio.

 

     ■ 1. Avere a che fare con una brava mamma e una moglie esemplare, non può che fare piacere. E ciò non è neppure scontato, ed è da apprezzare dinanzi a tante donne che non fanno il loro dovere.

     Ciò non toglie però un’altra questione esistenziale, che ha a che fare con un bilancio finale. Salomone, che di imprese ne aveva fatte tante, ammette che dinanzi al limite della morte, che vanifica ogni cosa e mette fine a ogni altra aspirazione, il bilancio finale è sempre questo, umanamente parlando: «Nullità delle nullità» (Ec 1,2). Ossia qualunque siano le cifre (persone, imprese, opere), saranno moltiplicate per zero e il risultato sarà zero. Egli si domandò fin dall’inizio: «Nullità delle nullità; tutto è nullità. Che profitto ha l’uomo di tutta la fatica che dura sotto il sole?» (Ec 1,3). La risposta alla sua domanda retorica è che non c’è nessun profitto, visto che la morte è una livella per tutti. Uomini e bestie hanno la stessa sorte: la morte rende tutto nullo (Ec 3,19s). Anche i sogni di gloria e le molte parole, che gli uomini usano, sono nullità rispetto al risultato finale (Ec 5,7). Dinanzi a ciò che verrà con la morte, «tutto quello che avverrà è nullità» (Ec 11,8). La sua conclusione, umanamente parlando è la seguente: «Nullità delle nullità, dice l’Ecclesiaste, tutto è nullità» (Ec 12,10).

     Quindi, sebbene una «brava mamma» e una «madre e moglie» che ha «fatto sempre il massimo» sia da ammirare, il bilancio finale è, umanamente parlando, anche qui di «nullità», poiché la morte vanifica ogni cosa e toglie ogni prospettiva, sempre umanamente parlando.

     Salomone, però, non si fermò alla sola prospettiva delle cose dinanzi alla soglia vanificante della morte. Egli mise l’intera esistenza alla luce del Dio vivente, e così essa ottenne un altro significato che va di là da tale soglia. Mi limito qui a poche cose. Dinanzi all’inconsistenza dei progetti e delle illusioni umani, egli consigliò in modo lapidario: «Temi Dio!» (Ec 5,7). Per l’Ecclesiaste non bastava semplicemente credere in Dio, ma bisognava avere profondamente riverenza, rispetto e onore per Dio, mettendolo al primo posto in ogni cosa. Anche la sua conclusione finale recita così: «Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è tutto l’uomo”. Poiché Dio farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò ch’è occulto, sia bene, sia male» (Ec 12,15s).

     Salomone riprese la quintessenza dell’insegnamento mosaico, che si riassume così: «Temi l’Eterno, il tuo Dio, a lui servi, tieniti stretto a lui, e giura nel suo nome» (Dt 10,20); ciò significava amare Dio, il Dio che ama il suo popolo (Dt 23,5; cfr. 7,9), al di sopra di tutto e con tutto ciò che si è e si ha (Dt 11,13; 13,3; cfr. Gs 22,5), ossia: «Ama dunque l’Eterno, il tuo Dio, e osserva sempre quel che ti dice d’osservare, le sue leggi, le sue prescrizioni e i suoi comandamenti» (Dt 11,1). La legge mosaica prevedeva l’espiazione per coloro che amavano Dio e si accostavano a lui penitenti.

     Sebbene, quindi tutto sia effettivamente «nullità delle nullità», umanamente parlando, le opere umane acquistano un significato concreto, anche di là dalla morte vanificante, se fatte in funzione del Dio vivente, a cui bisogna rendere conto. Dinanzi al Signore, che ben ci conosce nel segreto, non possiamo giustificarci, ma consci della nostra insufficienza, possiamo solo accettare la sua grazia giustificante, basata sull’espiazione mediante il sangue di suo Figlio, Gesù Cristo.

 

     ■ 2. Non volere il male d’alcuno e, anzi, cercare di aiutare il prossimo, sono cose nobili. Non dobbiamo però giustificarci dinanzi agli uomini, ma dinanzi ad Dio santo che vede nel profondo del cuore. Dinanzi a Lui saremo sempre insufficienti. L’unica alternativa vera è di accettare la sua grazia, che ci viene offerta in Cristo Gesù. L’apostolo Paolo ricordò: «Se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, grazia non è più grazia» (Rm 11,6). E ancora: «Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una sua santa chiamata, non secondo le nostre opere, ma secondo il proprio proponimento e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù avanti i secoli» (2 Tm 1,9).

     Riporto qui due esempi. Il fariseo Nicodemo viveva una vita pura e santa, religiosamente coerente con la legge mosaica e moralmente integerrima. Eppure Gesù tagliò corto con lui, mettendogli davanti la necessità di una rigenerazione spirituale da parte di Dio: «In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato dall’alto, non può vedere il regno di Dio» (Gv 3,3ss). Del centurione Cornelio fu detto che «era devoto e temente Dio con tutta la sua casa, e faceva molte elemosine al popolo e pregava Dio del continuo» (At 10,1s.22). Eppure ciò, sebbene ritenuto nobile da parte di Dio (v. 35), non bastava alla sua salvezza. Dio gli mandò Pietro per annunziargli l’Evangelo della grazia (vv. 36-43). Tale annunciò creò in loro la fede in Gesù Cristo, la quale permise allo Spirito Santo di fare l’opera di redenzione nei loro cuori (vv. 44s); essi furono così pronti a farsi battezzare nel nome di Gesù Cristo (v. 48).

     Senza tale rigenerazione da parte dello Spirito di Dio, si è perduti, sebbene sia persone oneste, buone, filantrope.

 

     ■ 3. Che il Signore sia un Dio d’amore, è mostrato dal fatto che ha donato suo Figlio sulla croce per gli uomini (Gv 3,16). La differenza non si può quindi cercare nella qualità degli uomini, a qualunque denominazione cristiana essi appartengano, ma dinanzi al Dio santo. Chi non sceglie per la grazia, è già condannato, sebbene sia religioso. L’apostolo Giovanni scriveva: «E la testimonianza è questa: Dio ci ha data la vita eterna, e questa vita è nel suo Figlio. Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita» (1 Gv 5,11s). Egli ribadisce che «l’ira di Dio resta sopra di lui», ossia sopra chi rifiuta Gesù quale Salvatore e Signore (Gv 3,36). Dio è disposto a salvare e perdonare chiunque si ravvede, accetta Gesù quale Salvatore e Signore personale, entra nel suo patto e prende la decisione di vivere alla gloria di Dio, secondo la sua Parola.

 

     ■ 4. Non si tratta, quindi, di regole religiose da seguire, ma di un incontro personale col Dio di grazia e di un cammino col Dio di verità. Si può essere felici e beati, ma improvvisamente tutto finisce. A un uomo che faceva grandi progetti per il futuro, Dio gli disse: «Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quel che hai preparato, di chi sarà?» (Lc 12,20). Così ci si trova improvvisamente alla presenza al giusto Giudice divino, dinanzi a cui non si può nascondere nulla, visto che le opere d’ognuno sono scritte; e chi non è iscritto nel libro della vita, verrà giudicato secondo le sue opere (Ap 20,12s). Non basta quindi comportarsi bene, bisogna ravvedersi, entrare nel patto di Gesù Cristo ed essere rigenerati dallo Spirito Santo.

 

     ■ 5. La questione non si risolve trovando bravi credenti o una comunità migliore, ma confrontandosi direttamente col Dio santo e giusto che fa grazia al peccatore che si ravvede, sulla base della sacra Scrittura. Gesù non disse a Nicodemo: «Se non frequenterai una sinagoga (o comunità) migliore, non vedrai il regno di Dio», ma: «Se uno non è nato dall’alto [= da Dio], non può vedere il regno di Dio» (Gv 3,3ss). È scritto: «A tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome» (Gv 1,12).

 

     ■ 6. Non basta avere la persona giusta, con cui confrontarsi, ma bisogna disporsi dinanzi a Dio con sincerità e senza riserve, chiedendogli di essere illuminati col suo Spirito per capire il messaggio dell’Evangelo della grazia, così com’è esposto nella sua Parola. Bisogna cercare il Signore perché è Dio. Gesù stesso ha detto: «Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori» (Gv 6,37). Ai religiosi del suo tempo egli mise in chiaro quanto segue: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21). Gesù paragonò «chiunque viene a me ed ascolta le mie parole e le mette in pratica» a colui che «ha scavato e scavato profondo e ha posto il fondamento sulla roccia» (Lc 6,46s).

 

     ■ 7. Chi cerca il Signore con cuore onesto e sincero, non può dettare regole a Dio riguardo a come deve agire o come debba accettarci. Un medico può aiutare solo chi lo riconosce come tale, accetta la sua approfondita diagnosi sulla malattia esistente ed è pronto a seguire nei dettagli la sua precisa cura. Così è per Dio. Egli fa grazia solo a peccatori confessi. Dio salva solo coloro che si ravvedono, ammettendo di essere colpevoli dinanzi alla sua giustizia santa, e si convertono a Lui. Egli redime solo coloro che accettano il rimedio: il riscatto dato da Lui in Cristo Gesù.

     Nessun medico potrà aiutare chi non si crede sano e non prende la medicina. Dio non potrà salvare e rigenerare chi non accetta Gesù quale Signore e Salvatore personale della sua vita, consacrandosi a Lui.

     Non dobbiamo misurarci con gli altri credenti, varaci o mendaci che siano, ma col Signore stesso; ognuno dovrà rendere conto di sé. È solo Dio che conosce i suoi figli (2 Tm 2,19). Alla fine dei conti, si tratta della nostra anima e del nostro destino eterno.

     Chi fa ameno della Parola di Dio, fa a meno della verità e, quindi, a meno della salvezza. Che dire riguardo a chi ha conosciuto Dio e lo ha rifiutato? Amos diede questo avvertimento all’Israele apostata: «Io ti farò come ho detto, o Israele. E poiché io farò questo contro di te, preparati, o Israele, a incontrare il tuo Dio!» (Am 4,12).

     Siamo peccatori per natura e l’essere peccatori non dipende, quindi, dalla quantità di peccati commessi. Come un ulivastro necessita di essere innestato con l’ulivo domestico per portare buoni frutti, così l’uomo dev’essere innestato con la vita di Cristo per poter piacere a Dio. La salvezza o la condanna dinanzi a Dio dipende rispettivamente dall’accettazione o da rifiuto di Gesù quale personale Salvatore e Signore della propria vita.

 

Pretesti umani per non accettare la salvezza divina? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Pretesti-umani_salvezza-divina_OiG.htm

29-01-2010; Aggiornamento: 05-02-2010

 

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