Non è mia intenzione entrare in una discussione fra fratelli all’interno di una
realtà ecclesiale locale, né prendere partito per qualcuno. D’altro canto, è
stata richiesta la mia opinione da un lettore e uno dei servizi offerto dal sito
«Fede controcorrente» è di rispondere ai quesiti posti. |
La questione del lettore
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Caro Nicola, pace
del Signore. Sono venuto a conoscenza del vostro sito da pochissimo tempo e
ringrazio Dio per questa scoperta.
Ho più di trent’anni e grazie a Dio sono cresciuto in una famiglia cristiana e
grazie ai miei splendidi genitori, ora con il Signore, ho ricevuto una sana
educazione cristiana e soprattutto un coerente insegnamento sulle Scritture. Da
circa due decenni frequento una comunità evangelica libera, dove ho avuto
l’opportunità di crescere anche a livello personale. Da una decina d’anni sono
responsabile sia dei giovani che dei bambini.
Non ti nascondo che ho avuto una vita non priva di prove, ho perso i genitori
ancora molto giovani, mia moglie ha perso un figlio al settimo mese di
gravidanza e il mio unico figlio è affetto da una grave malformazione genetica
che gli provoca un grave ritardo psicomotorio.
Nonostante tutto questo, ho sempre coltivato il mio rapporto con Dio, riponendo
in Lui la mia vita. Tutte queste prove non hanno fatto altro che rinforzare il
mio rapporto con Cristo e nonostante la grande confusione nel mondo evangelico
d’oggi, che va insegnando che le malattie sono frutto del peccato, io sono certo
che Dio ha a cuore più la salvezza delle anime che la guarigione del corpo. Io
sono certo che Dio sa prende la gloria anche nella malattia d’un bambino. Mia
mamma è morta di cancro ma fino all’ultimo a ringraziato Dio per il dono della
salvezza. Grazie a Dio io e mia moglie viviamo una vita in pace; Dio è con noi.
Ogni mattina mi ricordo sempre il passo biblico che dice che tutte le cose
cooperano al bene, a coloro che amano Dio; i quali sono chiamati secondo il suo
proponimento.
Questa parte mi ha sempre aiutato perché sono certo che se io amo Dio e metto la
sua causa al primo posto, per fede devo proclamare che sono nelle sue mani e Lui
sa cosa è giusto per me. Se Dio decide che devo passare per una prova e, grazie
a questo, il suo nome verrà glorificato, allora
gloria a Dio. Se per vedere la sua
gloria dobbiamo passare dalla sofferenza
gloria al suo nome.
So che questo pensiero oggi in certi ambienti evangelici verrebbe criticato, ma
io mi fido di ciò che Dio mi rivela tramite la sua Parola e la pace che sento
nel mi cuore.
Ti prego di correggere le mie vedute, se tu credi che siano sbagliate, te ne
prego vivamente. Grazie per la tua attenzione. {Mirco Golfesi, ps.; 27-01-2008
La risposta ▲
La lettera mi ha
toccato. Anch’io sono passato per molte prove fin dalla mia infanzia. So che
cosa vuol dire avere un familiare affetto da una patologia incurabile. Anche io
e mia moglie siamo passati per gravidanze non andate a «buon fine». E così via.
Non posso che dargli ragione.
La pace che
sopravanza ogni raziocinio
La «fede biblica» è quando si ha fiducia in Dio
nonostante tutto. Chi è stato rigenerato da Dio ed è collegato a Lui
mediante lo Spirito Santo, può avere momenti difficili e può vivere in
situazioni pesanti, ma sperimenta altresì una «grazia al di sopra» di
tutto e una «pace che sopravanza» ogni raziocinio. Egli può mettere le ansie
della vita nelle mani di Dio, pregandolo, supplicandolo e ringraziandolo. Così
sperimenta continuamente qualcosa che non è un prodotto antropologico: «E la
pace di Dio che sopravanza ogni intelligenza, guarderà i vostri cuori e i vostri
pensieri in Cristo Gesù» (Fil 4,6s). Egli sa che Dio si cura del credente e
che ha quindi la libertà di gettare i propri pesi e le proprie sollecitudini su
di Lui (1 Pt 5,7).
La dinamica
dell’afflizione del credente
Le prove rafforzano il rapporto fra il credente rigenerato e Dio. L’afflizione
del credente sta in una connessione di causa ed effetto con la pazienza,
l’esperienza e la speranza (Rm 5,3s; cfr. 12,12). Chi sperimenta la consolazione
di Dio in mezzo alla afflizioni, diventa strumento di consolazione per gli altri
(2 Cor 1,4ss). A volte sono anche i credenti stessi, che deviano dalla verità o
dall’amore cristiano, a diventare fonte d’afflizione e d’angoscia interiore per
chi ama l’opera di Dio (2 Cor 2,4s); altri credenti sono fonte di consolazione
per la loro coerente vita di fede (1 Ts 3,7). Comunque sia, essendo il destino
di Cristo e del suo servo strettamente legati insieme, quest’ultimo è pronto a
prendere su di sé le afflizioni conseguenti all’esercizio del suo ministero (2
Tm 2,8ss; 4,5).
Poiché il meglio sta comunque davanti al credente, ciò rende ogni cosa presente
relativa e sopportabile, poiché momentanea. Perciò Paolo poteva scrivere: «La
nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato
peso eterno di gloria, 18mentre abbiamo lo sguardo intento non alle
cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono. Infatti le cose che si vedono
son solo per un tempo, ma quelle che non si vedono sono perpetue» (2 Cor
4,17s; cfr. Eb 10,32ss). Questo permette al servitore del Signore di sopportare
situazioni anche estreme e di prendere su di sé il vituperio per il nome di
Cristo (2 Cor 6,3ss).
Egli può sentirsi «ripieno di consolazione» e traboccare «d’allegrezza
in tutta la nostra afflizione», quando il regno di Dio avanza nonostante
le avversità (2 Cor 7,4ss; Col 1,24). Così ogni credente rigenerato può ricevere
«la Parola in mezzo a molte afflizioni, con allegrezza dello Spirito Santo»
(1 Ts 1,6).
Afflizioni e sofferenze fanno parte di questo mondo e di questa vita (1 Ts 3,3),
ma la disperazione è un lusso che i credenti non devono permettersi.
Paolo lodò i Tessalonicesi, ritenuti «degni del regno di Dio», «a motivo
della vostra costanza e fede in tutte le vostre persecuzioni e nelle afflizioni
che voi sostenete» (2 Ts 1,4s). Egli li incoraggiò, invitandolo a guardare
al giusto giudice che viene: Dio renderà afflizione a coloro che
affliggono i credenti, e requie a questi ultimi, quando il Signor Gesù ritornerà
per regnare e giudicare gli empi (2 Ts 1,6ss).
Malattie e
peccato: un connubio abusato
Che tristezza la falsa dottrina di alcuni cristiani, che insegnano che le
malattie siano frutto del peccato e addirittura siano prodotte da spiriti. In
tal modo si mettono dalla parte degli «amici» di Giobbe, che volevano
assolutamente vedere nella sua triste situazione umana un giudizio divino a
causa di un presunto peccato, sospettato come immane e segreto. Quando egli si
fosse pentito del suo peccato, Dio l’avrebbe ristabilito. Giobbe contrastò con
veemenza tale «dottrina del contraccambio», usata con molta leggerezza (e
crudeltà). Dio, quando si rivelò alla fine, non diede loro ragione, assolse
Giobbe e lo rese loro mediatore per ottenere il perdono.
Tale patologia dottrinale si trovava ancora nel giudaismo al tempo di Gesù.
Infatti i discepoli gli chiesero riguardo al cieco nato: «Maestro, chi ha
peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» (Gv 9,2). Gesù rispose
loro senza fraintendimenti: «Né lui peccò, né i suoi genitori; ma è così,
affinché le opere di Dio siano manifestate in lui» (v. 3).
Sofferenze e malanni sono parte di questa creazione assoggettata alla nullità e
alla corruzione (Rm 8,20s). Esse sono parte integrante di un mondo decaduto (Gb
5,7; 1 Ts 3,3). Paolo, Timoteo e tanti altri uomini di Dio sperimentarono
infermità e malattie. E questo non perché vivessero nel peccato né perché
fossero afflitti da un presunto «spirito di malattia», come suggeriscono invece
spesso i carismaticisti.
Dio ci libera o dal problema (malattia, sofferenza, ecc.) o nel
problema. Il consiglio di Dio e le sue vie con ognuno rimangono impenetrabili e
avvolti dal mistero (Rm 11,33ss). Le facili ricette dottrinali non vi
aggiungono nulla né rendono tutto ciò più comprensibile, anzi snaturano la
realtà delle cose. Il mistero rimane, e il credente può rimanere fiducioso
nonostante tutto, poiché il meglio (la gloria) sta dinanzi a lui,
comunque vadano le cose.
Il giogo di
ricette ideologiche
Coloro che cercano una causa di peccati commessi o addirittura di spiriti per le
malattie e le sofferenze dei credenti, snaturano la realtà e rendono un
cattivo servizio ai credenti. L’apostolo Pietro, volendo portare a maturità
spirituali i giudeo-cristiani della diaspora, scrisse loro: «Diletti,
non vi stupite
della fornace accesa in mezzo a voi per provarvi, quasi che vi avvenisse
qualcosa di strano. 13Anzi
in quanto partecipate alle sofferenze di
Cristo, rallegratevene, affinché anche alla rivelazione della sua gloria
possiate rallegrarvi giubilando. 14Se siete
vituperati per il nome di Cristo, beati voi! Infatti lo
spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su voi… 16Ma se uno
patisce come cristiano, non se ne
vergogni, ma glorifichi Dio portando questo nome» (1 Pt 4,12-16).
Coloro che predicano un evangelo della prosperità, del successo e della
comodità, attingendo al pensiero positivo e alla spiritualità esoterica, non
vorrebbero che esistessero tali versi nella Bibbia. Preferiscono vedere nella
sofferenza e nella malattia specialmente una conseguenza del peccato
dell’individuo o dei suoi genitori (maledizione generazionale) o addirittura la
conseguenza di una demonizzazione. Essi promettono liberazione e prosperità a
chi si converte e segue il loro evangelo della prosperità. Intanto quelli che si
arricchiscono sono proprio tali predicatori scellerati, seguaci di Balaam e dei
Nicolaiti (ambedue i termini significano «dominatore di popolo»). E ciò è uno
schiaffo morale per tutto coloro che sono perseguitati per l’Evangelo di Cristo
e che per il suo nome sopportano sofferenze, malattie e ruberia dei loro beni
(cfr. Eb 10,34).
Il meglio sta
davanti
La dinamica della fede è un’altra cosa rispetto a tali ricette ideologiche che
vogliono anticipare ciò che Dio ha riservato nel suo regno alla fine dei tempi.
Per l’attuale epoca Gesù ha detto ai suoi discepoli: «V’ho dette queste cose,
affinché abbiate
pace in me. Nel mondo avrete
tribolazione; ma fatevi animo, io
ho vinto il mondo» (Gv 16,33).
Quindi, preghiamo: «Padre nostro… venga il tuo regno…» (Mt 6,10). E
aspettiamo il grido di vittoria che dirà alla fine dei tempi: «Alleluia!
poiché il Signore Dio nostro, l’Onnipotente, ha preso a regnare. 7Rallegriamoci
e giubiliamo e diamo a lui la gloria, poiché son giunte le nozze dell’Agnello, e
la sua sposa s’è preparata…» (Ap 19,6s); poi il Logos di Dio, l’Agnello,
viene a regnare in terra con tutti i suoi santi. E aspettiamo anche le parole
consolanti, che verranno dette sulla nuova terra: «Ecco la tenda di Dio con
gli uomini! Ed Egli dimorerà tra di loro, ed essi saranno suoi popoli, e Dio
stesso sarà con loro 4e asciugherà ogni lacrima dagli occhi loro e la
morte non sarà più; né ci saranno più cordoglio, né grido, né dolore, poiché le
cose di prima sono passate» (Ap 21,3s; cfr. 7,17).
►
Cause delle infermità? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Infermita_cause_EnB.htm
30-01-2008; Aggiornamento: 05-02-2008
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