L’articolo «Cremazione
dei morti» ha provocato differenti
reazioni, anche quella dell'amico Argentino Quintavalle. Anche qui risponderò
alla sua reazione ponendo specialmente il problema dell’ermeneutica, ossia del
giusto modo d’interpretare la sacra Scrittura in questioni in cui quest'ultima
non si esprime in modo chiaro ed evidente su un certo problema.
Ringrazio
Argentino per aver risposto al mio articolo e per essersi esposto
nell'esprimere il suo pensiero su questo tema controverso. Data la complessità e
la lunghezza del suo contributo e della mia risposta, non ho potuto inserire il
tutto all’interno del seguente tema di discussione: «Cremazione
dei morti? Parliamone». In ogni modo, è stata un’occasione per
affrontare a nuovo e più approfonditamente la questione e per confrontarci su di
essa. {Nicola Martella} |
1. Le tesi
{Argentino Quintavalle}
▲
Chi viene cremato contro la sua volontà rientra in una categoria a parte. Una
persona è ritenuta responsabile delle sue azioni solo quando sono fatte
volontariamente e con conoscenza delle conseguenze.
Dopo l’olocausto perpetrato dai satanici teutonici esperti in cremazione [N,d.R.
i nazisti], molti ebrei coscienziosi hanno raccolto le ceneri dai forni
crematori dei campi di sterminio e le hanno seppellite nei cimiteri ebraici.
Molte persone optano per essere cremati perché la loro istruzione e la loro
educazione non li hanno muniti della necessaria conoscenza per fare una scelta
consapevole in quest’area.
Il comandamento
biblico
Il corpo dell’uomo è stato tratto dalla terra e deve ritornare alla terra.
Questo concetto è reiterato in Dt 21,23 dove viene ordinato di seppellire il
morto: «il suo cadavere non dovrà rimare tutta la notte sull’albero, ma lo
seppellirai senza fallo lo steso giorno». Il comandamento ci chiede di
seppellire il corpo nella sua interezza, non di farlo a pezzi o di cremarlo in
modo da occupare meno spazio. Da ciò si deduce che il comandamento non viene
adempiuto se la persona viene seppellita parzialmente. Cremare un corpo
distrugge la maggior parte del corpo, e così si viola il comandamento biblico.
Le nostre
responsabilità verso il corpo umano
Il corpo umano appartiene al Creatore (1 Cor 6,19). Noi non abbiamo alcun
diritto di maltrattarlo in alcun modo, né da vivo e né da morto. Il corpo deve
essere «restituito» nella sua interezza, o come il Signore decide di
riprenderlo.
Inoltre, l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Ogni violenza
sul corpo umano (da vivo o da morto che sia) deve essere considerata una
violenza fatta a Dio stesso (cfr. Gn 9,6).
Questo principio generale regola molte altre leggi, come quella che vieta le
incisioni sul corpo (Dt 14,1) o i tatuaggi (Lv 19,28) e ci chiede d’avere una
corretta igiene. Questo principio s’applica anche dopo la morte; è ovvio che è
proibita qualunque mutilazione del corpo. Lo si deduce anche da Dt 21,23.
Il rispetto per la sacralità del corpo umano lo si manifesta anche considerando
la preoccupazione che pervade il processo di preparare il defunto per la
sepoltura. Il funerale deve essere fissato per il tempo minimo necessario,
idealmente lo stesso giorno della morte (Dt 21,23; At 5,6.10).
Cremare un corpo significa fare violenza alla nostra responsabilità morale, ma è
anche violazione di vari comandamenti biblici.
Scavando più in
profondità
Il corpo è considerato sacro, è il tempio dello Spirito Santo (1 Cor 6,19), è lo
strumento con il quale serviamo Dio in questo mondo. Il semplice fatto che in
vita ha servito Dio, gli si deve accordare rispetto dopo la morte. Ne è
l’esempio il corpo di Gesù, che è stato onorato essendo sepolto nella tomba d’un
ricco e senza alcun osso rotto. Spesso abbiamo rispetto per degli oggetti
inanimati, personalmente non appoggio mai la Bibbia per terra, o anche altre
cose che considero di valore, quanto più quest’idea s’applica al corpo.
Ci sarà una redenzione finale al ritorno del Messia, accompagnata dalla
risurrezione dei morti, quando tutte le anime ritorneranno nei loro corpi e ogni
carne vedrà la gloria di Dio (cfr. Is 40,5).
Mentre è vero che Dio non ha alcun problema a risuscitare un corpo cremato, la
cremazione è una dichiarazione implicita del rifiuto del concetto della
risurrezione. Nel corso della storia è stata una pratica dissacratoria e
atea, e i popoli che ancora oggi hanno la prassi della cremazione è perché
affermano che una volta che l’anima ha lasciato il corpo, esso corpo ha servito
il suo scopo e non ha più alcun valore.
Il comandamento è quello di non seguire le pratiche pagane (Lv 18,3). La
cremazione dei morti era, ed è, un rituale osservato da molte culture pagane e
quindi una violazione anche di questo comandamento biblico.
Per riassumere:
La cremazione…
■ È la trasgressione d’una legge biblica sul seppellimento dei morti,
■ Dimostra un rifiuto della «proprietà» sovrana di Dio su tutta la creazione;
■ Viola la nostra responsabilità di restituire quello che ci è stato prestato (i
nostri corpi) come meglio ci è stato possibile;
■ Costituisce un rifiuto dell’idea d’essere creati a immagine di Dio;
■ Costituisce un rifiuto simbolico della fede nella risurrezione dei corpi;
■ Viola il comandamento biblico di non seguire le pratiche pagane;
■ È una dichiarazione che una volta che l’anima ha lasciato il corpo, questi non
ha più alcun valore (contrariamente all’esempio che ci ha lasciato Gesù».
2. Osservazioni e obiezioni
{Nicola Martella}
▲
Premetto che il mio scopo non è quello di difendere la cremazione in sé; infatti
ho scritto inizialmente su questo tema solo perché invitato esplicitamente dal
direttore della rivista «Oltre». Il mio obiettivo è primariamente quello di
difendere il seguente principio ermeneutico: per un seguace di Cristo
vale solo ciò che è espresso chiaramente con un comandamento esplicito
all’interno del nuovo patto. L’AT, sebbene non sia ingiuntivo per la gente del
nuovo patto — essi si trovano sotto la «legge di Cristo» (che è universale) e
non più sotto la legge mosaica (che è teocratica, quindi per uno Stato
confessionale) — contiene valide analogie per stabilire principi morali generali
(Rm 15,4; 1 Cor 10,11). Dove manca tale comandamento esplicito, si ha libertà di
coscienza nel rispetto dell’altrui (Rm 14).
Ora passo a rispondere, passo per passo, allo scritto del mio interlocutore.
Il fatto che molti ebrei coscienziosi abbiano raccolto le ceneri dai
forni crematori nazisti e le abbiano seppellite nei cimiteri ebraici, mostra che
la cremazione e il seppellimento non sono incompatibili.
È strano che si riconduca la cremazione alla mancanza d’istruzione dei
soggetti, visto che in certe nazioni europee il 70% dei cadaveri viene cremato e
in nazioni come il Giappone anche i cristiani biblici non conoscono altro.
Penso che molte delle cose contro la cremazione provengano dal fatto che si
creda che i cadaveri inumati nella terra o seppelliti in loculi, rimangano lì
per sempre. Questo è romanticismo. La realtà è che dopo vent’anni i resti
vengono esumati e, se i parenti non dispongono di metterli in una cassetta di
zinco e di farli conservare per un altro tempo (sempre a pagamento) in un
apposito luogo, le ossa vengono accatastate in modo anonimo e promiscuo in un
ossario. Quindi prima o poi tutte le ossa finiscono in un ossario. (Da
ragazzo io e la mia banda, durante le nostre incursioni, abbiamo visto in che
stato venivano conservate tali ossa in una specie di cisterna seminterrata;
dietro al cimitero si poteva guardare dentro da una grande finestra chiusa da
una grata. Le ossa tracimavano fino a fuori, erano esposte alle intemperie e
agli animali e ognuno, volendo, poteva prendersi ossa e teschi!). La legge
prevede che quando l’ossario tracima, il sindaco può firmare una delibera per
far incenerire tutte le ossa! Poi la cenere può essere conservata
nell’ossario stesso (o in un altro luogo) oppure può essere sparsa in un
cosiddetto «giardino delle ceneri». [►
Cremazione dei morti? Parliamone:
contributo 8]
Il comandamento
biblico
Dt 21,23
parla dell’impiccato, non del caso normale. Dove sta l’esplicito comandamento
della Torà, in cui è comandato di «seppellire il corpo nella sua interezza, non
di farlo a pezzi o di cremarlo»? Io non l’ho trovato e Dt 21,23 non lo afferma.
[à sotto] Anche l’inumazione
«distrugge la maggior parte del corpo», solo che necessita di più tempo. Alla
fine la polvere ritorna comunque a essere polvere, così o colà.
Le nostre
responsabilità verso il corpo umano
Giustamente il «corpo umano appartiene al Creatore». Se Dio avesse voluto che si
praticasse solo l’inumazione nella terra, lo avrebbe chiaramente prescritto; ma
non esiste un comandamento in merito. Se fosse stato così, allora avremmo grandi
trasgressioni e trasgressori in Israele, anche famosi; eccone alcuni qui di
seguito.
■
Mummificazione artificiale: Giacobbe, il capostipite del popolo d’Israele,
fu fatto imbalsamare per comando di Giuseppe (Gn 50,1s). Lo stesso accadde a
quest’ultimo (Gn 50,26). Quanti altri Ebrei furono allora imbalsamati? Tale
processo di mummificazione durava 40 giorni (Gn 50,3). Come accadeva allora, gli
organi interni venivano espiantati, essiccati a parte e messi in vasi. Il
cervello veniva tirato fuori attraverso il naso con un gancio arroventato e in
genere veniva scartato, non capendone l’importante funzione. Il corpo veniva
disidratato con natron (sale di sodio) e trattato con altri procedimenti
atti alla conservazione. Il corpo veniva poi incerato con resine varie e
unguenti. [Per i dettagli si veda
qui o
qui.] Non si può certamente parlare qui di integrità del corpo. La
mummia di Giuseppe venne conservata così per centinaia d’anni e fu portata dagli
Israeliti per 40 anni durante la loro migrazione nel deserto, per essere poi
seppellita a Sichem (Gs 24,32 le ossa).
■
Mummificazione naturale: Nell’AT si trova anche questo caso: il clima caldo,
secco e ventilato ostacola la putrefazione. Tutto ciò può mummificare il corpo
per disidratazione nel giro di pochi mesi. Questo è ciò che fece Rizpa, moglie
di Saul, dopo la morte dei suoi due figli, lasciando (e vegliando) i cadaveri
esposti al sole dall’inizio dell’estate all’inizio della stagione delle piogge
(2 Sm 21,10). Nessuno del suo clan le impedì di fare così, sebbene esposizione e
veglia durassero vari mesi; si vede che era una pratica in uso in quella zona
d’Israele. Fu poi Davide a farne seppellirne le ossa (v. 13).
■
Incenerimento: I corpi di Saul e dei suoi tre figli, tutti morti in
battaglia, furono bruciati da alcuni uomini valorosi, che a rischio della
propria vita li prelevarono dalle mura di una città, dove i Filistei li avevano
affissi. Non ci fu una discussione controversa in merito, prima di bruciarli, ma
lo fecero come cosa scontata. Poi seppellirono i resti e tennero un lutto
(1 Sm 31,11ss). Lo stesso Davide non li rimproverò di aver inceneriti tali
corpi, ma li benedisse perché avevano seppellito i resti quale atto di lealtà
(ebr. chësëd; 2 Sm 2,5; cfr. 21,12.14).
Il profeta Amos menzionò in modo scontato «colui che brucia i corpi»
e poi raccoglie le ossa per seppellirle (Am 6,10). Si veda pure l’espressione
toponomastica «valle dei cadaveri e delle ceneri» (Gr 31,40) presso a
Gerusalemme.
■
Imbalsamazione: Nel NT si parla dell’imbalsamazione del corpo di Gesù, degli
ingredienti e dei materiali usati (Mc 16,1; Gv 20,6,s); così viene menzionato
che il corpo si Lazzaro era avvolto da fasce e che la sua testa era coperta da
un sudario (Gv 11,44). Si trattava quindi di un costume che si aggiungeva agli
altri nel tempo e nello spazio.
■ Altro: Riguardo ad Anania e Zaffira si rinunciò del tutto ai
preparativi imbalsamatori, visto che è scritto in modo lapidario: «E i
giovani, levatisi, avvolsero il corpo, e portatolo fuori, lo seppellirono»
(At 5,6.10). Era questa la prassi normale nella chiesa primordiale? [à
sotto]
Non si può quindi costruire un’argomentazione su pochi versi, perlopiù non
risolutivi, elencando solo ciò che sta a favore della propria tesi e rimuovendo
una complessa storia e un’eterogenea cultura di un popolo, che variava nel tempo
e nello spazio.
Se non c’è un comandamento chiaro ed esplicito nel merito, non ci si può
appellare a una presunta volontà di Dio. Le varietà funeree sopra elencate
mostrano vari usi e costumi che non erano contrarie alla Torà. In un modo o
nell’altro, i resti vengono seppelliti.
Quanto al corpo, nell’AT l’uomo era considerato immagine di Dio
fintantoché viveva. Poi il corpo umano diventava impuro e fonte di
contaminazione: chi lo toccava, diventava impuro e contaminante per sette
giorni!
Secondo l’AT con la morte l’uomo diventava una «ombra» nel regno dei
morti (Is 14,9), senza possibilità di trarsi fuori da sé da tale stato (Is
26,14), aspettando solo che Dio lo richiamasse in vita (Is 26,19). Genesi 9,6
si applica solo ai vivi, di cui qualcuno sparge il sangue e reclama la sanzione
verso il reo, ma non c’entra nulla col tema del seppellimento.
Dio diede direttive chiare su cosa non fare durante i funerali
(incisioni, tatuaggi e incisioni per i morti; Lv 19,27s; Dt 14,1). [►
Il tatuaggio: fregio o peggio?] Allo stesso modo poteva dare
direttive chiare anche su come tumulare correttamente i cadaveri, ma non lo
fece.
Dt 21,23
non è adatto a essere una norma particolare sul modo di tumulare i cadaveri,
parlando d’altro: non bisognava lasciare appeso l’impiccato fuori dei tempi
indicati; la motivazione, per altro non indicata dal mio interlocutore, era però
questa: «…perché l’appiccato è maledetto da Dio» e la sua esposizione
prolungata avrebbe contaminato il Paese! (v. 23b).
Ricordo che se traiamo insegnamenti da brani descrittivi come Atti 5,6.10
[à
sopra], dovremmo concludere che allora i cristiani erano senza pietà:
seppellivano un morto senza funerale e senza avvisare il coniuge o i parenti!
Qualcuno potrebbe parlare qui di disprezzo per morti e viventi. Meno male che
c’è la breve nota lucanica di Atti 8,2: «E degli uomini timorati seppellirono
Stefano e fecero gran cordoglio di lui».
Quando si afferma: «Cremare un corpo significa fare violenza alla nostra
responsabilità morale, ma è anche violazione di vari comandamenti biblici» —
bisognerebbe portare prove certe, tratte da un’accurata esegesi; altrimenti
bisognerà parlare solo di preferenze personali, e ciò rientrerebbe nella libertà
di coscienza di Romani 14.
Scavando più in
profondità
Certo, anche nel NT il corpo è chiaramente sacro ed è dichiarato il tempio
dello Spirito Santo (1 Cor 6,19; 3,16s), ma
solo fintantoché si vive. Come già detto, il corpo con la morte diventa impuro e
fonte di contaminazione per la Bibbia. Ecco che cosa prescriveva la legge
mosaica: «Chiunque avrà toccato un morto, il corpo d’una persona umana che
sia morta e non si sarà purificato, avrà
contaminato la dimora dell’Eterno; e quel tale sarà sterminato di mezzo a
Israele. Siccome l’acqua di purificazione non è stata spruzzata su lui, egli è
impuro; ha ancora addosso la sua impurità.
Questa è la legge: Quando un uomo sarà morto in una tenda, chiunque entrerà
nella tenda e chiunque sarà nella tenda sarà
impuro sette giorni. E ogni vaso
scoperto sul quale non vi sia coperchio attaccato, sarà
impuro. E chiunque, per i campi,
avrà toccato un uomo ucciso per la spada o morto da sé, o un osso d’uomo, o un
sepolcro, sarà impuro sette giorni»
(Nu 19,13-16). Ciò valeva per i cadaveri umani o di animali impuri (Lv
5,2 impuro e colpevole; 21,11 sommo sacerdote). Perciò le ossa umane,
bruciate su un altare, lo contaminavano (2 Re 23,16; cfr. v. 14). Anche Gesù,
parlando dei Farisei ipocriti, li paragono a «sepolcri
imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro son pieni d’ossa di morti e
d’ogni immondizia» (Mt 23,27).
Fu per adempiere le predizione messianiche, se nessun osso del corpo di
Gesù fu rotto
e se esso fu deposto nella tomba del ricco (Is 53,9). Non così è stato per molti
dei suoi seguaci.
La
risurrezione dei morti ci sarà comunque sia lo stato dei resti mortali dei
redenti: inumati, imbalsamati, mummificati dalle sabbie roventi o nelle
torbiere, ibernati nei ghiacci, fossilizzati nelle rocce sedimentarie, bruciati
dal fuoco dei roghi, sbranati e divorati dalla belve, divorati da pesci dopo un
naufragio, sciolti da acidi, cremati, e così via. Il Dio vivente che ha creato i
primi corpi, sarà in grado di ricreare i nuovi, in qualunque stato possano
trovarsi i loro resti mortali.
La cremazione non solo non è «una dichiarazione
implicita del rifiuto del concetto della risurrezione», ma può essere
addirittura l’espressione di una fiducia radicale nella potenza di Dio,
qualunque cosa possa succedere ai resti mortali. Ciò è mostrato dai martiri di
tutti i tempi, compresi quelli bruciati vivi. «Essi l’hanno vinto a motivo
del sangue dell’Agnello e a motivo della parola della loro testimonianza; e non
hanno amata la loro vita, anzi l’hanno esposta alla morte» (Ap 12,11).
Quanto alla missione,
l’Evangelo uscì ben presto fuori dei confini della Giudea, arrivando fra varie
culture in cui si praticava la cremazione. Nel libro degli Atti però non
troviamo mai una discussione al riguardo (neppure un concilio alla «Atti 15») e
né un insegnamento ad hoc nelle epistole, sebbene gli Egiziani
praticassero la mummificazione e i Greci la cremazione dei cadaveri. Se la
cremazione fosse solo una pratica «dissacratoria e atea», perché la
praticano senza problemi anche i cristiani in Giappone e in Paesi orientali?
Quanto alle «pratiche pagane» egiziane e cananee, ricavate da Lv 18,3,
ricordo che lì si parlava dei costumi morali (sessuali) e religiosi (sacrifici
umani nei culti di Baal), che seguono per l’intero capitolo, ma non di usanze
funeree. Ricordo che Giacobbe e Giuseppe vennero mummificati in Egitto, senza
che Dio lo avesse impedito o avesse rivelato diversamente. Diversi costumi dei
patriarchi e degli Israeliti si trovavano anche nei popoli circonvicini, ma non
per questo vennero considerati amorali e peccaminosi da Dio, ad esempio i
seguenti: una donna dava la propria serva personale al marito per procreare una
progenie che apparteneva alla padrona (cfr. Sara, Lea, Rachele); un uomo era in
obbligo di sposare la cognata, qualora il fratello era morto senza lasciare una
prole (Dt 25). La cremazione dei morti, se fosse stata una violazione della
volontà divina, sarebbe stata proibita con un comandamento chiaro ed evidente.
Per riassumere
■ La cremazione non è la trasgressione d’una presunta legge biblica sul
seppellimento dei morti, poiché non esiste in merito nessun comandamento chiaro
ed esplicito. Almeno due dei patriarchi furono mummificati. La gente di Jabes
seppellì i resti dei corpi bruciati di Saul e dei suoi figli. Rizpa fece
mummificare al sole i corpi dei suoi due figli. E così via.
■ La cremazione non dimostra un rifiuto
del diritto sovrano di Dio su tutta la creazione quale sua proprietà,
poiché secondo la parola di Dio stesso, la polvere ritorna alla polvere (Gn
3,19), comunque sia. Nel creato nulla si crea e nulla si distrugge veramente.
Giacobbe, Giuseppe e altri mostrarono la presenza e la sovranità di Dio nella
loro vita con l’ubbidienza, ma non si sentirono colpevoli di farsi imbalsamare
alla loro morte. La gente di Jabes mostrarono la loro lealtà, tirando giù i
corpi dalle mura nemiche, bruciando i loro corpi e dando sepoltura alle loro
ossa; non si sentirono in colpa né alcuno li colpevolizzò, anzi videro in ciò un
atto eroico e pietoso.
■ La cremazione non viola una presunta
responsabilità di «restituire i corpi», che Dio ci avrebbe prestato, come
meglio è possibile, altrimenti i cristiani non dovrebbero fare dono dei loro
organi. Inoltre tanti martiri sono finiti a «ingrassare» animali o la terra.
Infine, secondo la Scrittura c’è la responsabilità di tenere santo il corpo
fintantoché si vive, sebbene esso si disfi col tempo (2 Cor 4,16-5,1), ma di un
«restituire» non si parla, visto che i cadaveri sono impuri: Dio non riprende
con sé i corpi, ma li destina alla terra, mentre lo spirito torna a Dio (Ec
12,9; cfr. Lc 23,46; At 7,59).
■ La cremazione non costituisce un
rifiuto dell’idea d’essere creati a immagine di Dio, poiché tale
designazione si applica solo ai viventi. La morte smembra l’essere nelle sue
parti (corpo e spirito) e rende impuri i morti. Solo alla risurrezione verrà
ricostituita la globalità, quindi l’uomo creato all’immagine di Dio. «L’uomo
nuovo… è creato all’immagine di Dio nella giustizia e nella santità che
procedono dalla verità» (Ef 4,24), ma la risurrezione come riscatto del
corpo è ancora futura (Rm 8,23). Cristo è l’immagine di Dio (2 Cor 4,4) in
quanto risorto, cosa che è dichiarata dall’espressione: «…il quale è
l’immagine dell’invisibile Dio, il primogenito d’ogni creatura» (Col 1,15),
ossia «primogenito dai morti» (v. 18).
■ La cremazione non costituisce un
rifiuto, né simbolico né sostanziale, della fede riguardo alla risurrezione
dei corpi, poiché molti martiri preferirono essere bruciati vivi, pur di non
abiurare alla fede in Cristo, aspettando una patria migliore (Eb 11,14.16) e la
risurrezione della carne. Come detto, può essere proprio il contrario di un
presunto rifiuto: il credente confida totalmente nella potenza di Dio di
risuscitare il suo corpo, indipendentemente da qualunque cosa gli succeda dopo
la morte!
■ La cremazione non viola il comandamento
biblico di non seguire le pratiche pagane, poiché se essa fosse stata una
pratica pagana, Dio l’avrebbe proibita con un chiaro ed esplicito comandamento,
sia nell’AT che nel NT, anche dato che la cremazione era abbastanza diffusa.
■ La cremazione non vuole affermare che
il corpo della persona non abbia alcun valore, appena subentri la morte.
Tanto è vero che tanti credenti donano i loro organi al prossimo, sebbene poi si
facciano incenerire. La cremazione dà ragione a Dio che la polvere
ritorna alla polvere, e accelera solo tale processo.
■ Infine, di là dai romanticismi, si tenga presente la realtà dei fatti.
Le tombe sono state da sempre violate, le salme distrutte o bruciate (cfr. 2 Re
23,14.16) e le ossa disperse (cfr. Gr 8,1s). Ossa e teschi sono finiti nei
musei, in mano a privati e sono usati anche per riti ignobili. I corpi
mummificati o imbalsamati sono dati in pasto agli sguardi dei curiosi nei musei.
Altri corpi sono finiti sotto formaldeide per studi scientifici e altri ancora
sono stati congelati e tagliati a strati sottilissimi, per poi essere
plastificati, sfoglia per sfoglia. Oggigiorno, le ossa finiscono, dopo alcuni
decenni, in ossari comuni e possono essere incenerite per ordinanza di un
sindaco.
«Nullità delle nullità, tutto è nullità», disse Salomone (Ec 1,3). «Ricordati
del tuo Creatore… prima che la
polvere torni alla terra com’era
prima, e lo spirito torni a Dio che
l’ha dato. Nullità delle nullità, dice l’Ecclesiaste, tutto è nullità» (Ec
12,9s).
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Corpo_cremazione_BB_Lv.htm
15-08-2008; Aggiornamento: 02-09-2008
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