Annamaria Mazzari
presenta qui di seguito il lungo cammino che portò lei (suor
Elisabetta) e suor
Cristiana a comprendere la verità biblica, così come è
presentata nella sacra Scrittura. A un certo punto, esse realizzarono che non
potevano più conciliare tali convinzioni bibliche col fatto di restare ancora
nella Chiesa Cattolica Romana e di continuare a praticare regole,
sacramenti, precetti, dogmi e riti che ritenevano essere contrari alla
lettera e allo spirito del Nuovo Testamento e, quindi, alla loro propria
coscienza cristiana. La ricerca della verità fu un lungo cammino e non furono
loro risparmiati vari travagli. Dopo che avevano capito le verità bibliche, non
fu facile realizzarle subito e le lotte furono tante. Alla fine, sebbene la loro
età e l'incertezza del futuro, presero una drastica decisione che cambiò
totalmente la loro rotta. Ora hanno trovato pace con Dio e con la loro
coscienza. {Nicola Martella} |
Sete della Parola e sogno di vocazione
«Signore, ti prego, dona alla mia mamma dodici figli, così la mia famiglia
sarà benedetta». Questa era la preghiera che, da bambina, rivolgevo a Dio.
Avevo 7 o 8 anni.
La domenica pomeriggio, durante le vacanze estive, noi bambini ci
riunivamo all’oratorio, dove la suora ci parlava dell’Antico Testamento. Io ero
rimasta colpita dalla storia di Giacobbe e dei suoi dodici figli, i quali erano
stati la grande benedizione della sua casa e avrei voluto che anche la mia mamma
avesse avuto dodici figli, per godere le benedizioni Dio.
Le storie bibliche, raccontate negli afosi pomeriggi d’estate, furono gli unici
incontri con la Parola di Dio e certamente lasciarono in me una forte impronta.
Ricordo d’averle ascoltate con molta attenzione, non perdevo una parola, ne ero
affascinata e si radicarono profondamente nel mio cuore.
In seguito e per lunghi anni, non ebbi più occasione d’ascoltare racconti
biblici e nemmeno di leggere la Bibbia: in casa mia non ne ho mai vista alcuna,
e neppure nell’Istituto religioso di cui feci parte, per anni non ebbi la gioia
di possederla
Fin da piccola mi sentivo spinta ad aiutare le persone povere e in difficoltà;
ero attratta anche da tutto ciò che era religioso: amavo frequentare la chiesa,
partecipare alle funzioni e ai riti sacri così che, a 22 anni, decisi di
realizzare un sogno (o quello che in ambito cattolico viene chiamata
«vocazione»), che nutrivo dall’età di 14-15 anni.
Insoddisfazioni e questioni stridenti
Al termine del noviziato fui mandata a Firenze. Nonostante servire i poveri
fosse stata la motivazione per la quale avevo scelto d’entrare in quell’ordine
religioso, di cui ho fatto parte per oltre quarant’anni, non mi venne affidato
un servizio diretto alle persone bisognose, ma ricevetti invece l’incarico
d’insegnare, e per 25 anni dovetti dedicarmi all’insegnamento.
Questo mi causava non poca insoddisfazione. Cercai allora, nel tempo libero
dalla scuola e con il permesso della superiora, d’andare a far visita a persone
bisognose o di dedicare il mio tempo libero ad altre attività caritative.
Intanto dentro di me cresceva sempre più il desiderio di conoscere la Parola, ma
aumentava anche l’insoddisfazione per ciò che stavo vivendo. Infatti certe
pratiche, regole ed esercizi di pietà, mi sembravano sempre più sterili e
lontani dall’essermi d’aiuto nella mia crescita spirituale. Non solo, diventavo
sempre più critica verso certi aspetti della chiesa cattolica di cui facevo
parte.
Per esempio m’infastidiva la ricchezza del Vaticano e
dicevo a me stessa che, se Gesù fosse venuto un giorno in questo mondo,
certamente non sarebbe andato ad alloggiare in Vaticano, ma molto probabilmente
sarebbe andato in una delle periferie più povere di qualche città; infatti Egli
disse che non aveva dove posare il capo. Ragionavo così, sebbene non sapessi
ancora del ritorno del Signore in questo mondo per regnare (Apocalisse 20).
Se trovavo giusto il celibato per coloro che sceglievano la vita conventuale
femminile o maschile, non capivo perché ai sacerdoti diocesani, per portare il
messaggio dell’Evangelo, fosse proibito sposarsi. Non capivo il battesimo dato
ai bambini, perché, secondo il mio modo di vedere, questa doveva essere una
scelta consapevole fatta da adulti (a quei tempi non avevo spiegazioni bibliche,
se avessi saputo fare confronti con il libro degli Atti avrei capito tutto del
battesimo). Non pensavo, allora, a confrontarmi con la Parola perché non la
conoscevo, ma avvertivo che qualcosa non andava.
Realizzazione più prossima o terra bruciata?
Finalmente, dopo circa quattordici anni di vita religiosa, mi si presentò
l’opportunità di prestare servizio in una parrocchia come catechista e visitare
le famiglie in difficoltà.
Credevo fosse giunto il momento in cui avrei realizzato i miei desideri e mi
sarei sentita finalmente appagata, ma dopo qualche tempo mi resi conto che
l’insegnamento del catechismo, per quanto mettessi tutto il mio impegno, non
portava i bambini o gli adolescenti alla conoscenza del Signore Gesù, perché era
basato sullo studio dei comandamenti, dei sacramenti della chiesa cattolica, dei
suoi precetti e dei vari dogmi.
La Bibbia non faceva parte del programma. Come sarebbe stato possibile far
conoscere Gesù se io stessa non avevo conoscenza della Parola?
Più tardi, mi sono resa conto che tutto il disagio provato nell’insegnare il
catechismo, nel preparare i genitori al battesimo dei figli e nella preparazione
dei bambini alla prima comunione, era causato dal fatto che io non ero nata di
nuovo, mi mancava un rapporto personale con il Signore e non conoscevo la sua
Parola.
In quegli anni, in parrocchia, si formò un gruppo cattolico molto impegnato: i
«neo-catecumenali». Pensai che farne parte m’avrebbe permesso di studiare la
Bibbia e di approfondirne la conoscenza; così chiesi il permesso ai miei
superiori i quali, un po’ a malincuore, me lo concessero. Lo studio della Parola
non fu così esauriente come avrei desiderato anche se per me fu importante poter
leggere per la prima volta la Parola e confrontarmi con altre persone sui vari
libri della Bibbia.
In parrocchia detti tutta me stessa per riuscire a creare spazi e attività in
cui i bambini potessero trascorrere il loro tempo libero e per evitare che la
strada facesse loro da maestra.
Dopo quattordici anni di lavoro parrocchiale, proprio mentre mi adoperavo in
tutto questo, qualcuno fece attorno a me terra bruciata. Capii che era giunto il
momento di lasciare il campo d’azione.
Mi ritirai dalla parrocchia con grande dispiacere. Per placare il dolore che
provavo, cercai d’occupare il tempo, e soprattutto la mia mente, con una qualche
attività per non pensare alle incomprensioni e alle accuse ingiuste che avevo
ricevute e che m’avevano segnata profondamente.
Le accuse ricevute in
parrocchia furono condivise anche dai miei superiori religiosi i quali, senza
chiedermi alcuna spiegazione, presero decisioni drastiche nei miei confronti:
fui sospesa dai voti, con la proibizione di frequentare i neo-catecumenali.
Fondo esistenziale e spiragli di luce
Ero veramente distrutta! Tutto mi rimaneva
difficile… Non avevo più idee… Non sapevo come trascorrere le ore libere dalle
attività parrocchiali… Del resto non ero nemmeno nelle condizioni di sapermi
organizzare.
Iniziai ad andare in una chiesetta dove ogni giorno era esposto «il Santissimo»,
cioè il pane eucaristico per l’adorazione.
Lì trascorrevo le mie ore in preghiera, recitavo tre, quattro rosari e piangevo…
lì trovavo molto conforto alla mia sofferenza. Pensavo al perdono: volevo
perdonare ma mi rimaneva molto difficile: chiedevo al Signore il suo aiuto
perché per me era una scoglio molto duro.
Un sacerdote, allora delegato per gli istituti religiosi femminili, mi suggerì
di ricorrere al tribunale ecclesiastico a Roma, ma io volevo perdonare anche se
dentro di me c’era una forte ribellione. Pregai per questa intenzione, chiedevo
al Signore d’aiutarmi a superare l’amarezza che provavo e guarire le mie ferite.
Dicevo a me stessa: «Se Gesù è morto sulla croce per il perdono dei tuoi
peccati, come puoi tu, non perdonare?». Questo pensiero mi faceva desistere da
ogni gesto vendicativo, ma la cosa era veramente dura!
Pregavo particolarmente per quelle persone che
m’avevano causato tanta sofferenza perché riuscissi a perdonare e perché il
Signore concedesse loro la sua benedizione. Il Signore pian piano m’aiutò: oggi
posso ricordare quei momenti e incontrare quelle persone con serenità, senza
rancore o ostilità verso nessuno. Ho perdonato, ora mi sento libera, libera!
Un sacerdote del gruppo neo-catecumenale, passato al Rinnovamento dello Spirito,
un gruppo carismatico, incontrandomi, volle sapere cosa mi stava accadendo.
Raccontai la mia storia ed egli mi suggerì di frequentare il Movimento del
Rinnovamento Cattolico. Un po’ scettica, accettai l’invito. Rimasi colpita dal
loro modo di pregare, dalla gioia che esprimevano nei canti di lode, dalle loro
testimonianze. Quelle ore trascorse nella preghiera e nella lode al Signore, mi
riempivano di serenità. Sovente, ai loro incontri, erano invitati dei pastori
pentecostali
americani i quali tenevano degli insegnamenti sulla Parola, così avvincenti e
persuasivi che ne ero estasiata.
Al termine degli incontri esponevano libri evangelici, ne comprai diversi che
divorai uno dopo l’altro; m’aiutavano a capire la Parola e io ero affamata della
Sua conoscenza.
Avrei voluto essere anch’io una di loro… ma come fare? Ricordo d’aver letto un
libro sul quale era riportata l’inserzione d’un altro testo: «Addio terra ultimo
pianeta», desideravo poterlo leggere perché non ero a conoscenza del ritorno del
Signore, nella chiesa cattolica non si parla né si crede che Gesù tornerà per
regnare, non si crede al millennio; si crede solamente che Gesù tornerà come
giudice alla fine del mondo.
Sapevo dove avrei potuto acquistarlo, ma come varcare la soglia di quella
libreria evangelica sita in via Ricasoli? Mi vergognavo perché avevo l’abito
religioso, mi sembrava di dare scandalo e mi sentivo in colpa (i cattolici hanno
molti pregiudizi nei confronti dei protestanti).
Un giorno vinsi ogni timore ed entrai nella libreria: fu il primo acquisto d’una
serie lunghissima di libri divorati sera dopo sera…
Intanto dovevo trovare il modo per impegnare il mio tempo libero dalla
parrocchia: ripresi a dipingere, ma il pensiero continuava a correre e io
continuavo a soffrire, ero distrutta.
Cosa potevo fare? Mi procurai una radiolina e mentre dipingevo facevo scorrere
le varie stazioni radio (a quell’epoca non c’era ancora Radio Maria, ne
ringrazio il Signore!) per cercare qualcosa che attirasse la mia attenzione e
occupasse i miei pensieri. Un giorno mi capitò d’ascoltare una persona che
parlava dell’Evangelo, stetti ad ascoltare, fui attratta da quelle parole.
Terminato l’insegnamento, la persona presentò l’emittente: era «Radio Evangelica
Firenze»; da quel giorno divenne la «mia radio». Infatti l’ascolto di quelle
parole mi procurava tanta consolazione e sentivo appagato il mio bisogno di
conoscere più profondamente la Parola di Dio.
Nuovo impegno con una compagna di via
Nel frattempo, qualcosa di nuovo si stava profilando nella mia vita: un giovane
della parrocchia, che a suo tempo avevo avuto al catechismo, finì in carcere e
mi fece sapere che voleva incontrarmi.
Ottenuto il permesso d’ingresso
all’Istituto Penitenziario, mi recai al colloquio. Quando tornai la seconda
volta, il giovane mi chiese se potevo incontrare altre persone: io acconsentii e
in breve decisi di dedicarmi al volontariato presso il carcere. Incontrando i
detenuti, sentii l’esigenza di fare qualche cosa per quelli che non potevano
usufruire dei benefici concessi dalla legge perché non avevano possibilità
d’alloggio all’esterno.
Parlai con
il cappellano del carcere e in pochi mesi fu preparata la casa per accogliere i
carcerati. Si poneva il problema di trovare qualcuno che m’affiancasse in
quest’opera. Pensai a suor Cristiana, una mia consorella che aveva ascoltato e
condiviso la mia sofferenza di quei periodi bui passati in parrocchia, nei quali
m’ero sentita sola e isolata a causa dell’incomprensione dei miei superiori.
Essa aveva da poco terminato il suo mandato di superiora in un istituto per
anziani e quindi le chiesi se fosse stata disposta a condividere con me un
servizio d’accoglienza in una casa che avrebbe ospitato detenuti in permesso o
in affidamento.
Cristiana
acconsentì e, cominciando il nuovo servizio durato vent’anni, sia al carcere sia
nella casa d’accoglienza, iniziammo anche un nuovo cammino di fede.
Come sono
vere le parole del salmo: «Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra
della morte, io non temerei alcun male; il tuo bastone e il tuo vincastro mi
danno sicurezza» (23,4).
Cristiana
era stata in comunità per molti anni e, godendo sempre della stima dei
superiori, aveva ricoperto incarichi di grande responsabilità.
Ora avevamo
la possibilità d’organizzare la nostra vita di preghiera, cantare le bellissime
lodi imparate al gruppo di preghiera del Rinnovamento e dedicarci allo studio
della Parola. Eravamo noi due sole senza lo sguardo vigile di nessuna superiora.
Dio, ci guidava «imbandiva per noi la tavola…. E beni e benignità ci
accompagneranno tutti i giorni [che ci rimangono] della nostra vita e possiamo
abitare nella casa del Signore».
Sete della Parola e ristoro dell’anima
Parlavo a
Cristiana dei libri che leggevo, delle cose nuove che scoprivo in queste letture
e lei ascoltava con vivo interesse.
Studiando
la Parola, nascevano anche tante domande, chi avrebbe potuto darci qualche
spiegazione? Pensai allora al pastore che parlava alla radio. Lo dissi a
Cristiana. Certo, sarebbe stato molto bello e molto utile poterlo incontrare, ma
come fare? La casa in cui ci trovavamo non era nostra ed era gestita dalla
Caritas diocesana. Cristiana, più coraggiosa di me, prese la decisione: «Sì,
invitiamo il pastore nelle ore in cui la casa è chiusa agli ospiti». Così fu e
per più di dieci anni il pastore venne puntualmente ogni settimana a parlarci
del Signore, con molto tatto e rispetto, gradualmente ci liberò dai nostri
«credo», da quello che era stato «aggiunto o tolto» alla Parola e a chiarire
tutti quei «perché» che da tempo ci assillavano e a cui non sapevamo dare una
risposta .
Approfondendo la nostra conoscenza delle dottrine della Bibbia, ci veniva
spontaneo confrontarle con quelle della nostra chiesa cattolica; capimmo ad
esempio, che il culto a Maria, non ha un fondamento biblico, così come i dogmi a
lei attribuiti non hanno riscontro nella Parola. Scoprimmo che altri dogmi erano
invenzioni degli uomini, privi di fondamento biblico come il purgatorio. Infine
ci sentimmo ingannate e deluse per tutto quello che in buona fede avevamo
creduto! La pazienza e la discrezione del pastore, pian piano, ci portarono a
capire dove stava la Verità e dove stava la salvezza: non nelle buone opere ma
nella fede in Gesù, l’unico che può salvare ed è un dono gratuito.
Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini
Più
aumentava la conoscenza della Parola e di conseguenza della Verità, e più
provavo indignazione verso quella chiesa che avevo così tanto amato e alla quale
avevo dato tutta la mia fiducia. Mi sentivo ingannata, tradita; avevo
partecipato ai sui riti, alla sue celebrazioni con tanta convinzione e ora
scoprivo che ero nel falso, nell’ambiguo, scoprivo che molti dei suoi
insegnamenti non erano basati sull’autorità della Bibbia ma su delle invenzioni
umane convalidate e in certi casi trasformate in dogmi.
Essendo
sole in quella casa d’accoglienza, potevamo fare le nostre «omissioni» senza
subire nessuna sanzione; io avevo abbandonato l’uso della recita del rosario
(ero devotissima a Maria, ma mi stavo rendendo conto che la Madonna, pregata e
venerata nel cattolicesimo, non era la donna semplice, ricca di fede descritta
dagli Evangeli). Poi abbandonai la confessione dei peccati al sacerdote; in
seguito tralasciai di frequentare la messa nelle festività mariane e infine
diradai la messa domenicale. Pian piano anche Cristiana s’avviò su questa
strada, ma non era possibile continuare così, bisognava fare una scelta!
Ero ormai
decisa a fare il «salto di qualità» perché non potevo più accettare di vivere
nel compromesso, ma la mia compagna, pur riconoscendo dove stava la «Verità»,
non voleva lasciare l’ordine religioso poiché v’aveva goduto tanta stima e le
sembrava di compiere un tradimento.
Era sicura
di poter rimanere in comunità e riuscire a evitare l’osservanza di quei riti e
di quelle credenze che non avevano nulla a che vedere con la Parola di Dio. «Tu
fa’ la tua scelta, mi diceva, vedrai che io riuscirò a tralasciare tutto ciò che
non è conforme alla Parola».
Nella casa
d’accoglienza avevamo molta libertà, perciò avrei potuto anche aspettare. Non
seguivamo più certi riti o regole, ma se avessimo tralasciato per sempre la
messa domenicale (anche questo rito in contrasto con la Parola), certamente
saremmo state notate. D’altra parte non ci sentivamo di partecipare a un culto
evangelico con l’abito religioso senza aver fatto palesemente una scelta. Era
ormai evidente che non potevamo aspettare ancora a lungo.
Travagli e scelte
La scelta
per Cristiana si faceva sempre più pressante, la decisione sempre più difficile
e angosciosa, sia per lasciare la Chiesa Cattolica, e l’Istituto religioso dove
aveva trascorso cinquant’anni della sua vita, sia per comunicare la notizia ai
parenti. Ai familiari cattolici convinti, come dare una tale notizia per loro
così deludente?
Anche
Cristiana aveva creduto a tutti gli insegnamenti della Chiesa Cattolica e amava
le suore. Erano tante le preoccupazioni, così sopraggiunse una forte
depressione.
Questo
stato di cose influì moltissimo sulla sua salute e le causò un’ulcera allo
stomaco, tanto da portarla in fin di vita. Infatti quando fu ricoverata in
ospedale i medici s’accorsero che non aveva più sangue, riuscì a vivere solo
facendole delle trasfusioni. Terminata la degenza in ospedale, fu trasferita
all’infermeria del nostro Istituto religioso dove rimase per sei mesi. Le
sorelle furono bravissime a curarla nel periodo di convalescenza; si riprese e
io pensavo che ormai Cristiana sarebbe rimasta per sempre con le suore. Ma
proprio durante la sua permanenza all’infermeria, capì di non potersi esimere da
certe pratiche: quando veniva il confessore doveva confessarsi, tutti i giorni
doveva recitare il rosario, l’otto Dicembre festa dell’Immacolata, aveva dovuto
partecipare all’atto di consacrazione a Maria, tutti i giorni doveva assistere
alla messa, onorare Maria, cantare le sue lodi, eccetera.
Questa
esperienza convinse Cristiana dell’impossibilità di professare una fede e
viverne un’altra.
A questo
punto bisognava prendere una decisione: dissi a Cristiana che io avevo già
deciso e poiché eravamo a marzo, il mese in cui nel nostro istituto le suore
rinnovano i voti, le confermai che avrei chiesto l’esonero dai voti e avrei
parlato con la Suora Provinciale. Così feci.
La
Provinciale mi suggerì di chiedere prima sei mesi di sospensione dai voti e in
seguito dare le dimissioni dall’istituto. Scrissi la lettera d’esenzione dai
voti e, prima di consegnarla, andai all’infermeria da Cristiana per
leggergliela; con mia sorpresa mi disse di prepararne una anche per lei poiché
era ancora impossibilitata a scrivere di proprio pugno.
La gioia
provata in quel momento non posso esprimerla! Il Signore aveva operato
meraviglie, quella malattia era stata necessaria per far capire a Cristiana che
il suo posto non era più fra le suore né nella chiesa cattolica:
Alleluia!
Fidarsi di Dio
Davvero
Signore tu ci «ristori l’anima e ci conduci per sentieri di giustizia per
amore del tuo nome!» (Salmo 23,3).
Finalmente
la nostra scelta per Cristo si è realizzata! Ora, anche se siamo anziane, ma
giovani nello spirito, possiamo servire il Signore in piena libertà perché
abbiamo conosciuto la
Verità, siamo felici, non abbiamo
più sicurezze umane, ma abbiamo l’unica sicurezza, quella vera
Gesù Cristo e Lui solo!
Grazie,
Signore, per l’amore con cui hai seguito tutta la nostra vita, ci hai portato su
ali d’aquila, ci hai aperto gli occhi e abbiamo visto il meraviglioso tuo Volto.
Ora, Signore, ti chiediamo d’usarci come tuoi strumenti per farti conoscere ad
altre persone che possono incontrarti, ma non ti conoscono ancora.
Gratitudine
Non
possiamo fare a meno di ringraziare e d’esprimere tutta la nostra riconoscenza
al pastore Riccardo Paul per la pazienza, la dedizione e la chiarezza con cui ci
ha ministrato la Parola con impegno costante.
Vogliamo
esprimere tutta la nostra riconoscenza e gratitudine al pastore Samuele Wegner
per avere proseguito la spiegazione e l’approfondimento della Parola prima che
lasciassimo la Chiesa Cattolica e il nostro Istituto Religioso e per il suo
tempo messo a nostra disposizione preparandoci la casa.
Il Signore
voglia benedirli e sostenerli nel loro costante impegno d’evangelizzazione.
(Versione aggiornata, corretta e redatta da Nicola Martella)
►
Perché due suore hanno lasciato la Chiesa Cattolica
(Le loro motivazioni bibliche)
►
Il cammino di due ex suore
{Nicola Martella} (T)
►
Confronto fra un'amica cattolica e un’ex-suora
{Fiorina Pistone - Annamaria Mazzari} (T/A)
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Link esterno:
►
La storia di due ex suore (video Evantv)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-Ex-suore_testimonianz_OiG.htm
23-01-2008; Aggiornamento: 22-01-2014
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