La
prova fornita dalle monete è importante per valutare la situazione linguistica
al tempo di Gesù. Ya’akov Meshorer, curatore del Dipartimento Numismatico del
Museo d’Israele ed esperto numismatico, ha fatto una lista di 215 monete
giudaiche nel suo catalogo. Di queste 99 hanno iscrizioni ebraiche — solo una ha
un’iscrizione aramaica!
[Le monete coniate in greco sono più numerose di quelle coniate in ebraico; e
risalgono quasi tutte al tempo della collaborazione romana d’Erode e dei suoi
successori. Tutte le monete coniate da Erode e dai suoi successori (un totale di
111 monete) hanno inciso in greco: 19 il conio d’Erode, 7 d’Archelao, 13
d’Antipa, 9 di Filippo, 9 d’Agrippa I, e 54 d’Agrippa II (4 monete d’Agrippa II,
coniate negli anni 86 e 87 d.C., hanno delle iscrizioni latine a fianco di
quelle greche). Per contro, le monete coniate durante quei brevi periodi
dell’indipendenza politica giudaica, hanno tutte iscrizioni ebraiche: le 32
monete dei Maccabei (una ha l’iscrizione in aramaico, sette sia in ebraico che
in greco), le 17 monete coniate durante la grande rivolta contro Roma (66-70
d.C.), e 51 monete coniate da Bar-Cochba (132-135 d.C.)].
Dal quarto secolo a.C. (l’ultimo periodo Persiano) fino alla fine della rivolta
di Bar-Kochba nel 135 d.C., l’intera storia del conio giudaico ha avuto una sola
moneta con iscrizione aramaiche, durante il regno d’Alessandro Janneo (103-76
a.C.).
In aggiunta alle prove delle monete, ci sono anche le prove epigrafiche delle
iscrizioni. Gli scavi archeologici presso il Monte del Tempio, diretti dal
Professor Benjamin Mazar dell’Università Ebraica sono i più estesi mai
intrapresi in Israele. Dall’inizio di questi scavi, nel 1968, sono state
disseppellite numerose iscrizioni. È significativo che non sono state
disseppellite iscrizioni aramaiche. È significativo che nessuna iscrizione
aramaica del periodo romano sia stata ancora trovata. Tutte le iscrizioni che
sono state trovate sono in ebraico, in greco o in latino.
Due di queste iscrizioni sono degne di nota. La prima si trova su una grande
pietra, all’angolo sud-ovest del Monte del Tempio. Durante la distruzione del
Tempio nel 70 d.C. da parte di Tito e dell’esercito romano, questa pietra è
stata gettata da un’altezza di circa 35 metri sopra la pavimentazione fatta da
Erode. Questo, gli archeologi israeliani l’hanno scoperto circa 1900 anni più
tardi. La pietra si è rotta nella caduta e solo una parte dell’iscrizione
rimane. Si legge in ebraico: «leveit hateki’ah» («il luogo del suono
della tromba»). Questo era il punto dove lo shofar (tromba fatta di corno di
montone) veniva suonato per annunciare l’inizio e la fine del sabato (vedi
Giuseppe Flavio, Guerre giudaiche
IV, 582-583).
La seconda iscrizione contiene una parola ebraica - qorban
[ebraico = «sacrificio» o «offerta»], una parola che Gesù ha citato in Mc
7,11: «Ma voi dite: “Se un uomo dice a suo padre o a sua madre: Tutto quello
con cui potrei assisterti è korban cioè un’offerta a Dio”, non gli lasciate più
far nulla per suo padre o sua madre».
La parola qorban è archeologicamente documentata per la prima volta in un
contesto non letterario in quest’iscrizione.
A Masada, la roccaforte d’Erode che guardava dall’alto sul Mar Morto, sono stati
fatti degli scavi archeologici tra il 1963 e il 1965 sotto la direzione del
Professor Yigael Yadin. Le scoperte epigrafiche sono sbalorditive: frammenti di
14 rotoli, più di 4.000 monete, e più di 700 ostraca (frammenti di ceramica con
delle iscrizioni) in ebraico, aramaico, greco e latino. Anche qui, il rapporto
tra l’ebraico e l’aramaico è più di nove a uno.
Un’ulteriore prova epigrafica può essere trovata sugli ossari (contenitori in
pietra usati per la sepoltura). Nelle sepolture giudaiche di questo periodo, le
ossa dei defunti venivano raccolte qualche anno dopo la morte e messe in uno di
questi contenitori di pietra, sui quali venivano fatte delle iscrizioni.
Venivano anche decorati con varie geometrie o altri disegni e vi veniva inciso
il nome del defunto. Talvolta, le ossa d’un uomo e di sua moglie venivano
raccolte e messe nello stesso ossario.
Queste iscrizioni, solitamente, venivano fatte (graffiate) sull’ossario da un
membro o da un amico di famiglia, piuttosto che da un esperto artigiano. Così,
esse ci danno una importante indicazione su quella che era la lingua parlata e
scritta dalla gente comune, come il prete polacco Milik ha puntualizzato: «La
presenza dell’ebraico, oltre al greco e all’aramaico, sugli ossari, attesta che
quest’era una lingua naturale per quell’ambiente e non solo per l’uso religioso
in quanto Lingua Sacra. Per esempio, il coperchio Bethfage è in ebraico» (Milik,
1963).
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Aramaico_ebraico6_Ori.htm
16-02-2007; Aggiornamento: 30-06-2010 |