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La questione del lettore
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Come spiegare biblicamente e con parole giuste a un amico che pensa che quando
Gesù sulla croce ha detto queste determinate parole: «Padre, perché mi hai
abbandonato?», non ha né rinnegato il Padre né tanto meno ha commesso peccato
verso di Lui? {Nunzio Faucio; 23-10-2007}
La risposta ▲
■ Citare correttamente: Per prima cosa, bisogna
notare che Gesù non ha mai pronunciato le parole: «Padre, perché mi hai
abbandonato?». Qualcuno ha detto: «Quasi giusto, è tutto sbagliato». Dobbiamo
imparare a citare correttamente la Scrittura, altrimenti facciamo come il
serpente (antico) nell’Eden: «Come! Dio v’ha detto: Non mangiate del frutto
di tutti gli alberi del giardino?» (Gn 3,1), mentre Dio
aveva proibito uno solo. Oppure facciamo come Eva, che rispose con
pressapochismo: «Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare;
3ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto:
“Non ne mangiate e non lo toccate, che non abbiate a morire”» (Gn 3,2s);
un controllo con Gn 2,9 mostra che in mezzo al giardino c’era l’albero della
vita, ma Eva mise al centro della sua attenzione ciò che era proibito. In Gn
2,17 non si parla di una proibizione a toccare l’albero; Eva ne aveva fatto un
tabù e un totem, un feticcio irresistibile. Mi fermo qui su questo soggetto.
[Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella,
Esegesi delle origini.
Le Origini 2
(Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 180-195.]
Anche in Mt 4 notiamo che il diavolo citò la Scrittura,
ma a modo suo. Molte dottrine sbagliate provengono proprio dalla citazione
sbagliata della Bibbia. Così, per correttezza, dovremmo mostrare la nostra
irreprensibilità e schiettezza di «figli di Dio senza biasimo» proprio «tenendo
alta la Parola della vita»; solo così potremo risplendere come «luminari nel
mondo» (Fil 2,15). Perciò, per essere un «operaio che non abbia a essere
confuso», devo imparare a tagliare «rettamente la parola della verità»,
e ciò mi rende «approvato dinanzi a Dio» (2 Tm 2,15).
■ Le parole di Gesù: «E verso l’ora nona Gesù
gridò con gran voce: “Elì, Elì, lamà sabactanì?”. Cioè: “Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?”» (Mt 27,46; cfr. Mc 15,34). Si notino le circostanze: Gesù era stato martoriato e
infine appiccato in croce. Intorno a lui la gente lo ingiuriava. Il suo corpo
stava collassando ed egli, moribondo, stava negli spasmi della morte. Un’eclissi
solare fece oscurare l’intero luogo. Che cosa fece a questo punto Gesù, in tale abbandono
totale che sperimentava, appena prima di rendere lo spirito (v. 50)? Fece ciò
che avrebbe fatto un Giudeo praticante: recitò l’inizio del Salmo 22! Il timore
di essere abbandonato da Dio nell’ora di grande prostrazione, tocca l’animo di
vari credenti che si rivolgono in preghiera al Signore chiedendogli di non farlo
(Sal 27,9; 38,21). Nei momenti estremi, si ha solo il «Dio della mia salvezza»
che può ancora intervenire.
■ Come intendere le parole di Gesù?: Spesso
nelle parole di Gesù si proietta di più di quello che c’è, ossia la parte di
Dio. Si afferma, ad esempio, che Dio abbia abbandonato qui Gesù al suo destino,
che abbia girato il volto per non vedere e così via. Ma quanto c’è di veramente
vero in tutto ciò?
Le parole di Gesù esprimono soltanto la parte
psicologica di Davide nel Salmo 22,1, che si è trovato in una situazione
abbastanza drammatica della sua vita e in cui egli temeva il peggio. Ciò che per
lui erano solo figure retoriche per esprimere il suo disagio esistenziale e la
sua profonda prostrazione, per Gesù si realizzarono alla lettera (cfr. v. 16 «m’hanno
forato le mani e i piedi» un’espressione che corrisponde alla nostra
«m’hanno messo in croce»). Quando si è in tali situazioni estreme, pensiamo che
anche Dio ci abbia abbandonato, a causa di un motivo che non riusciamo a
immaginarci: «Perché te ne stai lontano,
senza soccorrermi,
senza dare ascolto alle parole del
mio gemito? 2Dio mio, io grido di giorno, e tu
non rispondi; di notte ancora, e non ho posa alcuna» (Sal
22,1s). Questo però è l’aspetto psicologico dell’uomo, non la realtà oggettiva
delle cose. Rivolgersi a Dio così, non significa rinnegarlo né è un
atteggiamento peccaminoso (cfr. Giobbe). Anzi è l’estrema conseguenza del
monoteismo: non c’è altro Dio a cui potersi rivolgere nell’ora estrema! Se si
analizzano il Salmo 22 (cfr. anche 27; 38), ci si accorgerà che tali parole sono
state dette proprio in un contesto di fede (v. 11 «Non t’allontanare da me…
non v’è alcuno che m’aiuti»); il dubbio non riguarda Dio (vv. 3ss), ma il
Salmista nella sua tragica situazione oggettiva e soggettiva, in cui si sente
ridotto a un «verme» calpestato da tutti (vv. 6ss). La fede in Dio è viva (vv.
9ss), ma la situazione è tragica (vv. 12-18). La fiducia in Dio portò il
Salmista a chiedergli soccorso (vv. 19ss), facendo poi voto di ringraziamento e
ricordando le promesse di Dio (vv. 22-31).
■ Aspetti conclusivi: Le parole di Gesù in
croce, tratte dall’inizio del Salmo 22, non possono essere considerate in modo
isolato. Per i Giudei non lo erano, essendo solo l’inizio di tale salmo di
Davide. È probabile che Gesù abbia recitato l’intero salmo, come è riportato ad
esempio di Giudei portati al martirio che morirono recitando, ad esempio, la
preghiera Šema` Jiśera’el «Ascolta Israele…». A volte abbiamo un’immagine distorta di Gesù, come se
l’umanità fosse solo un optional di una persona che tanto era un
superman! Filippesi 2,6ss mostra che ciò non è vero: l’incarnazione
rappresentò un vero annichilimento da Dio a uomo e a servo di Dio «ubbidiente
fino alla morte, e alla morte di croce». Recitando tali parole, Gesù esternò
il suo stato d’animo di un uomo in tremenda afflizione nell’ora estrema della
sua vita, a un passo dalla morte; espresse però anche la fiducia in Dio e la
richiesta di essere soccorso da Dio. Aveva Dio abbandonato suo Figlio in tale momento?
Neanche per idea; non si troverà nessun verso che lo confermi. Il credente che
sta nelle doglie di morte, sente dentro di sé un «carosello» di sentimenti
contrastanti: senso di abbandono, invocazione a Dio per il soccorso, fiducia in
Dio e profondo sconforto per il proprio stato. In ogni modo, no rinnegò suo Padre né tanto meno
commesse alcun peccato verso di Lui. Altrimenti la Scrittura si contraddirebbe.
«Colui che
non ha conosciuto peccato, Egli
l’ha fatto essere peccato [= sacrificio per il peccato] per noi, affinché noi
diventassimo giustizia di Dio in lui» (2 Cor 5,21). «Non abbiamo un Sommo
Sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre infermità; ma ne
abbiamo uno che in ogni cosa è stato tentato come noi,
però senza peccare» (Eb 4,15; 9,28).
Per l’approfondimento rimando a: ►
Salmo 22 — «Perché mi hai abbandonato?»
{Desiderio Bereani}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Gesu_abbandonato_OiG.htm
26-10-2007; Aggiornamento:
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