Un lettore ci ha presentato le seguenti questioni.
Carissimo fratello, la saluto fraternamente in Cristo nostro Signore. La
ringrazio anticipatamente per la sua cortesia e disponibilità e colgo
l’occasione con la presente per chiederle una interpretazione esegetica di un
versetto scritto in 1 Corinzi 6,17: «Ma chi si unisce al Signore, è uno
spirito solo con lui». Ho sentito tante interpretazioni curiose e spesso
allucinanti; le chiedo un suo parere globale del senso del verso e poi una
spiegazione sul termine «spirito», perché alcuni pensano che Paolo si
riferisca alla terza persona della Trinità. Nel ribadirgli i miei saluti, le
porgo cordiali saluti in Cristo. {Francesco Spataro; 26 giugno 2010}
Gli risposi chiedendogli quanto segue: Riguardo al tuo quesito, prima che ci
metta mano, sarebbe interessante sapere quali siano le «tante interpretazioni
curiose e spesso allucinanti» su tale brano. Quando mi avrai spiegato meglio
tutto ciò, certamente ti risponderò, anche aprendo un tema sul sito.
Ecco il suo chiarimento. Carissimo fratello, pace! La ringrazio per la sua
attenzione e spero di essere chiaro nella mia richiesta. A proposito del verso «chi
è unito col Signore, è uno stesso spirito con lui», alcuni intendono
unione della natura umana in quella divina fino al punto di smarrire la
propria identità come uomo. Altri, in questo verso vedono una tendenza
mistica da raggiungere con la forza della «concentrazione mentale». Altri,
ancora, vedono in questo verso lo Spirito Santo come il «grande spirito», inteso
come
orientamento sciamanico, che unifica «l’essere», ecc. Secondo
l’interpretazione biblica, qual è la verità ? In attesa di una sua cordiale
risposta, voglia gradire cordiali saluti. {7 luglio 2010}
Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito. |
1. ENTRIAMO IN TEMA
O le ideologie o l’esegesi
È la caratteristica dell’ideologia, sia politica, sia religiosa, sia
filosofica, di prendere un verso biblico o una sua parte, di
decontestualizzarlo, di svuotarlo del suo significato originario e di riempirlo
con uno nuovo, di assolutizzarlo, per servirsene ideologicamente a favore delle
proprie tesi o contro quelle altrui, se non addirittura contro la Bibbia stessa.
Tale significato viene poi proiettato nell’uso, che l’ideologo fa della sacra
Scrittura, e lo rende scontato mediante la ripetizione, creando così la
convenzione che vuole. Ciò non rende tale cosa vera, ma ovvia tra gli adepti. E
ogni falsa tradizione è come un’unghia incarnita, ossia difficile e dolorosa da
estirpare.
L’unico modo per accertare la verità biblica è l’esegesi contestuale, che
rispetti il testo originale, lo sviluppo della rivelazione e le distinzioni fra
Israele e la chiesa e fra antico e nuovo patto.
Sgombriamo il campo dalle ideologie
In tale verso nel suo contesto (1 Cor 6) non si tratta dei seguenti presunti
aspetti.
■ Fusione ontologica della natura umana in quella divina; ciò renderebbe
l’uomo un «dio» e lo annienterebbe al pari tempo come individuo. Questa è
l’ideologia delle religioni orientali.
■ Fusione mistica dello spirito umano con quello divino, durante
particolari esercizi spiritualistici. Questa è l’ideologia dello spiritualismo
mistico e gnostico; esso crea una specie di eroismo religioso destinato a una
elite di santoni religiosi. La Bibbia non conosce tale fusione mistica, né tale
confusione spiritualistica. La massima biblica è la seguente: «Dio è in cielo
e tu sei sulla terra» (Ec 10,2). La via biblica è quella della comunione con
Cristo all’interno del suo corpo (chiesa) mediante lo Spirito Santo. «Infatti
noi tutti siamo stati immersi mediante un unico Spirito dentro un unico corpo, e
Giudei e Greci, e schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un unico
Spirito» (1 Cor 12,13). «Per mezzo di lui [Cristo] e gli uni e gli altri
abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito» (Ef 2,18).
■ In questo verso non è inteso neppure un uso magico-esoterico del
termine «spirito». Ciò era estraneo al pensiero biblico, ma comune allo
spiritismo. Paolo non voleva la comunione dei credenti con spiriti impuri. Mai
lo Spirito Santo è inteso nella Bibbia come uno «spirito universale» (o «grande
spirito») che anima l’universo (animismo, sciamanismo). Egli è lo Spirito
creatore, non un’energia nella natura o una forza del cosmo. In ogni modo, in 1
Corinzi 6,17 non è inteso lo Spirito Santo.
2. L’ANALISI DEL TESTO: Se
andiamo a 1 Corinzi 6, notiamo quanto segue. Paolo prese di mira dapprima
i controversie fra fratelli portati dinanzi a tribunali umani (vv. 1-8).
Poi parlò del necessario cambiamento tra prima e dopo la conversione (vv. 9-11).
Egli passò quindi a illustrare il principio della «libertà responsabile»
(v. 12). Così come esiste una piena compatibilità fra ventre e vivande,
dev’esistere anche tra il corpo e il Signore (v. 13), poiché Egli lo risusciterà
(v. 14). Qui Paolo intendeva contrastare coloro che, provenendo da un contesto
culturale e filosofico, che dichiarava il corpo come una prigione dello
spirito e la salvezza come una scarnificazione (si veda il platonismo). Alla
fine del capitolo presentò invece la piena compatibilità nella santità e
giustizia fra il corpo, dichiarato tempio, e il Signore (o lo Spirito Santo) che
lo abita (v. 19).
Sotto la spinta dei superapostoli giudaici di stampo gnostico, che
avevano preso il potere nella chiesa locale di Corinto, alcuni si erano convinti
che, essendo lo spirito oramai salvato ed essendo il corpo, considerato
prigione, destinato alla distruzione, tanto valeva usarlo in modo libertino, per
accelerarne, per così dire, la distruzione. Perciò si davano alla
fornicazione, un tema ricorrente nella chiesa di Corinto (1 Cor 5,1.9.11;
6,9.13.18; 7,2; 10,8; 2 Cor 12,21). Per questo l’apostolo attestò qui: «Il
corpo però non è per la fornicazione, ma è per il Signore, e il Signore è per il
corpo»; e poi fece riferimento alla risurrezione della carne, cosa
che a Corinto alcuni decisamente volevano negare (1 Cor 15). Anche prima
dichiarò che ogni specie di unione sessuale illecita, senza ravvedimento e
mutamento di vita, esclude dal regno di Dio (1 Cor 6,9ss).
La logica per Paolo era la seguente: Poiché i corpi dei credenti sono «membra
di Cristo», non si può pensare di usare queste ultime come «membra d’una
prostituta» (v. 15). Citando l’AT, ossia che un uomo e una donna diventano
una «sola carne» col matrimonio (Gn 2,24), passò a mostrare il paradosso
di diventare un «corpo solo» con una meretrice (1 Cor 6,16), ossia una sola
unità psicofisica durante l’atto sessuale. A contrasto con ciò, Paolo disse: «Ma
chi si unisce al Signore, è uno spirito [con lui]» (v. 17); così in
greco. Si noti per prima cosa che il verbo usato nei versi 16-17 è kolláō
«connettere, aderire» (dal termine viene la parola italiana «colla»). Inoltre
nel v. 17 è scritto in greco: Ho
kollōmenos tō Kyríō hen pneumá estin: «L’aderente al Signore è uno
spirito [con Lui]» (kollōmenos è il participio medio; hen è il
numerale «1»). Si noti inoltre che qui è scritto hen pneumá e non eis
hen pneumá; la differenza fra le due espressioni è che la prima parla della
piena comunione col Signore Gesù, la seconda intenderebbe già una commistione di
spirito.
In ogni modo, il v. 17 è solo una parentesi a contrasto con l’unione
psicofisica durante il rapporto sessuale con una prostituta. Come unire
sessualmente insieme due corpi, non significa fonderli in modo irreversibile,
così unire il proprio spirito a quello del Signore, non cancella l’individualità
e le differenze. Si tratta soltanto di espressioni per evidenziare l’intima
comunione sia sessuale (paradossale con una prostituta), sia spirituale
(naturale fra il credente e Cristo).
Il tema vero è qui la fornicazione, un problema ricorrente fra i credenti
di Corinto, per i motivi ideologici sopra esposti. Per tale motivo Paolo
proseguì con questo tema, ingiungendo a fuggirla e mostrandone la gravità come
trasgressione (v. 18).
Le «membra di Cristo» (v. 15) formano con i loro singoli corpi il «tempio
dello Spirito Santo» (v. 19). Si noti qui che Egli non è una parte dell’uomo
(«il quale avete da Dio»), sebbene sia nei credenti («è in voi»),
secondo la dinamica di un inquilino (Spirito Santo) che abita una casa, sì un
tempio (la chiesa). È quindi lo Spirito di Dio nei credenti che permette loro di
essere «uno spirito» con Cristo, ossia di avere comunione intima con Lui.
Per questo Paolo concluse pure, dicendo quanto segue: il prezzo del riscatto
rende i credenti proprietà di Dio (v. 19 «non appartenete a voi stessi»),
e ciò deve obbligare i credenti a glorificare Dio, cosa che non è possibile
fare, se non nei propri corpi corpo (v. 20); ciò significa tenerli santi e puri
da ogni contaminazione morale.
3. ASPETTI CONCLUSIVI: Tale
espressione del v. 17 si trova soltanto qui nel NT. Si fa quindi bene a
non proiettarci dentro troppi significati e specialmente estranei. Tale verso è
soltanto una parentesi, visto che il tema principale è l’uso legittimo
del corpo, specialmente in funzione alla fornicazione. Il parallelismo è
dato dall’unione psicofisica durante l’atto sessuale, che coinvolge l’intero
essere, da una parte, e l’unione spirituale, che ci lega a Cristo, dall’altra.
Mentre il corpo fa da interfaccia nell’atto sessuale, permettendo l’unione
fisica e psico-emotiva, lo Spirito Santo fa da interfaccia nella nostra comunione
spirituale con Cristo. La fornicazione è una perversione dell’unione
psicofisica; la fornicazione spirituale è una perversione in campo religioso.
A proposito delle carni sacrificate agli idoli, Paolo disse: «Le carni che i
Gentili sacrificano, le sacrificano ai demoni e non a Dio; ora, io non voglio
che abbiate comunione coi demoni.
Voi non potete bere il calice del
Signore e il calice dei demoni; voi non potete partecipare alla
mensa del Signore e alla mensa dei
demoni» (1 Cor 10,20s). Tra i due brani c’è la stessa logica di base (si
noti il v. 23 che ricorre in modo simile in 1 Cor 6,12; in 10,8 si parla di
fornicazione). Perciò, si potrebbe parafrasare tali versi nella logica di 1 Cor
6 come segue: «Io non voglio che abbiate comunione con le prostitute. Voi non
potete unirvi spiritualmente al Signore e fisicamente con le prostitute; voi non
potete avere comunione col Signore e con le prostitute».
In Filippesi 2,1 Paolo descrisse l’empatia umana e la sintonia spirituale fra
l’apostolo e i Filippesi e fra di loro stessi, usando queste parola: «Se
dunque v’è qualche consolazione in Cristo, se v’è qualche conforto d’amore, se
v’è qualche comunione di spirito, se v’è qualche tenerezza d’affetto e
qualche compassione, rendente perfetta la mia allegrezza, avendo un medesimo
sentimento, un medesimo amore, essendo d’un animo, di un unico sentire…»
(Fil 2,1s). L’espressione greca koinōnía pneumatos «comunione di spirito»
indica tale sintonia d’animo, qui in senso umano, che deve portare a un unico
sentire spirituale.
In 2 Corinzi 13,13 Paolo menziono in greco he koinōnía tou hagíou pneumatos
«la comunione dello Santo Spirito», intendendo la funzione attuale dello
Spirito di Dio, ossia creare comunione o sintonia con il Signore. Come Gesù dona
grazia e Dio manifesta l’amore, lo Spirito Santo rende possibile la comunione.
In tal senso, «chi aderisce al Signore, è uno spirito [con Lui]» (1 Cor
6,17). In Cristo si realizza pure, mediante lo Spirito Santo, la comunione
spirituale fra i credenti, la loro sintonia e pari consentimento.
►
Unito al Signore, uno spirito con Lui (1 Cor 6,17)! Parliamone {Nicola Martella} (T)
►
URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-1Cor6-17_uno-spirito_EdF.htm
20-07-2010; Aggiornamento: 23-07-2010 |