I termini «setta,
settario» sono parole che non mi piacciono. Troppo facilmente vengono usati da
alcuni per descrivere altri che dissentono dalla propria sovrastruttura
dogmatica.
Nel NT gli scrittori parlarono raramente di «setta» (gr. hairesis)
e laddove avvenne (specialmente nel libro degli Atti!) intendeva spesso un
raggruppamento, un movimento o una fazione particolare
all’interno del giudaismo, ad esempio, come quello dei Sadducei (At 5,17) o
dei Farisei (At 15,5). Paolo chiamò quella dei Farisei «la più rigida setta
della nostra religione» (At 26,5).
Paolo stesso fu definito dai Giudei «capo della setta dei Nazarei» (At
24,5) e il cristianesimo era per i Giudei «la Via che essi chiamano setta»
(v. 14) e che «da per tutto essa incontra opposizione» (At 28,22).
Il plurale di hairesis venne usato da Pietro per parlare di «eresie di
perdizione» (2 Pt 2,1); anche qui il contesto è giudeo-cristiano (cfr. 1 Pt 1,1
«eletti che vivono come forestieri nella diaspora»; 2 Pt 3,1 «seconda
epistola che vi scrivo»).
In 1 Cor 11,19 Paolo descrisse con questo termine le diverse fazioni all’interno
della chiesa di Corinto. Paolo le ascrive alle «opere della carne» (Gal 5,20
[21]); qui alcuni traducono «fazioni, partiti».
Il termine hairetikòs ricorre insieme ad
ánthrōpos «persona, essere umano» solo in Tt 3,10 ed è da tradurre «persona
faziosa».
Mi ha scritto un pastore carismaticista, che ha concluso la sua lettera
infuocata citando Paolo e dichiarando di volerne seguire il consiglio «Ammonisci
l’uomo settario una volta e anche due; poi evitalo, sapendo un tal uomo è
traviato e pecca, condannandosi da sé»
(Tt 3,10s).
Sono abituato all’usuale minaccia carismaticista di aver «bestemmiato contro lo
Spirito Santo» e di stare perciò sotto l’incombente giudizio divino. Non
bastando quella, ha aggiunto l’identificazione dell’«uomo settario» (Tt 3,10s).
Purtroppo tale pastore carismaticista non ha fornito una definizione e una
descrizione di che cosa sia biblicamente una «persona faziosa». Chi prescinde da
una corretta esegesi contestuale, rischia di stigmatizzare il suo interlocutore
come «persona faziosa» senza neppure capire che cosa Paolo intendesse veramente.
Perciò analizziamo il tutto biblicamente e contestualmente.
Per completezza presento una traduzione dell’intero brano: «Ma evita le
polemiche stolte e le genealogie e le contese e le dispute legalistiche, perché
sono inutili e senza valore. 10L’uomo fazioso, dopo una prima e una
seconda ammonizione, schivalo, 11poiché tu sai che un tale è
pervertito e pecca ed è condannato da se stesso» (Tt 3,9ss).
Si tratta di qualcuno che ha questionato intorno alle genealogie (si trattava di
dimostrare la giudaicità come privilegio particolare) e alla Legge mosaica (si
trattava di affermare l’obbligatorietà di osservarla; At 15,1.5). Come si vede
questi versi descrivevano i giudaisti cristiani (cfr. Gal 2,12ss), di cui Paolo
aveva già parlato precedentemente: «Vi son molti ribelli, cianciatori e
seduttori di menti, specialmente fra quelli della circoncisione, ai quali
bisogna turare la bocca; 11uomini che sovvertono le case intere,
insegnando cose che non dovrebbero, per amor di disonesto guadagno» (Tt
1,10s). Paolo aveva denunciato le loro pretese intorno alla Legge e alla
circoncisione (Gal 5,12) e aveva combattuto i loro miti, ingiungendo a Timoteo
di «ordinare a certuni che non insegnino dottrina diversa 4né si
occupino di favole e di genealogie senza fine, le quali producono questioni,
anziché promuovere l’economia di Dio, che è in fede» (1 Tm 1,3s; 4,7; Tt
1,14 «miti giudaici»).
▬ Letteratura
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► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Setta_settario_MT_AT.htm
10-11-2007; Aggiornamento:
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