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Nel nuovo patto la schiavitù viene
relativizzata. L’apostolo Paolo intercesse per Onesimo, uno schiavo
fuggito, presso Filemone, suo padrone; infatti, Onesimo si era intanto
convertito mediante Paolo, e l’apostolo chiedeva a Filemone non solo di
perdonarlo (allora nell’impero romano c’era la pena di morte per gli schiavi
fuggiti), ma di accoglierlo come un fratello in Cristo (lettera a Filemone
1,16). Onesimo divenne un collaboratore di Paolo, il quale lo chiamò «fedele
e caro fratello» (Colossesi 4,9); perché ciò fosse possibile, significava
che Filemone lo affrancò da tale stato, donandogli la libertà, perché fosse
utile a Paolo nella missione (cfr. lettera a Filemone 1,11ss).
Egli andò oltre alla schiavitù: dichiarando tutti
i veri cristiani «schiavi di Cristo» e tutti i servi «liberi in Cristo», di
fatto creava un mutamento di mentalità. L’apostolo Paolo ed altri si
definivano «servo / schiavo di Cristo / di Dio» (Romani 1,1; Galati 1,10;
Tito 1,1; Giacomo 1,1; 2 Pietro 1,1; Giuda 1,1) e così definivano i loro
confratelli (Filippesi 1,1; Colossesi 4,12), riconoscendo così solo questo
status come l’unica servitù accettabile perché volontaria. Egli invitava
anche coloro che erano sotto servitù a servire primariamente Dio quali
«servi di Cristo» (Ef 6,5s). L’apostolo Paolo relativizzava lo status
sociale rispetto alla salvezza, verso cui non c’erano ostacoli di ceto, di
razza e di sesso: «Noi
tutti siamo stati immersi mediante un unico Spirito dentro un unico corpo, e
Giudei e Greci, e schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un
unico Spirito» (1 Cor 12,13). Paolo relativizzava lo stato sociale come
segue: «Colui che è stato chiamato nel Signore, essendo schiavo, è un
affrancato del Signore; parimenti colui che è stato chiamato essendo libero,
è schiavo di Cristo» (1 Corinzi 7,22). Tuttavia, pur relativizzando lo
status di schiavo e di libero, consigliava: «Se puoi diventare libero, è
meglio valerti dell’opportunità» (v. 21).
Paolo mostrava l’esistenza di una schiavitù maggiore,
quella sotto gli uomini e alle loro ideologie, che falsamente promettono
libertà: «Voi siete stati riscattati a prezzo; non diventate schiavi
degli uomini» (v. 23). «Cristo ci ha affrancati perché fossimo
liberi; state dunque saldi, e non vi lasciate di nuovo porre sotto il giogo
della schiavitù!» (Galati 5,1). La schiavitù sotto le ideologie si
accompagna spesso alla quella sotto i vizi della carne, come mostrò
l’apostolo Pietro: «Con discorsi pomposi e vacui, adescano con le
concupiscenze carnali e le dissolutezze quelli che si erano già un poco
allontanati da coloro che vivono nell’errore,
promettendo loro la libertà, mentre
essi stessi sono schiavi della corruzione; infatti uno diventa
schiavo di ciò che l’ha vinto» (2 Pietro 2,18-19).
▬ Letteratura■
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► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Schiavitu_NT_Avv.htm
26-07-2008; Aggiornamento:
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