1. LA QUESTIONE PRINCIPALE: Levitico 23 e 25, oltre a
trattare le feste annuali, riporta le norme per l'attuazione del «pensiero
sabbatico» che, in un certo senso, è alla base di tutte le solennità d’Israele,
anche di quelle che non cadevano il settimo giorno. Il sabato, l'anno sabbatico
e l'anno dello jôbel, chiamato generalmente «giubileo» per assonanza col
latino jubileus, si inseriscono nella stessa struttura settenaria che
caratterizzava il calendario ebraico.
● Ci doveva essere un giorno di riposo sabbatico
dopo sei giorni lavorativi. Oltre a ciò, era comandata l’osservanza di un anno
sabbatico per dare riposo alla terra dopo sei anni di lavori agricoli. Infine,
dopo sette periodi di sette anni ciascuno, a Israele era ingiunto di osservare
un anno sabbatico speciale nel cinquantesimo anno, chiamato
jôbel ossia «[squillo di] corno», dal modo come esso era annunziato.
● Le caratteristiche principali del «pensiero sabbatico», oltre al
numero sette o a un suo multiplo, sono il «riposo» (in senso lato come fine
dell’affanno e requie) e «l’assemblea solenne», che introduce questa fase
particolare. Il «pensiero sabbatico» era la caratteristica particolare e il
segno distintivo del patto di grazia che Dio aveva ingiunto a Israele. Per tale
motivo, come vedremo, non era affatto un ordinamento creazionale.
2. QUESTIONI CONCOMITANTI: Affrontare argomenti connessi al
«pensiero sabbatico», significa porre questioni basilari che riguardano il
valore della legge per i credenti del nuovo patto e il valore delle leggi
sabbatiche per la chiesa. Rilevante è altresì il rapporto fra il patto
creazionale e il patto salvifico.
● Il
«pensiero sabbatico» fa nascere pure la
questione se è ingiuntivo o meno un giorno di riposo nel nuovo patto, se esso è
ancora il sabato oppure se la domenica è il «nuovo sabato» della chiesa.
● Una questione che rimane aperta e
che si vorrà affrontare in excursus è questa: che cosa ha a che fare il
«giubileo» cattolico con lo jôbel ebraico? (p. 5).
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